autoreferenziali, nazismo, segnalazioni

I libri da distruggere della settimana

A chiunque volesse distruggere i libri – so che c’è questa nuova tendenza di andare alle fiere e rovesciarli, o in libreria a strapparli, azioni che io non condivido nel modo più assoluto; tuttavia segnalo a chiunque fosse barbaramente interessato a distruggere libri, che è ancora possibile trovare in commercio un pregevole volume su Filippo Tommaso Marinetti, intitolato Futurista senza futuro. L’ho scritto io, che sono una persona abbastanza brutta, con tanti trascorsi francamente discutibili. Dunque insomma non che io voglia istigarvi a commettere un gesto così nazista ma – cos’aspettate a recarvi nelle migliori librerie e a domandare Futurista senza futuro? Facile che non sia a scaffale, ma si può comodamente ordinare, spesso anche per telefono, su Amazon o IBS, o dal vostro rivenditore di fiducia. Se siete insegnanti usate il Bonus. Poi potete farlo a pezzi anche a casa.

Se qualcuno però preferisse distruggere i libri in cui parlo di terremoti senza averne competenza, direi che il titolo di riferimento è La scossa, edizioni Chiarelettere. Purtroppo esiste solo in versione epub o pdf (anche su Amazon), però se uno veramente ci tiene al limite se lo stampa e se lo distrugge con comodo anche a casa – che so, ci dà fuoco nel camino e magari nel frattempo gira la scena su youtube, nel qual caso vi prego condividetelo, magari diventa virale. Certo, uno che ce l’abbia davvero con me potrebbe frullarlo direttamente in un Kindle o in un Ipad – quello fa il botto di sicuro, milioni di visualizzazioni, insomma pensateci.

Per quelli che mi odiano sul serio, ho una chicca: le ultime copie di un volume introvabile, Storia dell’Italia a rovescio (2006-2001). Non lo trovate in libreria – neanche su Amazon – dovete scrivermi in privato e vi mando il pacchetto, diciamo trenta euro – lo so che è un furto ma guardate che ne ho pochissimi, e una volta distrutti basta, nessuno al mondo potrà più leggere Storia dell’Italia a rovescio. Questo è di carta, per cui bruciarlo o strapparlo è più immediato. Spese di spedizione escluse.

Compresa nel prezzo potete bruciare
una copertina illustrata da Alessandro Formigoni.

E questo è tutto per quel che mi riguarda, però ne approfitto per segnalare un paio di volumi di Pierpaolo Ascari, che in passato ha contribuito in modo occulto a questo blog – se volete distruggerlo in quanto pensatore, il titolo di riferimento è Ebola e le forme, uscito qualche mese fa per il Manifesto Libri. Se preferite il suo coté più creativo e cazzone, richiedete Il manichino della politica, un libro nato su facebook, dettato da una quotidiana esigenza di prendere per il culo il sindaco di Modena che è godibilissimo anche per chi non conosca Modena, io per dire ormai mi perdo tra Rua Freda e Rua Stella ma il libro mi fa ridere lo stesso. È sottile, si strappa che è un piacere, però credo che per procurarsene uno sia necessario recarsi presso Hiro Proshu in Sant’Eufemia, onde affrettatevi. Insomma questi sono i libri da distruggere della settimana, arrivederci alla prossima con tante infiammabilissime novità.

migranti, segnalazioni, tv

Volevi vedere la frontiera?

Stasera alle 21:10 su SkyTg24 (in chiaro sul 27 del digitale terrestre) passerà la seconda puntata di Cronache di Frontiera, “una narrazione in presa diretta, senza alcuna intermediazione giornalistica o documentaristica, della vita in una periferia romana, particolare per le sue peculiarità, ma in realtà uguale per tensioni sociali e paure a quella di molte altre città italiane“. Così la cartella stampa.

Per me si tratta semplicemente di un bel documentario su una periferia un po’ meno disagiata e stereotipata del solito, girato la scorsa primavera e montato con una dovizia di mezzi che ormai è merce rara (con tutto il rispetto per Zoro e per i reportage che riesce a mettere assieme con una handycam). C’è la questione della immigrazione in quasi tutte le sue sfaccettature: la mancata integrazione, la concorrenza sleale, la xenofobia che ne deriva, i problemi della seconda generazione, e altre cose che ancora non si sono viste – ma fin qui promette davvero bene. La prima puntata si può vedere qui: alcuni dei personaggi dovrebbero tornare nelle prossime tre (ci spero parecchio perché alla fine non ce n’è uno che non muova a simpatia). Se i talk vi hanno un po’ stancato, e vi punge la curiosità di sapere cos’è questa realtà di cui tutti parlano – Cronache di Frontiera mi sembra un buon punto di partenza. Canale 27.

(Sì, sarebbe una di quelle cose per cui si dovrebbe pagare il canone).
(Invece offre Sky).
(Il canone poi saranno 8€ al mese; è pure sceso dall’anno scorso. Facciamo che ci lamentiamo di cose più interessanti).

autoreferenziali, santi, segnalazioni

Domenica sono a Perugia (liberate il drago)

Ciao a tutti, volevo dirvi che domenica do il mio contributo all’allegro settembre festivaliero (ormai agli sgoccioli) partecipando alle celebrazioni di San Michele di Perugia, con un intervento su come si ammazzano i draghi. Si parlerà ovviamente di angeli – anzi arcangeli – di riti misterici, pestilenze e altre eccitantissime cose che mi verranno in mente. L’appuntamento è alle 11 presso 11 presso la biblioteca di San Matteo degli Armeni. Perlomeno qui è scritto così. A presto.

(Poi forse mercoledì vado qua, ma non dovrebbero inquadrarmi, tranquilli).

La grande gara di spunti, segnalazioni

LA FINALISSIMA DEGLI SPUNTI!

Ed eccoci al momento tanto atteso. La grande gara degli spunti è giunta al termine. Salutiamo i due partecipanti rimasti in gara, quelli che hanno più convinto voi lettori: l’imperatore Claudio Augusto e l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi! Chi vincerà nello scontro finale?

No, scherzo. Claudio e Silvio risultano tra gli spunti meno votati in assoluto.

A giocarsi la finale saranno i Catari e l’equipaggio in rotta verso Copernico. La rivincita di due popoli che sopravvivono ai margini

(Avete notato le curiose simmetrie delle semifinali? Una era un derby tra storie del passato, l’altra tra storie del futuro. La prima e la quarta affrontavano una figura messianica, la seconda e la terza un popolo dato per estinto. No, non ho la minima idea di come sia successo. La posizione degli spunti sul tabellone era per lo più casuale, e quasi tutte le mie previsioni sono state disattese).

Sui due spunti non aggiungo altro ché ormai ve li ho illustrati fino alla noia. Trovate tutto nei link. Avete 24 ore per votare: domani a mezzogiorno sapremo quale spunto è arrivato più lontano.

Sia qui che su facebook, votare è molto semplice: scrivete qua sotto CATARI se volete far luce sullo sterminio dei Catari, o COPERNICO se volete arrivare a Copernico. Se qualcuno mi vota su twitter e me ne accorgo lo segno, ma non posso garantire di accorgermene. Grazie per tutto il divertimento – spero che non vi siate annoiati troppo. Da domani si riparte a scrivere di Renzi e scuole medie, so che non state nella pelle.

La grande gara di spunti, segnalazioni

Tutti gli spunti che vi siete persi

Ed eccoci agli sgoccioli della Grande gara degli spunti. Giusto per informarvi di due cose:

(1) contrariamente a quanto molti hanno pensato, Gesù non è invincibile – per esempio, contro i Catari non ce l’ha fatta, ebbene sì, i Catari sono in finale.

(2) potete ancora votare (se non l’avete fatto) per l’ultima semifinale, Procioni contro Copernico, fino a mezzogiorno di oggi (31 agosto).

Poi partirà la finale, e a mezzogiorno di domani (1 settembre) sapremo quale spunto è andato più lontano. Ecco il tabellone aggiornato:

Sedicesimi Ottavi Quarti Semifinali Finale
Stardust 48
38
37
31
31
Gesù 52
5 a Genova 20
26
Capodanno 27
Claudio Augusto 9
28
34
Fiume 1920 68
La prima volta 43
20
O viceversa 17
I banditi 34
16
46
46
Campo di grano 19
I Catari 53
39
Il basilisco 6
Scuola media 44
26
12
Sauron vive! 34
Dama e cavaliere 18
31
Zombi vs vegan 39
Scie chimiche 53
35
15
Eyjafjöll 40
La prigioniera 42
27
Pinocchio uccide 22
L’ultimo uomo 10
61
38
Addio ai procioni 50
La marmellata 41
55
Tutte le ex 52
Gioconda 30
48
21
Marinetti duce 60
Redenzione 29
8
Pandolfo 17
Perpendicolare 15
63
54
Copernico 47
Love of My Life 8
6
1+2+3+4+5+6+… 29

…e ora una breve lista di tutte le storie a cui volenti e nolenti avete rinunciato: di tutte le cose che non saprete mai.

Chi era il sesto a tavola.
Se l’Eyjafjöll esiste davvero.
Cosa se ne fa Pinocchio di tutti i cadaveri.
Chi ha rubato la marmellata.
Dov’è la Gioconda autentica (no la crosta senza ciglia che sta al Louvre)
Se esistono davvero gli alieni in un universo perpendicolare, o non stiamo semplicemente litigando con la nostra immagine rovesciata nel tempo.
Chi vince l’amore di Verola, sopravvivendo al più crudele dei talent show.
Se il video dei due impacciatissimi ventenni non diventa per caso un successo mondiale.
Se c’è un futuro per i banditi della montagna.
Se Yris viene liberata o riesce a trovare uno stratagemma per restare prigioniera.
Chi ha inventato le scie chimiche.
Cosa avrebbe potuto combinare Majorana se invece di scomparire avesse collaborato con un governo di folli futuristi in cerca di riscatto internazionale.

Ma soprattutto:

Chi ha ucciso le ex del mitomane convinto di aver ucciso tutte le sue ex?

Inutile chiedere ormai – è andata così.
Non guardate me, io tifavo Basilisco.

scuola, segnalazioni

In diretta su Fahrenheit alle 15.

Ciao, anche stavolta non dovrebbe essere uno scherzo: tra due ore, alle 15.00, dovrei partecipare a una specie di dibattito su Fahrenheit (Radio 3) a proposito delle dichiarazioni della ministra Carrozza sull’insegnamento della Storia contemporanea nelle scuole.

…e adesso vado a leggere cosa ha dichiarato la ministra Carrozza sull’insegnamento della Storia contemporanea nelle scuole.

(Quando sarà disponibile il podcast lo lincherò qui sotto, non temete).

