autoreferenziali, Twitter

Un anno su Twitter (autunno)

23 settembre ·Twitter
Ciao, sono il portiere di casa tua se la gestisse Yahoo. Senti,è da due anni che qualcuno ti ha clonato la serratura, cosa aspetti? Cambiala

25 settembre ·
La Lorenzin buuh, certamente, ma anche i grafici che vogliono essere pagati, mah, parliamone. Cioè si vede roba in giro che, insomma, trovarsi un lavoro?

27 settembre ·Twitter·
Nel corridoio m’imbatto in alcune ex colleghe in pensione. Ci salutiamo. Una mi sorride e mi fa un ganascino. Ho 43 anni.

28 settembre ·Twitter
Di tutti i giorni in cui Renzi poteva scegliere di spararla grossa, proprio quello in cui poi arriva Elon Musk e ci porta su Marte.

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Ottobre

1 ottobre ·Twitter
Una volta mi mise le paulaner a 80 centesimi, Caprotti, se ci penso ancora mi commuovo.

Se lo sapeva, non moriva.

L'immagine può contenere: sMS

3 ottobre
Io per due anni a chi mi chiedeva:”cosa scrivi col cell?” “I romanzi della Ferrante”. Qualcuno l’avevo anche convinto, maledetti giornalisti.https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fleonardo.blogspot%2Fposts%2F10209062577499870&width=500

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3 ottobre ·Twitter
Volevo dirvi che Francesco Petrarca si chiamava piuttosto sor Cecco Petracco, ed era, più o meno, un prete:ora potete bruciare il Canzoniere

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4 ottobre ·Twitter
Non so, non l’ho mai letta, ma a questo punto mi piacerebbe che un’inchiesta rivelasse il nome di chi ha fatto quelle copertine così brutte.

La cosa che davvero mi lascia perplesso è che svelare le generalità della scrittrice italiana ormai più letta e famosa sarebbe un’operazione maschilista (perché si è scoperto che è una donna sposata a uno scrittore maschio, credo) e addirittura antisemita (perché ha origini ebraiche). Se invece si fosse scoperto che Elena Ferrante era un gay cattolico, sarebbe stata un’operazione omofoba e laicista? A quanto pare esiste una specie di principio di indeterminazione del pregiudizio, nel senso che certi pregiudizi li puoi determinare solo a posteriori, il che rende la parola “pregiudizio” ancora più paradossale.

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7 ottobre ·Twitter
Certe notti uno precipita per 40 metri nel Rio Torto e poi se la fa a piedi fino a Lama Mocogno https://t.co/ICmeVVgkPL

8 ottobre ·Twitter
Vota “no” perché sai come si scrive (l’altra parola nessuno l’azzecca, neanche sulla scheda).

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9 ottobre ·Twitter
Che poi io Trump, le tictac, me lo immagino mentre ne manda giù scatolette intere, invano

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11 ottobre ·Twitter
Domani scriveranno che l’Isis ce l’ha con la cioccolata, e un clic glielo darete, perché ormai più che informarsi è un premiare la fantasia.

13 ottobre ·Twitter
Magari Bob nel complesso no, ma Subterranean Homesick Blues si meritava un Nobel da sola.

Per esempio, se il Nobel l’avessero dato, uh, a Baricco, Dylan non si sarebbe chiesto: ma allora cos’è la letteratura? Al limite si sarebbe chiesto: chi è Baricco? (Ma neanche)

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14 ottobre ·Twitter
Sentite:mettete da parte due soldi e istituite un premio allo scrittore con le regole che decidete voi. Che è poi quel che fece Alfred Nobel

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17 ottobre ·Twitter
Cari giornalisti, io ho sempre voglia di leggere pezzi su Dylan, e praticamente mai voglia di leggere pezzi su quanto sia giusto premiarlo.

Ciao,siccome non mi sopporti più pensavo di abolire me stesso e poi entrare in casa con un nome diverso(se Renzi fosse consulente coniugale)

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22 ottobre ·Twitter
Tutto ‘sto fior d’analisti che ha paragonato Trump a Berlusconi non poteva almeno aspettare che Trump vincesse qualcosina? Boh, se li pagano

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23 ottobre ·Twitter
Ci ho ripensato, non ha senso dare un nobel a Dylan (se prima non lo dai a Joni)

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25 ottobre ·Twitter
Coraggio, ancora due ore a mezzanotte, ancora un paio di dozzine di sapidissime battute sui frigorifer

26 ottobre ·Twitter
La tipa che al mcdrive ti serve e sta già prendendo l’ordine dell’auto successiva continua a sembrarmi la persona più intelligente al mondo

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29 ottobre ·Twitter
You have to write a hundred bad songs before you write one good one. https://t.co/nLeytfvrtS

30 ottobre ·Twitter
È normale che fonti diverse, basandosi su sismografi diversi, diano magnitudo un po’ diverse: per favore spiegatelo in giro.

Socci in realtà fa progressi: si rivolge a Bergoglio quasi lo considerasse un pontefice legittimo.

https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fleonardo.blogspot%2Fposts%2F10209325418870740&width=500

31 ottobre ·Twitter
Una scema scrive un tweet scemo, lo cancella subito. Intervengono gli intelligentoni dei social: lo ripubblicano a nastro per 24 ore. Bravi.


Novembre

1 novembre ·Twitter
Mentre vi apriva la mente, il latino vi spiegava che ogni misurazione, anche la più scientifica, è soggetta a un margine di errore?

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4 novembre ·Twitter
Alla Leopolda se magari trovano cinque minuti per risolvere questa cosa che Rondolino sta ancora su twitter.

Chi un terremoto lo ha vissuto anche solo di striscio non lo augura al peggior nemico (qualcuno può avere un nemico peggiore del terremoto?)

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7 novembre ·Twitter
La psicoanalisi è forte. Se a un congresso politico chiami un oculista per denunciare la miopia degli avversari,non funziona. Cogli psico sì

Ormai io “asfaltare” non lo sopporto neanche quando si parla di manto stradale, mi serve un sinonimo.

8 novembre ·Twitter
Poi ci sono gli scenari strani, tipo: Trump alla Casabianca, Democratici al Senato, e Marijuana legale dovunque.

9 novembre ·Twitter
E ogni volta stupirsi di come hanno disegnato male il Maryland, più di 200 anni fa, e nessuno protesta.

La sensazione che tra una donna e un comodino avrebbero comunque scelto un comodino.

(Ma adesso a Riotta la NSA cambia il software, o diventa un antiyankee accanito? Sarà buffo in entrambi i casi).

Col senno del poi, Nate Silver ai mondiali brasiliani non ne aveva azzeccata una, era meglio concentrarsi sul baseball.

Fondare un’agenzia di sondaggi che fa la media delle altre e poi dichiara l’esatto contrario: sarebbe la più attendibile.

Almeno finirà quella fase in cui sembrava che i Grandi Discorsi Presidenziali fossero una cosa importante.

C’è gente che per 20 anni ci ha scongiurato di non prendercela coi berlusconiani che adesso se la prende col suffragio universale – uhm.

10 novembre ·Twitter
Buongiorno, no, questo è il 10 novembre e anche oggi vi siete svegliati in quella parte del multiverso in cui Trump ha vinto le elezioni.

https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fleonardo.blogspot%2Fposts%2F10209419431661001&width=500

Gramellini dovrebbe essere meno maschio e, quando gli fanno presente di avere scritto una cazzata, abbozzare

Idea fantastica, tremenda: se adotto massicciamente i favolosi aggettivi di Trump,mi svolteranno enormemente la vita.Non è pazzesco,incredib

11 novembre ·Twitter
E comunque senza Dylan non avremmo avuto Cohen, quindi sì, il Nobel se lo merita Dylan (ma Cohen era più bravo)

Comunque alle mie orecchie ignoranti il discorso della vittoria di Trump sembra molto keynesiano: costruiremo, faremo, sistemeremo, infrastrutture, ponti, muri, lavoro per tutti. Certo, probabilmente non ha intenzione di mantenere molto, ma se invece ci provasse? Servono risorse ma non è che agli americani manchino dopotutto. Cioè a naso capisco che qualcosa andrà storto, ma cosa? Inflazione?

(Il muro di Trump un po’ me lo immagino come quello di Pacific Rim: non tiene fuori gli invasori, crea posti di lavoro, e intanto i ricchi si stanno costruendo rifugi più solidi da qualche parte)

Beh, c’è sempre Chris Cohen // As If Apart (Official Video) https://t.co/ZOqoqOsODN

13 novembre ·Twitter
(Il fatto che i musei vaticani non siano sul territorio nazionale non significa che ciò sia giusto).

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15 novembre ·Twitter
L’autoradio ha trovato They All Laughed cantata da Tony Bennett, ed è stato come avere Trump a bordo, ora mi sento sporco.

17 novembre ·Twitter
Ma quando a Stoccolma non ci andò Sartre, tutto questo baccano l’avran fatto? Boh.

De Luca è una scheggia impazzita se va avanti così dovranno abbattEHM NO NIENTE.

Il fatto di essermi diplomato in un corso che di lì a poco venne smantellato mi ha sempre un po’ lusingato: come se dopo di noi avessero rotto lo stampo. Quando i ragazzi mi chiedevano, prof, ma lei poi che liceo ha fatto? io scuotevo la testa, lascia perdere, storia lunga. Col tempo ho iniziato a raccontarne una: l’hanno chiusa perché era pericolosa, ci facevano studiare troppo, facevamo piangere i ginnasiali, a un mio compagno durante un’equazione esplose la testa, diventavamo così intelligenti che il Potere ci temeva, ecc. Quando non c’è tempo taglio corto e dico che ho fatto la Scuola dei Giovani Talenti del prof. Xavier, ma poi me ne sono andato perché troppo caos onestamente.

18 novembre ·Twitter
Secondo me Dylan ha pure votato per Trump.

Oh ma che carino, If you’re feeling sinister compie 20 anni FATEVI DA PARTE ACHTUNG BABY NE FA 25.

19 novembre ·Twitter
Io sarei per il No, ma se stavolta il Sì è davvero scritto con l’accento, nella cabina avrò un tentennamento.

20 novembre ·Twitter
Dovevate fare come me,per 2 mesi non leggere niente di riforma costituzionale. Invece è dall’estate che andate dietro e adesso siete spompi.

e ora accozzateci tutti

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21 novembre ·Twitter
Ora telefono che non si sa mai, ma secondo me il 5 dicembre Bottura ha già tutto prenotato.

Tra quelli che sfottono Dibba oggi, c’è già qualcuno che un giorno lo saluterà come un grande comunicatore che capiva gli italiani eccetera.

22 novembre ·Twitter
Se davvero non capto più Cartoonito ho un problema grosso, grossissimo.

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24 novembre ·Twitter
La morale del caso Bea Di Maio è che gli esseri umani si comportano proprio come i bot: speriamo non ci facciano il test di Turing.

25 novembre ·Twitter
Io magari tra un po’ vado a letto ma non significa che stia smettendo di maledire drupal e chi lo sviluppa.

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28 novembre ·Twitter
Se Renzi pensa che la TV sposti dei voti, perché non si occupa del conflitto d’interessi? Se non lo pensa, perché va a Buona Domenica?

Con quella faccia un po’ così che fanno i colleghi che hanno dimenticato per la 49esima volta la password e prima o poi dovranno dirmelo.

Ho beccato un vicino che non tirava su la cacca del cane, ha cercato di giustificarsi dicendo che però aboliva il cnel.

Compagni. Quante volte in questi anni abbiamo sentito suonare la ritirata strategica, quante volte abbiamo dovuto concedere al nemico le nostre conquiste, i nostri diritti, la nostra storia, il nostro lavoro? Quante volte ci siamo chiesti: ma scapperemo sempre? Quand’è che finalmente tracceremo una linea e la terremo? Toccherà ai nostri figli o ne saremo capaci? Amici, fratelli, l’ora è suonata. Stavolta non si fugge, stavolta stiamo al nostro posto e non cediamo. Caschi il mondo, il CNEL non cade. Votate no.

29 novembre ·
Ricordo a tutti i moralisti in ascolto che se c’è un modo, un solo modo al mondo in cui gli ereditieri possono rendersi utili alla collettività, è precisamente delapidando il proprio patrimonio, e da questo punto di vista l’unico appunto che si può muovere al giovane Elkann è di non essersi impegnato maggiormente in tal senso. Più Ferrari customizzate, più startup, più coca, più mignotte, più indotto per le economie sommerse e non sommerse, più sabbia nell’ingranaggio dell’accumulazione del capitale. Da questo punto di vista anche la nostra morbosità di spettatori borghesi o neoproletari ha un senso evolutivo, il che ci induce a un esame di coscienza: stiamo facendo tutto quello che è nelle nostre possibilità per convincere i ricchi a delapidare di più, a rimettere più ricchezza in circolo? Ci ricordiamo di mettere un like a ogni balletto di Vacchi che ci passa in bacheca? Quando in tv passa un programma in cui giovani viziati comprano cose stupide, lo snobbiamo, o almeno facciamo finta di guardarlo commentandolo sul tuitte? Possono sembrare piccole cose, e invece sono importanti: l’oceano è fatto di gocce, il deserto è fatto di polvere, e anche l’ereditiere a modo suo.

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Raga ma pensate se quando uno si sposa, invece di sposarsi, il pubblico ufficiale gli chiedesse: vuoi separarti da questa persona e vedere i figli solo al week-end? Certamente lui direbbe NO! E questo probabilmente vuol dire qualcosa anche se non so cosa, la gente ragiona in modi misteriosi.

Anche a Trump nelle ultime ore lo staff sequestrò l’account twitter, voglio dire, magari Rondolino è scaramantico.

30 novembre ·Twitter
Se vi foste impegnati a scrivere una buona riforma un decimo di quanto vi state impegnando a vendercela.

Uno ce la mette tutta per non cedere alle paranoie delle banche al potere, e poi arriva Trump.

Non è che una volta clandestini i sondaggi diventino più attendibili.

Dicembre

1 dicembre Twitter
Insomma Prodi dice che la riforma è superficiale e opaca, e la vota perché così modificano la legge elettorale. Ma la modificano lo stesso.

‘La vostra riforma fa un po’ senso, ma almeno così cambiate l’italicum che fa ancora più senso’.

Il CNEL non si discute, si ama.

2 dicembre · Twitter
Se devi chiedere cos’è il CNEL, non lo capirai mai.

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3 dicembre alle ore 16:40 ·Twitter
Nel segreto dell’urna Renzi non ti vede, Dio sì, il CNEL ti aspetta fuori.

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4 dicembre  ·Twitter
In questi giorni sono stato un po’ preso e ho colpevolmente snobbato la #festadellarete . Però vi devo qualcosa come quattromila grazie.

Io credo che l’unica matita davvero indelebile sia quella che usarono i falegnami sul pavimento di casa mia, non ne fanno più.

Anche se vincesse il No, più di 12 milioni di Sì sarebbero un buon successo per Renzi (alle Europee prese 11 milioni di voti).

Poi magari sto fraintendendo i segnali, ma preferirei avere a palazzo Chigi un capo di governo, non una drama queen.

TUTTO IL POTERE AL CNEL.

5 dicembre  ·Twitter
Renzi parla di sé, di sé, di sé, e poi lamenta l’autoreferenzialità della politica.

Così innamorato di sé e dell’arte del Concession Speech da mandare all’aria il 40% del consenso: un ragazzo. Avevamo a pal.Chigi un ragazzo.

ll culto del “discorso della sconfitta”, 4 anni fa come oggi. Passammo da una sinistra che si lamentava di perdere a una che se ne vantava.

Insoma ai mercati alla fine fregava nulla. A posto così. https://t.co/9M9tAFllVH

“Stanotte ho fatto schifo”.Sì. “Però lo ho ammesso”.Ah beh. “Non è da tutti ammetterlo”.Hai comunque fatto schifo. “Però..” HAI FATTO SCHIFO

6 dicembre · Twitter
Si dimette,ma Mattarella non vuole, forse si vota,forse no…cioè non si erano neanche preparati il piano B. (Siamo nelle mani di ragazzini)

Come alcuni sapranno, Anningan è il dio della Luna presso le popolazioni Inuit della Groenlandia. Insegue continuamente la sorella, Malina, la dea Sole, in cielo. Durante questo inseguimento, si dimentica di mangiare, e perciò si assottiglia: da cui le fasi lunari. La necessità di soddisfare la sua fame lo porta a scomparire per tre giorni ogni mese (luna nuova) e poi ritornare pieno per inseguire la sorella di nuovo. Malina ha una vera avversione per il suo cattivo fratello: che è il motivo per cui i due astri compaiono in tempi diversi. Molto interessante l’inversione del maschile e del femminile rispetto alla maggioranza delle mitologie. Simile situazione si ritrova anche NO RAGA VOLEVO SOLO DIRE RENZI MERDAAAAAAAAA!

7 dicembre Twitter
Ma il bambino della Butterfly lo cambieranno tutte le sere? Cioè dopo 5 minuti in grembo al soprano direi che i timpani te li sei giocati.

Quando non gli funziona lo storytelling, lo chiamano post-truth.

Ogni giorno un analista si sveglia e sa che deve trovare un incesto, Recalcati per esempio nella democrazia diretta

Lo psicanalista: “Il mito che sostiene i seguaci di Grillo è di natura incestuosa”
UNITA.TV/INTERVISTE/REC…

Greg Lake, un cantautore tenuto ostaggio da un gruppo prog.

From the Beginning is a song written by Greg Lake and performed by the progressive rock trio Emerson, Lake…

9 dicembre ·Twitter
Ma pensate se i giornalisti cominciano a dirsi addosso “patto Gentiloni” e poi lo googlano, lo trovano su wikipedia, si confondono, caos.

Comunque nel Paese reale se prenoti per un vaccino c’è fila fino a giugno.

10 dicembre
Certi che sfottono Dibba e che domani gli faranno la riverenza: almeno a guardarli ci divertiremo un po.

11 dicembre·
Raga vi voglio bene e capisco le vostre finalità didattiche nonché la sana voglia di dimostrare le vostre competenze in materia di diritto costituzionale, ma se leggo un solo altro messaggio in cui mi spiegate, entro mezzanotte, che il premier non lo eleggono i cittadini ma il parlamento, io passo veramente ai cinque stelle, vi garantisco, non ve ne rendete conto, ma son meno molesti.

C’è un tipo di silenzio, in una classe, che si ottiene solo mettendo su Vai e Vivrai. Nessun paragone (c’è su Ytube)

Africa, 1984. Il Mossad, il servizio segreto israeliano, sta organizzando la cosiddetta “Operazione Mosè” che, con la collaborazione della CIA e dell’NSA sta…
YOUTU.BE/Y8Q5QNRLSQY

13 dicembre  ·Twitter
Vorrei un filoncino e tre michette, possibilmente non eletti dal popolo.

Ho messo su il riso. Se mi si scuoce lascio la politica.

Tra i caratteri sessuali secondari maschili, il più inspiegabile è il polpastrello prensile svita-coperchi.

14 dicembre ·Twitter
I forconi si vedono in giro solo d’inverno, dopo aratura e semina suppongo.

17 dicembre ·Twitter
Il momento in cui senti le fatidiche parole Ho bisogno di soldi devo andare a Bologna.

18 dicembre ·Twitter
Ciao!!! Vuoi sapere come diventare ricco su internet??? Corcà che te lo dico!!!

20 dicembre ·Twitter
So che è una sciocchezza, ma ieri in tv tutti dicevano che il Tiergarten fosse lo Zoo, pure Repubblica, beh, andateci a Berlino ogni tanto.

Ora potrei sbagliarmi ma secondo me per esempio questo è un cinghiale. https://t.co/yUqBxoVcVA

Get the whole picture – and other photos from Leonardo Blogspot
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Quando PadoaSchioppa disse Bamboccioni si rivelò un cattivo comunicatore. Oggi se Poletti dice Pistola si rivela al massimo un coglione.

21 dicembre ·Twitter
C’è gente che per 20 anni ha ripetuto che le tv non spostano voti, ora è molto preoccupata per i siti di fake news che spostano i voti.

autoreferenziali, Twitter

Un anno su Twitter (estate)

Luglio

Secondo uno studio di Confindustria, se votiamo no al referendum arriva lo sciame di locuste.
Un mio cugino una volta ha votato No a un referendum e si è svegliato in un fosso senza un rene! Oh, lo dice una ricerca di Confindustria!

Cimino diceva che Eastwood gli aveva insegnato il mestiere. Eastwood sul set di Thunderbolt gli aveva imposto il tetto di tre take per scena

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Vabbe’, ma tutta questa suspense per Capitan America nazista si è già sgonfiata al secondo numero, non c’è gusto.
8 luglio ·Twitter

Il giorno in cui ci siamo fottuti è quello in cui abbiamo cominciato a dire “politicamente corretto”, invece di “beneducato”.

Quelli che credono di difendere Blair invocandone la buona fede, come se in generale ai leader bugiardi preferissimo i leader fresconi.

Una delle mie croci è che non mi ha mai dato del fascista nessuno. Neanche Fofi. Neanche Luttazzi. Forse WuMing1, ma vabbe’, quello tutti.

9 luglio ·Twitter
Non credo che una società davvero civile tollererebbe ulteriormente Vittorio Feltri.

Io toglierei dalla prima serata anche le scene etero,da bambino m’imbarazzavano(mi imbarazzava voltarmi e guardare papà e mamma imbarazzati)

10 luglio ·Twitter
C’è in giro una parodia di Aldo Nove così crudele e caustica che non escludo l’abbia prodotta lo stesso Aldo Nove.

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12 luglio ·Twitter
Fiore di tiglio, che sopra il parabrezza fai un poltiglio, preferirei la merda del coniglio.

13 luglio ·Twitter·
L’arrivo della May a Downing Street è una vittoria soprattutto per la lobby dei titolisti arguti che fanno i giochi di parole.

