2025

– 2005

A questo punto credo di dovervi una spiegazione

Era la fine del 2004, e secondo me era tempo di cambiare.
Il momento sembrava propizio: finita l’era eroica del mezzo, ognuno cominciava a usarlo senza più tanti metadiscorsi, per discutere di sé e degli amici davanti a sé e agli amici. Tutto ampiamente pronosticato – e anche piuttosto noioso.
Quindi era tempo di cambiare. Prima degli altri (perché è solo così che funziona), e senza troppo preoccuparsi di come sarebbe andata a finire. Si sa come vanno a finire i progetti lungamente ponderati: accartocciati nel cestino. Allora si fa così: si prende un’idea semplice e si tira avanti alla giornata (perché il senso di un blog rimane questo: alla giornata). Poi, verso l’estate, si fa una pausa, si tirano le somme, e si conclude. Facile, no?
No?

L’idea
Allora, vediamo, prendiamo il blog, e vediamo come può evolvere in qualcosa di diverso. Non stiamo parlando di rifare il template, la carrozzeria. A quello son capaci tutti. No, è tempo di modifiche strutturali.
Si fa presto a dire. Cos’è la struttura di un blog? Il calendario. Possiamo modificare il calendario: per esempio, mandarlo avanti. Quanto tempo in avanti? Parecchio, altrimenti che senso ha? Ma devo ancora essere vivo e pensante. Vent’anni, ottimo, così mi becco l’ovvio revival sugli anni ’00.
Se è un futuro prossimo, sarà naturalmente una distopia – e qui pensavo di andare sul sicuro, ormai è un genere più codificato del western. Anzi, meglio non esagerare. Mantenere un respiro crepuscolare: niente topi cupi, un grigio indistinto. Una società dove tutto è permesso ma tutto è noioso. Il grande Echelon ti guarda, ma nessuno ha voglia di mettersi lì a guardare tutti i nastri del grande Echelon, sicché alla fine tutto questo gran controllo va in vacca. E non è tutta colpa di Berlusconi o Bush, ovvero: sì, in parte è colpa loro, ma anche mia, perché è un futuro che ho immaginato io, e ci ho messo molti difetti che sono miei prima di essere di Berlusconi e Bush. In pratica, cosa accadrebbe se io e Berlusconi avessimo la possibilità di governare insieme per vent’anni? Leggete 2025 e lo saprete. Beh, sembrava una buona idea. Se avessi avuto più tempo per svilupparla, senza dubbio l’avrei appallottolata e indirizzata nel cestino, ma così, di primo acchito, una sera di nebbia, sulla nazionale per Carpi…

Postmoderno è chi il postmoderno fa
“Ma dove trovi le idee?” Di solito, le copio agli altri. Fanno tutti così. Genius is 1% inspiration and 99% perspiration. Parlare di genius, in questo caso, mi sembra inopportuno; garantisco in ogni modo che la mia formula è 100% traspirazione (e il risultato si vede, direte voi).
Però bisogna chiarirci su cosa intendiamo per citazione. La citazione in sé e per sé non m’interessava. Non m’interessa far sapere a chicchessia che ho letto Orwell, Bradbury (in realtà ho visto solo il film), l’Apocalisse, i profeti Ezechiele e Daniele, il primo romanzo del ciclo Left Behind (una noia infernale), qualcosa di Dick (non saprei neanche cosa), niente del cyberpunk (ma penso di averlo respirato), Infinite Jest, Marco Polo… il gioco all'”indovina chi sto citando adesso” non m’interessava minimamente.
Quello che m’interessava era ragionare sopra questo mio immaginario distopico. Prendiamo ad esempio Fahrenheit 451: cosa mi ha lasciato? Qual è la mia posizione, oggi, nei confronti della letteratura apocalittica? Credo che sia un genere interessante, e che valga la pena contribuirvi? Il dibattito era aperto – naturalmente in classe sbadigliavano.
Il senso finale (qualcuno potrebbe esserselo perso) è: no. In fin dei conti (anche se considero a tutt’oggi 1984 uno dei più poderosi oggetti letterari mai scritti) penso che gran parte della letteratura apocalittica sia il frutto di un egotismo malato (“dopo di me il diluvio”, ecc.) e che, a furia di immaginare apocalissi, rischiamo prima o poi di avverarle, come di solito si avverano le profezie. Il caso di Left Behind mi sembra eloquente – ma anche Matrix, coi suoi fumi gnostici, non è il prodotto dello stesso brodo di cultura di Al Quaeda? Dimentica tutto quello che vedi e che senti, sono solo idiozie, la tua vera vita è altrove, e devi combattere per tornarci… tutto questo, non è terribilmente pericoloso?

Ma se è terribilmente pericoloso – se è roba che scotta, come i libri di Montag – allora perché ho voluto provarci anch’io?
Non lo so. Forse perché poteva essere divertente. Scottarsi. Ogni tanto.
Non lo farò più.

Questa è letteratura, (stronzi!)
Una cosa che mi era rimasta sul gozzo, adesso posso dirlo, è il non essere mai stato considerato un blog narrativo. In parte è colpa mia, naturalmente. Forse bastava mettere fuori un cartello: Ehi, sono anch’io un blog narrativo. Sembra politica, ma è letteratura. Sembra filosofia, ma sono solo storielle. Sembra diario, ma è narrazione…
Forse bastava partecipare a qualche discussione. E’ paradossale questo signore che pretende di farsi leggere sull’internet ma non ama le discussioni. Un cuoco che non ama i fornelli. In ogni caso, se avessi mai fatto qualcosa di diverso, era inteso che sarebbe stato a carattere scopertamente narrativo. Così se ne sarebbero accorti, quelli…

Scusate, come non detto
Un anno dopo, sono più che mai contento che non se ne siano mai accorti, quelli. Visto com’è andato l’esperimento. A un certo punto del 2025, ho ricominciato a consultare febbrilmente il contatore, ma con un atteggiamento nuovo: non più “vediamo quanti visitatori abituali riesco a conquistare questo mese”, ma “vediamo quanti riesco a perderne”. Passare da una media di quattrocento giornalieri (con picchi di 450) a centoottanta (con picchi di 200) mi ha regalato una sorta di perversa gratificazione. Visto che tutto sommato le cose andavano male, era molto meglio che nessuno se ne accorgesse.

Però, devo dire, sono un poco stupito che non se ne sia accorto davvero nessuno. In una s-comunità estesa di persone che non fanno che scriversi addosso, dove ci sono siti fatti apposta per parlare male di altri siti fatti apposta – e sono i più consultati – e a ragione, perché spesso sono quelli scritti con più talento e partecipazione – non c’è stato nessuno, ti giuro, nessuno che si sia alzato a dire: Leonardo è scoppiato. Possibile che nessuno abbia voluto infierire? Facevo così pena? No, il fatto è che i più non se ne sono accorti. Mi hanno lasciato perdere e basta. Per stroncarmi bisognava leggermi e leggermi stava diventando sempre più faticoso. Ecco come mi sono salvato dai critici: li ho ammazzati sotto quintali di narrativa scadente. Per altro, qualche critica mi avrebbe fatto bene. Ma… no, non mi sentivo ancora pronto.

(Per correttezza, bisogna aggiungere che non ho semplicemente perso accessi: ne ho anche guadagnati. C’è gente che ha iniziato a leggere questa roba senza conoscere quello che facevo prima, e che mi apprezza proprio per questa roba. Sono un po’ imbarazzato nei loro confronti. Per fortuna sono pochi).

Ma che braaaaaaahung…
Poi ci sono quelli che in generale apprezzavano, ma col tempo hanno iniziato a sbadigliare sempre più di frequente, e hanno concluso che non era colpa mia, ma del mezzo: la narrazione a lungo respiro non si adatterebbe al ritmo quotidiano del blog. Per cui hanno lasciato perdere le puntate settimanali e si sono ripromessi di leggersi il malloppo finale, magari raccolto in volume, o al limite in pdf.
Io ringrazio per la fiducia, ma purtroppo non sono d’accordo. Continuo a pensare che ci sia spazio, sull’internet, per il caro vecchio feuilleton a puntate (scritto magari da uno bravo). In ogni caso provateci pure, adesso, a rileggere il tutto come se fosse un’opera conclusa. Provateci, su. E poi ditemi se funziona.

Funziona?
No.
La trama è al tempo stesso esile e astrusa. I personaggi sono pure macchiette, alcune sembrano prese di pacca dagli stereotipi della letteratura di consumo (con tanto di cappello a chi questa roba riesce anche a renderla consumabile). Alcuni – prevedendo forse il flop – si levano dai piedi diversi mesi prima del finale. E questo era l’esperimento che avrebbe dovuto dimostrare a tutti le potenzialità narrative di Leonardo? Come la mettiamo?

Di fronte a queste critiche ovvie, che nessuno mi ha fatto ma che ero in grado benissimo di farmi da solo, la mia linea di difesa è: non è un romanzo. Voi pensavate che fosse un romanzo, ma io non mai detto che volevo fare un romanzo. Quando vorrò fare un romanzo, ve lo dirò, e voi vedrete che se m’impegno so fare un romanzo bellissimo, ma stavolta no. Volevo fare un’altra cosa. L’intreccio era solo un pretesto, l’ho voluto apposta esile e astruso, in modo da attaccarci qualunque cosa mi venisse in mente. Anche i personaggi erano un pretesto, alcuni li ho lasciati appunto al livello di macchiette proprio perché un approfondimento psicologico non m’interessava punto, quella è roba da romanzi e io non volevo farne. Al momento. Questa è la mia linea di difesa.

Il 2025
Ma se davvero non volevo fare un romanzo, cosa stavo facendo, esattamente? Se non m’interessavano i personaggi, né la trama, qual era il punto?
Tutto sommato il punto restava il buon vecchio blog. Chi ha smesso di leggerlo pensando di non riuscire più a capire cosa stava succedendo, secondo me si è sbagliato. Non stava succedendo niente di particolarmente nuovo. I post continuavano a parlare di quello che accadeva nel 2005 – da una prospettiva distorta, certo, ma nemmeno tanto. Si parla del Live 8 e degli uragani, del referendum e della morte del Papa. Con l’idea che molto spesso gli avvenimenti possano cambiare di significato in vent’anni: ricordare l’attentato in Inghilterra solo per la tempesta di messaggini che la Farnesina mandò a tutti i cittadini italiani residenti a Londra, o l’11 settembre perché la cessazione improvvisa di tutti i voli sul continente nordamericano rese possibile calcolare l’influenza delle scie dei jet sul riscaldamento globale. Ecco. Si trattava di smuovere un po’ di polvere di ovvietà dai fatti di cronaca. Purtroppo oggi il blog molto spesso funziona da catalizzatore di ovvietà. Se c’è un incidente devi dire “oh, quanto mi dispiace”. Se il tuo avversario politico fa una cazzata devi scrivere “yahoo, sono contento”. Cacofonia, inutile, pura funzione fatica – che fatìca. Volevo anche prendermi una vacanza da tutto questo.

In realtà, senza dialoghi e senza flame, mi sono sentito piuttosto solo. Ben mi sta.

Il 2005
Tutto questo, in realtà, non è molto importante. È possibilissimo che si sia trattato, alla fine, di un fallimento. Un passo più lungo della gamba. Qualche anno fa mi avrebbe steso, adesso no. Durante l’anno la preoccupazione dover terminare una storia ambientata nel 2025 è scivolata piuttosto sul fondo della lista delle mie priorità.
E’ stato un anno discretamente difficile, il 2005; non sto a spiegare il perché. Ma soprattutto è stato un anno molto offline. Certe sere l’idea di mettersi a tavolino a continuare la storia di un cinquantenne che vivacchia nel 2025 mi suonava assurda. Il fatto è che man mano che vado avanti nella mia vita, il blog funziona sempre meno come fonte ausiliaria di gratificazioni. Questo è buono per me. Per i lettori, non so. Non credo.

E nel 2006?
Per il primo semestre, almeno, pensavo a una cosa molto politica. Perché mi fa rabbia questa cosa, che molti non si siano resi conto quanto questo blog sia un oggetto politico. Anche quando sembra narrativa, in realtà è politica al 100%. Quest’anno poi abbiamo le elezioni, e non vorrei ripetere la figura di cinque anni fa, quando iniziai a preoccuparmene solo a frittata fatta. In realtà vorrei essere più serio e costante in quello che faccio. Più attendibile. Se poi le elezioni le perdiamo anche stavolta…

…nel secondo semestre si vedrà. Secondo me con un po’ di sforzo il feuilleton può funzionare. Insistendo di più sui personaggi, variando i punti di vista. (Uno dei limiti, nella prima parte, era doversi inventare tutto alla prima persona. Quando ci ho rinunciato mi è sembrato di cominciare ad ingranare, non so se qualcuno ha provato la stessa sensazione). Ecco, più protagonisti, più storie, intrecciate tra loro – in pratica, una soap. Ma non credo di esserne capace – vediamo cosa ci riserva il futuro.
Non posso che concludere con le parole che Tim Burton mette in bocca al mio eroe, E. D. Wood Jr, al telefono col suo primo produttore: se mi rendo conto di aver realizzato il peggior film di fantascienza di tutti i tempi? Beh, il prossimo sarà migliore.

2025

– 2005

La fine ????

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La fine ?????

Sono felice di informarvi che Leonardo adesso sta meglio, dopo un lungo periodo confusionale in cui ha perso molti dei suoi abituali lettori (a un certo punto anche sua mamma non ce l'ha fatta più a continuare).

Anzi, colgo l'occasione per ringraziare tutti i lettori che hanno tenuto duro e sono venuti a leggerlo in questa lunga parentesi di follia. A un certo punto avremmo voluto staccargli la spina (del modem, intendo), ma gli specialisti ci hanno detto di no, che il blog poteva essere un'ottima terapia (tra una seduta di cyclette e l'altra), e che le visite e i commenti dei lettori potevano aiutare a sbloccarlo, anche se lui all'apparenza non riusciva a sentire né a leggere niente.

Come forse qualcuno ricorderà, io (Arci) sono il responsabile dell'incidente che ha proiettato Leonardo nel… nel delirante futuro della sua immaginazione. L'anno scorso usai il mio amico come cavia per una mia invenzione. È tutto documentato qui.
Si trattava di uno strumento dalla concezione rivoluzionaria che doveva aiutarci a immaginare proiezioni della realtà più realistiche; perché noi, intesi come genere umano, siamo fatti male, sbilanciati sul passato: abbiamo troppa poca memoria e poca immaginazione. Così quando immaginiamo un futuro, non riusciamo mai a trovare le tonalità intermedie: tendiamo a vederlo tutto nero, oppure tutto rosa e azzurro, insomma, mai nella tonalità giusta, che è il grigio. la mia invenzione doveva servire a immaginare futuri un po' più grigi e praticabili. Sarebbe stato un passo decente per l'umanità.

All'inizio l'esperimento sembrò un fiasco. Leonardo ha continuato a scrivere una manciata di post come se nulla fosse. Le cose hanno iniziato a complicarsi a gennaio, forse in seguito agli stravizi natalizi. A un certo punto, L. si è proiettato vent'anni in avanti, ritrovandosi cinquantenne in un mondo di sua invenzione, in cui tutti i suoi aneliti alla libertà e alla pace universale erano stati virati in grigio. Grazie al mio apparecchio è riuscito a trasformare anche una rivoluzionaria teoria della liberazione sessuale in qualcosa di fastidioso: a cinquant'anni, L. si immaginava sposato con due mogli senza desiderarne nessuna delle due. Ma c'è di più: a un certo punto, se ho ben capito, L. è arrivato a teorizzare un sistema per ottenere la vita eterna sulla terra – a patto di renderla eternamente grigia e noiosa. Insomma, il mio apparecchio funzionava fin troppo bene.
Così l'ho distrutto.

Nelle ultime settimane l'attività onirica del paziente si era intensificata – un buon segno, a quanto pare. Io non posso fare a meno di sospettare che da diverso tempo fosse già tornato in sé, e continuasse a fare il matto solo per non perdere la faccia, stile Enrico IV di Pirandello. In ogni caso, ieri ha aperto gli occhi, ha chiesto di sapere la data, ed è corso a dare un'occhiata al frigorifero. Direi che sta tornando in sé.

Non dico che sia un bene, tornare. Anzi, se fosse per me abolirei quel verbo dal dizionario ("tornare"). Invece i condizionali li terrei. Nel suo 2025, Leonardo li aveva aboliti. Non è una grande idea, io trovo. Tra tante cose brutte e inutili che ha la lingua italiana, il condizionale mi sembra che abbia un suo perché. Non vedo l'ora di parlarne con lui, di questa e d'altre cose. E intanto vi auguro un buon Natale e un buon 2026, bambini.
Ovunque voi siate.

Arci

2025

– 2025 aC

La fine???

E proprio quando il romanzo sembrava finito, senza nessuna soddisfazione per l’eroe, ecco che fuori tempo massimo mi sveglio e ho davanti la donna dei miei sogni, e nel fondo dei suoi occhi verdazzurri che mi scrutano con apprensione mi sembra di leggere ke i miei sogni sono anke i suoi.

È tutto bianco intorno. Apro la bocca per esclamare il più classico dei “dove sono”, ma mi fa male tutto. I denti. Le tonsille. La lingua mi sega il palato. Mi sembra di non aver mai parlato in vita mia.

“Abbi pazienza. Le ghiandole inizieranno a produrre saliva, tra un sekondo”.

È molto strano. Riesco a sentire le sue kappa. Ma come…

“So quel ke vuoi sapere. Vuoi kapire se anke questo è un sogno, o se finalm è la realtà. Mi dispiace non avere una risposta facile. In realtà posso dirti ke in questo momento ci troviamo in 1 sogno reale. Mi kapisci??? Hai fatto un passo avanti, xché prima kredevi d essere sveglio – e invece sognavi. Stavolta invece sei sikuro ke stai sognando. Hai kapito??? Ne sei sikuro. Questo è un s o g n o v e r o. Non c sono dubbi in riguardo. Io nn sono reale. Però t sto dicendo la verità. Non trovi ke sia 1 passo avanti??? Io trovo ke sia 1 passo avanti!!!”.