Update: ecco la puntata (ci vuole Real Player)

autoreferenziali, Mondo Carpi, segnalazioni

Noi emiliani siamo razzisti (tranne te)

Il 29 maggio da noi non sarà esattamente un giorno come gli altri. Mercoledì 29 maggio alle 21 sono al Mattatoio, un posto che ha rischiato di chiudere e invece è bello aperto, a leggere pezzi della Scossa, un libretto che ho scritto un anno fa per Chiarelettere. È un testo che racconta alcune cose sul terremoto in Emilia, dalla postazione in cui era forse più difficile capirci qualcosa, cioè il bordo del terremoto. È stato scritto tra il 29/5 e il 29/6, in un mese difficile, in una situazione particolare. Oggi lo rifarei completamente diverso – ma oggi non tremo a ogni vibrazione dei vetri, per esempio. 


Il libro è ancora in vendita – è per una buona causa. Ne infilo un capitolo qui sotto un po’ stagliuzzato, giusto per dare un’idea:
 Noi siamo razzisti (tranne te)
«Capo!»
«Eh?»
Mettiamo che capiti a voi, di perdere temporaneamente la casa, di ritrovarvi nella mensa di un campo profughi, con un buco nel cuore ma anche, enorme, nello stomaco. Però non siete del posto – magari vivete e lavorate lì da anni, però non vi considerano del posto, oh! sono fatti così. E hanno gusti strani, per esempio mangiano carne di topo. Che bisogna dire non è come il topo nostro, schifoso, il ratto di fogna, quello fa ribrezzo anche a loro, no: siccome sono millenni – che ne mangiano, hanno selezionato una razza di roditori d’allevamento placidi, non hanno neanche più i denti, e poi li macellano, e poi li mangiano – però voi non ne volete sapere, non ne avete neanche mai assaggiato uno.
Ve l’hanno detto tutti che non sapete cosa vi perdete, che il roditore stagionato di quella zona è un’eccellenza assoluta, un presidio slow food. Vi hanno spiegato che siete vittima di un condizionamento culturale, che non è colpa vostra poverini se nella vostra terra d’origine circolavano superstizioni e infamie contro i roditori, che in fin dei conti è carne, ed è buona, e insomma, che rompipalle che siete a non volerla mangiare. Comunque, proprio perché sono ospitali, e non si dimenticano le buone maniere neanche nella calamità naturale, vi hanno fatto il pentolone a parte con il ragù senza topo, va bene?
E voi siete contenti, perché sarebbe lunga cercare di spiegare che condizionamento o no, slow food o no, voi proprio il topo non riuscireste a mandarlo giù, nemmeno nel terremoto e nella carestia. Quindi siete lì, state aspettando che vi scodellino il piatto. Quando fate caso a un particolare. La volontaria che passa con le razioni ha un cucchiaio di legno solo. Uno solo. Per voi e per i mangiatopi. E adesso sta puntando verso di voi.
Questa storia è successa davvero, in una tendopoli. Il topo in realtà era un maiale. Il cucchiaio era un cucchiaio. Voi non eravate voi, ma alcuni musulmani che del maiale avevano orrore. Il giorno dopo circolava – anche a mezzo volantini – un invito a liberarsi di questi stranieri ingrati e schifiltosi.
«UN MIRANDOLESE IMPEGNATO NEI SOCCORSI POST TERREMOTO SCRIVE
Averli accolti, aver dato loro spazi, averli rispettati nelle loro tradizioni fino al punto di calpestare le nostre, averli istruiti sui loro diritti senza mai chiedere il minimo dovere, vederli comodamente seduti a tutte le ore nei bar, non vederli mai salutare o cercare un contatto. E vederli ora nelle tendopoli chiedere la carne tagliata in un certo modo, chiedere il cibo e poi gettarlo perché non è loro gradito, guardarli ridere mentre ci si affanna per tirare su tende e strutture di accoglienza, guardarli mentre si rifiutano sdegnati di aiutare, guardali mentre fumano ridono e scherzano… guardarli. È il fallimento dell’integrazione, i nodi sono venuti al pettine. Basta.
MANDIAMOLI TUTTI FUORI DAL NOSTRO PAESE!»
La cosa che mi ha fatto più male di questo volantino è la punteggiatura. Perché i contenuti più o meno li conoscevo, potevo immaginarmeli. Questo volantino, non lo avessi ritrovato in rete, avrei potuto riscriverlo da solo, le chiacchiere da bar alla fine sono sempre le stesse. Ma la punteggiatura. Non avevo mai visto un volantino razzista con una punteggiatura così efficace. Dietro c’è qualcuno che ha letto, che ha studiato. Certo, questo non lo ha smosso di un centimetro dalla convinzione di vivere nella migliore delle Emilie possibili, un luogo dove tutti vogliono venire, al punto che c’è da tirarli fuori con la pala.
Nello stesso giorno in cui girava questo volantino, un sacco di residenti extracomunitari al posto di blocco mi salutavano col trolley: se ne stavano andando da soli, senza aspettare il fallimento dell’integrazione. Un pachistano dell’età di mio padre mi spiegò che andava in Danimarca, aveva degli amici là. Gli feci i complimenti, la Danimarca per quel che sapevo era non sismica. Mio padre in Danimarca non c’è mai stato. Neanch’io, ora che ci penso, ci sono mai stato. Neanche il tizio del volantino, magari.
Chiedo scusa ai mirandolesi, di cui qui si fa il nome, solo per associarli all’iniziativa di un tizio razzista che ha scritto un volantino. Però era veramente un testo interessante. Non solo per quella cosa del «cibo non gradito» – che davvero vien da ridere, se avete mai incontrato un modenese all’estero. Non è difficile, basta andare nei ristoranti modenesi. Li troverete là alle ore pasti, che discettano di ripieno di tortellini e si fanno riportare il carrello dei bolliti. Ma il volantino non parla di questo. Parla soprattutto dell’invidia. Guardateli, dice, questi stranieri. Come fumano ridono e scherzano. Guardateli. Cosa c’è da ridere? Cosa c’è da scherzare?
C’è che loro hanno perso meno di noi, tutto qui. Una casa? Ne troveranno un’altra. Un lavoro? Vabbe’, di sicuro non era il migliore lavoro sulla terra. Ci sarà qualche altra terra dove andare, qualche altra opportunità. Tanto il cordone ombelicale lo hanno reciso da un pezzo. È a noi che duole, a loro no. «MANDIAMOLI TUTTI FUORI.» Ma se ne stavano già andando. Ho insegnato in anni in cui ogni classe ne aveva quattro o cinque, e già sembrava un’invasione. Da qualche anno a questa parte stava calando il coefficiente di cognomi strani, anche se non calava il disagio. So di cinesi che sono tornati in Cina. Turchi in Turchia. Ingrati fino all’ultimo, non aspettano nemmeno che li cacciamo coi forconi. Tipico.
Noi emiliani siamo razzisti. Noi emiliani però si era detto che non esistevamo, e quindi tolgo la parola e la frase rimane così: noi siamo razzisti. No, tu che leggi senz’altro no, ma dico in generale. Ci sono eccezioni, ma comunque siamo più razzisti di quanto dovrebbe essere consentito, e lo si vede da centinaia di cose – potrei parlartene per ore, ma diciamo che ti fidi, va bene? Siamo razzisti perché proprio in questa stagione cominciamo ad andare a scuola a chiedere che i nostri figli siano inseriti in una certa classe e non in un’altra, e perché? Che differenza c’è?
Tante volte la differenza la fanno gli stranieri. Che poi stranieri non sono, la stragrande maggioranza è nata nell’ospedale a cinquecento metri dalla scuola, però sono figli di stranieri e quindi per noi sono stranieri anche loro. Il razzismo in fin dei conti è tutto qui.
Noi siamo razzisti perché abbiamo accolto molti stranieri, sembra un controsenso ma è andata così. Forse fino a un certo punto contavamo su una nostra ospitalità, una nostra disponibilità, che alla prova dei fatti non si è mostrata all’altezza. Certo, se ci fossimo guardati un po’ meglio ce ne saremmo resi conto, che non eravamo così ospitali come credevamo di essere. Sarebbe bastato vedere come parlavamo dei «marocchini», che fino agli anni Ottanta non erano quelli che venivano dal Marocco, ma da Caserta in giù, coi quali lavoravamo nelle fabbriche e nei cantieri, ma senza legare più di tanto.
Nel frattempo magari tendevamo a idealizzare minoranze che ancora non avevamo imparato a ospitare. Poi improvvisamente da un anno all’altro sono arrivati, a ondate, e ci hanno messo paura. C’è chi davvero parla di invasione, e ci crede: basterebbe un occhio alle statistiche per rendersi conto che non è verosimile. Ma la gente non ha voglia di guardare i fogli con i numeri. Esce al pomeriggio e in certi quartieri trova in giro solo loro. Si sono presi le palazzine brutte che gli italiani stavano mollando: a un certo punto a molti padroni di casa conveniva affittare soltanto a loro, creavano meno problemi e il mensile continuava a restare alto, perché i nuclei famigliari sono sempre numerosi. Ed è vero che tendono a farsi vedere in giro più degli italiani: forse perché hanno meno spazio in casa.
«Capo, dico a te.»
«Sì?»
Quella sera mi giravano un poco, vuoi perché il turno di notte è quel che è, vuoi perché non ha senso mettersi lì impalati per otto ore davanti a un accesso, se poi a cinquanta metri ce n’è un altro e non lo controlla nessuno. Far la guardia ha un senso, ma il picchetto a un recinto aperto, grazie, no. E allora ho detto al mio compagno: ma in via Narsete c’è qualcuno? Non lo sapeva. Scusa, stiamo qui a rompere le palle alle suore che vogliono andare in Sant’Antonio, e intanto in via Narsete può entrare chi vuole? E l’ambulatorio che hanno svaligiato ieri, ricordami, in che via era? Narsete. Ah, ecco. Senti, hai detto che sei qua fino all’una? Allora è inutile che stiamo in due. Io mi vado a mettere in via Narsete.
È un passaggio pedonale, senza lampioni; la sera diventa buio subito. Ma non ci si sente soli, nel parchetto lì davanti si sono accampate due famiglie di africani, quelli che hanno un tono di voce sempre alto come se litigassero, anche se non litigano mai. Ma a noi razzisti sembra così. Dal modo in cui articolano l’inglese potrebbero essere nigeriani o ghanesi. Tutti piuttosto alti di statura. Sto scrivendo un messaggino quando mi sento chiamare
«Capo!»
«Eh?»
E dall’oscurità mi viene incontro un africano di due metri e venti.
«Ciao, fai la guardia?»
«Eh, sì.»
«Ma qui non c’è mai nessuno, capo.» Me lo dice con un tono che interpreto come di rimprovero.
«Lo so, adesso però ci sono io.»
Mi guarda con un’espressione che interpreto come di scetticismo: ah, beh, capo, se ci sei tu siamo a posto. In effetti, col mio bel casco giallo, non gli arrivo al naso.
«Qui può passare un sacco di gente.»
«Eh lo so, si fa quel che può.»
«Capo, domani voglio venire io.»
«Tu?»
«Io li conosco tutti quelli che abitano qui, io sto in via IV novembre ma l’anno scorso stavo lì in via Narsete, li conosco tutti. E loro conoscono me, faccio passare solo chi ci abita.»
«Beh, guarda… ti do il numero della protezione civile, così se hanno bisogno di aiuto…»
«Ecco, grazie capo.»
In quel momento ti si accende come una lampadina. Cosa stai facendo? Sì, lo sai, sarebbe una sentinella perfetta. Alto come una torre, nero come la notte; conosce tutti, e tutti lo conoscono. Però.
Ti ricordi dove abitiamo?
Te lo immagini mentre chiede la carta d’identità alla tizia che ha la gioielleria all’angolo?
Vuoi metterlo nei guai?
Vuoi costringere qualcun altro a dirgli di no, vuoi scaricare su qualcun altro quella piccola dose di razzismo che ci stiamo dividendo in parti uguali?
«Senti, scusa… io adesso il numero te lo do… ma tu… sei sicuro?»
«Certo capo.»
«Si tratta di stare qui, e fare entrare soltanto i residenti…».
«Li conosco tutti.»
«Ma anche, per dire, se non ne conoscessi uno, dovresti chieder loro i documenti, cioè…».
Capo, mi stai chiedendo se so leggere?
«Vabbe’, comunque il numero è questo.»
Noi di qua siamo razzisti, ma non lo saremo per sempre. O ci mescoleremo – ci stiamo già mescolando, però ci vuole tempo – o se ne andranno loro, in cerca di meglio. Di lavoro, soprattutto: da noi l’offerta stagnava già da un paio di anni, e molte facce scure in giro per i quartieri erano semplicemente in cassa integrazione.
In certi casi il terremoto dev’essere stato la goccia che fa traboccare il vaso, o la strattonata di un conoscente che ti dice: dove stai buttando la tua vita? In quel posto di zanzare e sciami sismici? Ma lo sai che qui da noi in India / Cina / Turchia il Pil cresce che è un piacere? Si dice, non so se sia vero, che il governo marocchino abbia offerto a tutti i residenti nei comuni terremotati il biglietto aereo per rientrare. A volte conviene, tenere una madrepatria lontana da qualche parte. Qualcuno che per male che vada ti può pagare un biglietto. In realtà possiamo andarcene anche noi, quando vogliamo. Da qualche parte dove saremo anche noi un’etichetta, gli «italiani», che vuol dire tante cose e quasi nessuna che somigli a noi davvero. E nessuno ci offrirà di fare la sentinella: senza offesa ma… non sei adatto.  
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E le anatre di Riva, d’inverno?