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14 luglio ·Twitter
Altro che Pokemon, il gioco dell’estate è comporre l’Orario Scolastico (e ti pagano per farlo!)

15 luglio ·Twitter
Oggi troverete chi piange insieme a voi e chi cerca già di speculare sulla vostra rabbia e vendervi soluzioni facili.Sarà utile distinguerli

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16 luglio ·Twitter
I social sono il male, nel senso che se uno ha un debole per i golpe dei colonnelli dovrebbe almeno avere il pudore di tenerlo per sé

17 luglio ·Twitter
Caro amico musulmano di Gramellini, ok, la tolleranza è una gran cosa ma levagli il vino.

18 luglio ·Twitter
Adesso che lo fa Erdogan il colpo di stato non vi piace più, ah, ma pensa.

19 luglio ·Twitter
No ma io mi sento sicurissimo sapendo che in giro per la città ci sono poliziotti tesserati Coisp

Uno cerca in tutti i modi di seguire la retta via, di migliorarsi, di fare la differenza, e gli aprono il pub scozzese sotto casa.

20 luglio ·Twitter
Il giorno che uscirà Civilization Go non preoccupatevi, passo ad avvertirvi io coi Panzer.

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21 luglio ·Twitter
Secondo uno studio che sto per fare il wifi comunale è nocivissimo, perché quando ti serve non funziona mai e ti fa alzare la pressione.

Eppure spero ancora in una puntata in cui Don Matteo si rompe i coglioni e li mena tutti quanti.

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26 luglio ·Twitter
Appena letto un pezzo che propone di respingere i migranti,non per razzismo ma perché la loro religione è sbagliata. [L’ha scritto un rabbino] Edit: in realtà non è un rabbino, chiedo scusa.

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27 luglio ·
Quell’età in cui non dico che Fogli Google sostituisce il sesso, ma dà più soddisfazioni.

28 luglio ·Twitter
Un giorno scopriremo che i critici musicali sono tutti sordi dal tour dei My Bloody Valentine del ’90, e in 25 anni non se ne sono accorti.

29 luglio ·Twitter
Ho letto un pezzo che spiega che l’islam ha una permalosità “sconosciuta alla nostra cultura”. L’ha scritto Filippo Facci.

Agosto

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7 agosto ·
Ogni tanto su Facebook leggo ancora la storia per cui se in Italia vuoi avere successo non ti resta che bruciare i documenti e diventare clandestino a 35€ al giorno più idromassaggio e wifi. Ecco: volevo avvisare che c’è una milizia segreta che scandaglia Facebook, identifica tutti quelli che scrivono questa cosa, li vanno a prendere a casa, bruciano i loro documenti e li paracadutano nel porto di Bengasi. È successo anche a un amico di mio cugino.

9 agosto ·Twitter
Qualcuno ha già scritto che Trump si sta inconsciamente autosabotando? Io intanto la butto lì.

10 agosto ·Twitter
A volte trovo le politiche del governo di Israele molto discutibili.

11 agosto ·
Volevo dirvi che è impossibile criticare la Boschi. Se noti che è bella, sei un maschilista guardone; se avanzi perplessità sulle leggi costituzionali che scrive, stai facendo mansplaining. Se allora fai finta che non esista e attribuisci la legge a Renzi, stai negando l’importanza del ruolo della donna. Se cominci a sospettare che tutto questo sia voluto, cioè che la Boschi sia dove sia esattamente perché è impossibile criticarla senza passare per un becero segaiolo alla Feltri (chiedo scusa ai segaioli non beceri e ai beceri non Feltri), ebbene questa tua malizia è senz’altro in qualche modo riconducibile al patriarcato in un modo che io devo ancora scoprire. Se lei va scosciata alla Festa dell’Unità, come ci vanno in tante e la cosa mi è sempre piaciuta, ma di solito non salivano sul palco a spiegare le riforme costituzionali, che fai? Lo fai notare? Sei becero. Fai finta di niente? Stai negando l’importanza della coscia, stai offendendo chiunque le porta e non si vede perché non le debba sfoggiare con orgoglio. Quindi boh, proposte?

13 agosto ·
Jonathan Franzen, Le correzioni (2001): ogni famiglia è infelice a modo suo, inoltre il neoliberismo e la speculazione ci porteranno alla rovina. Jonathan Franzen, Libertà (2010): ogni famiglia è infelice a modo suo, inoltre il fracking e la copula ci porteranno alla rovina. Jonathan Franzen, Purity (2015): ogni famiglia, indovinate, è infelice, inoltre internet, immaginate, dove ci porterà?

14 agosto ·Twitter
Adesso che Carpi ha una gloria olimpica, potremmo anche restituire il povero Dorando a quelli di Correggio.

15 agosto ·Twitter
Ma insomma i jihadisti in occidente si sono presi 15 giorni di ferie in agosto come gli idraulici.

16 agosto ·Twitter
Sognai di guidare una pattuglia di elicotteri,sulle note dell’Inno Alla Gioia incendiavamo stabilimenti balneari che espongono l’Union Jack

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18 agosto ·Twitter
Dopo aver visto SuicideSquad vorresti chiedere scusa a tutti i film di cui hai mai parlato male. Tipo il Ragazzo invisibile: gran film.

Eppure in spiaggia tanta gente non sospetta nemmeno quanto sarebbe più sexy in burkini.

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29 agosto ·Twitter
Io la prima volta che sono uscito con una ragazza credo di averla portata a vedere Labranca (scusami).

Per vedere i film con Wilder bisognava litigare perché Italia1 li faceva una volta alla settimana alle 22:30. O era Rete4.

Comunque una volta Labranca l’ho incontrato, non dimenticherò mai quel che mi disse.(“E tu chi saresti, scusa?”)(È ancora un’ottima domanda)

30 agosto ·
C’è un prelato, che dopo il terremoto ha vissuto a scrocco per tre anni, che va in giro a spiegare come sia un’ottima occasione per ritrovare la fede.

I nostri corsivisti, che si sono aperti la mente col latino, non sanno tradurre in latino “facebook”

31 agosto ·
In effetti il preciso motivo per cui non ho fatto figli a 20 anni è che nessuno me l’ha proposto con un manifesto.

L’apice della traiettoria della socialdemocrazia europea è probabilmente rappresentato dalla piscina comunale di Correggio.

Genitori modenesi, eletta schiera: esiste in città un posto dove si salta con l’elastico?

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Settembre

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6 settembre ·Twitter
Ecco una cosa che sbalordirà molti giornalisti e politici romani: ci sono 58 milioni di italiani che vivono altrove (inimmaginabile, lo so).

7 settembre ·
Comunue ieri a Cavezzo, giusto per tenersi allenati, hanno avuto una tromba d’aria. Mia zia tutto ok, dice che sono appena venute giù due tegole ma non hanno preso né la macchina né lo zio, è stata una giornata mediamente fortunata a Cavezzo.

8 settembre ·Twitter
Meno male che han tolto un buco a un telefono, sennò qua sopra andavate avanti con le mail del sindaco di Roma fino a novembre.

9 settembre ·Twitter
Comunque il titolo giusto per Bacalaureat era proprio “esame di maturità”.Avrebbe anche dato una mano al botteghino.

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11 settembre ·Twitter
Il tizio che ha messo la fiducia sull’Italicum ci spiega che farà una proposta sull’Italicum

12 settembre ·Twitter
Non potendo querelare i terremoti, si è provato a denunciare gli scienziati ma non ha funzionato. Adesso proviamo coi vignettisti, chissà.

13 settembre ·Twitter
Un solo mantra, una sola certezza: Drupal, monnezza.

14 settembre ·Twitter
Te la prendi col patriarcato.Difendi la libertà di spogliarti in pubblico.Qualcuno si spoglia, non regge la pressione.Incolpi il patriarcato

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14 settembre ·Twitter
Credo nella democrazia parlamentare, o in alternativa Alex Zanardi re assoluto.

15 settembre ·
Quando a Modena, sull’onda del successo del festival di letteratura di Mantova, decisero di fare il festival di filosofia, io per un attimo pensai che il trend sarebbe proseguito con un festival di latino a Rovigo, e poi esaurite le discipline liceali magari gli addetti alla cultura si sarebbero messi a saccheggiare l’orario degli Iti, degli Ipsia, Fidenza avrebbe organizzato il festival dell’aggiustaggio e poi, alla fine del raschiamento del barile, a Ghedi avrebbero deciso di organizzare un festival di geografia e io, a quello, ci sarei andato, e finalmente mi sarei sentito, persino a Ghedi, a casa.

16 settembre ·
Sono un insegnante. Tre mesi di pausa sono troppi, mi dimentico il mestiere io, figurati loro. Do pochi compiti perché correggerli è una palla. Se fossi un genitore ne chiederei di più perché fare l’animatore di mio/a figlio/a è ugualmente una palla – peraltro in luglio e settembre si lavora, e spesso anche d’agosto, e i campi estivi son soldi. L’importante è che poi alla fine le cose si sappiano, o come si dice adesso, le competenze siano maturate. Però non è che dovete giustificarvi voi genitori, i compiti li devono fare loro da soli, non li dovete fare voi: molto spesso l’equivoco è quello.

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19 settembre ·Twitter
Che poi io pensavo: NYC, 8 milioni di abitanti, figurati se non c’è uno scemo che fa esplodere un cassonetto una volta a settimana. Ingenuo.

21 settembre ·Twitter
Non c’è niente da fare, la Lorenzin è un grandissimo argomento in favore dell’estinzione.

Ministro, un’idea:lei mi dà 100000€ cash,io mando un sms a tutti gli italiani con scritto:RIPRODUCITI STRONZO.Sarà la sua campagna migliore.

Poi pensate a quei poveracci che in questo periodo stanno cercando di avere un bambino, e se ci riescono è come darla vinta alla Lorenzin.

autoreferenziali, Twitter

Un anno su Twitter (primavera)

Aprile

Venerdì 1 aprile

Una cosa che vorrei capire è com’è possibile dopo 12 anni che esistano cittadini valdostani che ancora non hanno fatto il gioco dei pacchi.

Renzi che per darsi il piglio decisionista cita Mussolini sul delitto Matteotti, e lo sa, e sa che lo sappiamo, e che c’indigneremo ecc.

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6 aprile · Twitter 

Ci sono in Italia giornalisti con voglia/capacità di metter Renzi in difficoltà? Altrimenti sì, tanto vale disintermediarsi.

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Se non siete allergici non potete neanche sospettare quanto siano zozzoni i fiori oggi.
Oggi sono andato dalla mia medica della mutua e mi sono autodiagnosticato un lieve fuoco di Sant’Antonio. Lei mi è stata a sentire e non ha escluso che potessi aver ragione, a tal punto l’ho ridotta.
13 aprile · Twitter · 

Tra qualche anno Doina Matei sarà libera; Gramellini sarà ancora costretto a diluire quotidianamente fascismo per il ceto medio.
“Ma ha capito di aver pestato una merda?” “Sì, ma ho una scarpa 2.0”.

Se ti comporti bene ti prendo il gelato.Se ti comporti bene andiamo sul gonfiabile.La giostra. SE INSISTI A COMPORTARTI BENE FINISCO I SOLDI

18 aprile · Twitter · 

Sostenere un referendum astruso. Autoconvincersi che stavolta il quorum si raggiunge. Restarci male. Offendersi per un”ciaone”. Ricominciare
20 aprile · Twitter · 

Patch Adams gira il mondo visitando gli ospedali; passa da quello di Carpi e si fa ricoverare
Ho scoperto che ci sono degli influencer qui che twittano senza farsi pagare. Guardate che è dumping. Ci rovinate la piazza. Smettetela svp.

Maggio

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Ma se WuMing e la Boschi la pensano su di me allo stesso modo, allora… allora…

Ciao, state mangiando le verdure? Perché ecco, anche Hitler ne mangiava parecchie (oh, è un dato di fatto).
Se non lo avete mandato una volta sola a cagare in vita, non credo che abbiate niente di interessante da dire adesso.

Comunque sì, è struggente che vi abbia tutti ascoltato, una volta, a tutti vi abbia stretto la mano. E che poi vi abbia preferito Capezzone.

Quindi per 30.000 voti l’Austria è democratica e non fascista. Ma a voi piace sul serio il presidenzialismo?
(Ve lo dico piano piano: molti partigiani “veri” erano persino monarchici).
Anche Pacciani è stato partigiano. Purtroppo è un po’ tardi per chiedergli un’opinione di rilievo sulla riforma costituzionale.

Giugno

Benigni sta coi gatti, ma capisce le ragioni dei topi.

Rissa in coda al sindacato su chi evade.Per i locali sono i meridionali.I meridionali accusano i migranti. I migranti zitti prendono appunti
Quando chiamo una ditta e mi risponde un fax, penso sempre che siano tutti morti nel ’99.

Sto facendo il tecnico di scrutinio, son quello che tecnicamente trasforma i 5 in 6, lo spirito di don Milani scorre potente in me.

Un leader giovane e promettente come Renzi, al Pd, capita una volta al secolo: quindi era necessario prolungare la legislatura e sobbollirlo
nessun jihadista farà di me un astemio; ci riusciranno, per contro, gli uligani ubriachi in tv.

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Questa cosa che torno a casa alle 19:30 e son partito alle 7:30, e il 90% della gente crede che in giugno il prof medio sia in vacanza.
Ma fatemi capire: avete sentito per la prima volta l’espressione “peccato mortale” e l’avete scambiata per una minaccia di morte?
Passava di qua D’Alema, l’ho sentito dire che io sarei un ottimo assessore ai lavori pubblici. I candidati possono contattarmi in pvt.
Ma il famoso consulente americano dell’immagine di Renzi fin qua cos’ha prodotto? Non ditemi che è venuta a lui l’idea:”blame it on D’Alema”
Giusto perché so che non aspettavate altro, i miei cinque libri della vita: 1. Tutto ruote di Richard Scarry; 2. Il libro con tutti gli spartiti di Lennon/McCartney, che sarebbe stato più bello se c’erano pure i pezzi di Harrison ma in quel volume non c’erano, sfiga; 3. Un libro che ho scritto io e non ho fatto leggere a nessuno; 4 L’enciclopedia Conoscere; 5 Un’antologia per la terza media di cui non ricordo il nome ma era un volumone immenso, copertina marron, non era la mia, ce l’avevamo nell’armadio in classe.
Nessuno parla mai del buffet del Titanic, ma pare che gli intingoli fossero ottimi fin quasi verso la fine.

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Orali alle Medie. “Non è nel programma, ma…ieri giocavamo contro una squadra britannica?” “L’Irlanda? No”. “Ok, ne sai già più dell’Ansa”.
(La butto lì e mi allontano) se i britannici avessero un sistema elettorale razionale, non avrebbero bisogno di un referendum oggi
Ma quindi ci hanno sbattuto fuori dal Commonwealth.

Folli ormai come Catone, qualsiasi scusa è buona per ricordare che l’italicum dev’essere distrutto
Guardate che il problema del voto agli ignoranti era già noto ai nostri bisnonni, che avevano pure trovato la soluzione: il parlamentarismo.

Comunque t’immagini se il 3 giugno ’46 Umberto avesse detto: ok, me ne vado appena sono pronto.

Everybody Wants Some mi scatena tante emozioni, tra le quali non si può tuttavia ignorare la rottura di palle.

autoreferenziali, Twitter

Un anno su twitter (inverno)

(Ogni anno si porta via tutta una serie di messaggi che regalo a Twitter, che regalo a Zuckerberg, roba che un bel giorno si cancellerà portandosi via quel poco senso che aveva. Quest’anno ne salvo un po’ qua, nel sito che coincide con la mia memoria. Forse se uno li legge dall’inizio alla fine possono restituire la sensazione di un anno che passa, non lo so, ora provo).


Gennaio

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6 gennaio · Twitter · 
Come ogni anno, domani torno a lavorare e in questo momento non mi ricordo come si fa.

L’aristogatta che fa tanto la preziosa, ora che ci rifletto, ha tre mici di tre colori diversi.

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17 gennaio · Twitter · 
Qualcuno l’avrà già detto che The Revenant è il Good Dinosaur per adulti.

27 gennaio · Twitter · 
Il giorno in cui accesi internet e scoprii che la nostra cultura si salva esibendo i piselli delle statue.
Lunedì avevate ancora paura dei genitori gay, ora pare che i nudi artistici siano il fronte contro l’Eurabia. E siamo solo a metà settimana.

Febbraio
Il DDL io lo sostengo solo se aggiungete quel famoso comma per cui tutti possono sposare Adinolfi senza il suo consenso.

Tra le cose assurde e inutili che si potrebbero fare per festeggiare Infinite Jest, qualcuno residente a Bo o dintorni potrebbe andare in Sala Borsa, annusare la loro edizione a scaffale e dirmi se sa ancora di sabbia e crema solare.
4 febbraio · Twitter · 
Le ultime ricerche sulle famiglie omosessuali dicono che i bambini stanno bene, ma non ne possono più di rispondere ai ricercatori.
7 febbraio · Twitter · 
Il Manifesto non paga i collaboratori – lo scoprite oggi? Credevate che fin qui chiedessero l’elemosina per sport?

Buonasera, siamo nel 2016 e non c’è proprio modo di fare battute sui cinesi alle primarie senza riuscire razzisti, mi dispiace.
8 febbraio · Twitter · 
Da un punto di vista statistico ogni gay dovrebbe avere almeno 5 amici omofobi, ma che razza di gente frequentate?
Un robot, per essere in grado di avere relazioni con noi, deve essere progettato in un modo così raffinato che poi non ce le vorrà comunque avere, le relazioni, con noi.
Come faccio a ridere dei Pooh e della loro generazione, se la mia partecipa sotto forma di Morgan. #Sanremo2016
14 febbraio · Twitter · 
Alla Rai sembrano terrorizzati dall’idea che milioni d’italiani vadano alle poste a pagare il canone per sbaglio.
16 febbraio · Twitter · 
Scanu non avrà vinto Sanremo, ma bisogna dargli atto che non ha più smesso di piovere da allora.

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17 febbraio · Twitter · 
Se sei triste e ti manca l’allegria, scacciar tu puoi la malinconia. Vola di qua e vola di là, la canzone della felicità (Giacomo Leopardi).

18 febbraio · Twitter · 
“No tengo dinero oh / No tengo dinero no, no, no, no” (J. L. Borges, Rime Extravaganti).
20 febbraio · Twitter · 
Mi sento già più stupido.

21 febbraio · Twitter · 
Coriandoli fin nella fottuta milza.

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23 febbraio · Twitter · 

Marzo

4 marzo · Twitter · 
Ho girato su Vespa e c’era il plastico della Libia, direi che è guerra.

Sinergie possibili: prendere i punti fermi che avanzano a Ilvo Diamanti, e metterli nei pezzi di Riotta.

14 marzo · Twitter · 
Io vi posso solo dire che non si scrivono da soli, quei fottuti romanzi di Elena Ferrante
15 marzo · Twitter · 
Vabbè oggi Wu Ming prima di colazione mi ha dato del fascista (o fiancheggiatore di) https://t.co/awg6pl2VZ9 https://t.co/Z6rruUAEub

16 marzo · Twitter · 
È cosa ben nota ai ladri che in tante borse, lasciate in bella vista, ci siano per lo più pacchi di temi da correggere.
23 marzo · Twitter · 
Se ci tenete tanto a perdere subito la stima dei vostri figli, insistete pure con questa storia che il terrorismo si sconfigge col presepe.

25 marzo · Twitter · 
Bisogna che noi viventi cominciamo a far qualcosa d’interessante, sennò diventa dura.

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autoreferenziali

Il vero motivo per votare No

17) Ok, se siete arrivati fin qui, adesso vi dico davvero perché dovrete votare No.

Sentite, io lo so che in questo momento sembra che vi stiate giocando il tutto per tutto. Ve lo dicono in ogni dove, ve lo dice gente degna di fede, persino Romano Prodi, insomma stavolta o si fa la riforma costituzionale o si muore. Sembra proprio così.

Ma sarà sempre così, da qui in poi.

Inevitabile

Tra un anno si faranno le elezioni, e di nuovo Renzi tornerà in tv da mane a sera; di nuovo vi impesterà la bacheca con spot elettorali non molto rispettosi delle vostre facoltà intellettive. Di nuovo vi spiegheranno che è la volta buona, che o vince Renzi o arriverà lo Spread, i grillini con le loro sofisticatissime catene di sant’antonio, le cavallette. E se non saranno le elezioni, si farà un referendum d’indirizzo sull’eurozona. Vi preoccuperete molto, di nuovo; vi sembrerà che il clima sia irrespirabile, di nuovo; e tratterrete il respiro, di nuovo; ma forse a un certo punto vi sorprenderete a pensare: ma non è già successo, tutto questo? Non c’era almeno uno che lo ha previsto, in un blog? Ma vuoi vedere che aveva ragione?

E a me non piace avere ragione.

Mettiamo che Renzi vinca, domenica – perché Renzi può vincere. Altrimenti non ci crederebbe così tanto. È riuscito a tornare anche dalla D’Urso (a proposito: se le tv sono così importanti, perché non si preoccupa del conflitto d’interessi? E se invece non sono così importanti, perché è sempre in tv?) Mettiamo che Renzi ce la faccia. Poi dovrà cambiare l’Italicum, come ha promesso a Cuperlo. Mettiamo che lo cambi con una legge ancora peggiore, ancora più distorta, ancora più “Io solo contro tutti e chi arriva prima si piglia un premio spropositato”. Mettiamo, insomma, che vada proprio come sto dicendo io.

Siete proprio sicuri che volete darmi ragione?