Io no, ma non riesco a obiettare niente.

“C’è un’altra kosa difficile da mandare giù. Tu non sei esattamente tu. L’originale, intendo. 6 un klone. Preciso identico all’originale. Kon gli stessi rikordi, le stesse sinapsi cerebrali, gli stessi vizi kardiaci. Fai un po’ fatika a parlare xché 6 un klone e 6 appena nato, nn ai mai parlato in vita tua. T dovrebbero anke bruciare gli okki”.

Ora che ci penso, mi bruciano.

“Se vuoi 1 konsiglio, questa kosa della klonazione prendila kon filosofia!!! Se 6 al 100% = all’originale, tu 6 l’originale. Lui non ha nulla ke tu nn abbia. Anzi, tu hai un’opportunità in +: xché t ho preso io…”

Mi hai preso, sì. E non ti mollo più.

“…invece di quell’idiota SuperCon, Bar Taddei. C’era 1 patto preciso tra noi 2: il primo ke ti trovava poteva tenerti. T ha trovato lui (ke lavora per la CIA, se nn l’hai kapito), X cui l’originale è suo. Ma io ho fatto in tempo a kopiarti nei miei appunti”.

Lasciami capire. Hai fatto un…

“Ho fatto 1 kopia-incolla, sì. In questo sogno le persone sono komposte di dati. Cifre binarie. Triliardi di cifre binarie. Ma io ho una clipboard abbastanza grande, miliardi e miliardi di terabyte, così se devo kopiare una persona, mi basta fare ctrl+C, ctrl+V, e il gioko è fatto. M dispiace solo ke sia 1 po’ doloroso x te”.

Tanto è un sogno e tra un po’ mi sveglio.

“Io nn ne sarei kosì sicura. Nn si è ancora capito dove t sveglierai. Magari in 1 posto dove il genere umano si è estinto X una stupidissima guerra nucleare, o X un asteroide, ke ne sai??? Oppure in realtà 6 all’inferno e devi pedalare X l’eternità. Se vuoi 1 consiglio, koncentrati su qsto sogno. È la realtà migliore ke puoi trovare in circolazione. È una simulazione Xfetta, molto + logica dell’originale. È stata programmata dalle + professionali Intelligenze ARtifiCiali del settore. Ed ha vinto il premio “best strategy computer game ever”!!!

Vuoi dire k… che ci troviamo in…

“Si kiama Civilization XIII. Tu conosci già la versione VII: questa è molto, molto + sofisticata. Noi nn sappiamo esattam ki ci sta giocando: forse l’uniko uomo sopravvissuto sulla terra, naskosto al Polo Sud. O forse è il passatempo preferito in una stazione orbitante intorno al Sole, dove il genere umano si sta estinguendo X noia. L’unica cosa ke sappiamo X certo è d essere pedine in 1 gioko + grande d noi. Tu dirai: kome facciamo a essere kosì sicuri???”

Già, sentiamo, come.

“Qsta verità è stata rivelata in sogno ad alkuni d noi (noi li kiamiamo “gli illuminati”), ke dopo anni e anni d meditazione hanno visto davanti a sé, X poki istanti, il Grande Kodice Sorgente. E hanno kapito. Qsta realtà in cui viviamo, ci riproduciamo e moriamo, è solo un match di Civilization XIII, livello “principiante”‘, e noi stiamo perdendo!!!”

Noi chi?

“Noi saremmo l’Impero Bizantino (kapitale Istanbul), ke si estende dalla Spagna alla Siria. Fino al 2000 eravamo konosciuti kome Unione Europea, ed eravamo ankora la prima ekonomia del mondo. Poi siamo dekaduti, dekaduti orribilm. E nn riusciamo a kapire il xché. Quand’è ke le kose sono iniziate ad andare male? Qual è l’errore fatale ke abbiamo kommesso? Se riuscissimo a risalire a quell’errore fatale, potremmo fare Ctrl+Z fino ad allora, e ripartire kol piede giusto e vincere!!!”

Probabilmente commetterete un altro errore nel turno successivo.

“E allora faremo Ctrl+Z di nuovo, e d nuovo e d nuovo, finké nn vinceremo!!!”

Ci tenete così tanto, a vincere?

“I nostri Illuminati hanno sviluppato una Fede nella Vittoria. Secondo loro, le pedine del vincitore del Match successivo nn muoiono, ma vengono klonate al livello successivo, “capotribù”.

La metempsicosi nei videogiochi. Ci sta. Voglio dire, in mancanza di un altro motivo per vivere o morire.
Ma io che c’entro, scusa.

“Allora abbiamo mobilitato tutte le pedine X cerkare di capire qual era stato l’Errore Fatale nella nostra storia + recente. E alla fine i nostri esperti hanno scoperto una katena di causalità ke risale fino al novembre 2004 (anno del match, nn anno reale)”.

E cosa è successo nel novembre 2004?

“Hai lasciato il frigorifero aperto“.

Embè?

“Il giorno dopo, la bistekka ke volevi cucinarti nn era freskissima”.

Beh, quando succede, d solito ci metto del…

“Pepe verde. Hai un po’ esagerato kol pepe verde. La settimana successiva hai avuto un’infiammazione alle emorroidi”.

Ma come fate a saperlo?
“È tutto nel backup, i nostri Illuminati hanno accesso ai file di backup. Con le emorroidi infiammate, tu nn potevi + sederti sul sellino della tua bicicletta quando andavi a prendere il treno”.

Ah, sì, ricordo. È quella volta che ho rotto un pedale.

“Con il tuo peso hai rotto 1 pedale e perso il treno, ti sei molto arrabbiato con te stesso, e hai deciso ke dovevi dare una svolta alla tua vita, dimagrire e sospendere il blog, ke ti faceva perdere troppe ore seduto davanti al PC”.

Ma continuo a non capire cosa c’entra.

“Una settimana dopo hai incontrato Defarge al Bar Taddei, e vi siete messi a discutere. Di chiudere i blog, di scendere in campo, di darsi da fare… Da quella discussione è nato il germe del Teopop”.

Ma no… il Teopop sarebbe nato anche senza d noi.

“Forse. Ma almeno in qsto match è nato grazie a voi. Una dozzina d’anni dopo l’Italia, allagata e Teopopizzata, si è stakkata dall’Unione Europea, ke è risultata squilibrata verso est. La scissione tra Europa e Italia c ha fatto perdere i nostri punti d vantaggio sui gialli e gli azzurri!!!”

I gialli sono i cinesi e gli azzurri…

“Gli amerikani, esatto. Xciò i miei Illuminati Principali mi hanno mandato in qsta palude padana del kakkio. Lo skopo della mia missione era clonarti, istruirti, e rispedirti nel backup del novembre 2004, in tempo xché tu possa kiudere il frigorifero e nn condire con il pepe la bistekka fatale. Nn soffrirai + d emorroidi, nn chiuderai il Blog nel gennaio 2005, tu e Defarge nn darete vita al Teopop, e Bisanzio vincerà il match!!!”

E di me k… che sarà?

“Verrai kon noi nel livello «capotribù»”.

Con te?

“Kon noi”.

Non sono sicuro di volerlo fare. Voglio dire, a che pro vivere, riprodursi, morire, rinascere per l’eternità? È davvero Civilizzazione questa? Forse non è il gioco che fa per me.

“Rikordati ke 6 solo 1 klone. Io ti ho fatto e posso cancellarti e rifarti d nuovo”.

Fa così: cancellami e rifammi. Vedrai che ti dirò la stessa cosa.

“Ok, hai ragione, è il sesto klone ke mi ripete ‘sta stronzata. Mi arrendo. Kosa devo fare X convincerti?”

Beh…

“Nn posso crederci. Davvero. T ho appena detto ke questo è 1 sogno, una simulazione, un videogioco di strategia. Sul serio vuoi una prestazione sessuale dalla pedina d un gioko d strategia??? 6 MESSO COSÌ MALEEEEE???”

No, non è la prestazione sessuale.

“Noooo???”

Non la prestazione sessuale in sé, perlomeno. Io voglio vivere con te, Aureliana. Una vita intera, nel livello “Capotribù”. Due cuori e una capanna – areremo le terre verdi e costruiremo granai e biblioteche. Faremo tanti figli biondi e…
“E tu mi tradirai kon tante skiave more, kredi ke nn ti konoska??? Lo sai ke 6 fondamentalm poligamo??? LO SAI??? Ti rendi konto ke hai fatto un’intera rivoluzione soltanto X sposarti 2 mogli invece ke 1??? E ke se nn c’era quel puritano d Defarge a frenarti, probabilm avresti imposto X legge il quadrimonio, il pentamonio, l’esamonio, l’enne-monio???”

Ma questo è successo nel livello “principiante”, Aureliana… sono cresciuto.

“Vabbè, tanto nn ho scelta. E sia, prometto d sposarti, nel 2026. Ma ora t devo mandare nel 2004. Ricordati d kiudere il frigo”.

Come, non facciamo sesso prima?
“Pensavo ke la prestazione sessuale in sé non t’interessasse”.

Ma no… si faceva per dire… in realtà io…
“C rivediamo tra 21 anni. E mi rakkomando, LO SPORTELLO DEL FRIGO. È MOLTO IMPORTANTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

2025

– 2025

La fine??

Caro Leonardo,

bentornato tra noi. Scusa se in questo momento non siamo vicino a te, come vorremmo. Dobbiamo lavorare, lavorare tenacemente, e questo ci ha impedito di essere presenti al momento del tuo risveglio. Inoltre, la Medicina Umana prevede che il paziente si risvegli da solo, e in solitudine prenda coscienza della realtà. Per questo motivo ora tu leggi queste parole proiettate sulla parete. Se le metti a fuoco correttamente, significa che sei sveglio e hai recuperato del tutto il senso della vista. Questo è molto positivo. La tua madre – l’Umanità – ha bisogno anche dei tuoi occhi.

Alcuni di noi – che ti hanno conosciuto prima dell’incidente – hanno pensato di farti cosa gradita dando a questa proiezione l’aspetto del tuo vecchio blog. Sostengono che questo avrà un effetto rassicurante su di te. Non c’è motivo nel dubitarne. Ma se questa forma grafica non ti piace, non hai che da premere il pulsante blu del tuo telecomando.

Se i tuoi occhi mettono a fuoco correttamente, ora avrai fatto una piccola pausa, e i tuoi occhi saranno tornati sulla data, che prima avevi scorso sbrigativamente. Non è sbagliata: oggi è il 19 dicembre del 2025.
Questo significa che per vent’anni sei stato in animazione sospesa – in seguito a un incidente frontale con un’autocisterna sulla Strada Statale Goitese, nel gennaio del 2005. Perdonaci, ma non c’è un modo più gentile per dirtelo. La Medicina Umana rifugge l’eccessiva indulgenza nei confronti dei pazienti e non ha tempo per i percorsi graduali di autocoscienza. Può darsi che questa rivelazione ti renda pazzo – noi ci auguriamo di no e, pur partecipando al tuo comprensibile dolore per gli anni di fiero lavoro che ti sono stati sottratti – speriamo che tu superi presto questa fase di autocommiserazione e possa al più presto unirti a noi nel lavoro tenace. A cinquant’anni hai ancora molta energia da donare alla tua madre – l’Umanità. E hai molti figli da nutrire e da salvare.

Il mondo in cui rinasci oggi, Leonardo, è molto più giovane di quando l’hai lasciato. Più della metà dei suoi abitanti sono nati in questi vent’anni: sono tutti tuoi figli, e tu hai concreti doveri nei loro confronti. Se decidi di non impazzire e di unirti a noi nel lavoro tenace, dovrai accettare i nostri quattro principi.
Il primo principio è: dimentica il passato. Tu provieni da un’epoca che noi, volenti o nolenti, ci siamo dovuti lasciare alle spalle. Un’era di ingiustizia e soprusi, disordine morale e miseria materiale, in cui gli uomini erano divisi in Nazioni e in Classi, in perenne lotta cruenta tra loro.
Sappiamo che, per quanto terribile ed ingiusta, quell’epoca ti era cara, perché è l’unica che hai vissuto. Sappiamo che tutto sommato allora le cose non andavano troppo male per te, membro di una classe media in una nazione parassita del Nord del mondo. Ma chi è nato in questi ultimi vent’anni, Leonardo, ha un’idea molto diversa in proposito.

Dimenticare il passato, significa rinunciare a gran parte di quello che eri. Da oggi non sei più membro di nessuna classe media. Non hai più nessuna nazionalità, che comunque non ti servirebbe più. Non hai più nessuna religione – perlomeno, nessuna pratica religiosa giustificherà le tue eventuali astensioni dal lavoro tenace. Non sei nemmeno più un “uomo bianco” – nessuno ti considererà come tale. Potresti chiederti, allora: se non sono più tutte queste cose, chi sono?
Questo è il secondo Principio, la legge dell’Umanità. Essa dice: Tu sei umano. Niente di più, niente di meno.
Ogni cosa che è umana ti riguarda. Ogni umano è tuo figlio o tuo padre, ogni umana è tua figlia o tua madre. Ogni umano che muore, tu l’hai ucciso. Ogni umano che vive, tu l’hai generato. Questa è la legge dell’Umanità. Sei libero di accettarlo; ma sappi che se non lo accetti, non potremo più nutrirti. Altre bocche hanno bisogno del tuo cibo.

Il terzo principio che devi seguire, è la legge del Lavoro. In questi vent’anni, mentre dormivi, altri lavoravano per te. Ora è tempo di restituire ciò che ti è stato offerto, lavorando tenacemente. L’Umanità ha bisogno delle tue mani, dei tuoi occhi, della tua voce, della tua mente. L’Umanità è spiacente di non poterti chiedere il lavoro delle tue gambe, che hai perso nell’incidente (sappiamo che spesso, nel sonno, sei convinto di agitarle; purtroppo non pedalerai più. Ma forse sognerai per sempre di pedalare).

A questo punto hai diritto a una rapida spiegazione. Dai tempi in cui l’hai conosciuta, tua madre – l’Umanità – è radicalmente cambiata, e non in peggio.
Gran parte del cambiamento non è dovuto a qualche guerra o rivoluzione – come forse già immagini – ma a un asteroide. Si chiama Apophis, è stato scoperto nel Giugno del 2004, ha un diametro di 390 metri, e tra undici anni entrerà in collisione con il nostro Pianeta. L’impatto scatenerà un’energia pari a centomila Hiroshima; la polvere oscurerà la terra per qualche decina d’anni, causando l’estinzione di tutte le forme di vita pluricellulari sul pianeta (eccezion fatta per qualche cocciuto scarafaggio).
Preveniamo la tua prima obiezione: no, non si può bombardare l’asteroide, come nei film catastrofici della tua epoca corrotta. I detriti del bombardamento potrebbero causare una distruzione anche peggiore – è un rischio che non possiamo correre.
La realtà è che l’Umanità non ha possibilità concrete di sopravvivere a una catastrofe del genere sulla Terra. Nessun bunker sotterraneo sopravvivrà alle scosse telluriche che seguiranno all’impatto. Col genere umano, perirà tutta la sua cultura: millenni di arte, letteratura, indagine sui segreti dell’Universo, sparirà nel nulla. L’unica possibilità di sopravvivere, è trasferirsi su stazioni orbitanti intorno al Sole (l’orbita della Terra verrà probabilmente sconvolta dall’impatto con l’asteroide).

L’Umanità ha preso coscienza del problema sedici anni fa (2009), relativamente tardi. Da allora, tuttavia, tutti i membri delle Nazioni Unite hanno fatto un concreto passo indietro e hanno deciso di fondersi in un entità sola, con l’unico scopo di perseguire con ogni mezzo la sopravvivenza dell’Umanità. Uno staff di filosofi e teologi di ogni fede laica e religiosa ha messo a punto un Umanesimo Provvisorio, che dal 2011 è legge marziale per tutti i sette miliardi di abitanti. (Sì, siamo solo sette miliardi. La procreazione è stata rigidamente limitata). L’economia capitalistica è stata momentaneamente sospesa, dal momento che nessuna libera concorrenza ci permetterà di schivare l’asteroide con più precisione o più in fretta. Gran parte dell’industria bellica mondiale è stata riconvertita, al fine di produrre le stazioni orbitanti che a partire dal 2020 stanno disperdendo l’Umanità sotto ai 35 anni in un’ellittica intorno al Sole. Siccome sappiamo che le possibilità di sopravvivenza di queste stazioni non sono altissime, abbiamo deliberato di inviarne il più possibile, nella speranza che l’equipaggio di una su dieci sopravviva e possa tornare sulla Terra quando sarà nuovamente abitabile.

Queste decisioni, prese in uno stato di emergenza e disperazione, hanno provocato in capo a qualche un fenomeno inatteso. La pianificazione mondiale ha ridotto sensibilmente le differenze tra Nord e Sud. Lo sforzo dell’industria bellica riconvertita ha provocato una sorta di boom economico nei Paesi del Sud dove la manodopera era comunque a buon mercato. La razionalizzazione ha ridotto gli sprechi e ha eliminato tanti rami secchi e marci dell’economia mondiale – sono stati liquidati i signori della guerra, i consulenti finanziari, gran parte degli avvocati e dei pubblicitari (uno su dieci è stato riassorbito negli uffici di Propaganda Umana).