Anche quest’anno alla fine riuscirò a essere a Riva del Garda per la Blogfest, che comincia oggi. Io a dire il vero fino a sabato pomeriggio non ci sarò, poi magari mi troverò al lido (quel semicerchio che vedete nella foto) a bere qualcosa con gente che non vedo da mesi o anni e magari abita dietro casa mia, ma per qualche perverso motivo è più facile incontrare a Riva del Garda. Alle nove andrò alla premiazione nella Rocca tifando vari blog, tra cui il mio, che concorre per Miglior Sito, ma tanto vincerà Spinoza e io applaudirò. Alle undici andrò a consolarmi alla Spiaggia degli Olivi dove Fabio De Luca mette su i dischi, ma non ballerò perché ormai sono patetico, a meno che non veda molta gente patetica almeno quanto me: il tipo di gente che ormai trovo solo alla Blogfest, e vi amo. Comunque non farò molto tardi.
Il mattino dopo alle 11 c’è il writecamp: dovrei parlare una manciata di minuti e presentare La Scossa, il libro di cui forse avete già sentito parlare. Ma in generale il writecamp vale la pena. Poi andremo tutti a mangiare i canederli o come si chiamano.
In tutti gli altri momenti potrei essere un po’ dappertutto, ma più facilmente a osservare le anatre nel fossato della Rocca, o dall’altalena che è lì nei pressi, se non sbaglio (se hanno tolto l’altalena, quest’anno è veramente un grosso problema).

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Contro Spinoza vota dinosauro


Miglior sito
Questo è il pezzo in cui come tutti gli anni ringrazio i visitatori così gentili da avermi voluto candidare ai Macchianera Awards, quelli che si consegnano a Riva del Garda sabato 29 settembre durante la Blogfest. Benché le possibilità di vincere qualcosa siano sempre più esigue, io a Riva cerco di esserci; domenica 30 forse riesco anche a presentare il famoso ebook.

Questo è insomma il solito pezzo, però il 2012 non è stato il solito anno; è stato piuttosto particolare e in alcuni momenti piuttosto difficile. Tra alti e bassi ne ha sofferto anche il sito, che in certi momenti è diventato il semplice segnalibro di quello che stavo scrivendo altrove. Il fatto che in mezzo a tutto quello che succede qualcuno si ostini ancora a votare per me è il segno di una considerazione e di un affetto che non sono sempre sicuro di meritarmi. Nel dubbio, comunque, votate per me! Non mi offendo, sul serio.

Una sfida sul filo di lana

Anche perché, ehi, nessuno se n’è accorto, ma io l’anno scorso sono arrivato secondo nientemeno che nella categoria “miglior sito”, per dare finalmente il benservito a Spinoza mi sarebbero bastati altri seimila voti, bruscolini. Quest’anno potrebbe essere la volta buona: se invece di disperdere i vostri voti volete semplicemente abbattere Spinoza, il cavallo più quotato resto io, pensateci. Non fatelo per me. Fatelo perché vi siete rotti i coglioni di vedere Bonino e Stark sulla pedana dei premiati, dai, si sono rotti i coglioni anche loro, non sanno più che faccia fare, che cosa dire, abbiatene pietà, votate Leonardo! Un sito senza battute, pensate, nel 2012 è possibile! Ok ci ho provato.

Di solito a questo punto metto la soporifera lista di consigli di voto (una pratica ai limiti del regolamento), ma il solerte Many mi ha preceduto anche in questo, risparmiandomi/vi un sacco di tempo. Quest’anno finalmente non è più necessario votare tutte le categorie (e meno male, ce n’è di assurde) ma solo venti. In un anno in cui non ho aggiunto né un feed né un bookmark, l’unica novità che mi sento di segnalare è, nella categoria miglior Blog televisivo, Glenville, il blog di Gregorio Paolini; che parla di tv, sì, come tanti altri, ma a differenza di tutti gli altri lo fa da operatore del settore, in una prospettiva professionale, che è quella che in generale mi piace di più. Mi sembra di aver sempre preferito i blogger che parlavano del loro mestiere, e mi sembra che ce ne siano sempre stati tragicamente pochi. Ultimamente poi siamo pochi in generale – non provate anche voi questa sensazione?

Questa Blogfest potrebbe anche essere l’ultima volta a chiamarsi così; la B di blog è già uscita dalla sigla dei premi, che adesso si chiamano MIA (fino all’anno scorso MBA), e riguardano sempre meno la blogosfera e sempre più internet in generale – ma a chi la racconto. No, è che adesso tira twitter, ha da passare anche questa nottata (a me poi sembra che twitter sia l’eterno secondo, è una vita che ci prova ma non ce la fa veramente mai, ma certamente mi sbaglio). Insomma io a Riva ci vado anche a fare il dinosauro, già l’anno scorso una ragazzina sul lungomare mi vide cercare il tasto canc su un macbook e mi chiese Ma tu perché sei qui, e io: gareggio per il miglior sito, e lei: no, vabbe’, adesso seriamente. Ecco, sono momenti che ti aiutano a mettere tutto nella giusta prospettiva. Grazie a tutti ancora, e ci si vede a Riva (oppure altrove).

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Più o meno connesso

Io comunque stasera sono alla festa Democratica di Urbino, no, non all’incontro con Margherita Hack, ma a quello che viene dopo.

ore 22.15 FESTA IN DIRETTA. Tele2000 canale 16

e diretta web su www.unita.it

Le parole della Città Ideale: Informazione e Connessione – Serata Unita.it

Con: il Maestro Sergio Staino

Cesare Buquicchio, Giornalista e Coordinatore Unita.it

Giovanni Boccia Artieri, Docente Università di Urbino

Stefano Di Traglia, Responsabile Comunicazione PD Nazionale

Leonardo Tondelli, Blogger

Quindi se ho capito tutto sono anche visibile in tv (Tele2000 canale16).
Speriam bene.

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Arriva la Scossa

In breve: ho scritto un libro in formato digitale sul Terremoto. Lo trovate sul sito di Chiarelettere, costa tre euro. Quel che spetta all’autore verrà devoluto in opere di ricostruzione nel comune di Cavezzo.

Più in lungo: due mesi fa – ma sembrano secoli – i redattori di Chiarelettere mi contattarono per propormi di scrivere un libro in formato digitale (ebook mi fa un po’ schifo, scusate). Io mi misi subito a proporre idee, loro dissero che erano interessanti ma… ma non era vero, era una pietosa menzogna, io di solito ho idee troppo bislacche per riuscire a farne un libro (sennò ne avrei già scritti parecchi, a questo punto). Ci stavamo ancora riflettendo, quando la terra si è messa a tremare. Per un po’ non ci siamo sentiti, poi su un trenino che mi riportava dalle mie parti mi è suonato il telefono; quel che mi chiedevano lo immaginavo già. Sapevo anche di non esserne capace. Ma mica per modestia, eh.

È che scrivere un libro su una catastrofe naturale è già di per sé un gesto sconsiderato. Ma scriverlo durante la catastrofe naturale, col pavimento che ogni tanto dà una botta e non sai se è l’assestamento quotidiano o la vicina di casa che ha urtato i puntelli con la carrozzina – non è proprio possibile, capite, ti capita di scrivere che il tale campanile ha retto e il giorno dopo magari lo buttano giù. Poi ti sembra di fare lo sciacallo. Ma in realtà, semplicemente, sei in mezzo a una battaglia, e chi è in mezzo a una battaglia non ci capisce nulla, non ha la minima idea di dove stia andando l’avanguardia e dove stia arretrando la retroguardia, non può dirti il numero dei morti e dei feriti, vede solo della gente che spara e della gente che scappa ed è tutto. Però.

Però mi avevano chiesto di scrivere un libro; mi avevano dato un tema, una data di scadenza. È una vita che sogno una situazione così. Io tutto sommato scrivere so, ma non mi è mai chiaro di cosa dovrei scrivere, non sono mai molto sicuro di quel che interessa la gente. Un libro poi non è questa cosa eccezionale, oggi lo si può pubblicare anche in proprio, ma non è che mi interessi molto rifriggere gli sfoghi quotidiani in un altro formato. Quello che mi interessava era avere un committente. Uno che mi dica: questo è interessante, prova a scriverci su, mandami tutto entro il 29. Ho sempre sognato che qualcuno si facesse vivo e me lo chiedesse, e ora potevo dire di no? Ho detto di sì, ci provo. E ho scritto un libro. Il 29 era finito.