Poi immaginatevelo, Renzi, dopo una campagna così. Renzi che sfida tutti, e sembra sotto per otto mesi, e poi nel rush finale vince. Per un’incollatura, magari, ma non importa: è un referendum, chi arriva primo vince tutto. Immaginatevelo a quel punto: ce la farà a star serio? Altro che #ciaone, stavolta. E se anche lui nel frattempo avesse capito che le vittorie vanno gestite con più sportività delle sconfitte, ve li immaginate i suoi subordinati? Gente che ormai gli deve tutto e in caso di sconfitta scomparirebbe dai radar? Immaginate tutta questa gente lunedì resuscitare, esultare; immaginateli spernacchiare i grillini con mimiche e argomenti ormai indistinguibili da quelli messi in circolo dalla Casaleggio. E poi immaginateli tra un anno, ancora lì, garruli, a difendere Renzi perché Renzi è l’unico senso che hanno. Quanto potranno ancora reggere, prima di essere spazzati via? Non è una cosa che gli auguro; non credo che chi verrà dopo sarà per forza meglio, ma prima o poi Renzi sarà sconfitto, e non ci sarebbe niente di male – se sapesse perdere. Se le leggi che lui stesso sta scrivendo non servissero proprio a ridurlo in briciole, la prima volta che toccherà a lui perdere. E quando succederà, non sarete affatto contenti di darmi ragione.

Ma ammettiamo pure che dopo il referendum Renzi vinca le elezioni, e si ritrovi il parlamento proprio come lo vuole lui; quello che nelle vostre proiezioni è il lieto fine. Quanto ci metteremo a scoprire che i sindaci/senatori non funzionano? Che non ci sono quando servono, o che spesso sono in conflitto di interessi, che in città vengono criticati perché stanno a Roma e a Roma nessuno si accorge di loro? Quanto ci metterà un giornalista a trovare i rimborsi spese; quanto ci metterà l’opinione pubblica a trovarli vergognosi, anche se equivalessero giusto al vitto, all’alloggio, e all’abbonamento frecciarossa in prima classe? In breve: pensate che basterà vincere per l’incollatura il referendum per trasformare una cosa stupida (i sindaci al senato) in una cosa accettata da tutti? Un sacco di gente non l’accetterà. Un sacco di gente starà là fuori attenta alla minima magagna. Finché forse anche a voi non verrà il dubbio – come se non vi fosse già venuto – forse quei 21 sindaci in senato non sono poi un’idea così brillante. Forse aveva ragione Leonardo.

Ma voi non volete darmi ragione.

E l’iter legislativo. Quello che dovrebbe andare spedito. Cosa succederà alla prima legge che si perde nel ginepraio dell’articolo 70, quello che secondo i costituzionalisti degli spot di Renzi è scritto bene (ma nemmeno provano a spiegarlo)? Cosa succederà quando arriverà alla Gazzetta Ufficiale la prima infornata di leggi approvate velocissimamente, ma scritte con i piedi? Vi ricordate tutte le volte in cui una legge ammazza-internet scritta da gente che non distingueva tra un blog e una testata giornalistica è stata provvidenzialmente abbattuta tra Camera e Senato; cosa succederà la prossima volta, quando tra la Camera e la Gazzetta Ufficiale non ci sarà più che la firma di un presidente della Repubblica? E quando eleggeranno il prossimo, e magari si scoprirà che la maggioranza parlamentare effettivamente ha i numeri per eleggere chi vuole, sarete contenti di dovermi dare ragione? No, nessuno è contento quando mi dà ragione.

E quando cominceremo a celebrare referendum propositivi che contraddicono l’azione del governo? E quando qualcuno si domanderà: ma tutte le iniziative di legge popolare che il parlamento avrebbe dovuto mettere all’ordine del giorno, che fine hanno fatto? Non vi costerà darmi ragione? A me costerebbe.

Nel frattempo la vita andrà avanti; ognuno avrà la sua parte di disgrazie: frane, alluvioni, terremoti. E ogni volta qualcuno si dirà: è mancata la prevenzione. D’altro canto i comuni sono troppo piccoli, ognuno pensa alla sua sponda di fiume, manca il quadro generale. Le regioni sono troppo grandi, di fiumi ne hanno tanti. Le province – ma esistono ancora? Nella costituzione sono sparite. Da qualche parte c’è un’assemblea di sindaci che ogni tanto si riunisce, ma non è chiaro cosa facciano, nessuno ne parla mai. Cioè. Un tizio su un blog ne parlava, e magari aveva la sua parte di ragione.

Ma che me ne faccio io della ragione?

Preferirei un bel torto. Che vinca il No, e che i renziani tornino a casa convinti di essere quasi riusciti a cambiare in meglio il Paese. Poi il tempo passerà, virando in rosa i dettagli più schifidi, e ai nipotini sarà più facile raccontare che Renzi aveva in mano una riforma bellissima, bellissima, ma i fascisti cattivi e i grillini matti non gliel’hanno fatta passare. Sarà un meraviglioso storytelling, e uno come me farà la comparsa nel ruolo di villano di complemento. Oppure scomparirò, preferisco. Tutti questi pezzi che ho scritto, a rileggerli, non avranno più senso; magari li cancellerò. La gente passerà di qui e penserà che in novembre mi ero preso una pausa, o che cominciavo – giustamente – a preoccuparmi davvero per Trump, o per il riscaldamento globale. Sul serio, preferirei così. E anche voi, se ci pensate bene. Per questo dovete votare No. Nessuno dovrà mai sapere che avevo ragione.

18) Oppure potete votare “NO” perché è l’unica opzione che sulla scheda è scritta in italiano corretto.

(Gli altri 16 motivi:

1. Non si riscrive la carta costituzionale col martello pneumatico.
2. Non si usa una brutta legge elettorale come moneta di scambio.
3. Non mi piacciono le riforme semipresidenziali.
4. Meglio un Renzi sconfitto oggi che un Renzi sconfitto domani
5. Mandare 21 sindaci al senato è una stronzata pazzesca
6. Mandare sindaci al senato è davvero una stronzata pazzesca.
7. Nel nuovo Senato alcune Regioni saranno super-rappresentate, ai danni di altre
8. Si poteva scrivere meglio, ma non hanno voluto.
9. Di leggi ne scriviamo già troppe: non abbiamo bisogno di scriverne di più e più in fretta, ma di farle rispettare
10. Il numero di firme necessarie per richiedere un referendum abrogativo va aumentato e basta
11. Non è vero che sarà più facile approvare leggi di iniziativa popolare, non fate i furbi.
12. Dio ci scampi dai referendum propositivi.
13. Il Presidente della Repubblica non sarà necessariamente una figura sopra le parti.
14. Gli abitanti delle città metropolitane non avranno il diritto di eleggere i loro rappresentanti? Ma siete scemi?
15. Chi abolisce le Province non capisce il territorio.
16. Se passa la riforma, per un po’ ce la dovremo tenere; se non passa, possiamo subito proporne una migliore
17. Perché non vorresti mai darmi ragione.
18. Perché “NO” almeno sai come si scrive).

anniversari, autoreferenziali, musica, repliche, scuola

I knew right away he was not ordinary

(Riciclo un pezzo scritto per un altro compleanno, in un sito ormai introvabile)

Io dopo tanti anni non l’ho ancora capito se si cresce intorno al proprio stampino primordiale, diventando peri se eravamo semi di pero, fragole se eravamo semini di fragole, eccetera. A me piace pensare che alcune persone al momento giusto abbiano avuto la possibilità di dare una botta all’impasto che cuoceva, una direzione, anche solo un segno. Sennò non farei il mestiere che faccio? O ce l’avevo già nell’embrione, il mio mestiere?

Sia come sia, io sono immensamente grato, per esempio, al prof di Educazione Musicale di cui non ricordo nemmeno il cognome, che a un certo punto della terza smise di insegnarci filastrocche al flauto e cominciò a prestarci dischi, ma seriamente, 33 giri e 1/3, e libri da leggere, e ci commissionò una ricerca multimediale con i media che c’erano allora, le diapositive insomma, ed eravamo divisi in gruppi, tutti volevano ovviamente la musica rock ma a me capitò il folk, e io subito esclamai John Denver! Non ho la minima idea del perché conoscessi John Denver in terza media (forse perché comparsava in una puntata dei Muppets?) e invece, somma vergogna, Bob Dylan no, Bob Dylan non avevo la minima idea di chi fosse, e cinque minuti dopo avevo in mano le cassettine di Bringing It All Back Home e The Times They Are A-Changin’, e una monografia che forse era uno dei primissimi libri dell’Editrice Arcana.

D’altro canto non avrebbe funzionato con tutti, voglio dire che ventiquattro studenti su venticinque gliel’avrebbero tirata in testa, la cassettina di The Times They Are A Changin’, a metà degli anni Ottanta e con una conoscenza piuttosto limitata dell’inglese bisognava portare nei propri geni interi millenni di autolesionismo per mettersi ad ascoltare roba del genere sul registratore panasonic. Non so se avete presente i suoni di quel periodo, quel tipo di produzione gommosa, la cassa frusciante sparata su entrambi i canali (tanto poi il panasonic era un mono), l’estetica mixarola dei 12 pollici, Revenge degli Eurythmics, e poi all’improvviso ti metti ad ascoltare una voce nasale in un silenzio che puzza d’antico che suona la chitarra per mezz’ora con qualche attacco d’armonica ogni tanto, come passare da Gianni Rodari ai geroglifici egizi. Io invece mi misi ad ascoltare seriamente quella roba, e confesso che fui molto lieto quando Bob passò al blues elettrico, Subterrean diventò subito la mia preferita. Poi dovevo andare a casa della Rebecca che mi stava antipatica ma aveva il giradischi e quindi si era presa i 33 e 1/3. Io avevo questa sfiga che tutte le compagnie raggiungibili ciclisticamente a fine ricerche nel doposcuola eran femmine, e del folk o del blues elettrico proprio non poteva loro fregar nulla, a loro fregava mangiare patatine sancarlo sfogliando MODA guardando le foto di tipe magre e fu la prima volta che pensai che doveva esistere qualcosa come l’omosessualità femminile, ma me ne fregava davvero così poco, soprattutto quando Rebecca mise su il 33 1/3, e io ebbi quella sensazione di saltare dalla sedia, che in una famosa intervista lo stesso Dylan dice che gli capitò la prima volta che ascolto The House of The Rising Sun rifatta dagli Animals; io la ebbi al ritornello di Hurricane. Poi basta perché credo che Rebecca alzò subito la testina disgustata per quei suoni così diversi. A sua discolpa, era davvero qualcosa che non avevamo mai ascoltato prima. Cioè, non era come adesso. Noi non ascoltavamo la musica dei nostri genitori, Battisti per dire era ancora vivo ma non lo avremmo mai considerato ascoltabile neanche per sogno; era lo stesso passato di Charles Aznavour o Chopin, una cosa che non ci riguardava. Non c’erano gli mp3, non c’erano i cd, ma soprattutto non c’era tutta questa industria della nostalgia che c’è adesso. Nel 1986 i Bee Gees erano ridicoli e tutto quello che veniva prima, semplicemente, non si ascoltava, roba da genitori che rompono i coglioni alla fine della festa.

Però Hurricane mi fece saltare sulla sedia, e da quel momento forse il mio destino era segnato. O forse l’avevo nei geni, o forse passare gli anni della formazione musicale tra gli scaffali dei Nice Price era la strategia più conveniente. E’ una canzone che non ascolto più da anni, non mi fa più nessun effetto sentire un violino sopra una chitarra acustica e un’armonica e una corista. Garantisco però che fu uno choc, la fine dei miei anni Ottanta (che poi mi dovetti recuperare negli anni Novanta). E poi Dylan mi rimase comunque in una strana dimensione sottopelle, mi misi a studiare la sua discografia ed era davvero come studiare i geroglifici, tutti quegli album e quelle canzoni che non conoscevo e che per anni non avrei comunque ascoltato. Familiare e incomprensibile per tutta la vita, un cugino lontano di cui ogni tanto ti arrivano notizie assurde – si è convertito al cristianesimo – gli è passata – si è convertito all’unplugged – si è messo a stonare tutti i concerti – va al Giubileo – ha fatto sette dischi magri – ha fatto sette dischi grassi.

Forse ero nato per conoscere Dylan, forse no. Si fanno incontri incredibili alle scuole medie. Quella sensazione di scoprire una cosa, qualsiasi cosa, che era lì e ti aspettava, quello svegliarsi ogni giorno nel primo giorno della creazione. Molto difficile da spiegare a chi non frequenta più.

autoreferenziali, nazismo, segnalazioni

I libri da distruggere della settimana

A chiunque volesse distruggere i libri – so che c’è questa nuova tendenza di andare alle fiere e rovesciarli, o in libreria a strapparli, azioni che io non condivido nel modo più assoluto; tuttavia segnalo a chiunque fosse barbaramente interessato a distruggere libri, che è ancora possibile trovare in commercio un pregevole volume su Filippo Tommaso Marinetti, intitolato Futurista senza futuro. L’ho scritto io, che sono una persona abbastanza brutta, con tanti trascorsi francamente discutibili. Dunque insomma non che io voglia istigarvi a commettere un gesto così nazista ma – cos’aspettate a recarvi nelle migliori librerie e a domandare Futurista senza futuro? Facile che non sia a scaffale, ma si può comodamente ordinare, spesso anche per telefono, su Amazon o IBS, o dal vostro rivenditore di fiducia. Se siete insegnanti usate il Bonus. Poi potete farlo a pezzi anche a casa.

Se qualcuno però preferisse distruggere i libri in cui parlo di terremoti senza averne competenza, direi che il titolo di riferimento è La scossa, edizioni Chiarelettere. Purtroppo esiste solo in versione epub o pdf (anche su Amazon), però se uno veramente ci tiene al limite se lo stampa e se lo distrugge con comodo anche a casa – che so, ci dà fuoco nel camino e magari nel frattempo gira la scena su youtube, nel qual caso vi prego condividetelo, magari diventa virale. Certo, uno che ce l’abbia davvero con me potrebbe frullarlo direttamente in un Kindle o in un Ipad – quello fa il botto di sicuro, milioni di visualizzazioni, insomma pensateci.

Per quelli che mi odiano sul serio, ho una chicca: le ultime copie di un volume introvabile, Storia dell’Italia a rovescio (2006-2001). Non lo trovate in libreria – neanche su Amazon – dovete scrivermi in privato e vi mando il pacchetto, diciamo trenta euro – lo so che è un furto ma guardate che ne ho pochissimi, e una volta distrutti basta, nessuno al mondo potrà più leggere Storia dell’Italia a rovescio. Questo è di carta, per cui bruciarlo o strapparlo è più immediato. Spese di spedizione escluse.

Compresa nel prezzo potete bruciare
una copertina illustrata da Alessandro Formigoni.

E questo è tutto per quel che mi riguarda, però ne approfitto per segnalare un paio di volumi di Pierpaolo Ascari, che in passato ha contribuito in modo occulto a questo blog – se volete distruggerlo in quanto pensatore, il titolo di riferimento è Ebola e le forme, uscito qualche mese fa per il Manifesto Libri. Se preferite il suo coté più creativo e cazzone, richiedete Il manichino della politica, un libro nato su facebook, dettato da una quotidiana esigenza di prendere per il culo il sindaco di Modena che è godibilissimo anche per chi non conosca Modena, io per dire ormai mi perdo tra Rua Freda e Rua Stella ma il libro mi fa ridere lo stesso. È sottile, si strappa che è un piacere, però credo che per procurarsene uno sia necessario recarsi presso Hiro Proshu in Sant’Eufemia, onde affrettatevi. Insomma questi sono i libri da distruggere della settimana, arrivederci alla prossima con tante infiammabilissime novità.

autoreferenziali, Modena, musica

Se vuoi ci amiamo adesso (canzoni ascoltabili a Sanremo, 4)

(Le puntate precedenti: 1, 2, 3)

Laura non c’è (Nek, 1997).

– È andata via. Sto mentendo. Laura non è una canzone ascoltabile. Non la ascolto da anni e non ho intenzione di farlo adesso. Agnosco veteris vestigia flammae.

Per quanto io provi a scappare. Nel 1997 io non guardo Sanremo. Nessuno dei miei amici ormai ne parla, non c’è bisogno di fingere interesse né superiorità, anzi Elio l’anno prima ce lo siamo pure gustato, ma in generale abbiamo davvero di meglio da fare. Siamo ex compagni di liceo in piena diaspora universitaria, qualcuno è in Erasmus, qualcun altro militare. Io farò il servizio civile l’anno successivo tra un ashram di Spilamberto e la bottega del commercio equo di Rua Muro dove tratterrò le lacrime ascoltando Laura non c’è, ma nel ’97 Nek per me è solo una barzelletta. Resiste nel baule delle nozioni inutili in virtù di due o tre dettagli: ha un nome d’arte molto breve, è di Sassuolo (MO) come alcuni amici e conoscenti, e a Sanremo qualche anno prima si è fatto compatire con una canzone antiabortista che conteneva il verso “la moto venderò“. Si sa come funziona la memoria con certe meteore sanremesi: fiumi di parole, trottolino amoroso, in tutti i luoghi e tutti i laghi. Tutto mi lascia presumere che non se ne parlerà più per vent’anni, quando il Fabio Fazio del 2017 andrà a scoperchiare il baule degli orrori (sì, Fabio Fazio era già in attività, e qualche mese dopo avrebbe fatto Anima mia con Baglioni e i Cugini di Campagna).

C’è ancora il suo riflesso. A quasi vent’anni di distanza, il mio file personale su Nek non è molto più cospicuo. Ho scoperto che è il sosia sassolese di Sting, che nasce artisticamente in una cover band – a Radio DJ un mattino gli allestiscono una sarabanda con le canzoni dei Police, lui riconosce ogni pezzo dall’attacco di batteria di Copeland (ma io sono più veloce). È notevole come tutto passi e i Police restino. L’heavy rotation della cover di Se telefonando non ha scacciato il ricordo per me più vivido, che è il modo in cui faceva suo il jingle pubblicitario di Golden Lady. Quando Nek cantava “I’m losst without you”, ecco, quel “losst” contiene una sibilante più sassolese che modenese o reggiana.

Te che sei qua e mi chiedi perché. Sassuolo meriterebbe in realtà un pezzo a parte. Non è l’America, ma definirla provincia di Modena, a metà ’90, è abbastanza riduttivo. Sui quotidiani locali oggi non c’è più la pagina “Sassuolo”, c’è “Distretto Ceramiche”, un hinterland senza un vero centro che va verso i centomila abitanti. Antenna Uno Rock Station ha in heavy rotation Beck e i Portishead, l’Oasis al venerdì attira i suoi clienti alternativi da un bacino di tre regioni. Molti dischi li ascoltiamo in anteprima anche se non c’è internet – ma c’è sempre qualcuno che fa un ponte a Londra e si porta a Fiorano i cd. Mentre a Modena buttano giù le fonderie senza farsi venire in mente qualcos’altro da costruirci, dalle fornaci della pedemontana arriva un’aria diversa, per un buon percentile cancerogena, ma con quella distinta fragranza di ricchezza nuova, ricchezza giovane, ricchezza ancora quasi proletaria. È il risultato di un boom economico un po’ ritardato – però poi guardando spezzoni in bianco e nero della Caselli che suona la batteria mi domando se invece non sia proprio un dato peculiare dei sassolesi, il fottersene della marginalità. Hanno saltato dal medioevo al postmoderno ignorando tutta una serie di complicazioni, sono uno di quei nodi del rizoma padano che non presumono la necessità di un centro.

Che capitasse proprio a noi. Io nel ’97 non vado all’Oasis, ogni volta che passo da Sassuolo mi perdo, in compenso mentre collaboro a una rivistina modenese ho l’occasione di conoscere un futuro acclamato giornalista musicale che mi spiega che vivo nella zona più importante d’Italia per offerta musicale. Triangolando tra Bologna, Correggio e Sassuolo, scopro come la provincia sia un fatto della mente, ovvero: se proprio vuoi essere un provinciale accomodati, ma nel ’97 non è una scusa. Hai le biblioteche migliori, hai i concerti più vicini, hai tutto quello che ti serve. Se ti senti lo stesso perduto in mezzo al niente, è un problema tuo e te lo porterai con te anche quando andrai a lavare i piatti a Londra. Nek viene da Sassuolo ma a parte la “s” di “Losst”, e quel vocativo “te” in “te che sei qua che mi chiedi perché“, non ha niente di vernacolare. A Sanremo è arrivato appena settimo, ma tanto non l’ho visto – so solo che ha vinto quella che fa fiumi di parole tra noi. Il pezzo in radio è piaciuto subito – ha quel tipo di testo ridicolo a cui non si resiste, “se vuoi ci amiamo adesso” è persino meglio di “la moto venderò”. Ufficialmente l’album venderà più di un milione di copie tra l’Italia e l’estero. L’anno dopo ci faranno un film che nessuno che conosco ha visto. L’anno dopo le radio non si saranno ancora stancate di programmarlo, salvo che io non ci trovo più niente da ridere. Lei si muove dentro un altro abbraccio.

Da solo non mi basto, stai con me. La musica di Laura è un pezzo di Massimo Varini, un autodidatta reggiano che nel ’97 non ha ancora trent’anni e – mi fa ridere dirlo – si è fatto le ossa con Cristina d’Avena (recitando anche in una stagione di Love me Licia, Wikipedia non perdona). Spero non me ne vorrà se attribuisco gran parte del merito a uno dei grandi parolieri della canzone italiana della generazione precedente, Antonello De Sanctis, che ci ha lasciato nel novembre scorso. De Sanctis ha scritto tra l’altro Anima mia per i Cugini di Campagna. De Sanctis come ogni buon paroliere anni Settanta non teme il ridicolo, anzi lo corteggia, lo lusinga, lo ubriaca e poi ne abusa sul sedile reclinabile di una 131 Mirafiori. Il suo maestro inevitabile è Mogol, il padre segreto di tutta la musica demenziale italiana, sono serio. Ci sarebbero stati gli Skiantos senza “Tu non sei molto bella e neanche intelligente ma non te ne importa niente”? Gli Squallor senza “Anche tu ami tanto le banane”? Le Storie Tese senza “Maledettissimo zio taccagno ingrato ed ipocrita”? Magari sì, ma fatemi andare avanti.