Per farla breve: l’Umanità ha finalmente trovato il prodotto ideale: la sopravvivenza. Tutti la vogliono, e sono disposti a lavorare tenacemente per averla. La sopravvivenza non ha bisogno di molto marketing. Nelle scuole tutti la imparano volentieri, sin dalla più giovane età. I preti di ogni religione non hanno altra scelta che includerla nei loro sermoni. Nel mondo che troverai qua fuori, ogni gesto quotidiano è giudicato secondo un solo parametro: aiuta o no i miei figli a sopravvivere? Questa è la domanda che ogni Umano si fa, ventiquattro ore al giorno. E non c’è molto tempo per decidere, perché – questo è il quarto principio che devi accettare – abbiamo una fretta dannata, Leonardo. Non c’è tempo per fare tutte le cose bene.

Sappiamo che nel tuo passato amavi scrivere storie sul futuro – e che spesso lo immaginavi grigio, freddo: una proiezione delle tue delusioni. Il mondo qui fuori non è così. Forse è un po’ troppo spigoloso per i tuoi gusti. Ma è un mondo pieno di speranza. La speranza è giovinezza, la speranza è fede. La speranza ci ricompensa da tutti gli errori che facciamo – sappiamo di non essere infallibili. Tutto sommato il nostro mondo non è così diverso da quello in cui tu avresti sperato di vivere, se avessi avuto mai la fantasia per immaginarti un futuro ideale. Ma tu preferivi sognare futuri deludenti, eroi infelici, illusioni frustrate. Noi non tolleriamo questo tipo di fantasie, è bene che tu lo sappia. Viviamo proiettati verso lo Spazio, e non abbiamo bisogno di grilli parlanti. La Morte è sempre nei nostri pensieri, e si avvicina a una velocità di Xmila chilometri all’ora.

Bene. Se sei arrivato fino a questo punto, la situazione dovrebbe esserti sufficientemente chiara (e se non lo è, ciccia, non abbiamo così tanto tempo). Ora tu devi decidere, in breve, se decidi aderire all’Umanesimo Provvisorio o no. Te lo riassumiamo in breve.

I PRINCIPI DELL’UMANESIMO PROVVISORIO:

1. (OBLIO) Lascia perdere il passato
2. (UMANITA’) Tu sei umano. Ogni umano è tuo figlio o tuo padre, ogni umana è tua figlia o tua madre.
3. (LAVORO) Lavorerai tenacemente, perché i tuoi figli sopravvivano.
4. (FRETTA) Abbiamo una fretta dannata, non possiamo fare tutte le cose bene

Se ora premi il tasto verde, tu decidi di accettare questi quattro principi, e diventare uno di noi. Un Umano. Avrai un miliardo di genitori, un miliardo di fratelli, cinque miliardi di figli, sette miliardi di amici. Lavorerai tenacemente per salvare ognuno di loro.
Se invece il dolore per la tua mutilazione è troppo forte, e il ricordo del passato troppo dolce, puoi ancora premere il tasto rosso. Tornerai al coma, continuerai a pedalare a vuoto nei tuoi sogni, ancora per qualche tempo. A te potrà sembrare un’eternità – il coma gioca questi scherzi.
In realtà – ci duole dirtelo – in capo a qualche giorno sospenderemo del tutto la somministrazione di cibo. Altre bocche ne hanno bisogno. Bocche di lavoratori. Perciò morirai di fame. Ma, per quanto ci è possibile saperlo, non te ne accorgerai e non ne soffrirai. I tuoi sogni, i tuoi mondi grigi e deludenti, sbiadiranno a poco a poco nel niente.
A te la scelta.

L’UMANITA’ – rappresentata dalle infermiere del tuo reparto – ASSUNTA & CONCETTA.

PS
Ti vogliamo bene.

2025

– 2025

La fine?

Caro Leonardo,
Ciao. Hai fatto bene a venire a leggere qui.
Ora, per favore, inspira ed espira. Forte.

Fatto?

Fallo di nuovo. Inspira ed espira. Bene.

Fallo ancora.

E ancora.

E ancora.

Di solito cinque respiri forti bastano, ma se ti senti ancora il cuore sul gozzo, per favore, modifica il post, aggiungi un altro “e ancora” per la prossima volta. Sai benissimo come si fa. Protocollo www, interfaccia blogger… è tutto come ai vecchi tempi. Proprio come piace a te. Perché è giusto farti sentire a casa.

Naturalmente, sei ancora molto nervoso, e stai pensando: “Non sono affatto a casa! Dove sono? Sto sognando? Sono in uno di quei paradisi e inferni a pedali che sogno in continuazione?”

In linea di massima, no. Sei nel mondo reale. Solo nel mondo reale c’è questo buio e questo vecchio monitor catodico MS1570P. Per favore, controlla la sigla. Se la sigla corrisponde, quasi sicuramente non stai sognando.

Purtroppo, ultimamente la tua capacità di costruire sogni sempre più intricati e realistici rende tutto più difficile. Per cui non è sicuro al 100% che tu sia davvero sveglio. Potrebbe anche trattarsi di un sogno dove ricordi di esserti svegliato e aver letto questo post sul tuo monitor M51S70P.

In ogni caso, se stai sognando, stai facendo uno dei sogni più realistici da molti mesi in qua. Ti consiglio di prenderlo per buono, come se fosse la realtà. Nella tua situazione non vale la pena di essere molto schizzinosi, nei confronti della realtà. Prendila per buona.

Non innervosirti. Ora ti spiego tutto. Questo post serve appunto a spiegarti tutto. È giusto che tu sappia, ma non devi innervosirti, perché la tua situazione è molto delicata. Bisogna andare per gradi.

1. Dove sono?

Sei in Antartide, la terra delle opportunità. Più precisamente nella Terra della Regina Maud. È un vero peccato che tu non possa uscire dalla tua tenda canadese a goderti il panorama, che è meraviglioso. In Antartide la vita ha attecchito solo da alcuni anni, eppure sembra già millenaria. È incredibile vedere certe forme di vita che arrivano qui ancora praticamente monocellulari, e nel giro di pochi mesi riescono a metter su un guscio, una casa, una palazzina. Sarà per via delle radiazioni: in ogni caso è fantastico.

2. Che anno è? Che giorno è?

Questo lo hai già capito leggendo la data sul blog – il post si pubblica in automatico ogni volta che ti svegli.
Per cui sai di trovarti davvero nel 2025. Di solito riesci sempre a conservare la nozione del tempo, malgrado i dodici mesi di sonno. Sei abituato a svegliarti brevemente verso a Natale, quando qui ci sono ventiquattr’ore di sole. Nota che la tua canadese è schermata contro ogni tipo di radiazione, luce compresa. Eppure ti svegli lo stesso.

3. Radiazioni? Che cazzo è successo?

In pratica, la fine del mondo. Respira ed Espira.
Ti ricordi di Og e Magog? L’alleanza russo-persiana che attaccava Israele, secondo il Libro del Profeta Ezechiele? Ecco. Il mondo è finito nel 2013.
Si è trattato di un errore umano. Pare che un tecnico iraniano, mentre si inginocchiava per le preghiere, abbia urtato un bottone rosso. I dispositivi di sicurezza iraniani lasciavano molto a desiderare – in breve, una testata nucleare è esplosa sulle alture del Golan, Siria.
A quel punto il presidente iraniano, per una questione di prestigio internazionale, decide di proclamare l’attacco nucleare finale contro Israele; così in mezzo a tante testate nessuno avrebbe fatto caso alla prima caduta per accidente nel posto sbagliato. Naturalmente gli israeliani – che erano già sul chi vive – non restano lì ad aspettare. Lanciano un attacco mirato a tutte le basi missilistiche iraniane, nella speranza di prevenire l’attacco nucleare.
Purtroppo – questa è la cosa più stupefacente – anche i dispositivi di controllo dell’arsenale nucleare israeliano lasciano a desiderare. Per una mezza dozzina che centrano gli obiettivi, uno finsce nella periferia di Teheran, uno nel deserto, e uno… nel Mar Caspio, nominalmente ancora territorio russo.
Beh, a questo punto, indovina un po’: si scopre che l’ordigno “fine del mondo”, quello immaginato nel Dottor Stranamore, hai presente? Quello per cui non appena una bomba nucleare scoppiava nel territorio della vecchia Unione Sovietica, quest’ultima avrebbe automaticamente spedito tutto il suo arsenale negli USA… beh, non era una barzelletta! Era esistita! Progettata da scienziati staliniani, poi krusceviani, che Breznev aveva purgato senza prima chiedergli se per caso non custodissero qualche segreto importantissimo! Per cui per 40 anni i sovietici avevano avuto questa favolosa arma di dissuasione, e non lo sapevano! E il meccanismo automatico aveva continuato a funzionare anche dopo la fine dell’URSS – anche se molte rampe di missili erano state smantellate, cosicché quando il missile israeliano esplode nel Mar Caspio, sono appena una ventina i missili vetero-sovietici arrugginiti che si alzano in volo e vanno a esplodere su altrettante centrali nucleari americane!
Gli americani non ci credono. Pensano a un’astuta mossa nordcoreana. Così spediscono la Corea del Nord nell’orbita di Saturno. La Repubblica Popolare Cinese se ne risente, e riduce gli Stati Uniti al territorio intorno alla tangenziale di Kansas City. Nel frattempo India e Pakistan hanno preso anche loro a palleggiarsi bombe N a raffica, giusto per non restare indietro. Finché tutti non smettono, perché il gioco non è poi così divertente, e i sopravvissuti non iniziano a morire a causa del fallout, il buon vecchio fallout dei film in technicolor, te lo ricordi? È pazzesco, no? Che il mondo sia finito come in un vecchio film degli anni Cinquanta. Che sciocchezza. Che banalità. Eppure.

4. Io solo sono scampato a raccontarla?

Non è detto. In ogni caso, gli ultimi esseri umani che hai visto in vita erano i tuoi 19 compagni di spedizione. Siete fuggiti in Antartide dove l’aria è buona, la temperatura non è rigidissima (c’è stato un discreto riscaldamento globale, in questi anni), e soprattutto nessuno vi rompe le scatole – a parte le bande armate di Pinguini Radioattivi, che avete dovuto sterminare. Dopo aver arrostito l’ultimo Pinguino, avete iniziato a litigare tra voi a un punto tale da decidere che, dal 2019 in poi, ognuno faceva una civiltà a sé. Da allora in poi vi siete isolati sempre più nelle vostre tende. Fino a un paio di anni fa vi mandavate ancora e-mail (eravate cablati), ma da allora in poi Internet ha smesso di funzionare. Forse perché i Pinguini sono tornati. O forse perché il fallout è arrivato fin qui. In ogni caso, è prudente non uscire più dalla tenda. Anche perché dovresti staccarti dalla flebo e dalla bombola ad ossigeno, e non vale la pena.

5. Perché dormo sempre?

Valium nella flebo.

6. Ho abbastanza nutrimento, ossigeno e medicinali per sopravvivere fino a quando?

Non saprei. Dormendo 364 giorni all’anno stai razionando le provviste nel modo ottimale. D’altro canto, che senso ha chiedersi “fino a quando”? Questa non è una fase, questa è la fine. Non stai aspettando nessun salvatore. Un giorno un pinguino assassino troverà la tenda e il genere umano, per quanto ti riguarda, sarà finito. Altre prospettive, a essere onesti, non ce ne sono. Devi inspirare ed espirare, essere calmo e pensare di vivere al meglio anche questa esperienza, che è l’ultima.

7. E l’energia? Da dove la tiro fuori l’energia?

Ma che domande. Pedalando. Mentre dormi, pedali: così ti tieni in forma e intanto produci l’energia che ti tiene al caldo d’inverno e fa andare questo computer. Ci hai messo un bel po’ a imparare a pedalare in sonno, ma adesso non ti fermi più.

8. Mi sembra di avere già sognato tutto questo.

Già. Non fai che sognare tutto questo, in milioni di varianti diverse. A volte t’immagini interi popoli di sopravvissuti a una catastrofe che pedalano ignari. A volte sogni di svegliarti e scoprire che stai pedalando, ma in realtà stai ancora dormendo. Poi mescoli ricordi e desideri: infili i tuoi amici, i tuoi sensi di colpa nei loro confronti; i tuoi desideri (di solito ti immagini un piccolo harem personale, due o tre donne tutte per te); la politica, la guerra, eccetera. A volte ti sdoppi in personaggi diversi, con opinioni opposte: così potete perdervi e ritrovarvi e litigare tutto il tempo. Molto spesso c’è una grande rivoluzione e tu partecipi, anche se dopo un po’ ti chiami fuori. A volte ti capita anche di essere torturato. Una cosa curiosa è che ogni anno tendono a ritornare i ricordi di venti anni prima. Hai costruito anche una teoria su questa osservazione – in effetti, le teorie che concepisci mentre sogni sono molto affascinanti, se esistesse ancora un genere umano da affascinare.

9. E allora che mi resta da fare?

Devi aggiornare il blog. Il blog serve a rassicurarti quando ti svegli, a fine anno: perché non c’è nulla di più tranquillizzante per te del buon vecchio blog di quando eri giovane. Così, se c’è qualcosa che vuoi aggiungere a questo post (ogni anno più o meno ci aggiungi qualcosa), scrivilo pure: ti aiuterà, l’anno prossimo, a tornare in te stesso più tranquillamente.
Come al solito, mentre premi il pulsante “Publish”, inizierai a sentirti le palpebre pesanti. Non hai che da tornare sulla poltrona a pedali e chiudere gli occhi. Il resto verrà da sé, non preoccuparti. Hai organizzato tutto alla perfezione cinque anni fa.

10. Allora, Buon Natale.

E felice 2026! Ciao!

(Continua…)

2025

– 2025


Giù in Antartide
Ci stan venti piramidi
Giù in Antartide
Ci stan venti piramidi

Il Veglio Reloaded

“E questo è quanto, Signore”.
“Non ti sei scordato nulla, Agente CoPro?”
“Beh, dettagli. Una volta identificato Leonardo davanti all’obiettivo, ho provveduto a immobilizzarlo…”
“Lo hai steso con un pugno”.
“Per carità di Dio, no. Una fiala di anestetico – ne avevo una scorta con me”.
“Dalle comunicazioni riservate dei bizantini – stiamo intercettando i loro messaggini, sai – risulta che hai raccontato alla loro agente di averlo steso con un pugno”.
“Ho preferito non divulgare… sa, la prudenza non è mai…”
“Lasciamo perdere. E poi?”
“E poi? E poi ho requisito un mezzo, ho caricato Leonardo nel bagagliaio, ho salutato Aureliana che era accorsa ad aiutarmi, e sono partito in direzione dell’ambasciata americana. Rozzo ma efficace”.
“Già. Naturalmente il cancello dell’ambasciata che hai sfondato con la Nuova Topolino ti verrà detratto dal compenso finale. E poi?”
“E poi, Signore? E poi… eccomi qui”.
“E il Veglio della Montagna?”
“Goddamn, Signore, stavo dimenticandomi il Veglio! Sì, dunque. Nell’ambasciata ho avuto una serie di colloqui molto franchi con Leonardo, che, stimolato adeguatamente, mi ha raccontato senza indugio la sua esperienza”.
“Questo è il tipo di cose, Agente, che non andrebbero fatte negli scantinati delle nostre ambasciate”.
“Signore, ma sul serio, non è stato niente! È bastato mostrargli un gancio e uno spinotto e…”
“Andiamo avanti”.
“Dunque, lui mi ha raccontato come la sua fuga dalla stanza 68 sia stata organizzata da un gruppo di defargisti – una corrente eretica in seno al Teopop che…”
“Lo so cosa sono i defargisti. Su. Voglio essere a casa entro Natale”.
“A un certo punto è stato prelevato da due uomini dall’apparenza vagamente artificiale, vestiti di nero con occhiali scuri. Le ricordano niente, Signore?”.
“I Blues Brothers. Hey… Baby don’t you wanna go…“.
“No, Signore, no, anche se apprezzo molto la canzone. I due uomini lo hanno condotto in un cunicolo scavato sotto a una grande montagna – il Rocciamelone”.
“Dunque la montagna c’è. C’è anche il Vecchio?”
“Pare di sì, Signore. All’interno di questa montagna, Leonardo ha perso i sensi. Quando li ha recuperati, aveva la sensazione di trovarsi all’inferno. La sua definizione di inferno è: un luogo sotterraneo dove c’è gente che pedala dappertutto, senza andare da nessuna parte“.
“Un enorme fitness center”.
“Possiamo anche chiamarlo così. E mentre pedalava, per un tempo che gli è sembrato infinito (almeno un paio di mesi), un vecchio che gli stava alle spalle gli raccontava come stavano realmente le cose: che il petrolio era finito, i cinesi avevano brevettato l’unico generatore di energia a idrogeno davvero economico, cosicché agli occidentali non era restato altro che ritirarsi nel sottosuolo a pedalare, per produrre l’energia necessaria: e che quello in pratica era l’inferno”.
“E lui si beveva queste stronzate?”
“Probabilmente dopo due mesi di condizionamento non aveva altra scelta che ritenerle probabili. Il vecchio alle spalle gli spiegava che tutti gli abitanti dell’inferno passano la vita a pedalare senza saperlo, perché il loro cervello in realtà si trova in una proiezione virtuale chiamata Paradiso a Pedali“.
“Un Paradiso a Pedali”.
“Sì, in pratica i pedali creano l’energia sufficiente per far vivere il cervello in questa proiezione virtuale, che però non è così paradisiaca come uno crede, anzi: la proiezione è stata deliberatamente resa un po’ noiosa e ripetitiva nel tentativo di rallentare la percezione del tempo, fin quasi a fermarla“.
“Dunque, fammi capire. Nella leggenda di quel tale, il Vecchio convinceva il giovane di essere appena uscito dal paradiso”.
“Qui la leggenda di Marco Polo è ibridata con quella diffusa da un film molto popolare verso la fine degli anni Novanta, Signore. Un Giovane vive una vita piatta e monotona. Un bel giorno viene contattato da persone misteriose con occhiali scuri che gli spiegano che il suo paradiso piatto e monotono è solo una simulazione, che nella realtà lui è solo un ingranaggio di un complicato sistema di produzione di energia, una specie di batteria tascabile, in questo caso una sorta di dinamo a pedali… naturalmente il Giovane è scelto, anzi, pre-scelto, per ribellarsi e porre fine al paradiso simulato”.
“E per ribellarsi…”
“Il Vecchio ha persuaso Leonardo a farsi esplodere“.
“Ma si è capito chi è davvero il Vecchio?”
“Impossibile. Lui sostiene di aver riconosciuto, verso la fine, la voce di Defarge – ma c’è da fidarsi di un cinquantenne che pedala per due mesi di fila in un sotterraneo? Io rimango dell’idea che Leonardo si trovasse in una proiezione virtuale. Magari gli hanno messo un casco – proprio come quelli che usava quando si faceva chiamare Arci – gli hanno fatto vedere moltitudini di persone che pedalavano al suo fianco, e gli hanno detto: questa è la realtà, la tua vita a San Petronio con le tue due mogli è solo una simulazione. E tu devi distruggere la simulazione. Ogni terrorista in fondo viene condizionato in questo modo: la tua vita quotidiana è un sogno, distruggila. È buffo che un film americano abbia anticipato il training del fondamentalista-kamikaze tipo, non trova?”
“Non ci sto capendo niente, Agente. Mi sembra tutto talmente sconclusionato. Un paradiso a pedali. Che razza di idea è? Chi è stato tanto malato da concepirla?”
“Forse non lo sapremo mai, Signore”.
“Che assurdità. Va bene, Agente, direi che il tuo rapporto è finito. Arrivederci”.
“Grazie Signore. A proposito, posso smettere di pedalare, adesso?
Signore?
Signore?
Perché si è fatto tutto buio, ora?