Attenzione però. Esce con Chiarelettere, ma non è un’inchiesta. Non credo di essere in grado di farne una, ma anche se lo fossi, era troppo presto: tutto stava ancora succedendo. Ci sono cose molto interessanti su cui ho preferito non scrivere niente, perché ancora non c’è niente di chiaro. Lo abbiamo notato tutti, per esempio, che i capannoni costruiti negli anni Cinquanta hanno retto bene e quelli degli anni Ottanta no; è ormai una nozione condivisa, però… però non potevo esserne sicuro, non c’è ancora disponibile un censimento dei capannoni danneggiati. È una sensazione condivisa, tutto qui, ma molti hanno anche condiviso la sensazione che l’INGV truccasse i dati della magnitudo, e che il transito di Venere davanti al Sole c’entrasse qualcosa. Mi sarebbe piaciuto essere più tecnico, tirare fuori dei numeri veri, ma sui quotidiani ogni giorno c’era una storia diversa; le biblioteche erano tutte chiuse. Di cosa potevo scrivere?

In realtà di cose da scrivere ne avevo fin troppe, come al solito, e anche per questo sono contento che qualcun altro abbia letto e sfoltito e corretto (mi hanno corretto le bozze! È un lusso per me) mettendo a fuoco il tutto. Ho scritto la mia descrizione della battaglia, da un punto di vista qualsiasi: gente che scappa, gente che resta in posizione, gente che attende ordini che non arrivano, e nel frattempo si scambia informazioni. Quasi tutte sballate. Ho scritto un libro sulla gente che parla di Haarp, di fracking, di guerra ambientale americana, di perforazioni che non ci sono mai state, di previsioni di terremoto che vengono pubblicate invariabilmente dopo il terremoto. Ho scritto un po’ sull’emilianità, questo concetto inventato l’altro ieri che improvvisamente ha individuato in mezzo alla pianura padana una comunità di persone delle quali viene dato per scontato il coraggio, la tenacia, la capacità organizzativa – mentre qui nel mezzo della battaglia si vedeva gente che piangeva, smadonnava, panicava, eccetera. Ho scritto anche un po’ di me, quel poco che serviva a mettere le cose in prospettiva. E ho fatto tutto molto in fretta, volevo che si notasse. Su questo terremoto si scriveranno libri migliori, inchieste coi fiocchi, tra qualche anno sapremo tutto. Mi piacerebbe però che questo rimanesse fresco come rimangono certi taccuini di combattenti, con tutti gli inevitabili errori di prospettiva. Ero troppo vicino per capirci davvero qualcosa, ma qualcun altro leggerà e capirà. Grazie.

pedofilie, Rignano Flaminio, segnalazioni

Ribadisce la sua incompetenza

Io ero un po’ perplesso, ma alla fine mi hanno intervistato su State of Mind (giornale delle scienze psicologiche) a proposito del caso di Rignano Flaminio. Sono sicuro che c’è molta gente che ne sa più di me sull’argomento, compreso un blogger a cui hanno sequestrato il sito. Due anni fa. E non glielo rendono. È una cosa che mi rende più difficile star zitto, diciamo.

autoreferenziali, catastrofi, segnalazioni

Ciao Crepa

Qui si ostenta sicumera, ma la terra continua a tremare, e noi sopra. In classe basta un sussulto, un libro che cade, un urlo di un collega (più spesso un urlo mio) e qualcuno già infila la testa sotto il banco. In giro camminano tutti come se avessero il sismografo in tasca, diciamo in tasca. Certe crepe storiche, crepe secolari, le abbiamo scoperte lunedì e adesso tutti i giorni andiamo a trovarle, ciao crepa come stai? Hai messo qualche ruga, si vede che anche tu dormi poco. Va bene. Fine della lagna, tra qualche mese ci rideremo sopra. Qui il conto corrente di solidarietà. Qui un invito della Pubblica Assistenza di Modena a evitare le iniziative personali (sono controproducenti in questa fase). Qui gli ultimi aggiornamenti su come e quando acquistare il parmigiano della Casumaro (dai che la dieta può aspettare).

Di solito metto una foto, però di campanili e casari in pezzi ho la nausea, perdonate.

autoreferenziali, blog, segnalazioni

I blog, ehm, ecco

Stanotte a mezzanotte (cari amici della notte) su wr8.rai.it c’è un intervista a me stesso medesimo; così chi si sentisse in crisi di astinenza può finalmente sapere cosa ne penso dei blog, del rapporto tra blog e giornalismo, tra blog e social network, eccetera. Che non fraintendetemi, gli intervistatori in generale sono gentilissimi a venirmi ancora a cercare, e fanno benissimo a farmi le stesse domande, visto che io continuo a fare più o meno le stesse cose.

http://www.webradio.rai.it/dl/webradio/mp3player.html

Io nel frattempo sto lavorando sulle pause, cioè cerco di farne sempre di meno, chissà che in un’altra decina d’anni di applicazione io non diventi un intervistato affabile, uno che fa anche piacere ascoltare quando parla, hai presente. Se a mezzanotte avete altro da fare (buon divertimento), la trasmissione replica alle sei del mattino, e poi a mezzogiorno, e poi alle 18, e poi troverò modo di linkarvi il podcast, insomma arrendetevi.

UPDATE: Ecco il podcast.

alta Italia, santi, segnalazioni

E se fossimo nel 1714?

Insomma, io avevo scritto un pezzo su un santo longobardo solo per il gioia di montarci un video dei Gufi, e salta fuori che non riesco più a caricare i video sul Post. Vabbe’, lo carico qui.

Il Santo del giorno è San Baudolino che forse non è mai esistito e no, non se lo è inventato Umberto Eco falsificando tutte le cronache del tempo (anche se, ora che ci penso, beh, in effetti chi se non lui, cioè pensiamoci)

Ne approfitto per una segnalazione: domani sera (venerdì), alle 20 sono alla Notte dei Blogger di Sassuolo, c’è anche Riccardo Bagnato e si parlerà di blog e di iJobs. Accorrete sassolesi.

10 novembre – San Baudolino d’Alessandria

Baudolino è un altro di quei santi di cui conosciamo quasi soltanto la seconda vita, quella dopo la morte. È il patrono di Alessandria (non d’Egitto, in Piemonte), che però è stata fondata quattrocento anni dopo. L’ordine degli Umiliati (una specie di Soviet dei lavoratori medievali della lana) lo riconosce come uno dei suoi affiliati – ma anche gli Umiliati nacquero soltanto nel dodicesimo secolo, e avevano semplicemente ottenuto l’appalto della gestione della sua cappella ad Alessandria. Dopo di loro arrivarono i Domenicani, e anche loro magari si inventarono qualche su questo Santo di poche parole e, tutto sommato, pochi fatti. Cosa sappiamo veramente di lui?


Che è vissuto ai tempi dei longobardi, gente rude che parlava poco e scriveva anche meno. L’unica fonte “sicura”, per così dire, è Paolo Diacono, al secolo Paul Warnefried, illustre storico longobardo che visse ai tempi e alla corte di Carlo Magno, ed è ritenuto in generale abbastanza attendibile dagli studiosi… in mancanza di niente: vale a dire che è l’unica fonte di molti eventi della dominazione longobarda. Comunque. Diacono parla di un Baudolino che, benché risulti più o meno suo coetaneo, sembra già emergere dalle nebbie della storia remota (del resto a quel tempo si scriveva su pergamene già ingiallite, probabilmente bastava un decennio di distanza per sentirsi già antichi). Paolo lo riconosce capace di molti miracoli (multis miraculis refulsit) e profezie, ma quando si tratta di scendere nel dettaglio, ne racconta soltanto uno piuttosto deludente: quando il re Liutprando, che era nei pressi per una battuta di caccia, mandò a chiamarlo affinché miracolasse il figlio che si era preso una freccia, Baudolino rispose che non poteva farci nulla perché il ragazzo era già morto (quia puer ille defunctus est). E infatti nel frattempo il ragazzo era morto davvero… miracolo? Boh, sì, diciamo che è un miracolo. E se mi fosse concesso di parlare di identità regionali ai tempi dei longobardi, ecco, questo santo eremita che non promette niente, che i miracoli li farebbe anche, però bisognava avvertirlo per tempo, lo trovo molto piemontese, molto bogia-nen.

E questo è tutto sul Baudolino storico. Però forse è già troppo, nel senso che la storia potrebbe anche essere più breve di così: ovvero, Baudolino potrebbe anche non essere mai esistito. E Paolo Diacono? Potrebbe essersi inventato tutto, anzi, magari anche Paolo Diacono potrebbe essere un’invenzione, così come Carlo Magno e tante altre cose bizzarre e banali accadute tra il settimo e il decimo secolo. Questo almeno secondo una teoria messa a punto da due storici tedeschi, Niemitz e Illig, l’ipotesi del tempo fantasma – die Phantomzeit-Theorie, in tedesco suona molto più seria. Si tratta di una di quelle teorie che mettono in discussione la nostra cronologia: noi riteniamo di vivere più o meno 2011 anni dopo la nascita di Gesù di Nazareth, ma cosa ne sappiamo davvero? Per molti secoli nessuno ha tenuto seriamente il conto. E non è che il carbonio 14 o il conteggio degli anelli dei tronchi ci consentano misure veramente precise, insomma, potrebbero anche esserci anni o interi decenni di differenza. Ma la teoria di Illig e Niemitz è un filo più estrema: per loro, insomma, in realtà oggi sarebbe il 10 novembre del 1714 dopo Cristo. Dal momento che i nostri antenati a un certo punto si sarebbero inventati tre secoli (297 anni, per la precisione) di sana pianta.