C’è ancora il suo riflesso. I parolieri degli anni Settanta sono stati spesso accusati di perpetuare un maschilismo ormai reazionario, ma nel caso di Mogol o di un De Sanctis l’accusa è miope. Bisogna sentirli, quei testi, cantati in falsetto da personaggi queruli e insicuri. Il maschio mogoliano, anche quando non ha il timbro un po’ strozzato di Battisti, è sempre un poveraccio. Si ostina a non riconoscere Francesca, è convinto di poter suonare al campanello di una ex con un mazzetto di fiori di pesco e di non trovarla già fidanzata o coniugata, tira tardi e poi conclude con la prima che capita – e si venderebbe la moto, pure lui, perché ha il cuore malato. Le canzoni di Mogol non sono quelle con cui sono cresciuto. Se a un certo punto mi sono preso la briga di impararle e poi ho continuato a suonarle per anni ai bivacchi e alle feste, è per un motivo e uno solo: sono divertenti. Fiori di Pesco è demenziale, la canzone del sole è la parodia di sé stessa, Non è Francesca è una barzelletta. I giardini di marzo ha quel ritornello assurdo, quei cieli immensi, quell’immenso amore che descrive proprio il momento in cui sei con una ragazza e non sai cosa dirle e ti proietti nell’iperuranio. Mogol parla agli sfigati degli anni Settanta; vent’anni dopo il messaggio arriva ancora forte e chiaro, ma è un peccato che nessuno provi ad aggiornarlo.

Laura non è più cosa mia. A questo punto arriva Antonello De Sanctis. Wiki ci informa che a metà ’70 si è stancato di fare il paroliere e ha lavorato come educatore, anche in un “istituto per disabili psichici”. Laura potrebbe essere un abbozzo della prima fase della sua carriera, lasciato a metà: senz’altro la situazione è ancora molto mogoliana. Il pezzo comincia con una delle più classiche rime tronche mogoliane, e un anacronismo spaventoso: Laura non c’è, è andata via / Laura non è più cosa mia. Si poteva definire “cosa mia” una ragazza, nel ’97? Non si poteva. Siamo già nel Kitsch consapevole – del resto De Sanctis è l’autore di “La notte lei dormiva sul mio petto / E poi mi dava i calci dentro il letto”. Ma poi quell’abbozzo deve essere stato rielaborato in anni di molto successivi – “io sto da schifo, credi, e non lo vorrei” suona quasi plausibile pronunciato su una Vespa 50hp, “a forza di pensare ho fuso” potrei averlo udito dal muretto di una sala studenti. “Stasera voglio stare acceso” invece è quel tipo di assurdità mogoliana che funziona comunque, come “Lo scopriremo solo vivendo”. La prima volta che lo senti ti sembra strano, ma sai già cosa significa. “Andiamocene di là” è quel sintagma bavoso che rivela il finto giovane – dietro il faccino di quel ragazzo di Sassuolo ci sono le frustrazioni di un cinquantenne, ok, ma questo è il potere del Kitsch quando si fa canzone: ti mette in collegamento col tuo io più interiore, quello che era sfigato a sedici anni e lo sarà a sessanta. Laura non c’è è la canzone di tutti i ragazzi di tutte le età, che a dispetto di qualsiasi educazione si erano a un certo punto convinti di avere una “cosa” tutta loro, quando scoprono con raccapriccio che quella cosa è dotata di una volontà propria, e può andarsene dove vuole. Anche da un altro. È ridicolo, è demenziale, e tu lo sai, e ci ridi tanto, ti viene in mente che è successo a un tuo amico, poveraccio, ah ah, e poi succede anche a te e diventi matto. Lo prendi in pieno e non capisci più niente.

Lei si muove dentro un altro abbraccio. Lei si muove dentro un altro abbraccio. Lei si muove dentro un altro abbraccio. Nel 1998 è il verso più importante della letteratura italiana, l’unico in realtà che riesco a capire. Mi attraversa. Sono la metà della persona che credevo di essere, cantava un altro signore che ci ha lasciato anche lui, pochi giorni dopo De Sanctis. Su un corpo che non è più il mio. E io così non ce la faccio. Fino al 1997 la gelosia è per me un concetto astratto – sono convinto di conoscerla. Sperimentarla fisicamente, nelle viscere, è l’ultima rivelazione della pubertà. L’idea che il centro della mia vita sia fuori dal mio corpo, in un punto tracciabile ma oscillante su strade che non mi è più concesso percorrere, mi schianta. Quello che mi è stato sottratto è il mio stesso corpo. Quel seno è il mio seno, quell’utero è il mio utero, quella nuca in particolare non dovrebbe poter andare in giro senza di me. È assurdo, dovrebbe essere illegale – è assurdo anche osservarsi dall’alto e capire, a intervalli, in che gorgo sono capitato. In quel momento il mio seno si muove in un altro abbraccio, Signore, questo è osceno. Io così non ce la faccio. Non riesco a pensare ad altro. L’unica è andare di là. Adesso.

Se vuoi ci amiamo adesso. L’immortalità di Laura, quello che la rende forse l’unica canzone in grado di rivaleggiare con la felice demenza dei capolavori di Mogol, sta tutta in quella situazione. Come in uno dei classici di tutti i tempi, The Tracks of My Tears, Nek ha pochi versi a disposizione per fare due cose molto contraddittorie: provarci con una tipa usando come argomento la sua fedeltà all’altra. Il fallimento è inevitabile, ma lo svolgimento è sublime. Per dimostrarti che è un ragazzo serio, Nek ostenta il dolore che prova per una relazione appena troncata. C’è chi ci casca. Garantisco. In quegli anni del resto io le sto provando tutte. Vado in Europa, torno indietro, scrivo lettere, vado in chat. Compro fiori che cambiano destinazione da una sera a un mattino. Incido tacche. Sono nel centro postmoderno del mondo; ho le biblioteche, i cinema, i concerti ma mi interessa solo una cosa. Esco con gente che non capisco, faccio cose assurde tipo andare a Rimini a prendere un sacco di sole e poi finisco la crema e mi brucio sotto i ginocchi, storia vera. Comincio ad apprezzare i preservativi sottili, riscopro l’affidabilità di quelli spessi. Batto la pianura, mi brucio le tempie con quei cellulari che scaldavano tantissimo, divido una casa con più ragazze che mi credono relativamente stabile, non ce n’è una per cui non mi strugga nel segreto del box doccia. Ogni lavoro, ogni ragazza, ogni vita è quella giusta, bisogna fare esperienza. Frequento pancabbestia e milionarie, mi muovo in mezzo ad abbracci che non sempre condivido, vengo più volte aperto e scartato come un regalo inopportuno. Non ricordo più le premesse di quello che mi sta capitando, ma ho una sola bussola: da solo non mi basto. “Stai con me!”, grido al mondo: il mondo si ritrae disgustato e come dargli torto. Le altre canzoni parlavano di uomini ridicoli, Laura non c’è parla di me e non c’è niente da ridere, tuttora.

Mi casca il mondo addosso e ora so. Su Facebook incontro molti coetanei che nutrono nostalgia per quegli anni. Non credo di capirli del tutto. Ricordo musica, film, ambienti, ma sono ricordi deformati, da licantropo. Non riesco a giustificare il mio essere stato in determinati luoghi e l’aver fatto determinate cose. Non sono più quella persona, forse sono l’altra metà. A distanza di vent’anni, fare l’appello in classi dove una Laura è assente è tuttora imbarazzante.

autoreferenziali, memoria del 900, scuola

Il suo nome è sulla lista?

Niente fa gennaio come i corridoi delle scuole, quando tirano via le stelle di Natale e mettono i cartelloni con le svastiche il filo spinato e le stelle di David.

Ciò detto, quest’anno insegno in una classe esposta a sud, con tapparelle discutibili, e se c’è il sole la LIM è nitida solo fino alle 9 del mattino, poi è meglio fare altro. Quindi in terza se voglio proiettare un po’ di Schindler’s List devo partire subito, l’appello magari lo faccio quando il sole comincia a picchiare.

Ecco. Fare l’appello dopo aver visto un qualsiasi pezzo di Schindler’s List è inquietante in un modo che non vi immaginate – cioè adesso che ve l’ho raccontato magari ve lo immaginate, ma anche un po’ di più.

(Dall’archivio:

anniversari, autoreferenziali, blog, internet, satira

Il segreto del mio insuccesso

Stavo cercando di buttar giù due pensierini sulla Legge di Poe, quando ho avuto una mezza rivelazione – hai presente quando un problema che hai sempre visto da vicino, ti si presenta finalmente dalla giusta distanza, dalla giusta angolazione? Insomma ho capito che io di blog non ho capito mai niente. E di internet in generale.

Ho sempre fatto la cosa sbagliata.

Quasi quindici anni fa, ai tempi di Indymedia, una volta lessi un articoletto cosiddetto satirico, uno di quei pezzi che mettono in bocca a un personaggio le verità indicibili, ad es. Bush: “L’Iraq non c’entra niente con l’11 settembre, ma è più facile da invadere dell’Afganistan”, una cosa del genere. Mi piaceva, lo trovavo diretto ed efficace. Fu molto facile clonare una pagina di Repubblica e incollarci sopra l’articoletto. A quel punto era ancora più diretto ed efficace, perché sembrava vero. Lo ripubblicai. Ad alcuni piacque. Altri chiesero di toglierlo immediatamente, perché qualcuno l’avrebbe preso per una vera pagina di Repubblica. Ci leggono anche dall’estero, dicevano. Lì per lì mi misi a ridere – insomma, si capiva che non era una vera pagina di Repubblica. Mancava l’indirizzo.

Però lo tolsi.

Da allora non ho più fatto una cosa del genere.

Oddio, qualche parodia ogni tanto mi è scappata, anche se non è il mio forte. Però i fake li ho lasciati perdere. Sono troppo facili, appunto. E poi credo di aver introiettato quello che mi dissero quel giorno. Ci leggono dall’estero – che non è necessariamente un’altra nazione. Per esempio possono leggerci dal futuro. Non un futuro remoto: bastano cinque o sei anni per non capire letteralmente di cosa si stia parlando. Possono leggerci i bambini. Possono leggerci le persone che non condividono i nostri punti di vista. A meno che – s’intende – non facciamo qualcosa per mandarli via.

Io non ho mai fatto niente per mandarli via. Anzi ci tenevo che restassero. Per me è sempre stato molto importante, ad esempio, non intervenire su un argomento senza prima aver spiegato di cosa si trattasse: era il principio che chiamavo “riassumi le puntate”. “Perché ci può essere sempre qualcuno appena arrivato che non sa di cosa si sta parlando, e se glielo spieghi te ne sarà grato”. Questa è probabilmente la grande lezione dell’internet che io ho frainteso. Perché se mi guardo attorno, e vedo piccole o grandi storie di successo, mi accorgo sempre di questa cosa: in rete bisogna fare comunità. Tener fuori quelli che non capiscono, e creare una sensazione di familiarità che attiri soltanto quelli che condividono i nostri gusti, valori, punti di vista. Insomma, tutto bisogna fare fuorché riassumere le puntate agli estranei. I messaggi devono essere rivolti solo a chi è in grado di capirli.

Pare infatti che il problema sia questo. Qualcuno commentando il pezzo sulla vignetta di Charlie mi ha spiegato che non è razzista, perché non è rivolta un pubblico razzista. “Solo un razzista distratto potrebbe riderne”. Posso capire. A questo punto però è un vero peccato che molti razzisti siano distratti. E che non possiamo impedire loro di leggere Charlie e interpretare le battute come vogliono. La legge di Poe dice che “non è possibile creare una parodia del fondamentalismo in modo tale che qualcuno non la confonda con il vero fondamentalismo”, senza almeno usare un segno che chiarisca oltre ogni dubbio l’intento parodico. Questo segno non dovrebbe essere linguistico, ad esempio l’intonazione della voce, o un’emoticon. Come tutti i grafomani, io detesto le emoticon. Vorrei riuscire a dire tutto con la scrittura, ma pare che ci sia un limite. La scrittura non strizza l’occhio, o non lo fa in modo abbastanza chiaro per tutti. E io – è il mio difetto intrinseco – vorrei essere abbastanza chiaro per tutti. Come la Sapienza dei Proverbi, che non si chiude in un circolo di amici selezionati, ma batte i marciapiedi e fa l’occhiolino agli estranei, così ho sempre cercato di fare io. Per me internet era la rete di tutti, e pensavo che questa fosse un’immensa opportunità. Pare che invece sia il principale difetto che ci impedisce di mandare avanti conversazioni interessanti: il rumore di fondo dei passanti che non capiscono, ma vogliono lo stesso intervenire perché credono di aver sentito qualcosa di sbagliato.

E adesso che si fa? Niente. Cioè, no, le solite cose. Continuerò a parlare del più e del meno, a riassumere qualche puntata ai passanti, e a ricevere ogni tanto le mail di qualcuno che mi ha trovato per caso e ha fatto mattina leggendo tutti i pezzi del 2009. Sto facendo questa cosa da così tanto tempo – 15 anni oggi – che non credo di poter più cambiare. Uno sbaglio così lungo ormai non è neanche più uno sbaglio. Diventa un’altra cosa – un record, un esperimento, una forma d’arte, che ne so.

autoreferenziali, blog

Il meglio del mio meglio, più o meno

(Grazie ancora per le vostre risposte al sondaggio, anche se ce n’è una che mi sta buttando un po’ giù:

Devo dire che non me lo aspettavo, anche perché ho praticamente smesso di parlare di calcio e… boh, ma sul serio? Bisogna fare qualcosa. Non so cosa).

Nel frattempo ho deciso, molto vanitosamente, di pubblicare tutte le risposte che ho ricevuto sul “post del 2015 che ti ricordi meglio”.. Avevo anche iniziato a linkarle, ma sono più di quattrocento e il sonno prevale. Butto tutto on line così alla carlona, credo che sarà lo spirito di questo 2016).

Un gioco che facevamo i primi anni: mi dici qual è il post del 2015 che ti ricordi meglio? Così, senza pensarci troppo: il primo che ti viene in mente.
recensioni (tutte)
Claudio Augusto: so che sono stato quasi l’unico, ma ho amato quello spunto e in generale ogni pezzo in cui appare Ognibene
renzi e salvini, febbraio
quelli dopo gli attentati di Parigi
Gara degli spunti, quello su David Bowie, che tristezza che non te l’abbiano preso
…impossibile senza andare a sbirciare
Quando Hollywood riscrive la Storia  [2013, 2014, 2015]
antisemita
parigi piu vicina di africa
buona scuola
Tutti i romanzi di agosto, pubblicane uno e compro il primo numero 🙂
post su gender e famiglia cristiana ( spero sia del 2015 ) [è del 2014]
Recensione del conto de li cunti (ma forse era il 2014)
recensione di Suburra (e tutte le altre)
Ho una pessima memoria
ops! encefalogramma piatto
non è di quest’anno ma l’ho letto quest’anno: la madonna di Loreto e la sua casetta volante
Nessuno, sei pedante.
uno in cui facevi i conti di quanto costano le scuole private allo stato (o erano 2? o erano nel 2014? boh) [erano tre]. 
nessuno
Senza ombra di dubbio: Vincenzo, così poco originale
boh
booo
Marinetti duce, ma ciò non implica che sia stato il mio preferito.
eh, boh
gara degli spunti: la roba con gesù che viaggia nel tempo. Almeno credo
non ricordo niente
quello dove insulti gli Ebrei [???? Un aiutino? Un saluto a tutti gli amici ebrei che ci seguono da casa]
boooo
???
Nessuno.
boh
Forse quelli sulla vocazione autoritaria dell’italicum
Islam non è la risposta
Erri De Luca
recensione di interstellar
dopo Parigi, a scuola
Gara di spunti
Sono troppi. No vabbe’, questo qua allora 😀
Uno sull’unità
forse un post su interstellar
non mi ricordo, mi scusi?
mha… bhe…
la gara degli spunti
boh
qualcosa sulla scuola
gara spunti
Devo mettere 2008 alla domanda prima perché non so rispondere a questa, ma direi circa 2006
L’ultimo! Ho la memoria corta
I procioni!
Quelli che non sono mai stati continuati, mannaggia a te
Direi la recensione cinematografica di Gone Girl, sperando che fosse del 2015
Preside e riforma scuola
Lo spunto sui Catari
figlia della generazione del telecomando, assimilo informazioni bulimicamente, quindi non saprei dire perché leggo, ma poi dimentico o incrocio i flussi, quindi andando a caso potrei confondere un post tuo con un articolo di Vice. Sono pessima, lo so.
Fiume
Assolto per non aver commesso un fatto interessante
Gara degli spunti
Vincitore gara spunti astronave etc.
I procioni
L’infinita lista di argomenti per scrivere il tuo libro. Ma alla fine lo scrivi?
Gara degli spunti
boh
PROCIONI!
il bambino ben vestito e nutrito
Oltre alla gara, tutti quelli sugli esteri (ok, mi hai sgamato)
la gara degli spunti (e spero ancora in gesù procione)
Quelli sulla riforma della scuola in generale
Marinetti Duce
il quart’ultimo
“C’è una sola cosa sicura nella vita, ed è brutta come Houellebecq”
Charlie è un martire
quello dopo gli attentati di parigi, sulla necessità di essere adulti quando si parla di guerra
recensione interstellar
Populismi complementari
Populismi complementari
discussione su contributi a scuola privata
Gara degli spunti
grillo non fa ridere
Questo
il pianeta dei procioni
Quello in cui riveli che la buona scuola di Renzi è in realtà un’invenzione dei procioni extraterrestri, e per questo hai deciso di votare M5S.
Quello
Alcuni degli spunti
ah ah ah… credo vivimuoriripeti, sempre che sia del 2015 😉
Non mi ricordo neanche come mi chiamo se non lo leggo sulla patente
Spunti
l’ultimo film dimenticabile di Woody Allen, uno bello sul terrorismo ma era partito da un santo, quello su san Paolo, quello su Bogdanovich
gara degli spunti
Sant’Ambrogio
San Dasio
Prof, è morta mia nonna di 104 anni e…
recensione star wars perché è la più recente
rece Il viaggio di Arlo
Il post a puntate sulla fenomenologia del renzismo e la bozza del romanzo sul tipo ibernato che vede le fasi di una civiltà su una navicella.
Populismi complementari
gesù crononauta
il commento a Houellebecq
Gli spunti sui Catari! Se la Grande Gara non conta la recensione de Il nome del figlio
Genova
Le rece cinematografiche
mah
Quello su Houllebecq
quello su Civati
recensione mia madre
uno degli spunti
Quello in cui fingevi di voler votare i cinque stelle
Gara degli spunti
i procioni
I populismi complementari
Pasolini doveva fare il prete.
Recensione Inside Up
I procioni!
Impero recalcitranti
Inside out
islamici che bloccano le gite
La gara degli spunti
Charlie è un martire e io l’ho tradito
Uno sulle province, ma non ricordo il titolo orda
Che sia Fronte o che sia Islam, purché magnam
Tre motivi per cui passo coi 5 stelle
renzi/italicum
Boh
Qualcuno su Renzo e grillo e prospettive varie
charlie hebdo
Il gender non esiste
?
L’Islam è un problema (non una soluzione)
Gara di spunti
Quello su star wars
Gara di spunti
Lo spunto dei procioni
renzi
gara degli spunti: perpendicolare
Il post che ha vinto la gara degli spunti
ciccio, mica siamo sposati! non ricordo nemmeno la data di nascita di mia moglie…
uno sulla CIGL che mi ha fatto cambiare idea sul sindacato
Grillo e…….
vari Islam
gara degli spunti:i catari
uno di quelli sulla “buona” scuola?
Vuoi più bene all’aritmetica o a Renzi
Quello in cui spacchi il culo a quel saputello renziano di Francesco Costa. L’argomento era la legge elettorale, mi pare.
il.primo pezzo tuo che ho letto; la recensione del film “cosa voglio di più?”
L?Isis è tra noi e non vuole che andiamo in gita.
guerra degli spunti
la finalissima degli spunti
Se è una guerra siate adulti, per favore.
Copernico
qualcosa sulla buona scuola
Renzi
Ti piaccio? Ma quanto ti piaccio?
No, la tua scuola privata non mi fa risparmiare
…………………. 🙂
La recensione di star wars 7
sul conflitto in palestina
Gara degli spunti
i procioni
gender a scuola
L’Isis non vuole che andiamo in gita
quello del genitore che passa per pedofilo per controllare l’insegnamento del gender a scuola
possiam oconvivere con chi crede nel corano
La gara degli spunti
E se fare un partito al 5% fosse invece un’ottima idea?
La bulimia non consente selezione (non credo sia un post)
Quello sul film di Shyamalan
Pasoliniexploitation
Lucia nel cielo coi regali
“Buon compleanno!” “Eh, no! Ieri sai quanta gente ha compiuto gli anni in Kenya, e tu non hai detto niente?”
questo
I pezzi sulla Francia e Houllebecq
non possiamo non dirci renziani (mi pare)
il gender non esiste
gli imperi recalcitranti
La gara degli spunti
“L’isis è tra noi” (in realtà i primi che mi vengono in mente sono le recensioni di star wars e il viaggio di Arlo, ma anche Non andremo in pensione.. e “perché i cristiani non ammazzano..”, ma che vuoi, sono tra i più recenti)
Tutti un po’ piu’ fanatici domani
L’ultimo che ho letto, che cazzo di domanda…
Come fanno le scuole private a fare risparmiare 6 miliardi allo stato.
I Procioni
Io renziano mio malgrado
i post sui santi
Tutti un po’ più fanatici, domani (gennaio 2015)
uno di economia… dove purtroppo capisci poco e ti rifiuti di documentarti
Soffro di amnesia a breve termine.
quello sugli studenti musulmani. scuola, insomma.
Siamo in guerra, facciamo gli adulti (più o meno)
uno su grillo e m5s
critico musicale album beatles
abbaso grillo:)
Quello di Beckett non è del 2015, vero? Bhe, comunque, quello!
Quello su Corano / Bibbia
quello sul bimbo che non dorme
La gara degli spunti
Se è una guerra siate adulti
Quello con le donnine nude.
post elezioni regionali francesi
Non so
monnalisa
il racconto sui procioni
fenomenologia di renzi
La teoria ‘gender ‘a scuola
quello su woody allen
Erode e la strage degli innocenti
eclissi
la storia del tipo che si sveglia ogni 100 anni
Scuola privata
Charlie è un martire e io l’ho tradito
scuola privata
Il viaggio di Arlo
First We Take Torpignattara
Don bosco
Gara degli spunti
Don bosco
scuola e gender
No
Quello sul decalogo del gender nelle scuole
la recensione di un film che nin mi ricordo più
La tua recensione di Star Wars
4 pezzi in ordine cronologico inverso: Spero che Erri De Luca non sia un buffone – Guerra di religione nell’intervallo – Charlie è un martire, e io l’ho tradito – Soffia sulle candeline
Santa Lucia
recension di star wars (per forza)
Recensione The Martian
Gender e scuola
La recensione a Still Alice, perché a me ha fatto cagare
autoreferenziali, blog

Quindicesimo giro di pista

Abbiamo tutti un amico maratoneta che ci comunica sui social network i suoi exploit, dando per scontato che ce ne freghi qualcosa. Non lo fa per esibizionismo – non più di chi condivide gatti, cani, figli, torte. Non sta gareggiando contro di noi, non sta gareggiando contro nessuno se non quel sé stesso più giovane, quello stronzo che si mantiene a una manciata di minuti di distanza.