Giù in Antartide
Ci stan venti piramidi
Giù in Antartide
Ci stan venti piramidi
Giù in Antartide
Ci stan venti piramidi
Una è bianca
E diciannove, no.

2025

– 2025

Il secondo modo di acchiappare un coniglio

E insomma, Signore, andò proprio così: alla fine di luglio Leonardo-Immacolato entrò in una Stanza 68… e scomparve. Qualcuno, in un qualche modo, lo aveva fatto evadere. Si pensò a un passaggio segreto, che non fu mai trovato. Si torchiò l’inquilino della stanza, che non disse una parola. Allora lo si condannò per favoreggiamento a tot anni, che in seguito, grazie all’interessamento di amici e ammiratori, divennero tot anni al quadrato. Ma il fuggitivo sembrava scomparso per sempre. E con lui, spariva ogni possibilità di tornare nel nostro Grande Paese con una storia decente da raccontare.

Allh gli o detto: kretino d 1 Kap Amerika, lo sai ke c sono 2 modi X dare la kaccia a 1 koniglio no?
Modo 1: lo insegui (ma e' troppo tard, lui e' stato + veloce & adesso nn lo trovi +!!!).
Modo 2: LO ASPETTI AL VARKO!!!
Ke varko??? dice lui. Nn lo so, ma prima o poi salta fuori, e allora troviamo il posto dove e' + facile ke salta fuori, & lo aspettiamo la'!!! Ma nn sapevamo in ke posto aspettarlo.

È andata così.
In via del Guasto c’erano in effetti i due tizi antipatici in occhiali scuri – il fatto d’aver poi scoperto che non si tratta di due tizi veri, ma di due software ispirati a due giornalisti del secolo scorso, non me li ha resi più simpatici di tanto. Mi hanno ficcato in una Nuova Duna bianca senz’aria condizionata, e siamo rapidamente filati via nelle paludi padane. Ogni tanto qualche indigeno devoluto ci salutava sbracciando e grugnendo. È gente simpatica, in fondo, quando non ha fame.

Devo confessare, Signore, che l’idea di attenderlo al varco mi fu suggerita da Aurel… dall’agente bizantina. La sparizione di Immacolato, in effetti rientrava in una casistica abbastanza diffusa: ogni tanto nel Teopop qualcuno scompare, per riapparire mesi dopo davanti a una centralina elettrica con indosso una pettorina esplosiva. Non ci era ancora chiaro se Immacolato fosse una semplice pedina o addirittura il Vecchio della Montagna: in ogni caso il posto più adatto dove aspettarlo era una centralina elettrica. Detto questo, nella sola San Petronio ce n’era ancora una manciata in funzione.

Qstione d qlo. Ql mattino in via Martiri di Kanale 5 poteva esserci lui o io. C davamo i turni, xché le centraline da sorvegliare erano tante!!!
Avevamo deciso ke il 1° a trovarlo se lo portava a kasa.
L'a trovato lui. RABBIA & RAKKAPRICCIO!!! (Xo'… il Kap America mi e' rimasto 1 po' simpa ;-P)

Dopo qualche ora la macchina è scomparsa in una grotta – credo che si trattasse del Grande Tunnel Subalpino, quello che secondo una leggenda dovrebbe sbucare a Lione. Ma secondo me non sbuca proprio da nessuna parte: dopo un poco mi sono addormentato. Forse per la mancanza di ossigeno.
O forse per le chiacchiere dei due. Esasperanti.
“E io ti dico che il cardinale Cirillo è fuori di testa”.
“Sono d’accordo solo a metà”.
“Perché sei un fighetto ignorantello”.
“Non sono un fighetto ignorantello”.
“Vuole dare il voto agli spermatozoi! Il voto!”
“Lo so che sbaglia. Ma non ha tutti i torti. Cioè, se ammettiamo che abbiano un’anima, perché non possono avere un voto?”
“Ma chi lo ha detto che hanno un anima?”
“C’è stato un referendum popolare“.
“E tu credi nei referendum popolari?”
“Dipende, e tu?”
“Dipende, e tu?”
“L’ho detto prima io”.
“Perché sei un fighetto!”
“Non è vero!”
“Sì è vero”.
“Allora diciamo che è vero solo a metà, così siamo entrambi d’accordo”.
“Non sono d’accordo. Tu sei un fighetto al cento percento”.
“Settantacinque”.
“Cento”.
“Ottantasette virgola cinque”.
“Cento”.
“Io proprio non ti capisco. Sembra che tu non voglia dividere nessuna verità con gli altri. Ma che senso ha avere una verità, se non la dividi?”
“Che senso ha dividerla? Non è mica un pallone, la verità. Me la tengo io e ci gioco solo io”.

E così, Signore, non è del tutto una colpo di fortuna se il giorno 14 del mese scorso mi è capitato di imbattermi in Immacolato-Leonardo, in via Martiri di Canale 5 (ex via Mentana) a San Petronio – proprio nel momento in cui si accingeva a saltare in aria davanti a una centralina.

Sembra ke c sia stata una colluttazione… era suXpericoloso, Leonardo poteva saltare in aria, ma il Kapitano e' riuscito a tramortirlo col suo pugno…… poi Xo' non siamo riusciti a farci rakkontare la storia, quando e' rinvenuto era ancora ½ skonvolto…

Dicevo: mi sono addormentato sulla Nuova Duna, al buio del Grande Tunnel.
Quando mi sono svegliato, non ero a Lione.
Ero all’inferno.
E pedalavo.
E una voce alle spalle mi ha detto: Caro Leonardo,
(se ha ancora senso adesso chiamarti così)
rieccoci qui, insomma. Da dove comincio?

2025

– 2025

I ricordi puzzano – un prigioniero

Sì, quel che racconta risponde al vero. Verso la fine di luglio – non ricordo bene il giorno – ebbi un diverbio con Pioquinto, che dirigeva il reparto Nostalgia.

Vuole sapere il perché. Oh, le solite futili risse da redazione. Pioquinto, come sa, era un papista convinto… Per lui il compito del Reparto era dimostrare come già vent’anni fa il futuro Papa avesse già in mente il Teopop fatto e finito. Ci spingeva a forzature esagerate, in questo senso.
A un certo punto però passò il segno. Credo che fu quando mi chiese un pezzo su una dichiarazione dell’estate 2005. A quel tempo il futuro Papa aveva parlato dell’Italia come di una terra felice, in cui tutti i ragazzini avevano un paio di telefoni cellulari. In fede, può persino darsi che allora le cose andassero così: erano anni incredibili.
Ma Pioquinto voleva spingermi a scrivere un pezzo sull'”accorato invito all’austerità del predestinato Pontefice”, e per quanto spingesse (e anch’io spingevo) il pezzo non usciva, niente. La crisi del foglio bianco – consideri che facevano 35° all’ombra, e niente elettricità: battevamo su vecchie macchine da scrivere dal nastro scolorito, e il sudore ci colava sui tasti. E Pioquinto faceva la voce grossa perché voleva il pezzo. A un certo punto devo semplicemente avergli suggerito dove infilarselo, il pezzo. E lui ha chiamato la sicurezza – due buttafuori partime – e mi ha fatto portare nella Stanza 68 del MinCul, sede di San Petronio.

Se ho avuto parua? E beh certo, che mi crede, un eroe? Io sono sempre stato sensibile a questo tipo di cose.
No, in realtà non sempre.
Fino a trent’anni io non ho mostrato un solo sintomo. Un po’ di insofferenza, è vero, per certi ritornelli. Per dire, appena sentivo dire “io sono figlio di una generazione“, mettevo mano al telecomando. Come si fa a dire “io sono figlio di una generazione”?
Ricordo una delle prime crisi. Fitte allo stomaco, poi vomito, diarrea, una cosa molto penosa. Per sbaglio facendo zapping ero incappato in Albano Carrisi.
Sulle prime fui incapace di collegare davvero causa ed effetto, voglio dire, l’espressione “Albano mi fa cagare” poteva avere un senso figurato, ma… non potevo davvero credere che questo signore che in realtà non conoscevo (benché ne sapessi parecchio su, di lui: ma mai abbastanza, secondo i direttori di rete) mi facesse cagare, concretamente (molto concretamente). Non sapevo ancora che in quegli stessi giorni, in tutta la penisola, centinaia di miei coetanei condividevano la mia stessa incredulità.
Nei mesi seguenti, però, divenne sempre più difficile negare a sé stessi l’evidenza. Nausea, vomito, diarrea. Foruncoli. Emicranie lancinanti. Raptus nervosi e fenomeni di autolesionismo. Fosse stato solo Albano: ma anche Celentano sortiva lo stesso effetto (il che poneva dei problemi ai palinsesti: c’era forse qualcosa d’interessante da offrirci, a parte Albano e Celentano?) E Morandi e i Rolling Stones. E i filmati inediti in esclusiva di Lucio Battisti. Fu proprio durante la trasmissione di un filmato inedito in esclusiva in un tg estivo che avvenne il primo caso d’intossicazione di massa: centinaia di chiamate al pronto soccorso in tutt’Italia, un suicidio a Viterbo e almeno tre stragi famigliari in Lombardia. In tutti i casi erano coinvolti dei trentenni, come me.

Appariva evidente che gli Anni Sessanta ci avessero stracciato definitivamente. Ma era difficile dare una spiegazione scientifica a un fenomeno siffatto. Psicosi collettiva? Sindrome? I medici scuotevano la testa: non è possibile essere davvero intolleranti agli anni Sessanta. Sono stati anni meravigliosi – sa, io sono figlio di una generazione che…
(In molti casi il soggetto tendeva ad avere una ricaduta davanti al medico).

Una risposta l’avrebbe data soltanto Arci, anni dopo, in un corollario della sua Teoria dei Cristalli che riguardava appunto l’intolleranza agli anni Sessanta (e Settanta, come purtroppo scoprimmo quando iniziammo a vomitare davanti a dibattiti su Italia-Germania 4-3 e il movimentismo e gli Anni di Piombo). Secondo Arci il ricordo può essere cristallizzato e immagazzinato così per molti anni. Perfetto. La cristallizzazione è una specie di pastorizzazione del ricordo: si perde un po’ del gusto, ma in compenso il prodotto si conserva molto meglio.
Però non è che si possa conservare in eterno – dopo un po’ anche i ricordi puzzano. La sindrome dei Sessanta-Settanta non era stata che l’esposizione al pubblico di una partita di ricordi pesantemente avariata. Gli operatori dell’infotainment avevano colpevolmente lasciato in commercio ricordi fuori data di scadenza. Tutto qui?

No, non tutto qui. Se siete arrivati fin qui, lo sapete che tipo era Arci. Per lui non esisteva teoria astrusa senza applicazione pratica. La sua prima e ultima domanda era sempre: “Questo può servire al Teopop?” Un nuovo modo per far soffrire la gente? Eccome se poteva servire al Teopop! Così, quando si pose il problema dello smaltimento degli anziani babyboomers (nessuno aveva più intenzione di pagare le loro pensioni, e avrei voluto anche vedere), Arci si fece promotore del progetto “Stanza 68”. Trasformare innocui e ciarlieri pensionati in aguzzini. Poteva venire in mente solo a lui.

Come forsegià sa io con Arci ci ho lavorato, insomma, il settore non mi è del tutto sconosciuto. Per esempio so che c’è una stanza 68, a San Prospero, dove quando abbassano il reticolato c’è Mario Capanna che ti schizza in faccia e inizia a spiegarti quanto erano formidabili quegli anni. È due piani sottoterra, ma ugualmente si sentono le urla. A San Lazzaro c’è un posto dove ti fermano le palpebre e ti costringono a vedere Bertolucci per ore e ore. Ecco, io temevo una cosa del genere.
Mi trovo invece davanti un vecchietto mite, quasi nascosto da una pila di libri e giornali (una cosa indecente, con quel che costa la carta. Ma il Teopop non lesina certo in crudeltà).

“Oh, eccoti finalmente. Non abbiamo molto tempo”.
“Ci conosciamo?”
“No. Tu forse hai sentito parlare di me. Io sono un prigioniero”.
“Certo, e chi non lo è”.
Fa una faccia come chi ingoia un rospo. “Io lo sono da molto tempo, Immacolato. Prima che tu…”
“Sì, certo, certo, prima che io nascessi tu eri già prigioniero, tu sei figlio di una generazione di prigionieri, e come ci si divertiva in prigione quando la tua generazione dava assalti alle prigioni, perché credevate in una prigione migliore, dove secondini e prigionieri avessero tutti insieme il diritto di bleaaaaaaaaaargh…”

Ho rovesciato il pranzo lì per lì, credo su un trattato di Spinoza. Lui ha scosso impercettibilmente la testa. Se mi disapprovava, lo faceva con un certo stile.

“Va meglio?”
“No”.
“Vedo che ormai riesci a fare tutto da solo”.
“Sarà l’ambiente, non so… l’odore dei libri. Com’è che hai tutti questi libri?”
“Ti offendono?”
“No, ma è…”
“È sempre così, con voi. Mi invidiate perché ho il tempo per leggere. «Avessi io il tempo che ha lui». Poi vi vergognate della vostra invidia e state male. Ma io non ci posso fare niente. Ogni tanto riesco a farmi dare un libro dalla direzione, tutto qui”.
“Ma qui ce n’è parecchi”.
“Sono prigioniero da molti anni, Immacolato”.
“E non hai fatto altro che leggere?”
“All’inizio scrivevo anche. Scrivevo piuttosto bene. Non c’è niente come la reclusione, per scrivere”.
“Lo so”.
“So che lo sai. Scrivevo parole piene di buon senso, e vuoi sapere una cosa? La gente le leggeva. La gente amava le mie parole piene di buon senso. Si commuoveva. Diceva a gran voce: quanto buon senso, questo prigioniero”.
“Quanto buon senso”.
“Lui sì che ha capito. Lui sì che si è pentito. Lui sì che ha parole di buon senso”.
“Ma non ti hanno liberato”.
“No, perché? A loro piaceva leggere, tutti i giorni, le mie parole di buon senso. Che interesse avrebbero avuto a liberarmi?”
“Ma perché eri dentro?”
“Storia lunga”.
“In soldoni”
“Ho desiderato la morte di un uomo”.
“Tutto qui?”
“In seguito quell’uomo è stato ucciso”.
“Ma questo non vuol dire che…”
Scuote la testa. “Lascia perdere. Ero giovane, avevo un certo ruolo, scrivevo già cose non del tutto piene di buon senso, erano anni difficili… forse non puoi del tutto capire. La mia generazione…”
“Bleeeeargh!”
“Ecco appunto. Mi dispiace”.
“Bleeeeeargh!”
“E mi dispiace essere qui a torturarti con questa storia. D’altro canto…”
“Bleeeeeeeeeeargh!”
“…erano mesi che ti aspettavo”.
“Come… come sapevi che sarei venuto?”
“Prima o poi avresti fatto incazzare Pioquinto, è matematico. D’altronde, io sono solo una pedina in tutta questa storia. Il mio compito è farti uscire dalla porta sul retro”.
“C’è una porta sul retro?”
“È un passaggio segreto, come nei romanzi d’appendice. Sbuca in via del Guasto. Troverai due vecchie conoscenze che ti accompagneranno a un’auto parcheggiata. Per di qui”.
“Un momento. Cosa sta succedendo?”
“Stai per entrare in clandestinità, Immacolato. Per la seconda volta. C’è un movimento di opposizione al Teopop che…”
“Bleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeargh!”
“Vedo che sei già alla bile, mmm. D’altronde puoi ancora scegliere. Qui c’è il VHS della Meglio Gioventù: scegli. Puoi accomodarti sul divano e morire di conati o…”
“C’è Defarge dietro a tutto questo, vero?”
“Non sono autorizzato a rispondere”.

2025, nostalgia

– 2025

Cosa c’è nella stanza 68

“E proprio quando io e Aureliana credevamo, Signore, di aver scoperto chissà quale mistero intorno a Leonardo – la sua doppia personalità, intendo, Immacolato vs. Arci – bene, proprio in quel momento lo perdemmo. Smise di venire in facoltà. Le mogli lo cercavano. Sulle prime pensammo che ci avesse scoperto. La verità era più banale: si era cacciato nei guai. Guai professionali. Guai politici.
Come forse non le ho ancora detto, Immacolato lavorava partime per il Ministero della Propaganda del Teopop, presso il Reparto Nostalgia. Pare che fosse stata la bismoglie più giovane a brigare per fargli avere quel posto, nel quale sembrava particolarmente dotato. La cosa non sorprende, visto che il reparto stesso era stato fondato da “Arci”, ovvero da lui medesimo.