Attenzione. La Phantomzeit-Theorie, per quanto clamorosa, non è una delle solite teorie strampalate che pasturano i gonzi su internet, come le scie chimiche o signoraggi. Illig e Niemitz qualche argomento interessante dalla loro parte lo hanno trovato. Per esempio, sappiamo che per rimediare a un difetto del calendario di Giulio Cesare (ogni anno guadagnava dieci minuti rispetto all’anno solare), Papa Gregorio XIII introdusse nel 1582 il suo calendario gregoriano. Per l’occasione, dovendo recuperare i minuti persi per milleseicento anni, si decise di tagliare in quell’anno dieci giorni. Ma Illig calcola che per rimettersi in linea con l’anno di introduzione del calendario giuliano ne sarebbero serviti tredici. È come se da qualche parte mancassero trecento anni, ma dove? L’Alto Medioevo sembra il periodo più facile da falsificare. Per decenni interi sembra che non succeda niente, le biografie di papi santi e imperatori sono piuttosto tirate via oppure ripetono gli stessi episodi con piccole variazioni. E va bene che l’Italia dopo le guerre e le epidemie del sesto secolo era diventata una foresta, ma perché a Costantinopoli, la metropoli dei tempi, non risultano monumenti eretti durante quei tre secoli? Va bene, questo si potrebbe anche dire di Roma dal 1942 a oggi, ma… Perché non ci sono documenti che attestano la vita delle comunità ebraiche nelle città europee in quei tre secoli? – Che ci fa su una moneta araba della dinastia Omayyade un imperatore persiano che avrebbe dovuto vivere un secolo prima? Che ci fanno degli archi romanici nella Cappella Palatina di Aquisgrana (Aachen), che dovrebbe risalire a due secoli prima? Sappiamo che Ottone III, restauratore del Sacro Romano Impero Germanico, nell’anno Mille in punto aprì la tomba e vi scoprì le spoglie ancora decentemente conservate di Carlo Magno. Però ci trovò anche della biancheria appartenuta a Gesù Cristo, di cui è lecito dubitare l’autenticità, quindi… se fosse stata tutta una messa in scena? In fondo tutto quello che sappiamo di Carlo Magno deriva da cronache facilmente falsificabili – e che monasteri e cancellerie del tempo taroccassero documenti è ben noto, si pensi soltanto alla donazione di Costantino. Il braccio destro di Ottone, poi, Gerard d’Aurillac (poi papa Silvestro II), era un personaggio particolare, appassionato di scienza e costruttore di automi, sospettato ovviamente di trescare col demonio – il sospettato numero uno di un eventuale complotto.

Rimane il movente. Ovvero, tutto sommato possiamo anche accettare che nell’Alto Medioevo monaci e cronisti si inventino secoli interi, ma perché avrebbero dovuto farlo? Forse perché a Ottone III (in Germania) o a Costantino VII (a Bisanzio) piaceva l’idea di regnare esattamente più o meno nel Mille dopo Cristo, cifra tonda. Illig e soci non hanno trovato di meglio. Resta inoltre da capire perché i cronisti musulmani avrebbero dovuto collaborare al complotto. Ma forse non c’è nessun complotto, forse semplicemente l’epoca di Ottone e Silvestro è quella in cui ci si pone per la prima volta il problema di contare gli anni a partire dalla nascita di Cristo. Prima di loro effettivamente nessuno aveva tenuto il conto, c’era un guazzabuglio di cronologie diverse e magari qualche cronista pragmatico può aver suggerito di tagliare la testa al toro: diciamo che siamo nell’anno Mille, ripartiamo da qui e amen. Ai cronisti, come Paolo Diacono, non sarebbe rimasto che rielaborare la cronologia locale, riempiendo i buchi con regni e santi immaginari. Messa in questi termini potrebbe avere un senso… ma allora Diacono avrebbe potuto immaginarsi qualcosa di più fiorito, che so, fanciulle rapite da draghi, santi che emergono illesi da pentole di olio bollente, insomma, le cose che scrivono gli agiografi quando si scatenano. Non è il suo caso: Diacono racconta miracoli e fatti di cronaca tutto sommato plausibili, e questo è uno degli indizi che in mancanza di altre fonti ce lo fanno ritenere abbastanza attendibile. Ma forse è soltanto il solito longobardo senza fantasia, a cui hanno regalato tre secoli di storia vuota da riempire di favole, e lui non ha trovato niente di meglio che qualche santo, qualche cavaliere, qualche fanciulla obbligata a bere dal cranio del padre, e tanta, tantissima nebbia.

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La pallina di Dio

E insomma, la novità è che sono sul Post, con una non-rubrica sul Santo del giorno (che non esce tutti giorni), per esempio oggi si festeggia Santa Teresa del Bambin Gesù, Teresina per gli amici.

Non è adorabile?

1 ottobre – Santa Teresa di Lisieux, AKA Teresa del Bambin Gesù AKA Teresa del Sacro volto, vergine e dottore della Chiesa (1873-1897)

Può anche darsi che a un certo punto, dopo cinquant’anni di roselline, bacini, bambini Gesù e altri bamboleggiamenti, anche gli uomini di Chiesa non ne potessero più, di Santa Teresa del Sacro Volto e del suo cattolicesimo così irrimediabilmente pucci che nella prima metà del Novecento aveva scatenato una vera e propria Thérèse-mania nella profonda provincia francese. Però a quel punto forse si è un po’ esagerato sull’altro versante, volendo per forza vedere in lei uno spessore intellettuale che l’ha esposta alla furia di esegeti intransigenti come Simone Weil e fior di analisti lacaniani. Al punto che vien da dire: lasciatela stare! in fondo era solo una ragazzina.

Certo, nei suoi nove anni di reclusione volontaria in convento le era capitato anche di desiderare un futuro da Dottore della Chiesa (ma anche da Guerriero, da Apostolo, da Martire: tante strade tutte troncate dalla tbc). Sono quelle cose che si dicono da ragazzini, appunto. E invece ce l’ha fatta: nel 1997 Wojtyla l’ha nominata Dottore, proprio lei! terza donna a entrare nel club dopo Teresa d’Avila e Caterina di Siena. Per intenderci, Agostino da Ippona per ottenere lo stesso titolo ha scritto le Confessioni e la Città di Dio. Tommaso d’Aquino ha messo giù la Summa Theologica, dimostrando l’esistenza di Dio tipo in cinque modi diversi. Teresina, dal canto suo, non lascia visioni particolarmente mistiche né edifici teologici o meditazioni metafisiche. Cosa v’aspettavate, del resto, da una ragazza morta a 24 anni? Poco più di un best seller del primo Novecento, Histoire d’une âme, l’autobiografia sgarzolina di una ragazza sveglia che perde giovanissima la mamma, vede le sorelle maggiori entrare in convento, vorrebbe seguirle subito ma il prete severo le dice di no, allora fa un viaggio lungo lungo fino a Roma per chiedere al Papa se la fa entrare subito in convento e il Papa le dice vediamo. Suo più grande desiderio, spiega al lettore, era diventare una pallina, un giochino nelle mani del Bambin Gesù. Tutti ci vedono subito il desiderio di umiltà, ma la pallina ha pur sempre qualcosa di sfuggente e capriccioso, che ti colpisce nei fotoritratti (fu una delle prime sante di cui circolassero immagini fotografiche, e questo può spiegare parte del suo successo).

Le sue compagne. Lei non c’è perché sta scattando.

È davvero ingiusto ridurla a Shirley Temple del cattolicesimo: Teresa studiò e scrisse molto, conobbe la sofferenza e il dubbio, che la tormentò negli anni della malattia. Però a noi piace ricordarla un po’ così, più ragazzina che intellettuale, in posa da Giovanna d’Arco mentre prova il suo nuovo dramma con la filodrammatica del convento (i testi li scriveva lei); fanciullina vezzosa tutta contenta perché il suo ragazzo Gesù è il più figo del Creato mentre il fidanzato della sorella Giovanna, per quanto sia “una creatura molto perfetta”, è “pur sempre una creatura”. Quando le arriva la partecipazione delle nozze, lei risponde scrivendone una tutta per sé, traboccante come si vede di cristianissima umiltà:

“Iddio Onnipotente, Creatore del cielo e della terra, Sovrano Dominatore del mondo, e la gloriosissima Vergine Maria, Regina della Corte celeste, partecipano il Matrimonio del loro Augusto Figlio, Gesù, Re dei re e Signore dei signori, con la Signorina Teresa Martin, attualmente Dama e Principessa dei regni portati in dote dal suo Sposo Divino, cioè: l’Infanzia di Gesù e la sua Passione […] Non avendo potuto invitarvi alla benedizione nuziale che è stata data loro sulla montagna del Carmelo, l’8 settembre 1890 (essendo stata ammessa soltanto la Corte Celeste), la S. V. è comunque pregata al Ritorno dalle Nozze che avrà luogo Domani, Giorno della Eternità, nel quale giorno Gesù, Figlio di Dio, verrà sulle nubi del Cielo nello splendore della sua Maestà, per giudicare i Vivi e i Morti. L’ora essendo ancora incerta, siete invitati a tenervi pronti, e a vegliare”.

Non è in castigo, è travestita da Giovanna d’Arco.

Una cosa che mi fa impazzire dell’Ottocento è che tutto è già pronto per Freud, ma Freud non è ancora arrivato. Così nei diari e nelle lettere nessuno ha ancora alzato nessun schermo protettivo, e insomma tutti ti squadernano i loro complessi senza accorgersene, fanno una gran tenerezza. Una lettera del genere finisce dritta nell’autobiografia di un Dottore della Chiesa senza che nessuno abbia trovato niente da obiettare. Il libro è tutto pieno di perle così: per esempio, quando l’altra sorella prediletta che ancora vive nel mondo, Celine, riesce a farsi invitare a un ballo, Teresa non si vergogna a supplicare il Signore “d’impedirle di ballare”, con tanto di lacrimoni, finché “Gesù si degnò di esaudirmi”.

Tra le braccia del suo primo cavaliere, Celine si blocca, umiliando il povero ragazzo e costringendolo a una fuga ingloriosa. Quando lo viene a sapere, Teresina esulta senza vergogna e ringrazia Gesù di aver rovinato la serata alla sorella prediletta, che non a caso entrerà in convento poco dopo e l’aiuterà a scrivere quell’autobiografia che le porterà tanta gloria. Teresa è vicepatrona di Francia, patrona delle Missioni, dell’Australia e della Russia, tutti posti dove la pallina di Dio avrebbe rimbalzato volentieri. Se avesse avuto il tempo.

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Com’è profondo il mare

Siamo pochi. Comunque siamo troppi. Siamo vecchi e autoreferenziali. Siamo anche un po’ aggressivi. Ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti e dei linotipisti. Siamo insomma i blog italiani, e ormai dovremmo averlo capito: se non ci prendiamo un po’ sul serio da soli, nessun altro lo farà.

La Blogfest si celebra questa settimana: la stagione di caccia alla blogfest si è aperta da un pezzo. Sparare ai BlogAwards è relativamente facile: i premi sono troppi, i candidati sempre gli stessi, eccetera eccetera eccetera. In realtà dal 2008 a oggi sono cambiate parecchie cose, forse un po’ più lentamente di quanto era lecito aspettarsi, ma poteva andare peggio. Nel 2008 la festa era una cosa alla buona, dove ci si premiava quasi a vicenda, all’ombra dei convitati di pietra Grillo e Travaglio che mietevano migliaia di suffragi ma non avevano neanche considerato l’idea di venire a ritirare un fantasmino. L’anno successivo trionfò Spinoza. Nel 2010 è spuntato il Post (ma anche i400calci hanno strappato un premio meritatissimo dalle grinfie del solito Cineblog). Ecco: Spinoza, il Post, i400calci sono esempi diversissimi di siti di qualità che nel 2008 non esistevano e che in tempi relativamente brevi si sono creati un seguito importante. L’obiezione me la faccio da solo: in tutti e tre i casi non si trattava di blog di esordienti (anzi). È vero: l’esperienza è un fattore importante. E le relazioni coltivate per cinque o dieci anni sono ancora un patrimonio che fa la differenza. Però non è vero che la blogpalla italiana è sempre identica a sé stessa. Può darsi, questo sì, che continui a evolversi intorno a uno zoccolo duro un po’ troppo ristretto di persone e di esperienze, ignorando tante cose che accadono ai margini e non riescono ad attirare l’attenzione. E questo è un peccato, visto che negli ultimi quattro anni è tutto cambiato davvero.