Con questo blog è la stessa cosa. Una volta c’erano altri blog con cui fare la gara – era divertente, ma essendo un gioco non era previsto che durasse. Da diversi anni in qua la gara la faccio con me stesso. Fino all’anno scorso girava ancora qualche soldo: ormai restano le briciole delle inserzioni, e anche quelle dovrebbero ridursi nel medio periodo. Non ha nessun senso scrivere un blog, tranne dimostrare che so ancora macinare tot post al mese, produrre tot clic al giorno. È una gara con un me stesso più giovane che scriveva pure peggio, e quindi che diritto ha di sovrastarmi? È una voce nello spazio profondo della blogosfera che urla: sono ancora qui, non mi sono rincoglionito. Ho ancora un sacco di cose da dire. Un sacco.

È stato un anno diverso dal solito, questo almeno posso dirlo. Mi sembrava di aver scritto meno del solito, salta fuori che non ho mai scritto tanti pezzi (280 in 12 mesi è un record). È stato un anno di esperimenti: il più interessante è stato quello sulla forma breve – i 1500 caratteri.

(I cinque pezzi più cliccati nel 2015:)

  1. Non voglio pagare per la scuola privata di tuo figlio, grazie
  2. Tutti un po’ più fanatici domani
  3. No, la tua scuola privata non mi fa risparmiare
  4. Date un quotidiano a Calabresi
  5. Il gender non esiste; la scuola privata non dovrebbe
È andata così. L’anno era cominciato in modo abbastanza inerziale, quando all’inizio di marzo ho colto l’occasione di riciclare un vecchio, brevissimo pezzo che era andato fortissimo ai tempi di Piste – forse la prima volta in cui avevo capito come funzionava la viralità su facebook. Mi aspettavo di fare quei tremila accessi, ne ho fatti dodicimila. La cosa mi ha fatto pensare. E se stessi sbagliando tutto? Se la gente volesse pezzi più brevi?
(Avete già compilato il questionario? Sì? Grazie!)
In realtà ho sempre creduto che la gente in generale preferisca i pezzi brevi: soltanto, non li preferisce scritti da me. Non è il mio genere. C’è gente molto brava a stipare il mondo in una colonnina, duemila battute: io no. Però potevo provarci, giusto per togliermi il dubbio. 1500 battute al giorno. Provateci anche voi. Dopo un po’ ritrovate la stima per Michele Serra, rivalutate Gramellini. È molto difficile non scrivere cazzate in 1500 caratteri. Ce l’ho fatta? Non saprei.
L’exploit del pezzo di Piste non si è più ripetuto. Ha evidentemente qualcosa di unico che non so riprodurre in laboratorio. Nel frattempo ho dimostrato a me stesso che riesco a scrivere pezzi brevi, e che se ne pubblico un paio al giorno attiro mediamente più accessi di un solo pezzo lungo. Sulla distanza però non c’è un vero allargamento nel bacino dei lettori. Stavo solo spremendo il pubblico più affezionato, costringendolo a passare due volte al giorno invece che una sola. E in generale, i pezzi lunghi continuano a essere più divertenti per me e per l’utente medio. 
L’altro esperimento importante è stato la grande gara degli spunti. Mi sono divertito anche troppo – alla fine ero esausto e non ho più scritto niente per mesi. Ora come ora non so davvero cosa fare, il blog è in coma vigile. Ogni tanto mi sfiora una discussione che m’interessa – Muccino che se la prende con Pasolini, Houellebecq con Hollande e mi vien voglia di scrivere quelle diecimila battute. Nel frattempo è successa una cosa curiosa e imbarazzante: questo blog è diventato un sito di cinema. Grazie soprattutto alla collaborazione con +eventi, il tag “cinema” è arrivato a quota 260, surclassando “Berlusconi” (179) e “scuola” (178!). “Matteo Renzi” è ancora molto indietro (109), ma si è lasciato alle spalle “Beppe Grillo (85). Colgo l’occasione per ricordare che non capisco nulla di cinema (è un’opinione diffusa anche tra i lettori).
Cosa accadrà nel 2016? Non ne ho la minima idea. Mi piacerebbe scrivere un po’ meno ma essere letto di più. Mi piacerebbe aumentare gli accessi, i like, tutte queste cose, lo so che sembra assurdo e puerile. Ma anche a voi piacerebbe che la vostra squadra vincesse qualcosa l’anno prossimo. E se se vi capita di correre, e di cronometrarvi, quando vi accorgete di perdere dei minuti rispetto all’anno precedente ci restate male. Ecco. Mi piacerebbe scrivere sempre meglio e non ammalarmi mai, non invecchiare eccetera. E se mi impegno magari andrà davvero così, no? Buon anno anche a voi.
autoreferenziali, blog, fioretti dell'anno nuovo, sondaggi

Ti piaccio? Ma quanto ti piaccio? (un sondaggio)

Buon anno tutti, il mio 2015 davvero non mi consente di lamentarmi. Prima del solito super-interessante bilancio di fine anno, vorrei chiedere qualcosa a quelle indispensabili persone che negli ultimi anni sento un po’ più distanti, i lettori. Sì perché nei commenti siamo i soliti quattro gatti (benché graditi) e sui social, eh, non si capisce mai cosa succede sui social.

Per questo motivo ho pensato di farmi un’idea con uno di questi strumenti interattivi che ci sono su internet adesso. Si chiama “sondaggio”, bisogna mettere qualche puntino in qualche pallina, vi prende tre minuti e ho cercato di farlo il meno noioso possibile. Grazie fin d’ora a tutti!

antisemitismo, autoreferenziali, cristianesimo, giornalisti, giustizia, santi

Un articolo disgustoso (ma non abbastanza)

Il caso è molto piccolo, ma potrebbe tornare utile a chiunque: l’estate scorsa, mentre qui ci divertivamo con procioni e Copernico, qualcuno pensava bene di segnalare alcuni miei articoli disgustosi all’Ordine dei Giornalisti, il quale non poteva però aprire un procedimento disciplinare su di me, siccome non sono iscritto.

Così ha aperto un procedimento a carico di Luca Sofri.
Violazione della deontologia professionale e vilipendio della religione cattolica.

Per fortuna è finito tutto bene (ho cancellato i nomi).

Postilla inutile: San Massimiliano Kolbe fu canonizzato il 10 ottobre 1982, il giorno in cui nel mio paese nacque un gruppo scout cattolico, che lo elesse immediatamente suo patrono. Anche per questo motivo è un santo che mi è caro in un modo particolare. Il pezzo più o meno disgustoso che scrissi su di lui doveva avere un finalino in cui la Madonna in sogno mi compativa per non aver mai scelto nessuna corona, né bianca né rossa né a pois: vedi cosa ti è successo? Avevi paura a scegliere e non sei diventato niente. L’ho cancellato – mi sembrava un po’ troppo personale – e adesso non riuscirei a riscriverlo. Lo segno qui per ricordarmene, non ho molti altri spazi a disposizione.

autoreferenziali, santi, segnalazioni

Domenica sono a Perugia (liberate il drago)

Ciao a tutti, volevo dirvi che domenica do il mio contributo all’allegro settembre festivaliero (ormai agli sgoccioli) partecipando alle celebrazioni di San Michele di Perugia, con un intervento su come si ammazzano i draghi. Si parlerà ovviamente di angeli – anzi arcangeli – di riti misterici, pestilenze e altre eccitantissime cose che mi verranno in mente. L’appuntamento è alle 11 presso 11 presso la biblioteca di San Matteo degli Armeni. Perlomeno qui è scritto così. A presto.

(Poi forse mercoledì vado qua, ma non dovrebbero inquadrarmi, tranquilli).

amici, autoreferenziali, La grande gara di spunti

La miscellanea del sesto volume

Ho un problema coi vecchi amici. Non li chiamo mai. Me li immagino sempre appollaiati sul mio passato. In realtà hanno una vita anche loro, un presente, rate di mutuo, pannolini da cambiare. Mi piacerebbe incontrarli oggi per la prima volta, ho l’impressione che diventeremmo amici. Ma li ho incontrati da giovane ed ero un deficiente. E loro lo sanno.
Io so che lo sanno.

“Pronto”
“Ehilà Ognibene, son Traldi”.
“Traldi, ehi, ciao!”
“Oh come butta vecchio”.
“Traldi guarda, adesso come adesso posso solo risponderti in monosillabi mentre davanti agli occhi mi scorre il film del campeggio all’Isola d’Elba del 1992 quando la dissenteria mi tradì nel sacco a pelo”.
“Maddai, cosa mi fai venire in mente”.
“Traldi sei un cattivo bugiardo, ancorché pietoso, e io so che quella chiazza marron è il primo ricordo che tu hai di me, dovessi vivere cent’anni e conquistare la Kamchatka a mani nude, per te io sarò sempre quella chiazza marron”.
“Ma piantala, Chiazza… ehm, volevo dire Ognibono”.
“Ognibene”.
“Sai che io dipingo, no, faccio una vernice in Pomposa, volevo invitarti”.
“Roba astratta?”
“Sì, campiture di colori un po’ spenti… color terra, hai presente”.
“E hai pensato subito a me”.
Clic.

(Questo pezzo partecipa alla Grande Gara degli Spunti! Se vuoi provare a capirci qualcosa, leggi qui. Puoi anche controllare il tabellone. Dovrebbe essere il seguito di Capodanno). (In un qualche modo). (Mi avete segato lo spunto su Genova). (Fascisti).

Mi avevano raccontato da bambino che non è così, che del passato si ricordano soltanto le cose belle, la Centoventisei (un tombino semovente), il primo bacio (sapeva di lumaca), cose del genere. Magari per gli altri è così, magari si ricordano di quanto ero simpatico, alla buona, abbastanza corretto, se solo mi fossi fermato più spesso a sparecchiare alle feste. E poi ci sono tutte le cose che ho scritto. Se solo ci penso impazzisco.

“Ma mi sbaglio o costui è Ognibene? Ma che bella sorpresa!”
“Sì, beh, speravo di non disturbarti”.
“Non mi disturbi affatto, ma perché vesti una calzamaglia nera e hai il carbone sulla faccia e sei entrato da un lucernario nel mio solaio senza suonare il campanello?”
“Storia lunga. Senti, già che sei qui, non è che per caso ti ricordi dove tieni le mie lettere, sai, quelle che ti ho scritto nel Novantacinque quando…”
“Oh mi dispiace Ognibene le ho buttate tutte le tue lettere, è un problema?”
“Come le hai buttate, scusa”.
“Non credo sia un problema, no? Le scrivevi in duplice copia, mi par di ricordare”.
“Sì, ma non è quello che pensi, io in effetti ero venuto a distruggerle, ciò non toglie che, ma senti, perché non parliamo d’altro?”
“Ok, pensavo a te giusto l’altro giorno, ti ricordi quella volta che tu volevi assolutamente che ci rimettessimo assieme e alla quinta telefonata io ti dissi che mercoledì andavo a Londra, e quando atterrai a Heathrow tu eri lì già da un giorno pronto ad aiutarmi col bagaglio, ti ricordi?”
“Ero un po’ troppo romantico a quei tempi”.
“Beh ma lo sai che al giorno d’oggi una cosa del genere va nel penale? Cioè un’incriminazione per stalking non te la levava nessuno”.
“Sì. Va bene”.
“Giusto per dire come cambia il mondo, no?”
“Sì. Ricevuto. Ero un deficiente. Se ora mi vuoi scusare…”
“Sul serio volevi distruggere le lettere?”
“Intanto le facevo sparire, poi magari a casa davo un’occhiata, perché certe cose, per esempio secondo me in quegli anni sbagliavo regolarmente gli accenti su alcune parole, e inoltre…”
“Sei sempre tu”.
“No sono molto cambiato”.
“Tu pensi ancora al meridiano”.
“Eh?”
“Al meridiano di tutte le tue opere, tu ci pensi ancora, sei qui perché non vuoi che alcune missive inopportune finiscano nella miscellanea del sesto volume”.
“Tu sei matta. Comunque non avrebbe mai funzionato, tra noi. Addio”.
“Ti ho mollato io, Ognibene”.
“Se è quello che preferisci pensare”.
“Se le trovo te le spedisco, ok?”
“Come sarebbe a dire, vuoi dire che non sai se le hai distrutte o no?”
“Senti ho fatto due traslochi e ho avuto carteggi con tre scrittori importanti”.
“Non osare mettermi in un elenco col dottor Merda, quel bavoso…”
“Tu non sei nessuno dei tre, Ognibene”.
“Sì, ok. Va bene”.
“Senti, vuoi scendere? Ho fatto la torta salata. Ti presento i bambini”.
“No è meglio che vado”.
“Allora alla prossima”.
“Alla prossima”.
“In cui tu suoni al campanello”.
“Sì”.
“Perché se ti infili un’altra volta dal lucernario io chiamo i carabinieri”.
“Senti lo so, lo so che ho giurato che non ti avrei mai più fatto questa domanda, però…”
“Sì ti ho voluto bene”.
“Grazie”.

“Ma chi era?”
“Ma niente un mio ex dell’università, un po’ spostato, ogni tanto mi entra nel solaio”.
“È lo scrittore?”
“Noo, è… è Ognibene, lui… scrive anche lui in effetti, ma non ha mai pubblicato dei veri libri, credo che tenga soprattutto alla gloria post mortem”.
“Certo che te li cercavi col lumicino, in facoltà”.
“Ti giuro, erano tutti così. Com’è la torta?”

Se sul serio volete insistere su questa china insopportabile, che contro Genova non doveva avere speranze, dovete mettere Mi piace su facebook, o esprimervi nei commenti. Grazie per l’attenzione e arrivederci al prossimo spunto.

autoreferenziali, Berlusconi, La grande gara di spunti

Love of My Life

Ho esitato molto a proporre questo spunto, che infatti arriva nell’ultimo giorno utile. È l’unico spunto nonfiction, si dice così adesso. È uno spunto né originale né tempestivo – anzi è deliziosamente fuori moda – ma che muove da una profonda riflessione scaturita da un rapido esame al mio archivio.

Ci sono 177 pezzi su Berlusconi.
(La stima è per difetto).
Che ne faccio?

Tra un po’ saranno quasi tutti incomprensibili. Alcuni già lo sono. E però è seccante – questa è la parola – buttar via tanto lavoro. Tanta roba scritta nell’impellenza di un momento, quando sembrava importante, sembrava interessante, e adesso non si capisce nemmeno di cosa stessi parlando. Possibile che non si possa riciclare?

(Questo pezzo partecipa alla Grande Gara degli Spunti! Se vuoi provare a capirci qualcosa, leggi qui. Puoi anche controllare il tabellone).

In fin dei conti SB è stata una presenza fissa nella mia vita. Quando ho iniziato a guardare i cartoni animati, lui si è comprato tutti i canali privati e ci ha messo la pubblicità. Quando ho cominciato a nutrire attenzioni per le forme femminili, lui mi ha sbattuto in faccia l’inquietante Tinì Cansino. Quando ho avuto finalmente l’età per votare, lui si è preso tutti i partiti di centrodestra e ha vinto le elezioni. Il primo pezzo che ho scritto su un giornalino parlava di Berlusconi e dei suoi sondaggi. Poi sono cresciuto e Berlusconi è cresciuto con me – anche un po’ in me, naturalmente. Sembrava sempre lo stesso, e invece ogni anno era un po’ diverso. Spariva per mesi, tornava abbronzato in bandana, diceva due cazzate all’europarlamento, mi forniva così tanti spunti per sembrare intelligente. Tra noi è stata una storia lunghissima, e LO SO, NON INTERESSA PIÙ A NESSUNO, però è una cosa che si scrive da sola.

Questa era tra l’altro l’idea originale di Storia d’Italia a Rovescio; poi decidemmo di non fissarci solo su SB. Ma era ancora il 2006, mancava per esempio ancora tutta la fase puttaniera. Con poco sforzo finirebbe pure per sembrare una parodia di Piccolo, basta inserire qualche minimalismo al volo, non so quando trasmisero la vhs della discesa in campo, mio padre disse: boh, non so cosa pensare, ma io ero al bagno perché avevo un virus intestinale (non è vero niente, ma per fare un esempio al volo).

Alla fine più che di Berlusconi si parlerebbe dell’antiberlusconismo, anzi dei cinque antiberlusconismi: di come sono degenerati o sono stati sconfitti. Però c’è anche un altro aspetto che mi piacerebbe salvare, ed è la simpatia. Io ho senz’altro odiato Berlusconi, però ogni volta che mi capitava di scrivere una storiellina su di lui, ne facevo un personaggio simpatico. Non so perché. Non mi capita con tutti, per esempio con Bush Jr sì, con Renzi no. È una tendenza che è cominciata prestissimo, e non è praticamente mai finita. Se riuscissi a mettere insieme tutti i pezzi, ne salterebbe fuori un Berlusconi non dico verosimile, ma umano. A guerra finita, sarebbe anche un modo di congedarsi con dolcezza.

Se insomma ti interessa un collage di tutti i Berlusconi comparsi su questo blog e qui intorno, dovrai votare per Love of My Life, che oggi se la gioca con Le 1+2+3+4+5+6+… notti. Sentiti libero di  cliccare Mi Piace su Facebook, o linkare questo post su Twitter, o scrivere nei commenti che questo pezzo ti è piaciuto. Grazie per la collaborazione, e arrivederci al prossimo spunto.

autoreferenziali, invecchiare, La grande gara di spunti

LA GRANDE GARA DEGLI SPUNTI

Un’altra estate se ne sta andando, e io non ho ancora scritto un romanzo. Sapete, a volte ci penso.

D’altro canto, che bisogno c’è di farne uno? Ce ne sono già così tanti in giro. Il mondo scoppia di romanzi. C’è gente che li spara a getto continuo, senza rispetto per lo spreco di legname, di energia, l’effetto serra. Gente che dovrebbe avere più precauzioni quando scrive, usare il cestino ogni tanto… e invece niente. Pubblicano, pubblicano, e il mondo diventa ogni giorno più ingombro di parallelepipedi cartonati e inutili. Di fronte a uno scempio tanto dissennato a volte mi domando se non esser fiero del fatto che non scrivo romanzi. Dovrei rivendicarla con orgoglio, questa scelta.

Se fosse una scelta.

Ho sempre pensato che i romanzi avessero qualcosa di simile ai bambini, e ora che ho passato i 40 vi confermo che è così. La gente comincia a guardarmi con quell’espressione, avete presente? Poverino. Ha 40 anni e non è ancora riuscito ad averne uno. Hanno anche smesso di chiedermelo. Fino a qualche anno fa ogni tanto qualcuno si permetteva: “Scusa, ma quand’è che ti metti a scriverlo?”
“Ma io veramente ho il blog…”
“Sì, il blog, certo, ma prima o poi lo scriverai questo romanzo, no?”
“Ma perché devo proprio scriverne uno, scusa?”
“Mah, è un impulso naturale, no?”
“Davvero?”

Di solito a quel punto mi guardavano come se avessi ammesso di non amare il cioccolato. Il sesso. La bacheca di Gianni Morandi. Come si può vivere senza avvertire l’impulso più naturale dell’uomo, quello di infliggere storytelling ai propri simili? Come oso io sottrarmi alla natura – chi mi credo di essere?

In effetti.

E va bene, tanto prima o poi sarei crollato. Non è vero che non provo l’impulso. Non è che non mi ticchetta l’orologio. Sono anch’io un umano come tutti gli altri, sapete? Mi piace il sesso, il cioccolato, ma soprattutto non posso resistere all’idea del mio cognome sbalzato su una copertina in similpelle in una libreria di noce massiccio. Vorrei tanto scrivere un romanzo – no, in realtà vorrei tanto averlo già scritto, perché è così faticoso provarci.

È una vita che ci provo.

Vedo un sacco di imbecilli che ci riescono, e io no.