Gli impiegati del Reparto Nostalgia (detto anche “Progetto Duemila”) sono addetti alla memoria collettiva. Riciclano materiali audiovisivi di repertorio risalenti a 20 anni fa e li trasformano nel Passato Ufficiale del Teopop. Ovviamente tagliano le cose che intendono dimenticare e far dimenticare. Immacolato aveva una buona memoria (requisito importante per lavorare al Reparto), ma che a volte lo tradiva, mettendolo nei guai. Per esempio, in occasione del ventennale della morte di Papa Giovanni Paolo II, sostenne davanti a un alto prelato di aver visto ai suoi tempi l’immagine video del Grande Papa che stringeva le mani a un dittatore cileno. Un finto ricordo, tipica illusione dell’inconscio. Ma Immacolato scelse male il tempo e il modo, e la figuraccia davanti al cardinale costò il posto al suo principale (mentre lui rimediò solo un’espulsione). In questo modo favorì involontariamente l’ascesa di Pioquinto, un viscido funzionario clericale che fu nominato responsabile del reparto. Immacolato lo conosceva già (e lo disprezzava), ma non poteva sapere che Pioquinto apparteneva alla fazione papista del Teopop – una corrente che appoggiava il Papa del Teopop, e il suo tentativo di riprendere saldamente il controllo del regime.
Pioquinto si era affrettato a richiamare Immacolato al lavoro – ne conosceva le doti e preferiva averlo con sé che contro. Ma Immacolato non era più l’impiegato remissivo di un tempo. Forse la possibilità di confidarsi liberamente a un blog aveva risvegliato in lui sopiti istinti di ribellione… fatto sta che Pioquinto si trovò più volte ai ferri corti con lui, e alla fine, per una banale divergenza di vedute, lo condannò alla Stanza 68. Non mi faccia quella faccia, Signore. Non ha mai sentito parlare della stanza 68?

La Stanza è una delle peculiarità logistiche del Teopop italiano, un po’ come i bunker di cemento in aperta campagna erano la peculiarità del comunismo albanese. Ogni edificio pubblico (cioè, in pratica, ogni edificio) è equipaggiato con una stanza 68. Di solito è in fondo al corridoio, di fianco all’infermeria. A volte manca l’infermeria, ma di solito non manca la stanza 68.
Si tratta sostanzialmente di un’elementare forma di castigo, prevista dal regime: se qualcuno continua a pestare i piedi al superiore, quest’ultimo come extrema ratio può indirizzarlo alla stanza 68. Lo stesso Immacolato, nell’unico luogo dove era in grado di esercitare un minuscolo potere (la facoltà di Scienza Inutili) aveva qualche tempo prima ricorso alla Stanza 68 con uno studente che lo innervosiva. Va detto che si tratta di solito di casi molto rari; tutti preferiscono essere buoni e ubbidienti piuttosto che passare una mezza giornata nella Stanza 68. Ora lei, Signore, vorrà sapere cosa ci sia di così universalmente deterrente nella Stanza 68. Beh, non mi crederà.

La Stanza 68 è una capsula del tempo.
Contiene libri, riviste, manifesti, materiale audiovisivo, tutto risalente a un determinato periodo della storia d’Italia. E di solito, in ogni stanza 68 seria c’è anche una persona, anch’egli risalente a quel periodo, il cosiddetto “aguzzino”. Da questo punto di vista la Stanza 68 risolve uno dei problemi fondamentali del Teopop: lo smaltimento di una generazione in esubero. Si tratta ovviamente della generazione nata tra il 1940 e il 1955 – i babyboomers.
Come sicuramente sa, Signore, in tutto l’Occidente la generazione del baby boom è quella che ha avuto la possibilità di crescere, mettere famiglia e conquistare il potere nella fase migliore di tutto il Novecento – e forse di tutta la storia dell’umanità: la Guerra fredda garantiva stabilità (e una relativa pace); i mercati si espandevano, c’era lavoro quasi per tutti, ecc. ecc.. Furono gli anni della conquista dello spazio e della rivoluzione sessuale, Signore, senz’altro lo sa meglio di me, non aggiungo altro. In ogni caso, già verso gli anni Ottanta questa fase di benessere stava rapidamente declinando. In alcune nazioni declinò molto più bruscamente che in altre – è il caso dell’Italia, naturalmente.

Deve sapere che durante la Guerra fredda l’Italia aveva goduto di una sorta di rendita di posizione. Voi americani avevate tutto l’interesse a mantenere a un certo livello di benessere una nazione al centro del Mediterraneo, a ridosso della cortina di ferro e del Medio Oriente. Era un modo per dimostrare la superiorità dell’Occidente, della Nato. Ma dopo il 1989, le priorità cambiarono. L’Italia doveva tornare a camminare con le sue gambe, e riprendere il mediocre destino di sottosviluppo a cui sembrava condannata dalla Storia. Questo lasciò spiazzati i babyboomers. Essi erano nati e cresciuti in un mondo pieno di opportunità. In un certo senso, pensavano che tutto fosse loro dovuto: pensioni sempre più cospicue, scuole sempre più formative, ospedali sempre più puliti, lavori sempre meno faticosi… ma questo non era più sostenibile. Economicamente.
La reazione emotiva di questi babyboomers fu devastante. Si chiusero in un passato fatto di canzoni e immagini della loro gioventù. Siccome erano la fascia di popolazione più numerosa, il mercato rispose massicciamente alla loro fuga della realtà, producendo un revival infinito sugli anni Sessanta-Settanta. Il processo regressivo fu tale, che l’Italia fu l’unico Paese in cui i babyboomers non andarono mai al potere. Nella stanza dei bottoni ci rimasero i nonni: i papà a un certo punto si rintanarono nella stanza dei giochi e non ne uscirono più.

Il Teopop – che era stato ideato da esponenti della generazione dei figli, cioè dalla mia – si era naturalmente posto il problema: cosa facciamo di ‘sti bamboccioni – nel frattempo diventati tutti arzilli pensionati, assolutamente improduttivi, ma ancora pieni di voglia di raccontare dei loro anni ruggenti in cui loro sì che sapevano divertirsi ballare fare la rivoluzione? Ci sarebbero voluti ancora molti anni prima di smaltirli: i babyboomers avevano usufruito di una sanità pubblica efficiente e avevano un’aspettativa di vita altissima. Si calcolava che l’ultimo scaglione di babyboomers non avrebbe smesso di intonare canzoni di Battisti prima del 2035. Bisognava dunque rassegnarsi ad altri vent’anni di ritornelli di Battisti in tv? Qualche membro del Teopop iniziava già a parlare di eutanasia di massa.
Ma altri si opponevano. “Nel Teopop c’è posto per tutti”, dicevano. “Possiamo trovare un posto anche per loro”.
La soluzione definitiva fu piuttosto ingegnosa, e non mi stupirei se il diabolico Arci non fosse stato tra gli ideatori. Rientra un po’ nel suo stile, per così dire. I babyboomers furono esaminati per quello che erano: un branco di sessanta-settantenni inutili e nostalgici. Che cosa potevano ancora fare, di utile?
“L’unica cosa che sanno fare è tediare il prossimo con nostalgie inutili. È una tortura”.
“Già, ma nel Teopop c’è bisogno di tutto. Anche di torturare il prossimo, quando se lo merita”.

E fu così che nacque il progetto “Stanza 68”. Il babyboomer, detto anche “aguzzino” fu preso e isolato nella sua Stanza dei giochi – poster, libri, dischi, film, tutto il più possibile originale, tanto di quella paccottiglia ce n’era in eccesso. E quando qualcuno si comporta male… lo si manda nella Stanza 68 a farsi raccontare i vecchi tempi: la Vespa, Celentano, quel che Pasolini disse agli studenti di Valle Giulia, ecc., ecc., ecc..
Il risultato (anche solo dopo mezza giornata) è devastante. Pare che tu possa sentire le tue cellule grigie liquefarti. Non lo auguro nemmeno al mio peggior nemico.
Ora che ci penso, il mio peggior nemico era lui.

2025, contro la lingua italiana

– 2025

Me lo ricordo come fosse ieri – ventun anni fa.

Defarge e Arci intorno al tavolino di un bar, che discutevano.
Di chiudere i blog, di scendere in campo, di darsi da fare. Defarge forse no, ma io ricordo. Tutto.
Anche il nome del Bar.
Taddei

(Io ho pagato i caffè).

Estratto da: UNION DES ÉTATS UNIS EUROPÈENS – ISTANBUL
BUREAU CENTRAL DES AFFAIRES CONFIDENTIELLES ET RESERVÉES – STRICTEMENT CONFIDENTIEL

Rapporto finale sul caso Defarge (dicembre 2025)

Il rapporto è stato inviato dall’agente ****** (d’ora in poi “Aureliana”, nome da lei assunto durante la missione) mediante il telefono satellitare celato nel suo Ipodo, attraverso un protocollo desueto che gli americani non sanno decifrare (perché non si sono mai abbassati a usarlo): il protocollo SMS. Trattasi di un sistema per inviare brevi messaggi di testo attraverso una tastiera numerica, avete capito bene, non alfanumerica, proprio numerica, pazzesco, ma è così. È un protocollo che ha avuto un discreto successo in Europa durante il boom della telefonia satellitare (anni ’90-’00), per poi decadere rapidamente, resistendo soltanto come cultura residuale in quelle comunità di italiani della diaspora che sono fiorite in tutto il mediterraneo durante l’emigrazione degli anni ’00-10 (nota come La Grande Fuga dei Cervelli). Questo fa sì che oggi la lingua comunemente usata per gli SMS sia una versione particolare dell’italiano, con abbreviazioni e grafie particolari che la rendono incomprensibile a chiunque non la padroneggi dall’infanzia. Perfetto per le informazioni confidenziali, no? Un po’ come il dialetto degli indiani Navajo che gli americani usavano durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli americani hanno i Navajo con i loro dialetti, e noi abbiamo gli italiani con i loro messaggini.

Ciaooooooooo! Qui è sempre la vsa Aureliana!!!! Come butta???
A me, ALLA GRANDE! Ho kapito finalm il mistero d Leonardo
A malinqre, devo konfessare ke nn ce l avrei mai fatta senza il super-neo-con from USA, veram un connard (ma dooooolce…………) Lui mi a fatto leggere il blog di Leonardo!!!! & li ho capito ke c trovavamo davanti 1 psicopatico + skizofreniko + gravi rimorsi!!!
Il suX-neo-con cerkava il misterioso Arci. 6-1-scem8, gli o detto, nn ai capito ancora??? Sai fare 1+1=? Prova:
1. Arci non è 1 nome d bisbattesimo (i cittadini del Teopop anno tutti nomi d santi del calendario, es. Aureliana)
2. Dove compare X la prima volta il nome Arci??? Sul blog Leonardo, nel 7mbre 2004, in un post ke non fa ridere.
3. Ki parla sempre & solo d lui??? Leonardo!!!!
4. Leonardo è il solo membro della 1ma cellula del Teopop ke sopravvissuto dopo 20 anni. Eppure dice sempre ke nn a fatto niente d importante. Nel suo blog è terribilm evasivo.

“Era nato il Teopop. Io portavo le paste“.
Io dirigevo il traffico“.
Io preparavo il caffè“…

Ora io t chiedo: È MAI POSSIBILEEE??? Ke in 20 anni di rivoluzione tu conosci tutti i pezzi grossi come Defarge & Arci, ap., & resti sempre uno sfigato ke porta paste & caffè alle ri1ioni???? Tu c credi? Io nn c credo.
E poi: sai qnti anni di rieducazione si e’ fatto qst’uomo, prima d essere riammesso nel Teopop? Credi ke facciano qsto trattam X tutti i pesci pikkoli? Maddai……

Adesso prova a fare 1+2+3+4= NON AI ANCORA KAPITO?

IMMACOLATO=LEONARDO=ARCI!!!

ARCI È 1 NICKNAME KE USAVA NEL SUO BLOG 20 ANNI FA, UN XSONAGGIO DEI SUOI POST BUFFI (ke a me nn mi fanno ridere)!!!

QNDO A LASCIATO IL BLOG & È PASSATO IN CLANDESTINITA’, HA USATO ARCI COME NOME DI BATTAGLIA, PROPRIO COME ********* SI E KIAMATO DEFARGE!

È STATA 1 FIGURA D PRIMO PIANO DEL TEOPOP! HA INVENTATO IL TRIMONIO (=rapporto matrimoniale tra 3 Xsone di sesso diverso), HA ABOLITO TUTTI I CONDIZIONALI DEI VERBI E LE DESINENZE DEGLI AVVERBI, XCHE’ DOPO 5 ANNI D BLOG ERA STANCO D PERDERE TEMPO CON LA CONSECUTIO E TUTTE QLLE DESINENZE!!! (lo capisco!!!)

POI PERO’ QNDO IL REGIME SI È NORMALIZZATO È CADUTO IN DISGRAZIA ANKE LUI, COME DEFARGE, COME TROTSKIJ, DANTON, ROBESPIERRE: E LO ANNO INTERNATO.
FORSE LO ANNO TORTURATO (& forse no)

LUI A TRADITO IL SUO MIGLIORE AMIKO DEFARGE. LA VERGOGNA (O I MALTRATTAMENTI SUBITI???) ANNO KAUSATO IN LUI 1 SDOPPIAM DI XSONALITA’. SI È IMMAGINATO UN ALTER EGO “IMMAKOLATO”, TIMIDO MEDIOKRE & INCAPACE D FARE MALE A N.1 MOSKE!!! XCHE’ NN VOLEVA AMMETTERE D AVER TRADITO IL SUO AMIKO!!!

A ql punto il SuX-Neo-Con from the USA mi a detto Shit, (lui sempre moooolto fine!!! Xò mi fa ridere……), Shit, se Leonardo è Arci, Arci nn può essere il fottuto Vekkio dlla montagna ke fottutam cerkiamo.
Ma io la pensavo altrim.
Pensavo: noi conosciamo solo 1 lato d Leonardo. Il lato Immakolato. Ma se lui a una 2ppia vita? Se nel tempo libero ri-diventa Arci e ordina ai suoi sudditi d farsi esplodere? Dovevamo fermarlo!!!

[…]

2025, interfacce

– 2025

Mister T e Madame A

D’accordo, Signore, confesso. Ho avuto paura e ho disertato. Ma non è questa la mia colpa più grave, lo sa? Vuole sapere qual è, la mia colpa più grave? Aver perso la fiducia in me stesso. Non aver più creduto in me. Proprio quando ero così vicino alla meta…

(Del resto, non era facile mantenersi lucido laggiù, in un Paese sprofondato, fuori dalla grazia di Dio e dalle rotte commerciali del caffè).

Mi era bastato vedere Leonardo-Immacolato la prima volta, per convincermi di aver fatto un buco nell’acqua. Mi aspettavo un leader ancora lucido e battagliero. Mi sono trovato davanti un cinquantenne grigio, ingrassato, pavido. S’immagini che non osava rispondere alle mie domande sulla più recente storia del Teopop. Se le fece mettere per iscritto, e poi si diede malato. Col senno del poi, avrei potuto trovare sospetta tutta questa reticenza. Ma lì per lì non ci feci caso. Ogni tanto davo un’occhiata clandestina al suo blog personale: una palla. Pareva proprio che la politica non lo interessasse più: la guerra e gli attentati per lui erano solo seccature, lui preferiva parlare dei suoi lavori, della famiglia, delle corna che gli metteva la bismoglie…

Dopo un paio di mesi ero ancora all’Ospedale Maggiore – e avevo finito i soldi. A quel ho avuto paura che voi assumeste Damaso per riportarmi in America. Come ha ben detto lei, Signore, io sono una carta verde di terza categoria, e non avrei mai potuto rifondarvi i debiti con gli interessi. Così ho usato gli ultimi spicci per corrompere gli infermieri e me ne sono andato. Dalla porta, sì, dalla porta. La voce secondo cui li avrei aggrediti per poi spiccare il volo è una leggenda urbana che si è diffusa con facilità – nel suo blog Immacolato sostiene che avrei fatto saltare due denti a un infermiere. Ma quel tipo i due denti li aveva persi da un pezzo, lei non si immagina che dentature marce si vedono in giro nel Teopop.

All’inizio mi sono rifugiato sul litorale di Bologna, in una zona che mi è particolarmente cara perché vi sorge un cimitero di guerra americano. Per un poco ho campato di espedienti, pattugliando le centraline energetiche: ma i terroristi non si sono fatti vedere. Allora ho provato ad attirarli io, compiendo alcuni gesti vandalici che avrebbero potuto destare la curiosità del fantomatico Arci: un piano disperato, ora me ne rendo conto. Eppure in un certo senso funzionò. Arci non si fece vivo, ma Immacolato sì. Trovò il mio nascondiglio e mi spiegò che fino a quel momento non aveva potuto sbottonarsi per paura dei microfoni. Ma se mi aspettavo che mi rivelasse chissà quale congiura, rimasi ancora una volta deluso.

Comunque Immacolato decise di aiutarmi (probabilmente pensava di rivendermi a Damaso, come ha detto lei, Signore). Mi portò all’università, cercò di spiegarmi come usare la consolle di una playstation per navigare sul Supernet. Ha mai visto una consolle, Signore? È un trabiccolo infernale. Tasti e cloches dappertutto. In confronto l’interfaccia utente di un sottomarino atomico è uno scherzo.