Nel 2008 aggiornare un blog italiano significava luccicare in una costellazione di un migliaio di individui che si leggevano e lincavano tra loro (più la cometa Grillo che era sostanzialmente un corpo estraneo). Nel 2011 la blogosfera non è che una regione periferica nella galassia dei social network. Oggi un post riuscito può uscire dalla nostra piccola costellazione e ritrovarsi sul desktop di decine, non sto esagerando, decine di migliaia di persone. È una cosa che capita magari una volta all’anno, o nella vita, ma oggi può capitare: nel 2008 era fantascienza. È una questione di fortuna e di un po’ di autopromozione. La fortuna non è il mio forte: per l’autopromozione i BlogAwards fanno quello che possono. È giusto cercare di assegnarli a chi non ha ancora vinto: cerchiamo di allargare un po’ l’occhio di bue, facciamo vedere che non siamo i soliti quattro gatti. Da questo punto di vista non riesco a biasimare Gianluca Neri, che pure ci ha complicato la vita mantenendo in vita tantissimi premi, e raddoppiando le nomination, col risultato che a Riva 250 blogger hanno la possibilità di ritirare almeno un fantasmino. Se alla fine saranno i soliti, non prendetevela troppo. In alcuni (rari) casi i soliti potrebbero davvero essere i più bravi.

Io sono candidato anche stavolta, nelle stesse categorie dell’anno scorso (con due post candidati nella stessa categoria, proprio come l’anno scorso). Il che ci dice qualcosa sull’abitudinarietà di chi in estate vota le nomination. Tra l’altro non ho fatto nessuna campagna: però il fatto che centinaia di persone continui a votare per me lo apprezzo tantissimo. Anche se quest’anno mi sa che perdo. Però, appunto, a questo punto è una questione di serietà: mi avete candidato, perderò combattendo.

Seguono le non-indicazioni di voto (se volete votare più o meno come me, fatemi il favore di cambiare qualche blog qui e là, altrimenti rischiate di passare per truppe cammellate – cosa che in realtà siete, miei valorosi cammelli: si tratta di mimetizzarsi un po’). Come probabilmente sapete, è obbligatorio votare in tutte le categorie, compresi i blog erotici che nessuno si fila e i blog con la miglior grafica, che di solito ti cavano gli occhi appena li carichi. Ringrazio Many che con le sue spudorate indicazioni mi ha alleggerito un po’ il compito.
Si vota qui, fino a domani. Grazie a tutti

Miglior sito o blog 2011.
Appunto, votate per me. Nessuna possibilità, ma cadrò combattendo. Sofri esporrà la mia testa mozzata in salotto, no, forse nella cantinetta, boh, sarà comunque una fine degna (Il grande escluso: forse questo è stato l’anno di Sempre un po’ a disagio)

Personalità in rete dell’anno
Giuliano Pisapia è la personalità dell’anno, fuori e dentro la rete. La storia d’Italia per quanto mi riguarda comincia il 29 maggio del 2011… sì, scusate, mi commuovo appena ci ripenso. Sennò c’è Makkox, un altro che quattro anni fa non conosceva nessuno, e adesso guarda che roba che fa; e poi venitemi a dire che nei blog non succede niente. (Il grande escluso: Mazzetta ha fatto impazzire Pontifex, credo che sia un titolo sufficiente).

Sito o blog rivelazione dell’anno
Voterei Barabba anche se non sapessero il mio indirizzo e dove parcheggio. Anche loro si sono sbattuti parecchio, hanno fatto due o tre libri, vanno in tour, sono instancabili. E poi sanno dove parcheggio.


Migliore community o sito collettivo
Questa potrebbe essere la categoria da sacrificare ai potenti numi di Spinoza, ma tanto loro vinceranno tutto e ci lasceranno le briciole, quindi… quasi quasi Leganerd. (Il grande escluso: Io ricordo Genova l’avrei messo qui)

Miglior sito o blog di opinione
L’anno scorso ho vinto io, Travaglio è ancora lì che si domanda dove ha sbagliato. Stavolta c’è Gramellini e c’è la Murgia. Più Gilioli che è una potenza. E anche Bordone e Zoro si fanno più insidiosi, insomma la vedo durissima, però ci provo. (Il grande escluso: Malvino, anche se s’incazza).

Miglior blog o testata giornalistica online
L’unità. Avevate dei dubbi? (Il grande escluso: L’espresso, forse).

Miglior sito o blog tecnico-divulgativo 
Beggi e Attivissimo hanno già avuto il loro meritatissimo quarto d’ora: Keplero ancora no, e se lo merita.

Miglior sito o blog televisivo
Ecco, io di solito votavo Dave, più per una questione di affetto. Italiansubs mi sembra un servizio notevole. (Il grande escluso: Tutto fa media?)

Miglior sito o blog culinario
Allora, giusto perché stavolta nella dicitura non c’è solo blog, io potrei valutare di devolvere il mio voto a Dissapore, immutata restando la stima a Cavoletto.

Sito o blog con la migliore grafica
Io credo che qui ci sia un problema generazionale. Cioè, la fase in cui i siti ce li scrivevamo da soli è finita: nel momento in cui i template più leggibili ed eleganti te li regala WordPress gratis, mettersi lì a cercare di impressionare i lettori con la grafica è un po’ l’equivalente 2.0 di truccarsi il motorino. Detto questo si distinguono grosso modo due categorie: quelli che continuano ad addobbare il loro albero di natale con qualsiasi lucina colorata e gadget, e non c’è nulla di male (salvo pretendere che sia grafica e candidarsi a un premio di grafica, ma non è tutta colpa loro) e quelli che invece si capisce che sotto c’è un’attenta strategia, c’è qualcuno che ha studiato e magari ha preso pure dei soldi. Ecco, questi ultimi sono il male. Il grafico di Beerhunters che lascia l’ottanta per cento dello schermo nera. Quello di Pensoscrivo che impagina le foto in modo molto elegante ma poi mette i testi in grigio su nero. Random blog che continua a mettere i post brevi su tre colonne. Eccetera eccetera. Voto Malapuella per dare un segnale: meglio testi grossi su sfondo rosa che colonne inutili e iconcine pervasive.

Miglior sito o blog cinematografico
I400calci ha avuto la gloria che meritava (ampiamente). Io ci riproverei con Kekkoz, che anche stavolta è presente con due blog. A occhio chi è sulla metà alta della classifica ha più possibilità, così magari è il caso di votare per Friday Prejudice. Che sarebbe ancora uno dei pochi motivi per alzarsi al giovedì, se uscisse di giovedì. (L’escluso: Secondavisione).

Miglior sito o blog erotico
Non ce la faccio. Mi fido di Many e voto Lindalov. (Dania è brava e non è un blog erotico)

Miglior sito o blog musicale
Eh, indovinate un po’. Ce ne sono di bravissimi, eh, però solo Enzo mi fa mettere su i dischi.

Miglior sito o blog letterario
Qui più che altrove vedo pere gareggiare con mele (e carote, e grattugie, e spinterogeni). C’è una certa difficoltà a individuare la categoria, evidentemente. Barabba l’ho già votato altrove; Geova non vuole che mi sposi non so quanto sia “letterario”, ma è una storia interessante.

Miglior disegnatore / vignettista
Se non se lo merita Makkox quest’anno, davvero non saprei chi. Di bravi ce ne sono parecchi, ma lui ha davvero inventato qualcosa che prima non c’era. Non mi era mai capitato di veder crescere un talento così, praticamente in diretta.

Miglior sito o blog politico
Premio ambiguo. Bisognerebbe mettersi lì a capire quale dei politici sappia usare meglio lo strumento (Civati?) Credo che la maggior parte dei votanti andrà invece a simpatia, e a questo punto mi tiro fuori dalla mischia e voto Io ricordo Genova.

Miglior post o articolo dell’anno
Io non è che lo faccio apposta, a candidarne ogni anno due. Non so perché succeda. Comunque non credo che il pezzo in cui propongo di castrare il 99,9% della popolazione maschile abbia tutte queste chances (ma siete matte? Ehi, scherzavo). Insomma vi chiedo di votare per il lodo Ligabue, che comunque a suo modo sempre di castrazione si tratta.

Miglior podcast / trasmissione radio online
Non le sento. Voto Economìca per simpatia.

Miglior social network / servizio per i blog
Liquida è una gran cosa, però blogger è qualcosa che mi accompagna da dieci anni, e in dieci anni mi ha tradito davvero pochissimo.

Miglior tweeter italiano 
Appurato che Dania non è una blogger erotica, rimane da capire cos’è. La migliore tweeter? Proviamo. (Grande escluso: Riott@!)

Miglior sito o blog personale
Visto che è candidato qui, Sempre un po’ a disagio

Miglior web agency / digital PR online
Questa è la categoria più discutibile: immagino che l’80% dei votanti (me incluso) non abbia la minima idea di cosa si tratti – e non ha nemmeno molto senso andare a guardare i siti, non è da questi particolari che si giudica un digital PR online, o no? Boh. Voto di protesta: il primo della lista, così magari vince e gli altri diranno che ha vinto perché era il primo della lista.

Cattivo più temibile nella rete
Questa cosa di dividere buoni e cattivi mi lascia sempre un po’ perplesso, come se non fossimo tutti a nostro modo stronzi. La cattiveria tira, ma chi spinge? Bucknasty ha una media di tre pezzi all’anno. Qualcosa del Genere butta fuori un pezzo al mese un mese ogni tanto. Facci o la Soncini non ce li vedo a stare al gioco. Voto il morto del mese.

Miglior sito o blog andato a puttane
Si parlava di prendersi sul serio, ecco, questo premio non aiuta, e se fossi in Neri lo toglierei. Nel frattempo voto Macchianera, e auspico il ritorno di Betty.

Miglior sito o blog a sfondo sociale
Anche qui: bisogna votare l’iniziativa a sfondo sociale o l’efficacia del sito o blog? Nel dubbio, scelgo l’isola dei cassintegrati.

Miglior sito o blog fotografico
Per una volta ce l’ho: Kimota. Vai Gualtiero.