Credevo che a una certa età sarebbe stato naturale. Come parcheggiare nel garage, riempire la lavastoviglie in modo efficiente. Ma l’età ormai è passata, e io continuo a girare a vuoto. Mi manca qualcosa che non so cos’è.

Sono andato anche dagli specialisti. Dicono che non c’è niente che non vada. Però non mi viene l’idea, lo spunto giusto. No, anche questo non è vero.

Di idee me ne vengono troppe. E sono tutte bislacche. Le vedo crescere in me come virgulti promettenti. Le vedo svilupparsi in forme bizzarre ed effimere. E seccarsi al primo sorgere del Buon Senso. Questa storia è troppo triste, questa scherza troppo con le cose serie, questa se la comprerebbero in tre, questa somiglia a qualcos’altro, ecc. ecc.

Col tempo mi sono fatto un armadio di vecchie idee che per un attimo mi sono piaciute e che adesso avrei vergogna a indossare. Un sacco di idee. Possibile che nessuna valga un po’ più la pena? Forse ho già avuto un’idea fantastica e non me ne sono accorto. Forse potrebbe accorgersene qualche mio educato lettore.

Vi presento ordunque la Grande Gara degli Spunti, che è il simpatico modo in cui su questo blog trascorreremo l’agosto.

Tra gli innumerevoli spunti di romanzo da me buttati giù negli ultimi 20 anni ho selezionato 32 candidati, che nei prossimi giorni si sfideranno in un torneo a eliminazione diretta. Ogni giorno somministrerò agli affezionati lettori due spunti, due aborti di romanzo, e loro potranno scegliere quale eliminare e a quale dare una chance. Per salvare uno spunto (e condannarne un altro) sarà sufficiente mettere un like su facebook, o ritwittare, o scrivere qualcosa di carino nei commenti, come ai vecchi tempi. Potete anche votare per entrambi i concorrenti, se non sapete decidervi – vi capisco benissimo.

In capo a un mese, tra questi 32 spunti spunterà un vincitore. E a quel punto, saprò che romanzo mettermi a scrivere. Questo non significa che sarà un bel romanzo, anzi probabilmente riuscirà illeggibile, ma ogni scarrafone è bello a mamma sua. Vi ringrazio sin d’ora per la collaborazione, e do il via alla Grande Gara di Spunti. Come prima sfida, una classica senza tempo: David Bowie contro Gesù Cristo. Siete pronti?

autoreferenziali, ricordi

L’eclissi del ’99 (vuoi mettere con)

http://www.eclipse-maps.com

Un’eclissi non dovrebbe cogliere alla sprovvista nessuno, dal tempo dei Caldei. E invece anche stavolta le ferramenta hanno esaurito gli occhialini da saldatore. Ma vuoi mettere col Novantanove?

Non ne faccio una questione di nostalgia – ho peraltro qualche conto in sospeso con gli anni Novanta – ma nel ’99 se ne parlava da mesi, e ovunque cartine con indicata la fascia in cui l’oscuramento sarebbe stato totale, e l’Unione Europea non era ancora un’arcigna battitrice di moneta, ma una zia simpatica che elargiva occhialini (un anno dopo sarebbero arrivati gli Euroconvertitori). Anche gli occhialini però finirono subito – sembrava una mania – qualcuno da qualche parte ne faceva evidentemente incetta pensando a tutte le eclissi future; e poi ricordo che c’erano gli occhialini seri e quelli meno seri, questi ultimi molto rischiosi perché la gente si sarebbe fidata di essi e avrebbe fissato l’eclissi fino ad accecarsene – e ricordo bene anche il curioso fenomeno per cui tutti gli ammonimenti elargiti in tv dagli esperti (“Non fissate a lungo il sole! Usate protezioni!”) avevano immediatamente creato la leggenda metropolitana per cui era l’Eclissi, e non il Sole, ad accecare la gente. Ricordo abbastanza bene tutte queste cose.

Più che l’eclissi in sé.

Ero in Francia e, a un certo punto, in bicicletta. Uno schermo protettivo alla fine non lo avevo, il mio Centro sociale li aveva finiti e io mi ero detto boh, qualcuno me lo presterà. Stavo andando verso la piazza, dove probabilmente qualcuno me lo prestò. Capii in quell’occasione che un’eclissi o è totale o una mezza delusione. Oggi preparavo appunto i ragazzi a questa sensazione: non si vedranno le stelle. Se non sarà già nuvolo di suo sarà come in estate quando una nuvola molto spessa si para davanti al sole all’improvviso, la stessa sensazione di scivolare nell’ombra all’improvviso, e forse i cani nemmeno abbaieranno. Mio padre mi ha procurato una vecchia maschera da officina, roba seria, così alla fine stavolta risulterò meno impreparato che nel Novantanove. Ma vuoi mettere.

“Ma perché quando era giovane lei distribuivano gli occhialini, e adesso no?”
“Bella domanda”.
“È la crisi, vero?”

Ci sono abituati. Quest’anno sono i ragazzi del 2002, l’Unione Sovietica è un antico impero su vecchie cartine muffe, le Twin Towers una storia pazzesca che sta sui libri e nei film, la lira un mistero indecifrabile come per noi le cifre in rubli o ghinee nei romanzi dell’Ottocento. Per quanto si possono ricordare Obama è sempre stato presidente, e la crisi è sempre stata la risposta a tutte le domande. Li invito all’ottimismo: prima o poi deve finire, e immaginatevi se finisce proprio quando vi diplomate voi! Non ci credono. È come se al me stesso tredicenne qualcuno avesse raccontato dell’imminente caduta del Muro di Berlino.

“Tutta questa informazione ha ucciso l’incanto, sapete. Se nessuno di voi avesse sentito parlare dell’eclissi, sapete cosa potrei fare stamattina? Minacciarvi di oscurare il sole se non cominciate a fare i compiti seriamente. La conoscenza è…”
“Prof ma lei non può oscurare il sole”.
“…potere”.

1999. Ricordo molta musica francese, un po’ perché stavo là e un po’ perché gli Air avevano appena fatto il botto. Non c’era ancora il blog ma alla mediatheque passavo una mezz’ora al giorno a scrivere mail ai contatti italiani. Si litigava sul Kossovo. Al cinema Eyes Wide Shut, Rosetta, Tutto su mia madre. La lista Bonino Presidente prese un fracco di voti a quelle elezioni europee a cui non riuscii a votare, proprio mentre stavo facendo un servizio volontario europeo. D’Alema perse qualche punto e reagì con un rimpasto di governo. Il direttore del centro sociale aveva pietà di me e mi aveva prestato le chiavi di un enorme furgone, se ci ripenso non credo di aver mai meritato in vita mia tanta fiducia. Un giorno diedi un passaggio a una ragazza che mi presentò i suoi amici, erano tipi a posto ma facevano davvero quella cosa di mangiare la pasta scondita e senza sale. Le lettere che m’interessavano davvero arrivavano ancora nella cassetta della posta, ma ci mettevano troppo. Da qualche parte probabilmente lessi che la prossima eclissi importante sarebbe stata nel 2015, e me ne dimenticai subito. Facevamo ancora fatica a credere che ci sarebbe stato di lì a poco un 2001, come potevamo credere all’esistenza fisica di un 2015?

Cercherò su wikipedia, troverò la data della prossima eclissi parziale. Mi farò un appunto, scriverò una mail a me stesso, comprerò un paio di occhialini e li nasconderò in un posto dove non me li dimenticherò. Non mi farò più trovare impreparato. Le guerre capitano, i terremoti non li puoi prevedere, le crisi hanno i loro cicli misteriosi. Ma le eclissi no, le eclissi le conosciamo. E la conoscenza è potere.

autoreferenziali, invecchiare, Quirinali

L’ultimo dei nonni

Oggi forse eleggono il presidente e io non ho niente da mettermi. Sono molto contento di aver trovato altro di cui parlare, in questi giorni, visto che non avevo la minima idea di cosa sarebbe successo. Sono contento che Berlusconi sia rimasto spiazzato – credo che lo spiazzamento di Berlusconi abbia un valore in sé. Sono anche relativamente soddisfatto che dagli anfratti del colle Quirinale si sia trovato qualche altro notabile settantenne: non che il nome di Sergio Mattarella trasfonda in me un qualsiasi entusiasmo, ma nelle ultime settimane erano girati nomi tali da renderlo ai miei occhi, per contrasto, un padre della patria. In realtà ricordo poco di Mattarella (fece anche il ministro dell’istruzione in un antichissimo governo Andreotti), ma in un qualche modo sono già sicuro che sarà un buon presidente. D’altro canto, c’è mai stato un presidente che non mi sia piaciuto?

Questo blog esiste da quattordici anni, infida età. C’era giusto lo spazio per due settennati, ma le cose si sono un po’ complicate, e così abbiamo assistito agli ultimi cinque anni di Ciampi e a nove, dico nove anni di Napolitano. In tutto questo tempo ho scritto un sacco, soprattutto di politica, non perché io ne capisca un granché ma perché è l’argomento più semplice e quello che richiama più lettori. Persino il calcio secondo me richiede più impegno della politica (come minimo ogni tanto ti devi guardare una partita). In tutto questo tempo credo di essermela presa con chiunque – certo con qualcuno più che con qualcun altro – eppure non trovereste, nemmeno se aveste davvero voglia di cercarla, un sola riga di biasimo per il presidente Napolitano o per il presidente Ciampi. Nessuno dei due mi ha fatto impazzire, nessuno dei due mi sembrava criticabile. Forse c’è in me un senso dello Stato, un rispetto per le istituzioni più forte di quanto uno possa sospettare.

Ai tempi di Scalfaro non avevo un blog, ma posso dire di averlo molto stimato anche se i suoi messaggi alla nazione erano insopportabilmente lunghi e alati, e il suo “non ci sto!” mi imbarazzò parecchio. Prima di Scalfaro c’era Cossiga: l’unico presidente che ho trovato discutibile. Molto discutibile: ma solo negli ultimi anni. Col senno del poi non sono tantissime le cose di cui mi pento, ma tra quelle c’è l’aver pensato che l’impeachment per il caso Gladio fosse una cosa seria. Prima di Cossiga c’era Pertini e questo potrebbe anche spiegare tutto: io sono di quello scaglione che è cresciuto con Pertini alla tv, e Pertini alla tv non si discuteva, si amava. Sono passati molti anni, la figura di Pertini mi si è parecchio ridimensionata (grazie soprattutto a chi ne ha fatto un santino), ma forse per me il presidente è ancora un nonno. Un tizio che merita rispetto prima di tutto, anche se non è detto che capisca sempre quello che succede. Questa idea del presidente nonno mi ha forse impedito di ironizzare sulle derive patriottarde dell’ultimo Ciampi, o di preoccuparmi il dovuto della situazione del tutto particolare in cui si trovò Napolitano dalle dimissioni di Berlusconi in poi. Continuo a credere che in quel frangente, e nei successivi, Napolitano prese decisioni forti, ma del tutto ragionevoli. Però forse sono obnubilato dal mio rispetto per il nonno. Il che spiegherebbe parzialmente il mio disagio per i nomi che erano stati fatti nei giorni scorsi. Alcuni di questi erano persino ragionevoli, ma non sarei mai riuscito a considerarli davvero i miei presidenti (a parte Veltroni, che avrei voluto al Colle solo per divertimento). Erano tutti politici di lungo corso che conosco troppo bene per ammirare, forse il problema è tutto qui. Ma forse c’è un’altra spiegazione: non appartengono più alla generazione dei nonni.

Mattarella dovrebbe essere il primo presidente nato negli anni Quaranta, seppur di striscio (’41). Mio padre è dell’anno successivo: il discrimine. Di quelli nati dopo non mi fido. Alcuni so che sono bravi, anche molto bravi. Ma ho la sensazione che possano essere bravi ai miei danni, una sensazione che i nonni non danno mai. L’idea che ormai sia finita, che la cosa pubblica sia interamente nelle mani di gente più giovane di mio padre, se non di me, mi dà una vertigine tremenda e mi spinge ad aggrapparmi a qualsiasi sostegno, sia pure un canuto moroteo. Esprimo dunque i miei più cordiali auguri al nuovo presidente, sempre che oggi lo eleggano.

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Di altre cose finite nel 2014

…dicevo, nel 2014 sono cambiate tante cose. Si tratta per la maggior parte di cose che prima c’erano e poi sono finite. Per prima è sparita la viralità gratis. Poi sono finiti i soldi.

Gazzetta di Modena (Avevo scritto che il 2014 era stato
un anno senza alluvioni? Mi sbagliavo).

Due contratti

Di soldi non ne abbiamo mai parlato. La scusa ufficiale (troppo pochi per essere interessanti) celava un’ambizione: ci si aspettava che aumentassero. E stavano aumentando – lentamente ma gradualmente – a fine 2013, con tre-quattro contratti e due pezzi pagati alla settimana, qualcosina si metteva da parte. Non mi sembrava un modello da proporre in giro, ma in qualche modo funzionava. Nel 2014 ha smesso.

In primavera Liquida ha deciso di sospendere la sua sponsorizzazione, molto generosa. In effetti mi pagava le stesse (identiche) inserzioni di Google, molto, molto più di quanto mi corrispondesse Google. Non ho mai capito perché lo facesse, sospettavo per mecenatismo e preferivo non domandare. In ogni caso, non poteva durare all’infinito, per cui arrivederci Liquida e grazie per tutto il pesce. Ah, e poi come sapete ha chiuso l’Unità. Anche l’Unità on line, decisione a mio avviso molto discutibile. Comunque lo hanno chiuso e ora lo posso dire: sì, mi pagavano.

Non proprio puntualmente, no – ma mi pare che sia la regola anche per i gruppi editoriali che hanno meno problemi. Ero il primo a stupirmene, di solito in questi giorni dell’anno: quando arrivavano quei due o tre bonifici ormai dati per persi. Il fatto è che quando avevo iniziato, nel 2009, la figura del blogger che scrive gratis sul sito del quotidiano ancora non esisteva. Fu il Fatto quotidiano a cominciare in grande stile nei mesi successivi; poi arrivò l’Huffington e da lì in poi l’idea di pagare un blogger diventò un nonsense. Ma io ero arrivato un po’ prima, per un pelo! avevo sparato una cifra bassa, me l’avevano ritoccata ulteriormente, e poi non se n’era più parlato. Nel frattempo c’era la crisi che sapete, per cui non è che mi facessi illusioni; quando chiusero la sede regionale per esempio mi dissi: ci siamo, tra un po’ mi scriveranno che non si possono più permettere ecc. ecc. e che posso sempre collaborare con loro su base volontaria. Non mi hanno mai scritto, e ogni tanto mandavano i bonifici. Quando dichiaravo i redditi davo un’occhiata, i conti tornavano sempre.

In coscienza non credo di aver affossato l’Unità, o scialato soldi pubblici. Mi sono dato da fare, ho portato un po’ di traffico e di discussione sul sito, una volta alla settimana per quattro anni filati – ho saltato soltanto la settimana che sono diventato papà, ma credo di averla recuperata. Mi dispiace se nel frattempo qualcun altro si faceva un mazzo uguale gratis. Mi dispiace soprattutto per chi ci lavorava a tempo pieno e a un certo punto si è ritrovato a bordo di un progetto in cui nessuno stava più investendo, e ha continuato a lavorarci anche mesi dopo l’ultimo stipendio. Io grazie al cielo nella vita faccio altro e davvero, giornalisti e redattori in questo periodo non li invidio.

Comunque da agosto in poi il blog ha quasi smesso di pubblicare pezzi pagati, non so se i lettori se ne siano resi conto. Siamo tornati nel quasi puro dilettantismo, con tutto quello che ciò implica nel 2014. Cosa implica? Non saprei. Pubblicare un po’ meno, probabilmente. All’inizio invece ho provato a pubblicare di più.

Ci manki.

La parola dell’anno è clickbait

L’anno scorso era “selfie”. La parola che all’inizio dell’anno nessuno sa, ma già ne avverte l’esigenza. Il clickbait esiste da quando esiste il www, ma non ci aveva mai dato tanto fastidio. Da quando Facebook è diventata l’edicola unica, ha cominciato a urtarci realmente. Quel che preoccupa è che, a parte le derive grottesche e in fin dei conti divertenti di Beppegrillo, nessuno sembra in grado di farne a meno: siamo tutti in prima fila a gridare più forte i nostri contenuti sperando in quei cento o mille clic in più. In agosto ho fatto un piccolo esperimento.

C’era vita sulla luna (nel 1835, perlomeno).

L’idea era spremere più attenzione possibile dai social network, mettendo a frutto tutte le (cattive) tecniche imparate su Beppegrillo e compagnia. Agosto era perfetto anche perché di solito non succede mai niente, ma da qualche anno a questa parte la gente si connette comunque e ha più tempo per mettersi a leggere qualcosa che non sia la solita campagna virale o le notizie sul meteo. In agosto di solito gli accessi a questo sito si contraevano fino a dimezzarsi; nel 2014 è stato il mese che ha attirato più visitatori. Al di là dei vari trucchetti che hanno irritato molti lettori abituali (i titolacci, la grafica orrenda, le liste ecc.) l’idea di lavorare quando gli altri chiudono mi sembra buona. Anche perché quando gli altri lavorano lavoro anch’io.


La fine di un’epoca (di transizione)

Altre cose finite: l’antiberlusconismo. Un po’ prima di Berlusconi, temo. E non è ancora detta l’ultima. Poi è finito il M5S, o almeno la sua fase eroica. In generale, credo che sia finita un’epoca molto interessante: quei tre anni in cui ci siamo resi conto che B. vacillava sul serio e ci siamo domandati chi ne avrebbe preso il posto. Abbiamo avuto speranze, abbiamo avuto paura, abbiamo letto tante cose e ne abbiamo scritte tante altre. Adesso c’è Renzi, e per quanto sia un formidabile spunto, non richiama la stessa attenzione. In teoria la situazione attuale dovrebbe essere perfetta per un blog del genere: tra Renzi Grillo e Berlusconi Salvini, ogni mattina non dovrebbe essere difficile trovare uno spunto per dare addosso a uno dei tre. In realtà la sensazione è che una certa fase epica sia finita, che finalmente un certo equilibrio sia stato raggiunto, e che molti si siano distratti; che sotto la buccia degli addetti ai lavori, che litigano per mestiere o inclinazione, ci sia una larghissima fetta di lettori annoiati che di questa roba non ne può più. C’è davvero necessità di un altro pezzo sulle purghe nel M5S, o sui voltafaccia di Salvini? Che senso ha infierire? Bisognerebbe essere più antigovernativi ma controllare di non dire le stesse cose che sta dicendo Grillo o il Giornale, è complicato. Io su Renzi avevo molti pregiudizi ma sarei stato contento se fosse riuscito a smentirli. Fin qui non è proprio andata così. Adesso ci sarà la corsa al Quirinale, vedo i giornalisti molto eccitati – io ho già la nausea. Magari tra due mesi succede la Grecia ci fa uno scherzo o succede qualcos’altro di imprevisto e diventa di nuovo interessante discutere di politica interna – a proposito, in questi tre anni la politica estera l’abbiamo tutti colpevolmente snobbata, con qualche soprassalto perlopiù causato da bombardamenti in Palestina. Credo che a rileggermi col senno del poi – una cosa che per fortuna non avrò mai tempo per fare – farò l’effetto di una persona eccezionalmente miope, tutta concentrata su quello che gli succedeva nell’orto di casa, mentre a Hong Kong si fronteggiavano democrazia e totalitarismo, la NSA ci spiava, Google cominciava a produrre droni, eccetera eccetera. Questa miopia la rivendico: sono un tizio che non ci ha mai visto molto lontano, e che preferisce dare un contributo ai piccoli discorsi che capisce. Non sono un futurologo, non capisco molto di economia (beati voi che invece), mi piace scrivere dei fatti miei e di qualche milione di persone con cui condivido la lingua. Niente di interessante, vi avevo mai fatto credere il contrario? Vi chiedo scusa, e vi capisco se passate di meno. Capita persino a me.

Tempo

A settembre è finito anche il tempo. Non saprei dire il perché, ma mi sembra di averne sempre di meno. Non ho cambiato professione, non ho figliato ulteriormente, non ho trovato un nuovo hobby, non ho un amante. Mi addormento prima, semplicemente. Questo era un blog che si metteva assieme soprattutto in una fascia dall’una alle tre di notte che non esiste quasi più. Meno tempo significa meno pezzi, il che non è necessariamente un male. Diventa sempre più difficile pianificarne le uscite, e questo rende più difficile scrivere i pezzi sui santi – ce ne sono ancora di interessanti, ma ci vuole un tempo per prepararli che non c’è più. Un’altra cosa da fare sarebbe riscriverli bene – ci trovo strafalcioni e ripetizioni ogni volta che li rileggo. Diciamolo, ho passato due o tre anni a scrivere come un ossesso e non riuscivo più a correggermi. Un obiettivo per il 2015 potrebbe essere: scrivere meno scrivere meglio.

(Ma vi rendete conto che tra dieci anni è il 2025? Brividi).

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La sola edicola in città (non funziona)

Consuntivo 2014, forse

Abbiamo avuto tutti un anno difficile.

http://www.linkiesta.it/fine-discoteche-italiane

Io non dovrei nemmeno lamentarmi – un anno senza inondazioni e terremoti, buttalo via – ma la situazione in generale mi sembra abbastanza grigia, anche e soprattutto nel www. Tanto che mi domando se abbia davvero un senso venire qui a cercare di spiegare e spiegarmi perché gli accessi sono un po’ scesi, e come intendo reagire al problema ecc. ecc. ecc. – come se questo sito fosse l’unico al mondo che non riesce più ad attirare l’attenzione. Come se non fosse fisiologico, e tutto sommato giusto, che aumentando il bacino di lettori non aumenti anche la possibilità di trovare qualcosa di meglio. Come se non avessi anch’io tante cose più interessanti e importanti da fare.