Fu proprio armeggiando malamente con la consolle che m’imbattei in una studentessa del corso di Immacolato, una biondina che mi sembrava troppo sofisticata per rimanere a studiare in quel regime da cerebrolesi. Sosteneva di chiamarsi Aureliana. Iniziò a puntarmi. Ora, l’aver perso vent’anni d’età non fa comunque di me l’oggetto del desiderio di ventenni sofisticate. E infatti sul più bello saltò fuori che per mantenersi all’università lei faceva l’agente segreto part-time, proprio come me, ma per i Bizantini. E che anche lei, come me, era a Bologna per lo stesso motivo: trovare il Vecchio della Montagna.

La differenza principale stava in questo: che mentre io mi ero incaponito in una sterile pista Leonardo-Arci, lei si era persuasa che il Vecchio fosse un altro vecchio esponente del Teopop, il misterioso Defarge. La cosa strana è che anche la pista di Defarge portava a Leonardo-Immacolato. In effetti, tutte le strade sembravano portare a questo individuetto insignificante. Aureliana aveva fatto una ricerca in archivio, e si era resa conto che del primo gruppo dei “Duemilacinquisti” (i fondatori del Teopop), solo Leonardo-Immacolato era ancora in circolazione: gli altri erano tutti finiti male o scomparsi, come Arci e come Defarge.

Non mi guardi così, Signore. È vero, a quel punto accettai di collaborare con un’agente bizantina. Non avevo più nulla da perdere; le informazioni che mi dava lei sembravano più importanti di quelle che ebbe in cambio da me; e poi, era tanto carina… Lavorando in coppia speravamo di carpire a Immacolato qualche informazione in più. Lei già da più di un mese tentava di sedurlo, con scarsi risultati: pur trovandola anch’egli carina, Immacolato continuava a dibattersi in puerili sensi di colpa postcristiani. A un certo punto corrompemmo i suoi studenti (non fu difficile) organizzando un vero e proprio teatrino: al termine di una lezione Immacolato si trovò circondato da un nugolo di giovani decisi a processarlo per non so più quale reato ideologico – finché non intervenni io a salvarlo. Era una tattica psicologica mirata ad accrescere in lui la fiducia nei miei confronti… eppure alla fine fu con Aureliana che si sbottonò maggiormente, un giorno, davanti a una macchinetta del caffè del surrogato alla cicoria. In quell’occasione ammise di essere stato il collaboratore di Arci, “allo stesso modo in cui il cane di Pavlov poteva essere considerato il collaboratore di Pavlov”. Una specie di cavia per i suoi esperimenti. Arci era una specie d’inventore pazzo, con un pallino per la realtà virtuale: più volte aveva fatto indossare al suo assistente interfacce cerebrali (i vecchi “caschi”). Quando Aureliana mi diede queste informazioni, qualcosa nella mia testa iniziò a prendere consistenza. Interfacce cerebrali. Realtà virtuale. Nel 1200 il Vecchio della Montagna si serviva dell’hascisc e di un castello isolato per irretire i suoi discepoli. A suo modo, anche il paradiso artificiale del Vecchio era una realtà virtuale. Ma nel 2025, in un arcipelago impantanato in mezzo al mediterraneo, che strumenti avrebbe usato il Vecchio per dare l’illusione dell’eternità?

Un’interfaccia cerebrale. Un casco.

L’uovo di Colombo. Naturalmente mi guardai bene dal dirlo ad Aureliana.

DE: NOME EN CODE ‘AURELIANA’
AGENT SECRET À LA PIGE POUR LE SECTEUR DE LA MEDITERRANéE CENTRALE

Á: BUREAU CENTRAL DES AFFAIRES CONFIDENTIELLES ET RESERVéES, ISTANBUL

Ciaoooooooo!!!! Mi mankate tutti 1 casino!
(Fare la Lolita monakella perbene per un po’ è sympa! ma alla lunga superpallosissimo…………)
Raccolti altri indizi ke konfermano la mia ipotesi iniziale: il Vekkio usa un Kasko-interfaccia-cerebrale per attirare i poveretti nel suo paradis artificiel. Ke merdiqo! (Ma un po’ l’ammiro….……)
Devo fare attenzione al super-con americano: riskio di metterlo al korrente delle mie scoperte. Ma! Mi sembra troppo connard per comprendre alkunkè!

Vogliate gradire i miei più distinti baciooooniiiiiiiiiiiiiiiiiiii! SMACK!

2025

– 2025

An Italian Job

Ora vediamo se ci riesco io, a fare il riassunto.

Ricapitolando.

Ti chiami Abramo Taddei e sei nato nel mediterraneo centrale, quando c’era ancora una penisola a forma di stivale al posto dell’arcipelago che c’è adesso. Bene.

Venti e più anni fa, quando dichiarammo guerra al… al… al Terrore, già, la guerra al Terrore, tu ti arruolasti volontario blogger. Gente come te era la nostra Quinta Colonna su Internet. Difendevate ad oltranza il nostro espansionismo militare e lo facevate gratis. Ma a un certo punto abbiamo persino cominciato a pagarvi. Segno che le cose andavano male, credo. Mboh.

Poi a un certo punto lo Stivale si è inabissato, tu sei emigrato da noi, e noi abbiamo smesso di preoccuparci della palude europea. Recentemente però ci siamo accorti che qualcosa bolle in pentola dalle vostre parti, e ti abbiamo proposto d’indagare. Da qualche parte, nel Mediterraneo Centrale, qualcuno giocava a fare il Vecchio della Montagna: siccome tu sei di quelle parti, ti abbiamo chiesto se lo conoscevi. Tu ci hai pensato su e hai risposto che forse sì.

Stronzate.

Però sei riuscito a vendercele: complimenti. Insomma, hai individuato un tuo vecchio nemico sul fronte di Internet, tal Leonardo, col quale probabilmente avevi una ruggine personale, e ci hai *dimostrato* che potevi portarci al Vecchio: come pezza d’appoggio hai usato alcuni suoi vecchi post, in cui lui parlava del Vecchio, o alludeva a un suo misterioso amico Arci, uno sempre con tante strane idee in testa. Come dire che… non lo so, io bloggo da quando avevo sei anni: tu potresti prendere il mio archivio e dimostrare che sono una buona pista per arrivare a Winnie-the-Pooh, o a Harry Potter, o persino al Conte Dracula, che ne so io? Voglio dire, ti sembra il modo di lavorare? Un agente segreto a… come si dice dalle vostre parti? All’italiana.

Ti abbiamo messo in contatto con un agente segreto freelance operativo sul territorio, nome in codice Damaso. Gli hai detto di trovare questo Leonardo. Lui è stato rapidissimo, bisogna dire. Nel giro di pochi giorni si è scopato sua moglie.

A quel punto hai fatto questa cosa incredibile. Hai speso tutto il budget in operazioni estetiche. Ti sei fatto togliere vent’anni di vita. E poi ti sei fatto spedire nel mediterraneo centrale in un costumino da supereroe appena scongelato, come Captain America nei primi albi dei Vendicatori. Solo dei fessi ci sarebbero cascati. I tuoi conterranei ci sono cascati. Damaso ti ha combinato un primo incontro con Leonardo.

Quando lo hai visto la prima volta, hai capito subito che eri fuori strada. Leonardo – che adesso si chiamava Immacolato – era solo un povero cinquantenne impaurito, reduce da una di quelle periodiche purghe di potere che fanno da voi. Certo, forse era solo un’astuta copertura. Forse era solo il paravento di qualcuno. Fatto sta che il povero Leonardo-Immacolato nei suoi colloqui all’ospedale non si sbottonava. Aveva una fifa del diavolo anche solo a raccontarti degli ultimi vent’anni.

A quel punto ti sei fatto prendere dal panico. Dovevi tornare da noi a mani vuote? Con tutti i soldi che ci avevi speso? E se ti avessimo chiesto di restituirli? Tu sei una Carta Verde di terza categoria, non hai assicurazioni sanitarie. Rischiavi di perdere del tutto i diritti civili e passare i tuoi vent’anni-regalo in una piantagione di soia.

Allora hai deciso di evadere dall’Ospedale – rivelando, in quella situazione, una notevole forza d’animo e muscolare. Damaso, che ti sorvegliava per conto nostro, si è volatilizzato poco dopo. Tu invece hai iniziato a farti strada nei bassifondi del Teopop, in principio come ladro di polli. In seguito come supereroe.

Come tu abbia poi fatto a dare questa immagine di maschio energico, non lo so. Forse hai usato abilmente i gadget che ti avevamo fornito. In ogni caso, avevi deciso di bazzicare dalle parti delle centraline elettriche, per vedere se ti capitava d’intercettare un martire, di risalire al Vecchio. Ma non hai trovato niente. Invece, ti ha ritrovato Immacolato. E tu hai dovuto di nuovo recitare la parte del bello addormentato che non sa cos’è successo negli ultimi vent’anni. (Sai una cosa, Bar? Credo che sotto sotto ti piace, quella parte. Credo che tu abbia una nostalgia paurosa per il 2005).

Però grazie ai contatti di Immacolato hai cambiato settore. Dai cimiteri di Bologna all’università, dove Immacolato ti ha fatto entrare come Privatista Fuoricorso. Lui – povero illuso – sperava di rivenderti a Damaso, quando fosse ricomparso. Ignaro che Damaso nel frattempo fosse già a Bisanzio sotto contratto per i cinesi…

Tu, invece, cercavi ancora una pista che ti portasse al Vecchio. L’Università e il terrorismo, si sa, vanno sempre a braccetto. Così hai iniziato a guardarti intorno, a chiedere in giro, e prima o poi hai raccattato qualcosa. Una voce, un frammento, una storia, chissà.

E adesso sei tornata a rivendercela.

È così?

“Sissignore signore, lo ammetto è così, e tuttavia…”

E tuttavia?

“Lei non mi crederà, Signore. Alla fine avevo ragione io. Il Vecchio della Montagna…”

È Immacolato?

“Sì. No. Lasci che le spieghi, Signore…”

Ancora?

2025

– 2025

Se la Montagna non va da Taddei

L’agente CoPro BARTDD73H11F752W, con contratto a progetto ai sensi del Conspiracy Act del 2012, durante il colloquio del 21/11/2025 sosteneva:

– di aver svolto missioni Offline e soprattutto Online (blogging, networking, spamming, trolling) per la CIA da vent’anni a questa parte (prima missione dichiarata: l’operazione “Stay Besides“, inverno 2005/6),
– di essere emigrato negli USA nel 2013, coronando quello che chiama “il sogno della sua vita”,
– di aver ottenuto dall’Agenzia l’incarico per l’operazione “Veglio della Montagna” nel gennaio 2025 (vedi Box).

Operazione Veglio della Montagna

All’inizio del 2025, l’arcipelago-del-mediterraneo-centrale (formerly known as “Italy”) è stato funestato da un’impressionante serie di attentati suicidi (suicidi?), rivolti per lo più agli impianti energetici, e soprattutto alle cabine elettriche (anche di dimensioni modeste).

Il regime teocratico che vige nell’Arcipelago (denominato “Teopop“) ha reagito dichiarando guerra a un Paese confinante (la Libia), accusato di sponsorizzare gli attentatori. In realtà mancano le prove di un coinvolgimento libico negli attentati. Probabilmente la stessa dichiarazione di guerra del Papa del Teopop al dittatore libico è una semplice bluff: non risultano a tutt’oggi effettivi scontri militari tra le due nazioni. Del resto, quello che fa o pensa il Papa del Teopop ci disinteressa profondamente.

Quello che ci interessa è la matrice degli attentati. Con ogni probabilità, essi sono stati scatenati da un leader scissionista del Teopop, in grado di plagiare la coscienza dei suoi seguaci e convincerli a immolarsi a un suo ordine. Il modello è quello dei Grandi Vecchi del bacino del mediterraneo, a partire dal Veglio della Montagna narrato da Marco Polo, giù giù fino a Bin Laden e compagnia.

L’obiettivo della missione è catturare il presunto leader scissionista e studiare i suoi sistemi, che potrebbero tornarci utili in futuro, in caso di OMISSIS AI SENSI DEL LIBERTY ACT (2009).

L’agente CoPro BRRTDD dichiara ancora:
– che questa storia del Vecchio della Montagna gli diceva qualcosa, che lui l’aveva già sentita. In un vecchio blog italiano, forse…
– così si era messo a sfogliare l’archivio di www di Echelon, e bingo! in breve aveva trovato un post sul Vecchio della Montagna risalente addirittura al 2003, con interessanti paragoni tra il Veglio in questione e Bin Laden. L’autore del blog in questione era un noto agitatore comunistoide.
– Il ritrovamento era di particolare interesse, in quanto l’autore dello stesso blog (da qui in poi: Leonardo) due anni più tardi era passato in clandestinità, aderendo a una fazione politica che dopo alterne vicende aveva fondato il Teopop.
– C’erano quindi fondati sospetti che questo Leonardo potesse essere il Veglio della Montagna, o magari il suo ispiratore.

A questo punto il nostro agente di contatto obietta che questi non sono “fondati sospetti”, bensì tutt’al più “vaghi sospetti” che l’agente CoPro BRRTDD avrebbe tentato di vendere all’agenzia in mancanza di meglio. L’agente CoPro BRRTDD protesta ribadendo la sua professionalità e la sua dedizione alla Causa. Dichiara altresì:

– di avere teso all’autore del blog in questione quello che lui definisce “un astuto tranello”, aprendo in un ambiente Online un simulacro di protocollo www mediante il materiale prelevato dall’archivio di Echelon (vedi Box 2):

Box 2: dichiarazione dell’agente CoPro BRRTDD risalente al 3/1/2025

“Sono sicuro che abboccherà. Voglio dire, nel Teopop stanno messi da panico. Non hanno più PC funzionanti, usano vecchi residuati Commodore, stanno pensando seriamente di tornare alla macchina da scrivere e al pallottoliere. L’unica cosa che sanno ancora usare un po’ sono le playstation, perché hanno conservato quelle che usavano da piccoli vent’anni fa. Bene, sono sicuro che se il tipo che stiamo cercando ha modo di usare una playstation sul luogo di lavoro, ogni tanto andrà a cercare se riesce a connettersi alla Rete col vecchio protocollo WWW. Era un blogger incallito, capite, sono cose che lasciano il segno.
Allore io faccio così: sbatto sul Supernet un po’ di archivio del WWW di 20 anni fa, compreso il suo vecchio blog. Lui si ritrova davanti la sua identità virtuale di 20 anni prima, e cosa fa? Impazzisce? Forse. Ma di sicuro si rimette a scrivere. Ci scommetto al cento per cento. Non può immaginare che qualcuno lo stia spiando. Nessuno va più sul WWW, nel 2025. Così vedrete che si sbottona. Se è lui, il Veglio della Montagna, sarà la prima cosa che ci scrive. Se non è lui, ma lo conosce, ce lo dirà. Non può mentire al suo blog. Alla stanza 68, forse sì. Ma non al suo blog”.

– Purtroppo il tranello, per quanto astuto, aveva funzionato solo parzialmente. Leonardo aveva effettivamente ripreso il controllo del suo blog: ma le sue testimonianze si erano rivelate deludenti. Contrariamente alle attese, egli non si era accreditato come un leader del regime Teopop, bensì come un semplice funzionario, di recente tornato da un campo di rieducazione, alle prese con la banalissima vita di tutti i giorni: il lavoro, le due mogli (nel Teopop vige la bigamia), ecc..

– Tuttavia nelle nuove pagine del suo blog, Leonardo faceva più volte menzione di un personaggio chiamato “Arci”, il quale sarebbe stato un “pezzo grosso del Teopop” sin dalla sua fondazione, e avrebbe contribuito all’elaborazione dell’ideologia Teopop in vari modi: scoprendo la Teoria del Muro di Cristallo, il Corollario dei Seminaristi, inventando il Trimonio, ecc. ecc. ecc.. Ora: benché tutte queste teorie e scoperte siano note all’Agenzia, manca nei nostri files qualsiasi riferimento al suddetto “Arci”. Il che appariva all’agente CoPro BRRTDD alquanto sospetto.

– Dopo un’attenta riflessione, l’agente CoPro BRRTDD concluse che il termine “Arci” non era da considerarsi un nome di bis-battesimo (tutti i nomi dei sudditi del Teopop essendo tratti per legge dal Calendario cattolico romano). Esso era invece un nome in codice (una cifra?) rappresentante qualcuno che anche nel segreto del suo Blog, Leonardo non osava nominare. E con ogni probabilità, questo personaggio innominabile doveva essere il Grande Vecchio che cercavamo (a questo punto il nostro agente di contatto ribadisce le proprie perplessità sull’espressione “con ogni probabilità”).


– Per questo motivo l’agente CoPro BRRTDD afferma di avere ottenuto un finanziamento dalla CIA per recarsi nell’arcipelago-del-mediterraneo-centrale (formerly known as “Italy”), e in particolare in San Petronio (the town formerly known as “Bologna”), onde prendere contatto con Leonardo, e attraverso lui giungere ad Arci, alias il Vecchio della Montagna


– All’obiezione che il budget del finanziamento fu ampiamente sforato per operazioni di chirurgia estetica che poco sembravano avevano a che fare con la missione, l’agente CoPro BRRTDD ribatte che è stata unicamente la dedizione alla Causa ad averlo sorretto nella penosa decisione di togliersi vent’anni d’età, onde presentarsi a Leonardo come un trentenne congelato che nulla sa della Storia mondiale da vent’anni a questa parte: e sostiene altresì che solo con questa fine tattica psicologica sarebbe riuscito infine a penetrare la barriera di omertà di Leonardo, e farsi confessare il nascondiglio di Arci, alias il Vecchio della Montagna.


– Alla domanda del nostro agente di contatto “ma non facevi prima a imbatterti in lui in un vicolo e torturarlo?”, l’agente CoPro BRRTDD risponde che sì, avrebbe fatto prima, ma non gli era venuto in mente: in effetti la prima cosa che gli era venuta in mente una volta ottenuto il finanziamento era stata questa fine strategia psicologica che comportava l’asportazione chirurgica di vent’anni di età, e che lui, l’agente CoPro BRRTDD, si era sobbarcato con abnegazione a questo intervento, in virtù della sua dedizione alla Causa.