Miglior sito o blog di satira
Considerato che Makkox ha già vinto a Forte dei Marmi, e scusate se è poco, io voto In coma è meglio, che probabilmente non è nemmeno un sito di satira, però è un sito che ti fa ridere mentre ti spiega un po’ di fisica quantistica per farti passare la paura della morte, se fosse candidato a blog erotico lo voterei anche lì.

Miglior sito o blog turistico
Mi fido di Many: NoBorders

Qui sotto la scheda per votare. Grazie ancora!

resistenza, segnalazioni

Fischiasse un po’ di vento

2° UPDATE Troppa pioggia, non si fa più. Ce lo hanno detto adesso. Chiedo scusa a tutti.
UPDATE: Non solo fa freddo, ma spioviggina. L’incontro è spostato al Palaconad (pochi metri più in là al coperto).

Per una volta forse riesco a dare un annuncio in tempo: domenica 18, a partire dalle 19, alla Festa del Partito Democratico di Modena (spazio Cabò) il collettivo Barabba presenterà Schegge di Liberazione. Ci sarà il Coro delle Mondine di Novi (che pare si sposi molto bene) e ci sarò persino io; dovrei leggere un brano che nel libro non c’è (ma nel blog sì). Speriamo faccia fresco.

blog, segnalazioni

Controcammelliamoci

Un giorno magari, chissà, i BlogAwards diventeranno una cosa seria. Quel giorno li prenderemo in giro. Ma per adesso resta più divertente fingere che siano premi veri, sfoggiare le nomination, intessere oscure alleanze, ringraziare lo splendido pubblico.

(Se volete partecipare al gioco, in fondo a questo post c’è il modulo da compilare: il regolamento impone di votare in tutte le categorie).

Già l’anno scorso io vi chiedevo di votare, non tanto per me, ma per i blog fatti in casa, amatoriali, ruspanti, come il mio; contro la claque impalpabile che vota in massa i Vip che a Riva del Garda non verranno mai, come Grillo o Travaglio, gente che di una statuetta a forma di fantasmino non ha certo bisogno. Vi chiedevo altresì di allearvi e combattere contro le truppe cammellate dei blog commerciali, senz’anima, i cosiddetti nanopublisher, che invece a portarsi a casa i fantasmini ci tengono tantissimo: si vede che in casa hanno un sacco di mensole libere, beati loro. L’unico senso che si può dare al Blogaward è quello di attirare un quarto d’ora d’attenzione su chi da anni si scrive il suo blogghetto per passione, su chi i lettori se li è conquistati con le unghie, attirandoli con quella spontaneità e quella freschezza che i nanopublisher si sognano.

Devo dire che malgrado le sconfitte di questi anni, le nomination del 2010 presentano qualche novità. Il blog di Grillo è sparito, sarebbe interessante chiedersi il perché. Dal momento che non cessa di essere il più seguito, l’unica ipotesi che riesco a formulare è che sia quasi sparita l’intersezione tra il pubblico di Beppegrillo.it e quello di Macchianera (e della “blogosfera” mainstream italiana, anche se forse il vero mainstream è Grillo, ed è tutto il resto della blogosfera a essere una nicchia). Insomma, i lettori di Grillo gli altri blog non se li filano più. Non saprei neanche dire se sia un bene o un male; in ogni caso dare un fantasmino a Grillo era più o meno come premiare Kafka al Campiello, inutile e abbastanza ridicolo. I fantasmini diamoli a chi ne ha bisogno. Voglio dire, guardate me. Ero piccolo e nero, oggi strappo contratti miliardari a prestigiosi quotidiani fondati da Gramsci, e tutto questo grazie ai MBA, forza MBA! Ma andiamo al sodo. Qui sotto avete le mie sommarie indicazioni di voto (spero di non violare nessuna regola pubblicandole).

Miglior Blog 2010
L’anno scorso Spinoza non si limitò a stracciare Travaglio: lo doppiò. Travaglio quest’anno non si presenta nemmeno. Io invece ci sono: direi che non ho nessuna speranza, ma votatemi pure.
(Il grande escluso: Inkiostro. No, in realtà è poco attivo ultimamente. Ma le potenzialità le avrebbe, accidenti a lui).

Blogger dell’anno 2010
Un dettaglio curioso: l’anno scorso i primi due classificati furono Paul The Wine Guy e Beppe Grillo. Il primo è scomparso subito dopo, il secondo non gareggia. Il terzo era Qualcosa del genere, che quindi i numeri per vincere potrebbe averceli. Sarebbe abbastanza clamoroso, però proviamoci.
(Il grande escluso: io. No, scherzo. Mi sembra curioso che non sia in cinquina Byoblu, che non è il mio blog preferito, ma ha un pubblico vasto e affezionato, che qualche mese fa lo ha portato in trionfo al Premio Ischia. Mentre a Riva magari non sanno nemmeno chi sia. E’ come se la blogosfera italiana perdesse i pezzi: inevitabile, ma dispiace).

Blog Rivelazione 2010
Metilbaraben e Machedavvero c’erano già nel 2009, ragion per cui… ComedySubs mi sembra un bel servizio. Anche qui comunque sono tutti bravi, è stato un buon anno, e dire che io non me ne stavo accorgendo.
(Il grande escluso: non saprei, appunto, leggo sempre gli stessi).

Migliore Community
Facebook non è una comunità; a rigore non lo sarebbe neanche Friendfeed, benché ormai ci bazzichino solo i fancazzisti italiani. Spinoza ha già vinto l’anno scorso (e vincerà anche quest’anno), quindi… boh, io dico Girl Geek Life.
(Il grande escluso: Asphalto).

Miglior Blog d’opinione
Sono io. Perlomeno, questa è l’unica statuetta che ho qualche speranza di portare a casa, quindi… voi poi fate quel che vi pare, eh? Quest’anno vi siete già sparati un centinaio di opinioni gratis, e fate ancora in tempo a sciropparvene una cinquantina prima di Natale, ma d’altro canto si sa, l’ingratitudine umana. No, no, per carità, votate pure Travaglio, che ne ha un gran bisogno.
(Il grande escluso: Malvino, finalmente affrancato dall’insano giogo del Cannocchiale).

Miglior Blog collettivo
Io sto con Cloridrato. L’unico che ha qualche possibilità di infliggere perdite alla corazzata Spinoziana. E poi da qualche parte ho anche l’account, quindi se vince vinco anch’io, come Bordon nell’82.
(Il grande escluso: Schegge di liberazione. Più collettivo di così).

Miglior Blog giornalistico
Dunque. Qui c’è il solito problema di definire un blog. Giornalettismo e il Post sono ottimi oggetti, ma non blog in senso stretto. Piovono Rane è un (ottimo) blog, ma ha vinto l’anno scorso. VoglioScendere ha vinto due anni fa. Quindi vieni avanti, De Biase. E’ il tuo anno.
(Il grande escluso: Mazzetta. Ma perché non mette i feed interi, accidenti a lui).

Miglior Blog tecnico-divulgativo
Tutti probabilmente bravissimi e meritevolissimi, in particolare Attivissimo che però ha già stravinto l’anno scorso. Prima o poi l’unanime simpatia per Beggi deve concretizzarsi in un fantasmino.
(Il grande escluso: che fine ha fatto Mantellini?)

Miglior Blog televisivo
Può darsi che quest’anno Dave se lo meriti meno del solito, però a occhio mi sembra l’unico in grado di poter contrastare la funesta dittatura di Tvblog.
(Il grande escluso: Tuttofamedia).

Miglior Blog culinario
Dissapore è un gran sito, ma secondo me non è un blog. Zenzero ha vinto l’anno scorso. Cavoletto l’anno prima. Ne restano due, ma per fare i giurati seri bisognerebbe provare le ricette. Io non me la sento e rivoto Cavoletto.

Miglior Grafica di un blog
Questa è la categoria che non cessa di stupirmi. A guardare i blog nominati sembra che la “grafica” sia quella cosa che non si usa nei siti normali, perché disturberebbe la lettura. Pensoscrivo è senz’altro molto elegante: caratteri grigi su sfondo nero. Randomthought pubblica testi brevi su tre colonne. Persino 7years, a cui voglio un po’ di bene, probabilmente si è guadagnato la nominescion grazie alla bella idea di evidenziare i link con una banda gialla lampeggiante. Poi c’è un sito che non è un blog, ma una rivista di cultura cinematografica (in un font minuscolo, ovviamente). Resta Coreingrapho, che probabilmente si trova lì per un equivoco, ma a questo punto lo voto lo stesso, tanto più che i fumetti “scrollati” mi piacciono davvero (i grafici fighetti no, mai piaciuti).
(Il grande escluso: chiunque abbia un layout leggero e un Verdana 10 nero su sfondo bianco con un’interlinea ragionevole).

Miglior Blog cinematografico
Kekkoz ha lasciato capire che non ne può più, e non lo biasimo. Anche stavolta partecipa con ben due blog, il che significa che se i suoi sostenitori si mettessero d’accordo, forse la bieca tirannide di Cineblog avrebbe i giorni contati. E sarebbe francamente ora. Oppure facciamo così: tutti noi anti CineBlog ci contro-cammelliamo su I400calci. Se i numeri sono più o meno quelli dell’anno scorso ce la possiamo fare. Eddai.
(Il grande escluso: Secondavisione. Ma anche Freddy Nietzsche ultimamente regala).

Miglior Blog erotico
A volte penso che sia un problema mio. Ma non lo è. Una volta c’erano dei blog che parlavano di sesso in modo divertente e saltuariamente arrapante. Magari da qualche parte ci sono ancora. Ma in concorso, qui c’è della roba che funziona più o meno come l’alfabeto al contrario. Prendo una cosa a caso:

Adoro certi aperitivi milanesi in piedi. Denti che affondano in fettine d’arancio, l’alibi della musica ad alto volume per labbra pericolosamente vicine ad un lobo. Dire tutto in punta di dita, che sono roventi attraverso gli abiti d’ufficio. Insinuare un ginocchio tra le mie cosce, passarti la mano sul petto, disegnando ghirigori mentre ti parlo. Fuori baciarsi con lingue alcoliche ed il freddo che ci da i pizzicotti. Tu che mi allontani in un vago palpeggio. Ridacchi, io torno alla carica e ti premo contro. E’ come se i cubetti di quello sbagliato mi si fossero sciolti tra le gambe.
Scherzando cerchi di calmierarmi
[calmierarmi? Cioè “fissare il prezzo massimo delle merci al minuto”? In aperitivo?] con un “Pussa via!”
Ma sotto il vestitino capisco solo “Pussy via”.

Capito il torbido gioco di parole? No, ma veramente, se riuscite a eccitarvi con Pussa/Pussy io vi invidio, sul serio, vi invidio tantissimo. Voto Dania per la simpatia.
(Il grande escluso: http://puttanieri.blogspot.com. Magari neanche questo è erotico in senso stretto, ma resta abbastanza istruttivo).