Comunque. Vi è sembrato volare, il 2014? Quaggiù non è volato affatto. Uno di quegli anni in cui sembra che non cambi niente e invece è cambiato tutto. Molte cose in peggio, ok. Ma concentriamoci sul cambiamento. È pur bello cambiare.

Zoccolo e picchi.
Il primo cambiamento che si è fatto notare nel 2014 è quella che mi piacerebbe chiamare la fine della viralità facile – ma poi mi toccherebbe comunque prendere una mezza dozzina di righe per spiegare cosa intendo. Mettiamola così: il pubblico di un sito come questo si divide in zoccolo e in picchi. Lo zoccolo è fatto di quelli che vengono sempre, con cadenza quotidiana o settimanale. Lo zoccolo è il privilegio e il vanto di un sito storico come questo (14 anni, signori); è cresciuto con alterne vicende fino al 2009 e da allora è sempre sceso, sempre. Vi chiederete come fa un bacino a scendere per sei sette anni senza toccare mai lo zero, ebbene, sono il primo a stupirmene.

L’altra componente sono i picchi. Quelli che arrivano soltanto quando un pezzo diventa virale – cioè attira l’attenzione su facebook, dato che da diversi anni, ormai, la viralità dipende unicamente da facebook. Twitter, quando si arriva ai grandi numeri, sta a Facebook come il ciaocrem alla nutella, mi dispiace. Non ho mai voluto molto bene a Zuckerberg e alla sua creatura, ma ormai l’unica edicola aperta in città è la sua, e mi tocca pure sgomitare per ottenere un posto sull’espositore. In ogni caso, nel 2013 era bastato comparire nell’edicola con assiduità per aumentare, a fine anno, il numero totale degli accessi. Un classico esempio di dead cat bounce (= “Anche i gatti morti precipitando rimbalzano”) – in ogni caso l’effetto è già finito. Ma è finito perché, sin dai primi mesi del 2014, non c’è stato più modo di diventare virali su facebook. Un ritocco all’algoritmo, o forse sono diventato più noioso, fatto sta che anche questa pacchia è finita. Il pezzo più letto dell’anno scorso aveva raccattato diecimila clic in un paio di giorni (per arrivare a ventimila nel giro di qualche mese). Quest’anno  più di quattromila non si facevano, non c’era verso. È sufficiente confrontare le due campagne elettorali, entrambe molto discusse, che portavano un sacco di lettori infervorati a discutere nei commenti: quest’anno mi sembra di averla seguita con più assiduità, portando a casa molto meno.

L’unica edicola in città…
Nel frattempo – forse per autosuggestione – facebook mi sembra diventata molto più caotica. Non c’è più verso di ritrovare l’unica cosa tra cento che ripensandoci ti interessava. Forse ho troppi amici, forse troppo pochi, chi lo sa – resta impressionante la quantità di minestra riscaldata che Zuck mi propina al posto dei contenuti interessanti che mi perdo ogni giorno, accorgendomene magari una settimana dopo. È terribile vivere in un posto dove esiste una sola edicola e non ci trovi mai quello che interessa – almeno in questo Internet non avrebbe dovuto somigliare a San Martino Secchia. Che fare?

(I cinque post più letti del 2014. Il terzo è del 2012).

  1. La scuola dell’amore (non passerà!)
  2. Palla al centro, Cinquestelle
  3. 5 cose che nessuno sa di Dalla, forse
  4. Ma ci sarà un correttore a Torino
  5. L’esplosione controllata di Grillo

Prima o poi ci stancheremo di FB – ci siamo stancati di tutto – e troveremo qualcos’altro che all’inizio funzionerà bene e poi sempre peggio ma comunque avrà attirato così tanti utenti che resterà comunque per un pezzo il posto più interessante e divertente. Funziona sempre così – dove sono le discoteche della nostra adolescenza? Ci sembravano eterne, e invece – il problema è che disfarsi da Facebook sarà oggettivamente più difficile. Ci abbiamo rovesciato troppa vita dentro, e senz’altro Zuck non ce la restituirà. Non gratis. È un po’ il problema dei tatuaggi.

A me non piacciono i tatuaggi. Sono una persona costituzionalmente incerta, tendo a pensare al me stesso del futuro come a un estraneo che avrà senz’altro gusti diversi dai miei, a cui devo consegnare il mio corpo nella condizione il più possibile ottimale, e quindi trovo stupidi i tatuaggi. Non vedo l’ora che passino di moda. Il problema è che il tatuaggio non è un anellino qualsiasi. Non passa di moda per definizione. Chi si fa un tatuaggio a vent’anni potrebbe trovarlo disgustoso a ventuno – ma non lo farà. Cristallizzerà il suo gusto al tempo in cui gli piacevano i teschi o i font esotici. Svilupperà milioni di teorie – una per ogni giorno in cui si vede il collo tatuato allo specchio – per spiegarsi come mai quella macchia sul collo è interessante a dispetto di ogni ragionevole estetica. Farà il possibile e l’impossibile per autoconvincersi che i tatuaggi sono belli e probabilmente riuscirà a convincere qualcuno più giovane di lui a replicare il suo errore all’infinito. Intere civiltà del passato sono discese in questo abisso.

Mi chiedo se Facebook non sia un po’ la stessa cosa. Vedo un sacco di gente buttarci dentro la loro vita, indifferenti al fatto che sia una lavagna indelebile, e di proprietà altrui. Poi si lamentano se Zuck per augurargli il buon Natale gli risputa la foto della figlia morta – hai regalato le tue foto all’unico edicolante in città, che t’aspettavi? C’è gente che ha chiuso i blog – per carità, li capisco – e poi scrive cose intelligenti su facebook, ma perché lo fate? Davvero avete tanta intelligenza da regalarla gratis agli incroci delle strade, come la Sapienza dei Proverbi? Non vi interessa più tenerla in archivio, volete lasciarla tutta a Zuckerberg?
E se un giorno ve la cancella?
O se un giorno voleste cancellarvi voi?
Vi state tatuando facebook sul collo, rendetevi conto.

(Il consuntivo prosegue un’altra volta perché sono andato fuori tema)

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I dieci peggiori blog d’opinione d’Italia

Macchianera Italian Awards 2014: NominationMacchianera Italian Awards 2014: Nomination30 agosto 2008un oscuro blog dell’epoca arcaica fa incetta di nomination ai Macchianera Blog Awards, come si chiamavano a quel tempo. Sei anni dopo, c’è ancora qualcuno che lo vota, a dispetto di ogni buon senso e logica commerciale. 

Ciao, siete meravigliosi. Volevo ringraziare tutti gli affezionati lettori e in particolare le batterie di scimpanzé che Gianluca Neri evidentemente mantiene in cattività in un ambiente cablato (probabilmente spera che scrivano l’Amleto o magari qualcosa di meglio) e che anno dopo anno, quando si tratta di votare per i MIA, continuano a spuntare la voce “leonardo”, probabilmente per inerzia. Anche quest’anno sono in lizza per il “miglior post” – mai meno meritato – e per il “miglior blog di opinione”, inserito in un mazzo di avversari che mi polverizzeranno. Ve li presento qui di seguito, con un’avvertenza: STO SCHERZANDO. In realtà li stimo tutti molto. No, perché c’è chi si è bevuto la storia del critico musicale e quella della Gioconda falsa, e insomma non si mettono mai abbastanza mani avanti.

Dice che si è spento ieri sera alle 21 e 50.

Licenza Politica (www.licenzapolitica.it)

Licenza Politica è (apre la pagina) un “blog controcorrente, dall’anima liberale, liberista e libertaria”: complimenti, mi sei già salita sulle palle col sottotitolo. E insomma sarà da vent’anni che sfracassate con la trimurti liberali-liberisti-libertari e ogni volta mi verrebbe da chiedervi: ma perché “libertini” no? Cosa v’hanno fatto i libertini, eh? Eh? Restif de la Bretonne non è forse degno di entrare nella vostra accolita di liberti liberati battenti bandiera liberiana? La notizia in homepage è che Stalin è morto. Giuro. No, è un effetto dei layout con le foto immense. Allora io posso anche sbagliarmi, dopotutto sono in giro solo da un milione di anni, però più grosse ci mettete le foto, più piccole sembrano le vostre opinioni. La più recente è sul fallimento dell’Unità, che sarebbe un “fallimento di mercato”. Uhm, se ne può discut– NO. Che altro c’è? Un endorsement a Forza Italia perché a inizio luglio devono aver aperto alle coppie gay – me n’ero già dimenticato, per fortuna che c’è Licenza Politica che va controcorrente e mi ricorda queste verità scomode. “Quindi, chapeau Francesca e chapeau Cav. Se questo è il nuovo inizio di Forza Italia, forse la vera rivoluzione liberale non è ancora perduta“. Qualcuno ha visto la salma di Gobetti di recente? Mi saprebbe dire quante rotazioni riesce a compiere nel minuto-secondo? No perché io ho questa idea che se riuscissimo ad attaccare una dinamo alla salma di Gobetti avremmo risolto il fabbisogno energetico di una popolosa provincia italiana. È pur vero che le hanno abolite. E poi lui è al Père-Lachaise direi. E coi francesi non si ragiona, loro hanno il nucleare da rivenderci. Les salauds. Stavamo dicendo?

Byoblu (www.byoblu.com)

Ora se ne va in giro per le capitali europee a spese nostre, ma c’è stato un periodo, ve lo giuro, in cui Claudio Messora sembrava più sfigato di me. Lo so che appare impossibile. Ricordo quando l’ho visto per la prima volta risalire le classifiche, e mi domandavo: ma chi è questo sconosciuto, ma cosa fa nella vita a parte dire di aver vinto il festival di Castrocaro? Niente. Aveva scoperto i blog (nel 2007, quando erano già stati dati per morti cinque o sei volte) e aveva mollato tutto per mettere su un videoblog. Pazzo! Avrei voluto dirglielo in faccia. Folle sconsiderato, torna subito a fare il compositore “con all’attivo molti dischi venduti in numerosi paesi del mondo”, o il “Project Manager e Amministratore Delegato in start-up di innovazione tecnologica”, qualunque cosa, ma lascia queste acque melmose. Non hai capito che uno su mille ce la fa, ed è comunque Beppe Grillo? Non so se fosse già infeudato con la Casaleggio. So che non se la passava bene e non ne faceva mistero:

Quanto tempo dedichi al blog? Per lungo tempo ho passato anche 2 o 3 giorni senza dormire. Questo è un videoblog e, a parte adesso che sto lavorando al Documentario INTERNET FOR GIULIANI, l’editing video, tra la registrazione, il montaggio, la conversione e via dicendo, è un lavoro massacrante. […] Quindi la risposta finale è: 24 ore al giorno. Ma solo perché non ce ne sono di più.
Vedo che hai anche pubblicità nel blog e … quanto ti rende? Domanda ambigua cui, per i motivi che spiegavo prima, non credo di essere costretto a rispondere. Però, siccome non ho nulla da temere, ti allego questa immagine, uno screenshot delle entrate AdSense di oggi: click per scaricare. Potrai e potrete constatare che l’incasso di oggi, per il momento (ma la giornata volge al termine) ammonta a € 5,22, di cui €1,78 da proventi dei banner sul blog, e €3,44 da proventi dei banner sui video di YouTube. Non mi sembra una gran fortuna, soprattutto considerato che solo il server (macchina dedicata su Aruba) costa 1600€ all’anno, altri 1000€ se ne vanno per la connessione domestica alla rete, altri 240€ per quella mobile (se mi sposto, devo lavorare), 1500€ costa la videocamera, 500€ tra luci e cose varie, 600€ di microfoni, 2000€ tra Adobe Premiere e vari altri softare di montaggio video, un qualsiasi spostamento per raggiungere un evento o una persona da intervistare significa altre centinaia di euro, più altre spese che sto tralasciando. In più devi considerare che questo è il mio lavoro – non posso e non ho tempo di farne un altro, per cui ho smesso di fare l’informatico, che mi faceva guadagnare bene – per cui oltre alle spese vive dovrei anche riuscire a guadagnare per pagare il mutuo, la macchina, la scuola di mio figlio, la spese, le bollette, l’amministrazione del condominio e… devo continuare? 🙂

Era una domanda retorica, vero? No, cristiddio, non devi continuare. Ti sei pure fatto lo spazio su Aruba, seicento euro di microfoni, sei matto da legare. Hai un figlio, una macchina, un mutuo, le spese condominiali, qualcuno faccia qualcosa. Ero veramente preoccupato.
Adesso non sono più così preoccupato. So che di recente ha lasciato il ruolo di responsabile della comunicazione del Gruppo Parlamentare del M5S al Senato della Repubblica per assumere il ruolo di responsabile della comunicazione del M5S al Parlamento Europeo. Insomma direi che alla fine i microfoni li ha ampiamente ammortizzati.

Il cuore del mondo (blog.ilgiornale.it/foa/)
Marcello Foa ha un blog d’opinione. Lo sapevate? Io non sapevo nemmeno che avesse delle opinioni. Sono un po’ in imbarazzo perché è del Giornale e quindi dovrebbe essere facile spernacchiarlo; e invece il layout è elegante, il tono è amabile (né compagnone né snob), e ho già letto cinque post senza trovare una vera cazzata. Le origini qataresche dell’ISIS. Dubbi sul disastro aereo in Ucraina. Risate per l’inglese di Renzi. Complimenti alla Merkel che bacchetta Obama sull’NSA. Cosa diamine sta succedendo? Se avessi Marcello Foa nei miei feed, rischierei fortemente di confonderlo con Gilioli e viceversa. Bisogna fare qualcosa. Ripristinare le distanze. Mi tocca scrivere “Berlusconi” e premere il tasto cerca. Scopro che è ancora un martire della magistratura e delle “lobby finanziarie europeiste”. Whew .

Qualcosa di Sinistra (www.qualcosadisinistra.it)

Ma siete sicuri? Con appena quattro fotoritratti di Berlinguer in homepage, dico, siete davvero sicuri di essere Qualcosa di Sinistra? Io nel dubbio ne aggiungerei almeno un altro paio, dai. Dopotutto che gusto c’è ad avere un layout a quattro colonne, se non puoi infilarci qualche altra foto di Berlinguer sorridente. Di questo ha bisogno non solo la sinistra, ma il mondo in generale: non dell’amore, ma di FOTTUTI FOTORITRATTI DI ENRICO BERLINGUER. E allora sapete che vi dico? Il mio è più grosso. Intendo naturalmente il mio fotoritratto di Enrico Berlinguer.

Libernazione (www.libernazione.it)

Libernazione è una pregevole webzine di opinioni pret-à-épater l’anima de staminchia, che si tiene a galla lanciando su facebook acchiappaclic virali che sfruttano il dirompente effetto liberatorio del predicato verbale preferito da grandi e piccini, ovvero, “HA ROTTO IL CAZZO”. Cosa? Ma la qualunque, ovvio. I tatuaggi. L’erasmus. Gli ombrelli, le macchine da cucire, tua nonna in carriola, ha rotto il cazzo un po’ tutto: compresa, purtroppo, la rottura di cazzo. È strano che Capriccioli non ci abbia già fatto un generatore casuale. Ultimamente ci ho anche letto che se critichi Israele sei antisemita. NO MA GIURA. L’HAI BREVETTATA QUESTA? CORRI SUBITO ALL’UFFICIO, UNO SPUNTO COSì ORIGINALE FANNO IN FRETTA A COPIARTELO.

Piovono Rane (gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it)

Non c’è dubbio che Gilioli sia un faro per tutti noi. Che da lungo ci stia guidando in questa lunga attraversata nel deserto, da una sinistra antiberlusconiana a una sinistra sempre antiberlusconiana ma anche antigrillina e antivendoliana e antiingroiana e antispinelliana e e e e.

Ma.

No, niente, è solo che dopo aver letto un migliaio di post di Gilioli mi sono accorto di come gli piaccia piazzare un’avversativa a metà post, è un suo tic retorico ma è anche qualcosa che lo descrive. Un’obiezione vivente, che si aggira per le sconfinate praterie dove una volta pascolava la sinistra e si domanda: dove sono tutti? perché scappano a ondate centrifughe? Ma ci sarà pure lo spazio per una sinistra che non sia né giustizialista né populista né complottista né vetero né nuovista né salottiera né troppo identitaria né troppo poco né settaria né né. È pur sempre affascinante la descrizione di una malattia dal punto di vista del virus.

La Z di Zoro (www.diegobianchi.com)

Ma ci mancherebbe, vogliamo tutti bene a Zoro e gli auguriamo di vincere qualsiasi altro premio – il Leone d’oro, l’Oscar, il Telegatto, lo Strega, il Nobel per la Pace (ma ci accontenteremmo anche di quello all’economia). E allo stesso tempo non possiamo esimerci dal constatare come l’ultimo post della Z di Zoro risalga al 4 agosto 2013. È un anno che non ci scrive più niente. Più che comprensibile – mi sembra, fuor d’ironia uno che si sbatte davvero – ma se votate Zoro come miglior blog di opinione mi sa che non v’interessano troppo le opinioni in generale. State sacrificando a un Dio assente – no, per carità, c’è chi lo fa da migliaia di anni e si trova benissimo, chi sono io per. A proposito, avete notato quanti post ho scritto io quest’anno? Con questo fanno centosettantuno. No, così tanto per dire.

Phastidio.net (www.phastidio.net)

I blog, come le persone, sono quasi sempre migliori della prima impressione che ti hanno fatto. Il mio problema con Phessimismo-e-Phastidio risale ai tempi della seconda guerra del Golfo, quando si parlava di esportare la democrazia e lui pubblicava quelle lunghe e accorate partiture per trombone di Glucksmann. Era facile confonderlo con tutta una pletora di blog filoamericani che a un certo punto sono misteriosamente evaporati. Lui era di ben altro peso specifico, ma ci ho messo quasi dieci anni a farci caso. Ora è uno dei pochi blogger di cui mi interessi il parere, anche e soprattutto quando non si sovrappone al mio. Il che succede purtroppo sempre meno – dico purtroppo perché Seminerio è il profeta dell’Andrà molto peggio. Mi piace raffigurarmelo su un pulpito con una cuffietta da quacchero, anche se in realtà non sono molto sicuro che i predicatori quaccheri portino le cuffiette. Ma insomma un tizio che annuncia piaghe d’Egitto e dà per scontato che ce le meritiamo. Tanto più insopportabile in quanto non si riesce in nessun modo a dargli torto.

Beppe Grillo (www.beppegrillo.it)

Io Beppe a un certo punto l’ho messo nei feed. Sapete cos’è avere Beppe nei feed? Siccome Casaleggio la sa lunga, il feed contiene solo titolo e fotomontaggio. Quindi ogni giorno mi arrivano nei feed due o tre o quattro orrendi fotomontaggi accompagnati da titoli che vorrebbero essere divertenti e sono più spesso incomprensibili. È come avere un ubriaco sul tuo portatile di prima mattina. Come direbbero quelli di Libernazione: non ci si capisce un cazzo. Ma è il progetto beppegrillo.it, nel complesso, a sfidare tutto quello che noi sappiamo sul www. Se non l’avessi mai visto in vita mia, se improvvisamente me lo mostrassero, io scuoterei la testa e spiegherei: questa roba non potrà mai funzionare. Invece ci hanno quasi vinto le elezioni. La gente è strana.

Leonardo (www.leonardo.blogspot.com)

Leonardo è un grafomane che da 13 anni ammorba la rete in lingua italiana con opinioni non richieste su qualsiasi cosa. Fatti venire una qualsiasi idea del menga, e sta sicuro che lui l’ha già formulata nell’aprile del 2004 o nel settembre 2009. Aboliamo le vacanze di Pasqua. Isoradio programma troppa musica italiana. Come i bachi che passano la vita a sbavare per costruirsi un bozzolo, questo tizio sta costruendo un enorme monumento di parole alla sua supponenza e ignoranza, una piramide di opinioni gratuite che nessun diritto all’oblio riuscirà mai a occultare del tutto. Di lui hanno detto (continua…)

(Potete votare anche qui sotto. Ricordate che Enrico vi guarda. Voi non volete davvero far piangere Enrico).

autoreferenziali, blog, camillo, fumetti, Iraq, Leonardo sells out

Dieci anni che mi manchi davvero

26 agosto 2004 Enzo Baldoni viene ucciso in Iraq.

Dieci anni prima io ero uno studente sbarbato senza gusto né cultura. Come tutti i miei coetanei guardavo molti spot, dicevo di preferirli ai programmi ma mentivo. Cercavo di capire come funzionavano, persino di apprezzarli, ma la maggior parte era già copie di copie di copie. A metà ’90 ormai di spot che mi facessero alzare dal divano non ne trovavo più, a parte uno.

È stato forse davvero l’ultimo spot che mi è piaciuto. Non avevo naturalmente la minima idea di chi l’avesse inventato; magari un americano o un francese, era difficile imparare certe cose a quei tempi. Non si sapeva davvero a chi chiedere. Valeva per la pubblicità e per tantissime cose che non si trovavano né sui quotidiani né sui libri di scuola.