– Al che il nostro agente di contatto lo manda affanculo. Continua…

2025, miti, terrorismo

– 2025

Riassunto: pensavate fosse un fesso qualunque, e invece Bar Taddei (Teddi il Neocone) è un fesso a pagamento. Con un contratto Co.Pro per la CIA. E adesso sentiamo la sua missione.

Nome in codice: Agente CoPro
Operazione Veglio della Montagna

“Ma, Signore, in confidenza credo che lei ne sappia più di me. Voglio dire, non credo di doverle riassumere…”
“E invece sì, Taddei, ora mi farai un bel riassunto dell’ultima missione. Come se tu la dovessi raccontare a un novellino della CIA appena assunto con un contratto appena appena migliore del tuo”.
“Ma non è il suo caso, Signore, lei mi sembra un superiore serio e preparato, che senza dubbio…”
“Certo, Taddei, e chi dice di no? ma devo verificare la tua abilità nei riassunti. Allora. Operazione “Veglio della Montagna*”. Vorrei sapere chi le ha dato il nome in italiano”.
“Marco Polo, Signore”.
“E cioè?”
“Un grande scrittore italiano, Signore, nel tempo libero. Di professione commerciante, con contatti in tutto il mondo conosciuto. Una fiorente ditta di import-export a Venezia”.
“Anche lui a libro paga CIA?”
“No, Signore, con tutto il rispetto, dovevamo ancora scoprire l’America. È successo nel Milleduecento – quasi Milletré. Marco Polo è in viaggio per affari sulla Via della Seta**, quando raccoglie la leggenda di questo capo musulmano sciita, che aveva fondato una setta di schiavi dell’hascisc – gli assassini, appunto. “Assassini” deriva da “hascisc”. È una parola che ci ha lasciato in eredità Marco Polo: assassinare, da hascisc”.
“E costoro ammazzavano per un po’ d’hascisc”.
“No, non esattamente. La cosa funzionava così: questo Veglio rapiva dei ragazzini, e adoperava l’hascisc per piegare le loro coscienze. Marco Polo narra che verso i dodici anni li faceva addormentare per tre giorni; e al loro risveglio si trovavano in un luogo incantato, colmo di tutte le bellezze e i piaceri: oro, vino, fanciulle…”
“Vino? Ma i musulmani odiano il vino”
“Già, ma pare che Marco Polo abbia viaggiato per anni in mezzo a loro senza accorgersene. Insomma: non è chiaro se il luogo sia una fantasia creata dall’hascisc, o un parco a tema organizzato dal Veglio, fatto sta che i ragazzini si convincono in breve tempo di trovarsi nel paradiso islamico, con le 72 vergini e tutto il resto. Finché un bel giorno non si risvegliano al di fuori del palazzo”.
“Comincio a capire”.
“Sono ancora mezzi intontiti e delusi, quando s’imbattono nel Veglio, che non hanno mai visto prima, e per via del suo portamento, lo scambiano per un Profeta. «Da dove vieni», lui chiede a loro. E loro rispondono: «Dal paradiso. E vorrei tanto tornarci». E lui: «Figliolo, se vuoi tornarci, non hai che da scendere a valle e assassinarmi il tale. Se ce la fai e sopravvivi, puoi tornare da me. Se muori nell’impresa, arrivi in Paradiso anche più spedito. E cosa fai ancora qui? Corri!». In questo modo il Veglio della Montagna disponeva dei migliori killer di tutto il Medio Oriente, che è come avere l’esclusiva dei ventilatori nel Sahara, se mi concede la similitudine”.
“Concessa. Ma tutto questo cosa c’entra con noi? L’America, se ho ben capito, non era ancora stata scoperta”.
“Signore, lei lo sa”.
“Rispiegamelo”.
“È che un bel giorno all’Agenzia vi siete resi conto che il Veglio della Montagna è ben più di una leggenda o di un racconto storico: è un archetipo fondamentale di tutto il mediterraneo. Il Grande Vecchio che trama nell’ombra. Il Boss che manda ad ammazzare i suoi ragazzi come ignare pedine. Il Califfo Bin Laden coi suoi kamikaze. Il controllo dell’oppio, le chiavi del paradiso, la politica dell’assassinio mirato… tutta la civiltà mediterranea, in pratica, si fondava su una leggenda sola. La leggenda del Veglio della Montagna”.
“Embè, e allora?”
“E allora vi siete chiesti se non stesse succedendo la stessa cosa all’inizio di quest’anno, quando nel settore mediterraneo centrale (l’arcipelago formerly known as Italy) un sacco di gente ha iniziato a farsi esplodere senza un perché, nei pressi di normalissime centrali elettriche. Chi li pilotava? Chi era realmente il nuovo Veglio della Montagna? E quale sistema usava per irretire i suoi schiavi? Tutto questo vi interessava terribilmente. Così mi avete mandato in missione laggiù”.
“Tutto qui?”
“Beh, una volta là, Signore, io…”
“Stop. Stop. Rewind. La cosa c’interessava e così ti abbiamo mandato in missione laggiù. Non hai altro da aggiungere su questo punto?”
“No, Signore, non mi pare”.
“Neanche su queste fatture? Lifting, liposuzione, trattamento a base di steroidi anabolizzanti… persino un intervento tricologico. Taddei, ti sei rifatto da capo a piedi a spese del bilancio federale!”
“Ma Signore, era la mia copertura! Io dovevo risultare come appena scongelato, altrimenti il mio contatto inconsapevole non si sarebbe mai sbottonato con me”.
“E la tutina di Capitan America? Spiegami almeno perché ti sei presentato in missione indossando quella tutina!”
“Signore, non ho certo inflitto un grave colpo al bilancio federale acquistando un costume…”
“Una calzamaglia Bianca-Rosso-Blu? No di certo! Però me la devi spiegare, Taddei, io devo avere una spiegazione razionale per i superiori”.
“Signore, temo non ci sia. Io… avevo carta bianca e… avevo sempre sognato di indossare quel costume”.
“Santo cielo”.
“A James Bond danno l’Aston Martin. Io per sei mesi mi sono girato tutta Bologna a piedi. Almeno una piccola soddisfazione”.

(*) in italiano nel testo
(**) qui Taddei non sa – o finge di non sapere – che la leggenda del Veglio circolava in Europa già prima di Marco Polo, e che Polo stesso poteva averla raccolta tanto lungo la Via della Seta quanto in cella a Genova, quando fu fatto prigioniero. Del resto è un agente segreto, mica un medievalista. Per quel che lo pagano, poi.

2025, blog, dietrology, medio oriente, Pasolini

– 2025

Nome in codice: Agente CoPro.
Operazione Stay Besides!

Riassunto dell’ultima puntata: da qualche parte, in un posto che rassomiglia curiosamente al Paradiso a Pedali, Bar Taddei (per gli amici Teddi, il Neocone) è a rapporto. O credevate che gestisse il suo blog filoamericano a gratis, come quello di un fesso di neocone qualunque? Macché, Teddi è un evoluzione del neoconismo, è il neocone che sa associare passione e concretezza, ideali e $: Teddi è agente della Cia, cioè, non proprio un agente, perché mica ti assumono per scrivere stronzate su un blog: solo un Collaboratore a Progetto (Nome in codice CoPro). Verso la fine del 2005 iniziò a farsi pagare dall’Agenzia un cent ad accesso. Era l’inizio di una non entusiasmante carriera. E ora, vent’anni dopo, è finalmente giunto il momento di vendicarsi del suo diabolico nemico, ovvero…

“Eppure qualcosa non mi torna, Bar. Voglio dire, dovevamo essere davvero disperati per pagare gente come te, vent’anni fa. Eravamo così disperati?”
“Abbastanza, Signore. Vi eravate infilati in una guerra al Terrore virtualmente infinita, e stavate perdendo il sostegno di tutti i governi europei. La cosiddetta coalizione della Buona Volontà stava abbandonando l’Iraq alla chetichella. Avevate bisogno di riconquistare le opinioni pubbliche della Terra di Mezzo…”
“Finanziando siti amatoriali?”
“Signore, era un’idea all’avanguardia! Erano i tempi del viral marketing, del nanopublishing…”
“Parla la mia lingua, agente Bar”.
“Questa è la sua lingua, Signore!”
“Allora dev’essere successo qualcosa alla mia lingua, perché io sono nato nel 2001 e non le ho mai sentite con le mie americanissime orecchie*, queste stronzate”.
“Davvero è nato nel 2001, Signore?”
“Sì, perché?”
“Complimenti, Signore”.
“Chi ti capisce è bravo, Bar. E io non sono bravo. Ma scusa, non potevamo finanziare qualche opinion-leader serio?”
“Signore, nessun opinion-leader di qualche peso si sarebbe messo a difendere l’uso del fosforo a Falluja o cose così”.
“Ma non ne avevamo già a libro paga?”
“Alcuni sì. Giuliano Ferrara, ad esempio”.
“Giuliano chi?”
“Con tutto rispetto, signore, un ex comunista che vi rifilò un paio di sòle. Organizzava fiaccolate bianco-azzurre a Roma, e cercava di dimostrarvi che l’Italia stava diventando filoisraeliana grazie a lui”.
“E non stava diventando filoisraeliana”.
“No, signore, non abbastanza almeno”.
“Va bene, e così abbiamo iniziato a finanziare la gente come te. Ho qui il tuo dossier… ci sei stato utile in varie occasioni, Bar, questo è indubbio. Per esempio, ehm… l’operazione Stay Besides
“Un’idea geniale, Signore”.
“Già, già. Beh… in realtà il dossier in vent’anni s’è un po’ deteriorato… facciamo così: spiegami con parole tue cos’era questa operazione Stay Besides”.
“Semplice, signore. Avevamo deciso – pardon, avevate – di riscrivere la Storia d’Italia dal dopoguerra sotto una luce diversa. Per cinquant’anni ce l’eravamo raccontata come se si trattasse di pacificare un Paese del Patto Atlantico sulla soglia della Cortina di Ferro: Comunisti e anticomunisti, anni di piombo, caduta del muro, fine delle ideologie, ecc.. Questo modello non vi soddisfaceva più”.
“Naturalmente”.
“Vi serviva un nuovo modello, che proiettasse le ombre della Guerra al Terrore sul passato dell’Italia. Occorreva dimostrare che molto prima di Al-Quaeda, molto prima dell’11/9, l’Italia era già stata colpita dal terrorismo islamico”.
“E come… potevamo fare?”
“Non era così difficile, Signore. Bastava trovare piste islamiche per tutte le stragi impunite degli ultimi 40 anni”.
“Ah, perché in Italia c’erano state stragi impunite?”
“Parecchie, Signore. E tanti altri casi misteriosi. Per esempio, nel 1980 era esplosa una bomba a Bologna, una città governata dal Partito Comunista: 80 morti. Il processo andò avanti per vent’anni, e alla fine condannarono un paio di fascisti. Ma restavano molti misteri. E a questo punto arrivammo noi, con l’Operazione Stay Besides”.
“E cioè?”
“Qualche suo collega andò a spulciare in un cartone di un vecchio Servizio Segreto Italiano – lì si trova qualsiasi cosa, a cercarla. Si scoprì infatti che c’erano indipendentisti palestinesi a Bologna quel giorno”.
“Ma Bologna è una città molto grande, no?”
“Sissignore. In ogni caso venne confezionato un articolo sulla «pista islamica». Fu pubblicato sul peggior Giornale italiano e lì sarebbe rimasto, Signore, se noi blogger filo-Bush non gli avessimo dato una spinta“.
“E qualcuno se l’è bevuta?”
“Signore, era solo l’inizio. Nei mesi seguenti dimostrammo che l’ordine di assassinare Aldo Moro era partito dal noto nazista Arafat”.
“Aldo Moro?”
“Che l’assassinio di Pier Paolo Pasolini era la naturale conseguenza di una fatwa proclamata da un oscuro Ulema di che aveva avuto una sincope assistendo a una proiezione del Fiore delle Mille e Una Notte in un cinema per adulti di Alessandria d’Egitto”.
“Pier Paolo Pasolini?”
“Che la strage del Cermis era stata provocata da un kamikaze siriano che si era rotolato nella neve causando una valanga che aveva trascinato con sé i tiranti della funivia, malgrado l’eroico sforzo dei piloti USA di salvare i passeggeri…”
“Stop. Stop. Io non so chi sia questa gente, Taddei. Non ne ho sentito parlare. Per me potrebbero essere tutte frottole (**)”
“Certamente, signore”.
“Perché non erano frottole, vero?”
“Non lo so, signore. Io linkavo, copiavo, incollavo”.
“Ma eri sicuro delle notizie che linkavi, copiavi, incollavi?”
“Ero sicuro della Causa, Signore. La Causa prima di ogni cosa”.
“Taddei, guardami negli occhi. Hai raccontato altre bugie?”
“Per la Causa, Signore. Per la Causa”.

(*) Lui in realtà dice: “All-american ears”
(**) “Bullshit”

2025, blog, dietrology

– 2025

Ma poi come andrà a finire, il povero Teddi? Scomparirà in una nube di bile, o sarà in grado di riprodursi? Gli capiterà mai di arruolarsi per una di quelle guerre che sostiene con tanta convinzione?

Il ritorno di Teddi, il Neocone.

Quel mattino Taddei Abramo detto Teddi, il Neocone, ebbe un risveglio difficile.

Forse per via della pizza ai peperoni, o della lunga sessione serale al PC – sì, ma ne era valsa la pena. Il suo attacco a un blog sinistroide era diventato, paragrafo dopo paragrafo, un vibrante atto d’accusa contro i pacifisti neofascisti neocomunisti antiamericani e antisemiti. AmericaMyLove, IlikeAmerica e AmericaIsMyCountry lo avevano lincato immediatamente, il contatore era schizzato, e un centinaio di lettori entusiasti erano venuti a complimentarsi nei commenti. Più qualche idiota di troll antiamericano e antisemita, prontamente ridicolizzato. Che serata di gloria.

Poi evidentemente i peperoni, rimasti fino allora in sonno, avevano cominciato a lavorarlo ai fianchi. A un certo punto Teddi aveva quasi rischiato di addormentarsi sulla postazione, il naso schiacciato sui pulsanti H e J. In un qualche modo era riuscito a spegnere tutto e a raggiungere la camera, buttandosi sul letto senza neanche lavarsi i denti. (Fortuna che Teddi era solito scrivere i suoi vibranti pezzi già in pigiama).

Seguirono sogni inquieti. Non uno. Non due. Una notte intera trascorsa in fantasie affannose e angoscianti – ma vaghe, impalpabili, nulla che Teddi riuscisse a mettere a fuoco. Solo verso la fine dell’incubo un uomo arrogante gli era entrato in casa, e adducendo folli argomenti, aveva iniziato a murare Teddi vivo nella sua stessa camera da letto. Nel sogno Teddi aveva urlato cose orribili e irreparabili, e poi si era svegliato, forse…

…E ora ecco Teddi a rapporto, sudato, nel suo pigiama red-white-and-blue, sulla sua cyclette di ordinanza.

“Agente Bar a rapporto, signore”.
“Riposo, agente”.
“Grazie signore”.
Riposo non significa che devi smettere di pedalare”.
“Certo signore, mi scusi, signore”.
“Hai avuto un sonno inquieto, lo sai, Bar?”
“Così sembra, signore”.
“Vorresti per una volta lasciar perdere il «signore»? Non sei un marine dell’esercito, Bar, sei solo un CoPro della Cia”.
“Signore, mi lasci dire quanto sia per me un onore e un privilegio poter servire…”
“Bla bla bla. Bar, se ti pagassimo un dollaro a parola saresti ricco, lo sai?”.
“Lo so bene, Signore”.
“Ho dato un’occhiata alla tua scheda, mentre eri di là. Tu sei stato uno dei primi blog italiani sul nostro libro paga. Prime sovvenzioni occulte già verso la fine del 2005. Vent’anni di onorata carriera. Complimenti”.
“Signore, all’inizio mi pagavate un cent ad accesso. Non ci coprivo le bollette. Era più un hobby, una passione”.
“Una passione, eh?”
“Sissignore, ho cercato di guadagnarci. Sono forse stato l’unico? Tutti cercavano di aprire blog tematici a fini commerciali, in quel periodo. Chi lo apriva sulla tv, chi sul calcio… argomenti fin troppo inflazionati, da noi. Ma nessuno aveva ancora pensato…”
“All’America”.
“La terra del Libero e la casa del Bravo”.
“Più o meno, sì. Così sei riuscito a farti finanziare un blog dalla Cia”.
“È stato facile, Signore. Ho scritto una mail a Langley, e mi avete risposto”.
“Trovo difficile crederti, Bar”.
“Ha ragione, signore. Un povero cittadino italiano come me, con un misero blog stellestrisce, cosa aveva da offrire alla più grande democrazia del pianeta?”
“Ci hai mentito. Ci hai scritto che sapevi l’arabo e non era vero”.
“Una piccola licenza, signore”.
“Hai sfruttato le debolezze del nostro sistema. Sapevi che la Cia cercava ovunque arabisti a poco prezzo, e ti sei venduto come osservatore sul fronte medio-orientale. Ci abbiamo messo anni a capire che ci rifilavi le rassegne stampa dei blog italiani filo-arabi. Eppure lo sai che noi anglosassoni non tolleriamo le menzogne”.
“Tranne quelle a fin di bene, signore”.
“Già, già. Nel frattempo ti sei messo in bella mostra sul network dei blog italiani filoUSA. Hai partecipato a tutti i flame più importanti. Hai gettato discredito su tutti i principali blog antiamericani, e qualche schizzo è arrivato anche ai giornalisti e comici di professione. E per tutto questo ti pagavamo”.
“Un cent, signore. Un misero cent ad accesso”.
“Ne hai fatta di strada da allora, eh, Bar?”
“Signore, non mi lamento”.
“E tanta ancora ne farai. Continua a pedalare”.

