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Ma dove l’avete pescato Vannacci


Se vogliamo poi parlare di Vannacci, forse questo è il momento. Io finché c’era anche il remoto rischio di fargli un po’ di campagna elettorale gratis, mi rifiutavo anche di nominarlo. E non è che abbia molto da dire su un personaggio tutto sommato abbastanza lineare. Segnalo soltanto una cosa che ritengo divertente: Vannacci sfondò sui giornali l’estate scorsa, quando un libretto pubblicato a sue spese si ritrovò per primo in una classifica. Qualche mese prima (aprile 2023), io scrivevo questa cosa:

La coincidenza dell’agonia di Berlusconi con la fusione mentale di Calenda mi induce a una riflessione: e adesso cosa s’inventeranno, Loro?

Per “loro” intendo un soggetto forse troppo vago – diciamo quel ventre molle culturalmente un po’ succube di una classe proprietaria che ha ancora in mano due o tre giornali a diffusione nazionale, insomma quel blocco sociale che una volta chiamavamo maggioranza silenziosa salvo che in Italia ha dimostrato più volte un’incredibile creatività, ma esclusivamente nei momenti in cui una specie di sinistra anche solo in vago odore di socialdemocrazia sembra potersi aggiudicare uno straccio di maggioranza in parlamento. Siccome la Storia ha la tendenza a ripetersi in farsa, la prima occorrenza di questa creatività è l’unica davvero tragica: la marcia su Roma del 1922, un giornalista a capo di un gruppo di picchiatori che all’improvviso diventa la soluzione a tutti i problemi, compresa un’insurrezione bolscevica che almeno in quel caso non era del tutto implausibile.

Settant’anni più tardi, a muro di Berlino crollato, la minima possibilità che il PDS di Occhetto possa vincere un’elezione trasforma un palazzinaro che sta occupando abusivamente delle frequenza televisive nel Cavaliere che salverà l’Italia dal comunismo.   

Il tizio in effetti i mezzi mediatici per imporsi nell’immaginario degli italiani ce li ha, ma quando si trova al governo non ha la minima idea di cosa fare. Non importa, perché all’orizzonte c’è già la soluzione, ancora più assurda: un movimento di popolo orgogliosamente antipolitico capitanato da un ex comico televisivo. 

Pure lui riesce a mandare la sinistra a casa in diretta streaming; pure lui non sa poi cosa combinare, e quindi che si fa? A quel punto si punta su personaggetti raccattati, prima Renzi, poi questo Calenda, che non si capisce se siano emotivamente instabili in partenza o lo diventino una volta messi sotto luci di riflettori che, è evidente, sono un po’ troppo forti per loro. Ma a questo punto insomma Renzi è una barzelletta, Calenda una mina vagante, cosa s’inventeranno stavolta? Da dove lo possono pigliare? Fabrizio Corona è a piede libero? Morgan come sta, è andata bene la trasmissione? Olindo e Rosa sono ancora al gabbio? No così, sto pensando ad alta voce.

Che dire: alla fine Olindo e Rosa sono rimasti al gabbio, Morgan tutto sommato se la cava, anche Corona aveva da fare, vai con l’ufficiale in congedo. Ma capite che siamo al raschio del barile. La scarsa affluenza alle urne è un problema di casting, come all’Isola dei Famosi dove non diventano più famosi neanche dopo esserci andati. E ora? Donne barbute, nani proiettile? Avessi un circo, comincerei a rifletterci.

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