Un sistema era leggere le riviste – su una di cui non ricordo nemmeno più il nome una volta lessi di un disegnatore americano che aveva completamente stravolto Batman, facendogli fare cose assurde e criminali in un contesto realistico. Bisognava anche avere una memoria particolare, perché lì per lì la cosa non mi disse niente; fu solo una manciata d’anni dopo che passeggiando per l’ala dei fumetti della biblioteca trovai questo enorme tomo su Batman e mi dissi: ne ho sentito parlare, dev’essere interessante. Non leggevo di supereroi da quando ero bambino. Però era chiaro sin dall’inizio che quella non era una storia per bambini. Era narrata con un ritmo che oggi è diventato uno standard anche al cinema, ma allora era diverso da tutto quello che avevi letto o guardato. Una specie di monologo d’azione, scandito in frasi laconiche commentate da disegni volutamente tirati via. Questo, nelle prime pagine. Poi il monologo si intrecciava con altri monologhi – ognuno colorato in un modo diverso, per aiutare il lettore – e la voce dei presentatori televisivi assumeva la funzione del coro tragico. Doveva essere stata un’impresa, tradurre un libro così. Questo sicuramente lo pensai, ma non mi affaticai a cercare il nome del traduttore: sicuramente era stato bravo, ma a quel tempo ero convinto che essere bravo non fosse niente di eccezionale: che ci fossero tantissimi traduttori bravi in circolazione; che il mondo dell’editoria traboccasse di professionisti bravi ed entusiasti che ci avrebbero sempre dato il meglio. E poi alla fine era solo un fumetto di Batman, chissà quante cose avevo per la testa ritenendole più importanti.

I fumetti – come la pubblicità – sono una cosa che ho voluto sempre capire, ma senza impegnarmici veramente troppo. Alla fine non sono tantissimi quelli che mi sono piaciuti davvero. Per qualche mese m’innamorai dell’opera di un vignettista francese, Gérard Lauzier, dal tratto elementare – sembra che tutti i suoi personaggi sorridano – eppure dopo un po’ ti rendi conto che sono espressivissimi, ogni sorriso è inclinato nel modo giusto per esprimere, a seconda della situazione: cinismo, invidia, disperazione, rabbia, rassegnazione, eccetera. Questione di millimetri, o di autosuggestione indotta nel lettore, non saprei. Lauzier era il feroce fustigatore di una società e di una cultura che non erano decisamente le mie, ma non mi ci voleva molto impegno per riuscire a sentirmi fustigato lo stesso. Non è solo l’ironia contro la gauche-caviar – sono tutti buoni a prendersela con quella, ma la versione provinciale della gauche-caviar, quella è tutt’un’altra cose che pochi conoscono davvero: così come il contraltare, la destra dei reduci d’Algeria. Anche in questo caso, ci voleva del fegato e della bravura a tradurre quei mondi lontani, nuvoletta per nuvoletta, riuscendo a dare un ritmo italiano a personaggi così irrimediabilmente francesi. Anche in questo caso, non mi diedi pena di conoscere il nome del traduttore.

I novanta intanto volgevano al termine e tutti parlavamo di internet. Ne parlavamo tra di noi, perché su internet non è che ci stessimo parecchio: si teneva occupato il telefono per vedere, nella maggior parte dei casi, un quadratino, un cerchio e un triangolo. Se volevamo sapere qualcosa di più su cosa stesse succedendo, per dire, in America, era davvero meglio leggersi Colombo o Zucconi. Se già allora avevamo il sospetto che tutto fosse un po’ troppo italianizzato per i gusti del lettore medio, al massimo c’erano le strisce di Doonesbury su Linus – che sarebbero risultate incomprensibili, in realtà, se il traduttore non fosse stato così gentile da corredarle di commenti esplicativi che ci permettevano di capire di cosa stessero parlando i personaggi il più del tempo. Grazie a lui tutto assumeva un senso. Doonesbury poi era una vera lezione di leggerezza – il modo con cui affronta qualsiasi argomento, in modo anche spietato, ma senza mai alzare la voce, senza mai perdere il ritmo. Il nome del traduttore e curatore di Doonesbury lo avevo senz’altro letto su Linus, ma nella mia testa non c’era lo spazio per troppe nozioni: credo che per me – e per molti altri – si chiamasse Zonker, punto.

A un certo punto lo spazio di Zonker divenne una vera e propria rubrica, ma io già avevo smesso di leggere Linus così assiduamente. Ne avevo meno bisogno, su internet cominciavo davvero a trovare più cose interessanti, e stavo pure cominciando a scriverne io. Scoppiò all’improvviso una stagione molto intensa: il g8 di Genova e poi l’11 settembre. Leggevo molto e litigavo con un sacco di gente. Ieri ho recuperato un pezzo in cui me la prendo con un giornalista per il modo in cui traduceva un pezzo del Boston Globe. Il giornalista stava affannosamente cercando di dimostrare che a Guantanamo tutti i detenuti stavano bene, che lo dicevano nelle interviste e di quel che dicevano nelle interviste c’era da fidarsi. E crescevano anche di peso. Fu una sua ossessione per alcuni anni, il peso forma dei detenuti. Ha fatto peraltro un’invidiabile carriera.

Comunque, mentre io usavo internet per azzuffarmi, percuotermi il torso e tutte le altre cose che fanno i primati quando cercano un partner, altri stavano iniziando ad aprire blog davvero interessanti. Il segreto era avere anche una vita interessante. Enzo Baldoni ad esempio viaggiava molto, scansando i posti meno pericolosi. Dieci anni fa discutevamo tutti di Iraq al punto da poterci scambiare per esperti di geografia mesopotamica; sapevamo dov’erano Mosul e Bassora, la differenza tra sciiti e sunniti. Avevamo opinioni smaliziate persino sui tesori perduti del museo di Bagdad, che non c’è mai venuto in mente poi di andare a visitare. Ma in sostanza tutte le chiacchiere che sviluppavamo nascevano intorno a due o tre fonti di informazione. Di gente così curiosa da voler andare in Iraq davvero, a rischio della vita, ce n’era già poca allora: e parecchi nel frattempo sono morti.

Morì anche Baldoni, dieci anni fa oggi. Ci rimasi un po’ male, come di qualcuno che si ammira ma non si conosce. Poi Luca Sofri pubblicò una sua lunga chiacchierata radiofonica – di cui stasera trovo solo un breve ritaglio. Nel giro di poche ore scoprii che oltre ad aver tradotto e curato l’edizione italiana di Doonesbury, Baldoni era stato anche il primo traduttore del Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller; che gli era stato proposto (mi par di ricordare) da Oreste Del Buono, quando Baldoni era andato a proporgli di tradurre un francese che amava alla follia, un tale Lauzier sconosciuto in Italia. Che oltre a tradurre faceva il pubblicitario; per esempio era suo lo spot dei palloncini che si rasano.

Sono passati dieci anni. Ho sempre saputo che non sarebbero stati interessanti come i dieci precedenti – però, davvero, passarli senza nemmeno un fumetto seriamente caustico, senza che passi mai alla tv uno spot veramente geniale, possibile? Cosa accidenti è successo da un certo punto in poi? Quel mondo pieno di professionisti entusiasti in grado di apparecchiarti le cose che ti interessano davvero, non lo so, forse non è mai esistito nella realtà; forse era grande non più dell’ufficio di Del Buono. Persino Frank Miller nel frattempo si è un po’ bevuto il cervello, ma è una di quelle cose che ti capitano a invecchiare discutendo di guerre, di quanto siano giuste o ingiuste, senza però combatterle mai. Sta capitando probabilmente anche a me. A Enzo Baldoni non poteva capitare.

PS: ieri su twitter è scoppiato un pollaio. Un giornalista importante (quel giornalista importante) si è molto risentito perché qualcuno gli ha fatto le pulci su una traduzione.

autoreferenziali, musica, tv

I dieci video che mi hanno fatto cagare sotto (ma ero piccolo)

Poi li riguardi da adulto e… no, aspetta, alcuni facevano cagar sotto davvero!

Ma contestualizziamo. Oggi diventi adolescente nel momento in cui i tuoi compagni delle elementari spengono la luce, ti legano alla sedia e ti reggono le palpebre acciocché tu sia costretto a guardarti tutto Hostel o qualche altro film a base di trapani. Eppure dovete pensare che ci fu una generazione che non aveva nemmeno le vhs, una generazione che mica poteva dire mamma mi dai i soldi per vedere darioargento al cinema e cagarmi adosso, la generazione che per anni continuò a sognarsi la maschera di Berlfagor in bianco e nero. Poi è arrivato MTV. Ci siamo rimasti sotto di brutto, non avete idea. Ritratto di una generazione che si spaventava con due disegnini e un montaggio serrato.

#10 A-Ha, Take On Me


No, guardate, è una cosa mia. Si vede che ero piccolo. Anche un po’ frignone. Però, vi giuro, le palpitazioni. Boh. Rivedendolo, il montaggio mi sembra ancora molto efficace – tranne loro, tre artisti tutto sommato rivalutabili, che qui sembrano la quintessenza della boy band irritante. Capisci perché non ho il diritto di ridere dei ragazzini che prendono gli spaghi coi trailer di Twilight?

#9 David Bowie, Look Back in Anger


Questa va spiegata. Il video – già antico ai tempi di Videomusic – tornò in auge durante la campagna promozionale per il tour del 1986, credo – c’era una striscia che passava tutti i giorni coi vecchi video di Bowie. Questo era sempre tagliato verso la fine, quando mi sembrava chiaro che stesse per succedere qualcosa di orribile e terrificante – ma non ho mai saputo cosa finché non c’è stato Youtube. Così quando ho scoperto che era solo un catalogo di pose artistoidi bollite mangiate digerite e ricacate, ormai era troppo tardi, ero spaventato da anni. È andata così, non guardare indietro con rabbia.

#8 Tom Hooker, Help Me


Questo rientra nella classifica in senso lato: ovvero non c’è dubbio che faccia cagare, ma dalla bruttezza. Veramente tanta bruttezza. Non fa paura, però, cioè – un po’ sì, è talmente brutto che se ci ragioni ti rendi conto che chi ha realizzato qualcosa del genere è veramente capace di tutto, e magari è ancora in libertà. Brutto come la brutta copia sgualcita di un fotomontaggio scherzoso appeso ai lampioni la notte prima di un matrimonio finito male. Così brutto da ricordarmelo dopo averlo visto intero una volta sola quasi 30 anni fa, e a dire il vero non ero sicuro di non essermelo sognato. Invece su Youtube c’è persino il nome dell’azienda che lo realizzò. A rivederlo, devo ammettere che è una bruttezza che sfida il tempo: fa il punto su tutto il brutto che l’Italia stava producendo in quel periodo (Milano soprattutto), e getta le basi, i semi, i ponti per tanta bruttezza che verrà in futuro (in certi fotogrammi sembra già di vedere i salvaschermo di un Windows 3.1)

#7 Aphex Twin, Window Licker


Anche questo non so bene che ci faccia qui. A rigor di logica aveva più senso Come to Daddy ma diciamolo, non ero più piccolo e un Alien non è che mi facesse perdere il sonno. Neanche Window Licker mi ha mai fatto perdere il sonno, e però credo catturi un momento della vita in cui poteva capitare di rincasare un po’ tardi e mettersi a scanalare nei bassifondi del telecomando, niente niente che si riuscisse a incrociare qualche tipa coperta solo di numeri in sovraimpressione – poi magari tra un telemodena e un reteA il dito finiva per abitudine sul nove e di colpo ti ritrovavi davanti QUESTA ROBA. Avevi realmente la sensazione che ci si stesse prendendo gioco di te, del tuo pigro autoerotismo nottambulo, e questo era molto più inquietante del transessualismo della cosa.

Ok, questi non facevano mica paura, dai – Clicca qui per vedere quelli che facevano cagare sotto davvero
(E tu? Quali sono i video che da piccolo ti hanno spaventato? Scrivimelo nei commenti! Non dubitare che me ne freghi realmente qualcosa, ma qui bisogna fare traffico in qualsiasi modo, capisci).

#6 Lou Reed, No Money Down.


Mai sentita (appena vedevo il manichino, zap!) Mai vista. Solo sentita raccontare da amici di notte davanti al fuoco. E incrociata per sbaglio scanalando sul nove, nel qual caso si cambiava canale subito e si sperava di non avere incubi. Ecco il mio primo approccio a Lou Reed. Ho ridato un’occhiata e, beh, il manichino è ancora impressionante. Ma quello che veramente stende è la lentezza. Passi due minuti a dire, va bene, ok, fai quel che devi fare, facciamola finita.

#5 Tom Petty & the Heartbreakers, Don’t Come Around Here No More


Qualunque cosa tu stia cercando, non guardare più qui. Vi dirò solo questo: nello spaccio dietro casa vendevano questa torta diplomatica un po’ industriale, ma buona. Ricordo che quel mattino non andai a scuola, stavo già un po’ male per i fatti miei, e guardavo Videomusic sul divano. Non ho mai più mangiato quella torta diplomatica in vita mia. Il video a riguardarlo forse è un po’ ingenuo, ma il finale mi sembra abbia preservato la sua temperatura agghiacciante.

#4 Noir Désir, Le vent nous portera


No, decisamente non ero più piccolo, ma appena tornato a casa dalle ferie, posata la valigia, fatta una doccia, accesa la tv, ho avuto un brivido che non sentivo da decenni. Fuori cominciava a piovere e il vento a portarci via. Tra tutti questi è il mio video preferito, e forse un giorno mi verrà anche voglia di rivederlo.

Vabbe’, anche questi non è che siano così terrorizzanti. Sei pronto per gli ultimi tre?

autoreferenziali, blog, crisi? che crisi?

Un agosto all’inferno.com

Io poi per quanto posso cerco di restare positivo, ma sarei un ipocrita a negare che si sente un’arietta un po’ difficile.
Non è solo la crisi mondiale – in fondo c’è sempre una crisi al mondo;
non è solo la crisi italiana – quale crisi? no, perché ne abbiamo avute tre di fila e forse arriva la quarta, cioè voi vi ricordate cosa c’era tra una crisi e l’altra?
non è solo la crisi del… come chiamarlo? Giornalismo? Non esageriamo. Mercato dell’informazione? Quel che vuoi, tanto è in crisi (per chi non lo sapesse) nera;
ma è proprio la crisi del blog in sé, che sta dentro a tutte le altre crisi come una matrioska e non se ne esce. Per fortuna che non lo faccio di mestiere (aspetta, è in crisi anche il mio mestiere). Ma insomma l’Unità liquida, Liquida non rinnova il contratto, e anche a Cuneo per un po’ non usciranno film decenti, che si fa?

Cosa fate voi quando siete in difficoltà? Attaccati da tutte le parti? Andate Big, come si dice adesso? Vi percuotete il torso coi pugni per dimostrare che non siete ancora finiti? Non so se ho il torso adatto, fammi controllare, uhm, no.

Io un’idea ce l’avrei anche – tanto più che domani è agosto e come forse qualcuno saprà in agosto qui dentro scatta il pilota automatico e accadono sempre cose un poco strane: autobiografie musicali, crestomazie, decameroni – insomma ve la dico.

Io calerei le braghe.

When in trouble, pants off.

Volete il mercato? Pensate che io non sia capace di stare sul mercato? Vediamo, vediamo.

Cioè pensate che non sia capace di vendermi? La risposta è sempre quella: fatemi un prezzo prima, vediamo.
Comunque per un mese offro io, Free Trial. Sarà un agosto, uhm, caldissimo.

E ricordate: se amate la qualità, le discussioni lunghe e sensate, gli scambi di opinioni interessanti, l’ironia non troppo pesante, gli spunti intriganti… tornate a settembre (forse).

Siete pronti?

autoreferenziali, Mondo Carpi, terremoto 2012

Cosa c’entra Beppe Grillo

Due anni esatti fa, verso le nove del mattino, io avevo appena chiuso questo stesso portatile e stavo radunando le mie cose per andare a scuola, quando sentii un rumore che arrivava da lontano senza lasciarmi un minimo spazio per il dubbio: era il terremoto che veniva a prenderci.

Panic & Publish

Non volevo mettermi a scrivere di questo, ma già che ho cominciato faccio presente che di solito un terremoto è un evento sorprendente e imprevedibile, ma almeno nel nostro caso non andò così: la scossa del 29 venne a bussarci alla porta, e alle finestre, e alle pareti, e al pavimento, come un ospite che ha fatto tutto per avvisarci: e dopo dieci giorni di ambasciate, dieci giorni di sciame e chiese crollate e caseifici, se nonostante tutto questo uno si fa trovare con un mutuo sulla casa, una bimba piccola e in ciabatte, sono anche un po’ cazzi suoi. Non era di questo che volevo raccontare; però una cosa che ricordo di aver provato è proprio quel senso di inadeguatezza: la catastrofe mi viene a trovare, dopo tanto girare in tondo ora punta diretta verso me e i miei cari, e io fino a quel momento com’era possibile che me ne fossi restato in ciabatte?Non li avevo visti i segni? Perché non li avevo presi sul serio? Questa pretesa così modenese di poter sempre sopravvivere sul margine semiserio delle cose (e infatti anche quella volta il terremoto ci avrebbe preso soltanto di sbieco; ma non potevo saperlo); non è qualcosa che in fondo merita una punizione, se non da parte di un dio-padre responsabilizzante, perlomeno da madre natura? Cioè io stavo risalendo a mettermi le scarpe, e già razionalizzavo. Già cercavo di prendermi una colpa non mia, come se davvero tutto lo sciame avesse senso perché in mezzo c’ero io che potevo percepirlo come un messaggio da decifrare.

Non volevo mettermi a scrivere di questo, è una storia che ho già raccontato e c’è da sottolineare come tutto sommato a scuola andò tutto bene: d’accordo, la prima cosa che vidi furono i genitori che stavano soccorrendo una mia collega semisvenuta. Ma pure lei, prima di semisvenire aveva evacuato la sua classe. Tutti avevano evacuato la loro classe. Migliaia di studenti in tutta la Bassa, nessun ferito o forse un paio. Voi non avete idea di che rumore fa una scuola quando lo senti arrivare da lontano, quando sai benissimo cos’è, e le ragazzine cominciano con quegli urli spielberghiani all’unisono. Sembra una sciocchezza portarli giù per le scale in fila per due – no, non sembra affatto una sciocchezza. C è anche da dire che, quando arrivai, la mia classe – la classe di cui dovevo prendermi la responsabilità – non esisteva più, perché nell’ora precedente era stata smembrata a causa dell’assenza di un collega: i supplenti di un giorno non ce li possiamo più permettere, e così sparpagliamo questi ragazzi in tante classi diverse, lamentandoci costantemente perché non è professionale e anzi pericoloso, nonché – se proprio vogliamo tenerci alla lettera della normativa – illegale.

Così io mi aggiravo col registro di classe per le aiuole e il campo di pallamano, cercando di capire dove fossero finiti i miei, e intanto dal suolo partivano certe scossette giusto per ricordarci di non avvicinarci troppo al plesso. Ora col senno del poi è possibile persino riderci sopra, ma in quel momento non avevamo la minima idea di cosa stava succedendo (i telefoni non andavano) e di cosa sarebbe successo: ci sarebbero state altre scosse? Ancora più forti? Ogni tanto arrivavano genitori con notizie, non necessariamente vere, ad es. è venuta giù la Gambro. Io sapevo che c’era il Many alla Gambro. I genitori stavano facendo la cosa che avevamo più volte chiesto di non fare: bloccavano il traffico per venire a prendere i loro figli e portarli in altri cortili non necessariamente più sicuri. Molti, in perfetta buona fede, prelevavano anche i nipoti e gli amici degli amici, cinque minuti prima che arrivassero i genitori di costoro a cercare i loro figli, e a non trovarli, e a minacciare i professori che li avevano abbandonati al primo venuto. Ma insomma verso mezzogiorno non c’era più nessuno e ce ne andammo anche noi. L’anno scolastico era finito. I libri e i quaderni sarebbero rimasti aperti sui banchi per un altro mese.

Io tornai a casa – non volevo mettermi a parlare di questo – trovai in cortile tutta la mia famiglia, tutti bene. Il piano era molto semplice: scappare il più lontano possibile, il più velocemente. Bisognava però salire a fare le valigie e fu un altro momento di inadeguatezza – ricordo che da lì a cinque minuti stavo già pensando a che giocattoli portare, cosa fosse più o meno adatto ecc.. ancora razionalizzavo, che in questi casi è la cosa meno razionale da fare. Fummo molto fortunati, perché la scossa dell’una – quella che molti considerano la più forte di tutte, e s’incazzano se gli fai vedere i tracciati dei sismografi – bussò appena fummo di nuovo fuori nel cortile. E poi di nuovo mentre caricavamo i bagagli: fu l’ultima scossa veramente forte, ma non potevamo saperlo. Sembrava viceversa che tutto stesse accelerando, e io in particolare sentivo l’euforia da 11 settembre, quei rarissimi momenti in cui la vita intorno a te prende quella forma tutto sommato snella, scattante, che è prevista dagli action movie. Noi tre sulla terza corsia dell’autostrada ad ascoltare il notiziario del traffico, dice che c’è stata un’altra scossa fortissima! Ah, no, aspetta, è ancora quella delle nove.

Ci fermammo a far benzina ed eravamo già a Cremona: per dire l’ultimo posto al mondo dove mi aspettavo di ritrovarmi quel mattino. Ormai ogni vibrazione ci metteva in allarme: l’ha sentita? dissi al benzinaio. Una scossa, proprio adesso, l’ha sentita? Un matto. Poi ci ritrovammo al lago e decidemmo che lì era un posto sicuro. Non era di questo che volevo mettermi a parlare.

E allora di cosa.

Ma niente, ho solo fatto caso a un fatto buffo, che forse mi mette a fuoco in tutta la mia inadeguatezza eccetera. Fu un giorno molto complicato, come non ne vivevo da un decennio e come mi auguro di non viverne più; non solo per la paura, che in fondo passò presto, ma per l’angoscia di non sapere quanto sarebbe durato ancora tutto quanto: mesi? anni? e non poter ancora calcolare cosa avremmo perso. Eppure.

Eppure se controllo nel mio impietoso archivio, scopro che anche nel giorno in cui il terremoto venne a prendermi a casa, e mi trovò in ciabatte con un mutuo e una bimba piccola; il giorno in cui persi i miei studenti nel cortile della scuola e scappai, e non sapevo quando sarei tornato; pure quel giorno riuscii a trovare il tempo per scrivere un post.

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