Miglior Blog musicale
Io Polaroid, ovviamente.
(Il grande escluso: io! No, scherzo. Facciamo Weekendance?)

Miglior Blog letterario
Dopo il trionfo di Chinaski, quest’anno si sono fatti avanti i pezzi grossi. E a questo punto la cosa si fa imbarazzante: scegliere tra Mozzi, Nori, la Lipperini, cos’è, lo Strega dei poveri? Alla fine scelgo Vibrisse, mi sembra il meno… come dire… paludato. Senza polemica: mi sembra che il sito di Mozzi sia quello più accessibile anche ai non iniziati. Update: Mozzi ha scritto che non vuol partecipare (e chessarammai, eh). E allora voto Lipperini, che di sicuro non se la prende.
(Il grande escluso: Falsoidillio).

Miglior disegnatore / vignettista
Quando ho visto inserito tra i soliti noti (tutti bravissimi, eh, ma sempre gli stessi) Stefano Disegni, il mio cuore ha avuto un sussulto. Ho anche cliccato. E’ partita un’intro in flash. Fine del sussulto. Voto Eriadan.
(Grande escluso: Daw).

Miglior Blog fotografico
Faccio sempre molta fatica. Virzì, se non fosse Virzì, con la sua estetica polaroide mi infastidirebbe un po’. Voglia di Terra ha già vinto. Insomma alla fine Pensierisupellicola mi è sembrato il più votabile. Ma non me ne intendo, e se fosse possibile astenersi qui davvero lo farei.

Miglior Blog ecologista / sociale
Ecoblog è ok, ma è nanopublishing: niente di personale. Nrg4life è inquietante, mi sembra che venda dei cerotti strani. Vada per il Potatore.
(Grande escluso, ma proprio grande: Petrolio).

Miglior Blog sportivo
Voto Poetare con i piedi, ultimamente giambi e dattili sono gli unici piedi che riescono a interessarmi.
(Grande escluso: boh. Sul serio, era l’anno del mondiale e nessuno è riuscito a renderlo eccitante).

Miglior servizio Mobile
E’ passato un altro anno e sono sopravvissuto senza caricare quotidiani su un dispositivo mobile. Probabilmente tra qualche anno non ne potrò fare a meno, ma fino a quel momento… Mobileblog è il solito nano; Iphoneitalia non mi sembra meglio; Skytg24 è una cosa che sta su iTune; restano Corriere e Repubblica e allora io voto Repubblica, ma un po’ come un eunuco che dà i voti alle cortigiane.
(Grande escluso: non saprei, ma a proposito: Leonardo su mobile ci va?)

Miglior Testata Giornalistica online
Io voto il Post, si legge volentieri.
(Grande escluso: l’Unità, diamine!)

Miglior Post dell’anno
Quest’anno partecipo con due pezzi addirittura: il coccodrillo su Taricone e la lettera alla Marescialla. A rileggerli nessuno dei due mi sembra così rappresentativo: peggio per me, così imparo a non autopromuovermi. Chiedere voti su un coccodrillo mi sembra vagamente ricattatorio, così vi chiedo di votare – se proprio ci tenete – per la Marescialla. Non credo di avere molte possibilità in ogni caso: quest’anno ci sono dei pezzi molto validi in concorso (l’anno scorso viceversa era una cosa che gridava vendetta al cospetto d’Iddio).
(Il grande escluso: L’esistenza di Lapo Elkann è tutta quanta un grosso triste manuale how not to. Il capitolo che vediamo oggi è: come non si fa il viral marketing. Betty, ci manki troppoooooooooooooooooooo!) :….(

Miglior Podcast / Trasmissione Radio
Uffa, non le scarico. Voto Disinformatico sulla fiducia.

Miglior Social Network o Servizio per i Blog
Un blogaward a facebook è un po’ come assegnare lo Strega a una cartiera, o il Nobel a Internet. Voto friendfeed perché magari così non lo chiudono per un altro paio di mesi.
(Migliore escluso: Tumblr!)

Cattivo più temibile della blogosfera
Bucknasty, se scrivesse anche un pezzo al mese, non darebbe fastidio. La Soncini si difende bene, ma tanto quel fine settimana sarà alle sfilate. Qualcosa è davvero così cattivo? Vabbè, votiamolo.
(Migliore escluso: l’Inferno degli Angeli).

Miglior Blog andato a puttane
Categoria un po’ sui generis. Il situazionismo di PaulTheWineGuy (che si è fatto eleggere blog dell’anno ’09 e immediatamente dopo ha cancellato ogni traccia del suo sito) si merita anche questa statuetta, che invece andrà a Luttazzi per via di qualche battutina non proprio originale. Votare Malvestite sarebbe di pessimo gusto (Betty ha interrotto il blog per problemi personali).
(Migliore escluso: Indymedia Roma).

Miglior Blog politico
Auff. Non so se devo apprezzare il politico o il modo che ha di comunicare via blog. Sono troppo stanco per entrambe le cose, comunque. Piglio Scalfarotto e non ci penso più. Ps: leggo da Ciwati che Modena sarebbe “una città tra le più belle e le meglio amministrate del mondo“, insomma l’Aldina si è messa a stendere la sfoglia con l’LSD e nessuno mi ha avvertito.
(Migliore escluso: Onda Viola Tv).

Miglior Blog personale
Galatea, finalmente. Arrivederci a Riva.

Si può votare qui sotto.

concerti, Mondo Carpi, musica, segnalazioni

Non è la fine del mondo, ma insomma

Il giorno che aprì il Mattatoio, 22 giugno 2007, io misi persino un annuncio qui (troppo tardi per attirare qualcuno). Quel giorno ricordo che faceva un caldo da fine del mondo, e un mal di denti come mai più ne ho provati in vita mia. Entrando mi salutò un tipo tutto tatuato che poi scoprii Pernazza degli Ex Otago, ma lui invece per chi mi aveva preso? O salutava semplicemente tutti quelli che entravano? Il concerto era all’interno, ma non si riusciva a entrare dal caldo: i mattatoi di una volta li coibentavano per bene. In ogni caso il cocktail di aperitivi e antidolorifici mi stese alle nove di sera. Ogni tanto scanalando la notte tardi lo ritrovo, Pernazza, da Chiambretti, e ogni volta mi chiedo: ma per chi mi avevi preso? O ci salutavi proprio tutti?

Il Mattatoio è un dono di Dio che quando mi vide incidere un po’ stanco nel mezzo del cammin di nostra vita decise che no, io avrei continuato a vedere concerti interessanti, a costo di apparire in sogno a dei pazzi e convincerli ad aprire un circolo arci indiepop che potessi raggiungere a piedi. In cinque minuti. Anche in bicicletta è comodissimo, ma l’unico posto dove mi hanno fregato una bicicletta è la rastrelliera di fianco al Mattatoio. Ci ho visto i Fanfarlo e alla fine sono andato a chiedere se avessero un cd, mi dissero che ormai non si facevano più cd, bisognava andare sul loro myspace o una cosa del genere. Due anni dopo hanno suonato da Letterman. Ci ho visto Il Genio la sera della domenica in cui avevano suonato Pop Porno a Quelli che il calcio, passando da perfetti sconosciuti a potenziale tormentone del 2009: li ho visti proprio quella sera lì (forse l’unica sera in cui valesse la pena vedere Il Genio). A volte abbiamo visto un po’ e poi ce ne siamo andati, tanto non si pagava: come quando Le Luci Della Centrale Elettrica fecero il pieno e già le ragazze in prima fila sapevano i testi a memoria, o quella notte in cui resistemmo per poche canzone alla visione dei Krisma, appena appena scongelati, giusto il tempo di prenderci l’influenza a capodanno.
Invece Pelle Carlberg meritava. Gli abbiamo chiesto un bis, e lui ha cantato Grace Kelly di Mika. Ho visto gente che non mi ricordo più come si chiama, svedesi intonatissimi con organetti ukulele e poco altro. Ho rivisto Soda Fountain Rag che non aveva capito cosa avessi scritto su di lei (e non credo di averglielo spiegato). Ho persino comprato un cd dei Pip Carter Lighter Maker, non so come sia stato possibile, ma quella sera avevano reso San Francisco un concetto plausibile a Carpi.
Ho visto i Lomas, e cantato che Carpi è Un Posto Come Tutti Gli Altri: E Sei Tu Che Hai Problemi, Non Loro. Ho visto i Leggins, gli Heike Has The Giggles (mi allungarono un cd grezzo, senza nemmeno i nomi dei pezzi) e i Trabant, bravissimi questi ultimi, ma prima del concerto una ragazzina al bancone mi aveva spalancato la porta della crisi di mezza età chiedendomi:

Era la tastierista dei Trabant. Decisi che tanto valeva prendere la vecchiaia di petto, quindi non avrei mai più ballato in pubblico in vita mia, mai più, fine, solo di nascosto il piedino, no, neanche quello, finché una sera non vennero gli Still Flyin’ e quella sera veramente il piedino non riusciva a tenerlo nessuno, e guardate che non è mai stato un posto facile per ballare il Mattatoio, e invece quella sera andammo avanti fino all’alba con Max che ci fece la storia del ballabile da Phil Spector ai MGMT.
Ma i più bravi di tutti, posso dirlo? Restano Le Man Avec Les Lunettes. Sarà che ormai ci si sentivano a casa, ma un gruppo dal tocco così delicato, dal vivo, non l’ho sentito mai. La gente arriva senza averne mai sentito parlare e dopo tre canzoni tira fuori paragoni coi Beatles, senza pudore, perché questo ti fanno i LMALL.  Ti vien voglia di rompere il violoncello in testa a qualsiasi altra violoncellista di gruppo pop, sciocca, perché non suoni bene come i Le Man Avec Les Lunettes?
Al Mattatoio ho trovato un solo ex alunno, per ora. In generale ci andavamo a comprare cd di artisti sconosciuti, come ci piace pensare di essere anche noi del resto. Ancora di recente i Record’s e i Gloria Cycles: dovevano venirci davvero in casa perché ci accorgessimo di loro. Al Mattatoio stavo quasi per leggere un racconto sulla Resistenza la sera di Schegge di Liberazione, poi Many giustamente mi sostituì con quelli che si erano fatti centinaia di chilometri per leggere il loro racconto sulla Resistenza. Io ero venuto a piedi, nei soliti cinque minuti.

E adesso le centinaia di chilometri toccheranno a me. Il Mattatoio chiude. Mi dispiace. Immagino che avrei potuto fare qualcosa di più, bere più birre, invitare più gente, non lo so. Arrivo sempre troppo tardi, anche con questo pezzo. Quanti bei concerti mi son visto, quanta musica necessaria mi son portato a casa. Quanta fortuna non mi stavo meritando.