(Continua)

2025

– 2025

Karillon

Potenza delle vecchie immagini tv:
io i kamikaze me li immagino sempre giovani, magri e dallo sguardo intenso.
Non è proprio il mio caso: ho una bella pancia – benché io stia pedalando su infiniti universi – che la pettorina a malapena comprime. Pochi capelli, sguardo lesso. E più di cinquant’anni alle spalle, che nel periodo di decadenza in cui vivo, nell’unico universo in cui ancora non pedalo, è forse il tempo giusto per morire.
D’accordo, sì, tengo famiglia, ma è davvero un problema? Mio figlio è emigrato da un pezzo. Assunta e Concetta si prenderanno cura di Letizia. Il trimonio è proprio una grande invenzione.
Sempre che esista Letizia, nell’universo vero. Ecco un problema. Defarge non mi ha mica spiegato tutto. Quand’è che siamo stati messi a pedalare? Magari Assunta e Concetta non si erano ancora conosciute, quindi non siamo sposati, e magari Letizia non è nata. Se Assunta e il padre di Letizia non si sono conosciuti carnalm – ma solo virtualm – Letizia non può essere nata. È solo un parto della nostra immaginazione. E adesso io la cancello…
Ma Defarge me l’avrebbe detto, o no?
O forse ha preferito non dirmelo.
E già. Mica fesso, lui.

Riassumendo:
1. Ora io vado al Ripetitore e mi faccio esplodere.
2. Nell’esplosione io perdo la vita, perlomeno su questo universo; ma probabilm anche in quello reale (anche su questo, Defarge è stato fin troppo elusivo: inutile nutrire speranze).
3. Interrompo la corrente dei PP, che di fatto si spengono.
4. Nell’America del Nord (e del Sud), del Giappone, dell’Italia e in altri posti, milioni di persone si accorgono improvvisam di pedalare nudi in uno scantinato.
5. Scoppia finalm la rivoluzione comunista.

Mi sembra tutto piuttosto improbabile, a parte il punto 5, che è la solita supercazzata che sta in calce a ogni diabolico piano di Defarge, una specie di firma. D’altro canto non ha tutti i torti: gli devo qualcosa. Quando i giochi si facevano duri, io l’ho venduto al nemico.
Certo, rimane la possibilità che sia tutto uno scherzo: qualcuno mi ha rapito, ipnotizzato, raccontato un mucchio di balle molto complesse, in cui comparivano vecchi amici e mi venivano rinfacciati antichi crimini. Non si può escludere a priori.
Ma resta da spiegare perché improvvisam mi trovo qui, nel vecchio ghetto di San Petronio, via Canale 5 (già via Mentana) davanti a una vecchia cabina Enel (che ironia volermi assegnare proprio questo obiettivo!) con un panciotto che mi comprime il ventre ed è, lo so per esperienza, una pettorina esplosiva.
C’è una specie di gancio che esce da quella che sembra una tasca interna – assomiglia alla corda che tirano i paracadutisti. O ai carillon di plastica dei bambini piccoli (Letizia ne aveva uno): tiri il cordino e senti: pling, pling. In questo caso: bùm.
È vero, Letizia ne aveva uno.
A forma di orsacchiotto.
Ma non era suo.

(Che pensieri strani vengono al kamikaze in questi istanti – niente bilancio di cinquant’anni, niente ricordi d’infanzia, niente anticipazioni e trailer sulle 70 vergini, macché), sto pensando che Letizia giocava spesso con un orsacchiotto di famiglia, prima di lei era stato del fratellastro, e si chiamava
si chiamava
aveva un nome ricamato sulla pancia
si chiamava

Teddy
Bear
(Ora devo tirare la cordicella, e flop! Paracadute)
Teddy
Bear
(Tiro la cordicella, e pling! Carillon)
Teddi
Bear
(Tiro e Boom!)
Teddi
Bear
Teddi
Bear
(Ma abbiamo sempre avuto una pronuncia inglese cane, in famiglia. Del resto si sa, chi sapeva bene l’inglese è emigrato da un pezzo. E i bambini. Cosa vuoi che sappiano i bambini. Mio figlio per esempio lo chiamava:)

Bar.
Teddi.

O se preferite Bar Taddei, che poi sarebbe quel tipo in felpa e cappuccio rossoblu che mi trovo davanti, proprio adesso.

“Hi, Leonardo”.
“E adesso che caz…”
“Sciatàp, le parolacce le dico io. Ora silenzio, per favore”.
“Ma…”
“Per favore. Per favore. Guarda le stelle”.
“Ma quali stelle, Taddei, io…”
“Queste, guarda”.

Me le fa vedere.

Flop!
Pling Pling.

2025, rivoluzioni, terrorismo

– 2025


Vai ed esplodi

Leonardo, caro vecchio coglione:
puoi smettere di pedalare ora.
Ma non voltarti. Non vale la pena, del resto, non mi riconosceresti. Io non sono di questo universo; l’involucro che indosso per parlare con te su PP1078 ti è completam sconosciuto.
Ti riformulo le domande di poco fa:
1. hai capito cosa ti chiedo di fare?
2. E hai capito perché lo sto chiedendo a te?

(1). Io voglio che tu ti faccia esplodere, tra qualche ora, nei pressi di un convertitore elettrico di PP1079. I convertitori sono meccanismi virtuali che trasmettono l’energia dall’universo reale U a tutti i PP. Volendo essere pignoli, a venire trasmessa da U a PP non è l’energia, ma l’informazione dell’energia – ma a questo punto io mi sarei anche stancato di queste dotte disquisizioni e, se sei d’accordo, me ne fotterei. In ogni PP, i convertitori sono mimetizzati nelle cabine dell’energia elettrica: un’idea semplice ed efficace, giacché di torrette elettriche ce n’è dovunque e nessuno le nota mai – hai mai letto un libro e guardato un film o giocato a un videogioco in cui si menzionava una torretta elettrica? Mai, esse sono dappertutto e invisibili. Perfette.

La maggior parte delle cabine convertono semplicemente quel poco di energia che serve a fare andar avanti il PP. Ma da qualche parte esiste un Convertitore Generale che trasmette anche una serie d’informazioni fondamentali sulla natura dell’universo. In pratica si tratta delle istruzioni per il montaggio del PP successivo. Queste istruzioni vengono trasmesse ad alcuni individui particolarmente sensibili e carismatici – gli Spiriti Eletti – che si mettono anima e corpo a edificare il nuovo PP.
Nel caso ti fosse venuto il dubbio: no, tu non sei uno Spirito Eletto. Non sei particolarmente sensibile, né carismatico. Vuoi sapere chi è un Eletto, invece? Papa Silvio, esatto. Ti sei chiesto diverse volte, quest’anno, come aveva fatto a risorgere dal coma vigile e a riprendere il controllo della situazione. È molto semplice: ha ricevuto il Messaggio. L’idea di avere una missione da compiere ha avuto su di lui un effetto tonificante.

Se ti può consolare, anche tu hai una missione, ed è quella di mettergli i bastoni tra le ruote. Morirai facendogli un dispetto, non è una gran consolazione? Non è quello che hai sempre sognato di fare, da quando eri piccolo e lui interrompeva Bim Bum Bam con la pubblicità? Bene, l’ora è giunta. Dimostrerai ai tuoi amici che hai le palle interrompendo il suo Paradiso a Pedali con la tua esplosione. Questa sì che è una promessa da fare a un uomo. Altro che le 72 vergini. Che poi, a quanto pare, non è vero che il Corano prometta 72 vergini ai martiri, è solo bieca propaganda fallaciana…

Ma perché divago sempre. Ogni volta che io e te potremmo dirci cose importanti… macché, divaghiamo. È una cosa che mi fa incazzare, a te non fa incazzare? Ma cosa ti stavo dicendo? Il Convertitore Generale. Se riuscissimo a farlo esplodere, a interrompere il flusso di energia e informazioni, tutti i PP si spegnerebbero di botto. Avremmo svegliato l’Italia. Perlomeno, quel poco d’Italia che non è ancora sotto il livello del mare.

È da un bel pezzo che lo cerchiamo – da gennaio, mi pare. Reclutiamo volontari come te, da tutti i PP. Gente che senza saperlo è stanca di pedalare all’infinito e di creare universi noiosi e insofferenti. Gli spieghiamo tutta la complicata storia, li convinciamo, e poi li mandiamo a esplodere contro le finte torrette elettriche. Confidando che in questo modo prima o poi troveremo il Convertitore Generale. È una strategia un po’ grezza, lo so, ma altre per ora non ne abbiamo.

E veniamo al (2): perché proprio te? Beh, ti confesserò, per un bel pezzo ho cercato di non reclutarti. Ma i mesi passano, il Convertitore Generale non si trova, e tu corrispondi perfettamente al profilo del kamikaze che cerchiamo… non potevo continuare a far finta di niente, solo perché siamo amici.
Anche perché a volte, sai, mi vien da pensare… Amico? Cosa è amico? Quando t’iscrissero al corso di Rieducazione, facendoti firmare una liberatoria in cui affermavi di trovarti molto bene in quel Campo lì, che il vitto era ottimo e che nessuno ti torturava contro la tua volontà, tu eri ancora mio amico?
Forse che non ti hanno chiesto dove mi ero nascosto?
E tu, vecchio coglione, non hai forse cercato di tradirmi? Non lo hai fatto?

Ma non è questa la cosa che mi offende di più, sai? Vuoi sapere quel che mi offende di più? È che tu pensassi davvero che io mi fossi rintanato a San-Gem – il primo posto al mondo in cui mi avrebbero cercato. Possibile? Mi facevi davvero così idiota?
Guarda che sono un cittadino del mondo, io – io non mi sono ammuffito in un bilocale con bismoglie, io – io, mentre tu cambiavi il pannolino a una bimba non biologicamente tua, mi sono addottorato a Oxford, poi ho preso un perfezionamento a Salamanca, e di recente mi sono pigliato una cattedra a Rabat, Unione Europea! E in tutto questo sono rimasto un agente della Quarta Internazionale, proprio come ai vecchi tempi, un entrista spudorato – anche se tu eri già troppo coglione per accorgertene! E comunque, se ho accettato di lavorare a questo progetto di scardinamento del Paradiso-a-Pedali-versione-Teopop, è solo per puro spirito di servizio, perché alla fine credo che non ci sia nulla di più rivoluzionario di questo, nel 2025! Svegliare una mandria di pecoroni che ha deciso di annoiarsi a morte nei secoli dei secoli! Questa è la mia missione ed è anche la tua! E credo che per una missione del genere valga la pena farsi esplodere.
Perlomeno, credo che tu debba.
E che tu lo debba a me, soprattutto.
Tutto chiaro, ora?

“Defarge…”

Sì, Leonardo?

“Mi dispiace”.

Sì, certo, come no. Però adesso, se non ti dispiace, vai.
Vai ed esplodi.

2025, coop-landia, Teopop

– 2025


Il Regime d’la Rasdòra

Mentre Leonardo si prepara alla sua terza (o quarta) (ma comunq, si spera, ultima) missione suicida, vale forse la pena schiarirsi l’idea su: Ma cos’è questo Teopop di cui si parla tanto?

Oh, ma andiamo:
Tu sai cos’è il teopop
Tutti sanno cos’è il teopop
Il teopop non è il tuo incubo peggiore:
il teopop è il tuo sogno più banale.


Il teopop è un regime fondato sul lavoro
, tanto, poco pagato e inutile.
Il teopop è un regime fondato sul compromesso, un compromesso fondamentale tra tutte le parti sociali di questo grande Paese, con l’obiettivo ultimo di scontentarle tutte.

Il teopop crede nella legalità. Viva le leggi! E non stiamo a sindacare su chi li ha scritte, se le ha scritte così avrà avuto i suoi motivi.
La legge è pane per l’affamato, acqua per l’assetato, tetto per l’immigrato clandestino sbaraccato; copertura infortunistica per il lavoratore in nero sciancato. E cosa sono questi tumulti alla finestra?
“Maestà, chiedono giustizia”.
“E voi dategliene, no?”
“Ma non ce n’è abbastanza per tutti”.
“Come sarebbe a dire”.
“Sarebbe a dire che non ci sono abbastanza edifici a norma per tutti. Non ci sono abbastanza permessi di soggiorno legali per tutti. Non ci sono abbastanza lavori non sommersi per tutti. In effetti, Sire, è un’epoca di carestia della legalità, per cui questi qui si lamentano e noi non sappiamo bene che fare”.
“Certo che lo sappiamo. Chiedono legalità e noi gliela diamo”.
“Ma insomma, se non ce n’è abb…”
“E voi spalmatela! Sui manganelli, guardate, così”.

Il teopop crede nell’inalienabile diritto, anzi dovere, del cittadino alla Ricerca della Felicità, e si pone il problema di rendere questa ricerca della felicità più lunga e movimentata possibile.

Ne consegue che:

Il teopop non proibisce nulla, il teopop sconsiglia. Continuamente.
Il teopop è in agguato alle spalle, non per farti del male, ma per dirti vedi, io te l’avevo detto.
Quando vai a donne e droga, il teopop ti aspetta fino a tardi, con il rosario in mano e la cena pronta.
Siamo stati abbastanza chiari? Hai capito cos’è il Teopop?
Il teopop è Tua Madre, ora e sempre.

Attenzione, però:

Il teopop non reprime, il teopop stanzia

Vuoi fare la rivoluzione? Fammi un preventivo, presentalo nell’ufficio rivoluzioni, mettiti comodo in sala d’aspetto, può darsi che troviamo un finanziamento anche per la tua rivoluzione.
Il teopop non schiaccia, il teopop coopta.

Il teopop è cristiano, se serve
Il teopop è popolare, se serve

Il teopop è qualunque cosa ti possa venire in mente. Vieni da noi, fratello, parlaci. C’è un posto anche per te nel Teopop.

Secondo una leggenda, all’inizio il Teopop era la commissione di una consulta alle politiche giovanili di un comune emiliano, che in un qualche modo sopravvisse a quell’epoca di caos e distruzione in cui orde di giovani imbelli bruciavano automobili per il solo motivo che esse prendevano fuoco bene; sicché ben presto tutta l’Italia fu messa ferro a fuoco; e solo in quella città un sindaco integerrimo e malvagio di cui purtroppo si è perso il nome (lo chiameremo Innominato, giusto per) riuscì a imporre il suo pugno di ferro e il coprifuoco: sicché nella desolazione che ne seguì, non fu difficile per un manipolo di eroi marciare sulla capitale al grido di ordine, legalità, morte ai pancabbestia e ai lavavetri!
Non incontrarono resistenza, a eccezione di un manipolo di Irriducibili della Lazio che si trincerò in uno stadio e ivi gloriosamente si estinse, perché non avevano pensato a portarsi le ragazze.

Che ne pensi? Hai una leggenda migliore da proporci? Scrivici, fratello, l’indirizzo è qui di fianco. C’è un posto anche per la tua storiella nella gloriosa mitopoiesi del Teopop.

Secondo altri, “Teo” sta per “teologia”, il Teopop è un movimento integralista cristiano.

Nessuno tocchi il Papa
Nessuno tocchi il crocefisso-nelle-scuole.
Nessuno tocchi Babbo Natale
Nessuno tocchi la Bibbia (abbiamo provveduto a sigillarla).
Nessuno tocchi qualsiasi cosa tu non vuoi che sia toccata, fratello, vieni anche tu! C’è un posto anche per te nella grandiosa paranoia Teopop!

D’altro canto, queste non sono proibizioni, sono solo consigli.
Se conosci qualcuno che non segue questi consigli, vieni da noi, fratello, parlacene. C’è un posto anche per te nella grande famiglia del Servizio Segreto di Strada del Teopop. In regalo con la prima delazione il kit del confidente e il simpatico distintivo del SSS!

Secondo altri, “Pop” sta per “Popolare”. Il Teopop è un regime comunista.
Il capitalismo, infatti, è stato sconfitto dalla Storia. Come andò?
Ebbene, pare che successe durante le vacanze estive: quando i manager tornarono dalle Maldive, trovarono sulle loro poltrone tanti simpatici segretari cinesi che costavano meno e producevano uguale. Il capitalismo finì lì, e noi non lo rimpiangiamo. Per ora. (Che succede, fratello, lo rimpiangi? Vieni da noi, parlacene. Facci un progetto, potremmo anche decidere di passare al Teocap).

Secondo altri ancora, il “Teopop” nacque in ambito musicale, quando Comunione e Liberazione invitò alcuni complessi Indiepop a suonare ai matrimoni. Ne nacque una scena locale battezzata, per l’appunto, Teopop, che prese il potere in un momento in cui il potere non lo voleva nessuno. Come vedete, noi abbiamo tutte le teorie del mondo, e anche di più.

Perché… il Teopop sei tu,
chi può darti di più?

2025, autocritiche, blog, Bush

– 2025

A less dangerous mind

Ancora quella vecchia storia. Vabbè, come si dice, posso spiegarvi tutto.
Naturalmente non mi feci esplodere, quella sera; la ragione ufficiale, verbalizzata da Arci nel rapporto al comitato centrale, fu “troppa poca gente”. In realtà mi ero cagato in mano un’altra volta.
Come a Napoli due settimane prima – l’idea di farsi esplodere durante la simulazione di un attentato, per aumentare il caos, fu un parto geniale di Arci; cui purtroppo non corrispose una realizzazione efficace da parte mia. Ora, due cilecche su due sono una media disastrosa per un kamikaze; per cui non fui molto sorpreso di sentirmi scaricare dal comitato. E siccome altri volontari per ora non si trovavano, la strategia della tensione fu aggiornata a data da definirsi. Sì, mi rendo conto che suona tutto molto dilettantesco, ma a quel tempo eravamo solo una giovane organizzazione segreta ancora ignara del suo destino di fondatrice del Teopop.
Per darvi un’idea del grado di dilettantesimo, considerate che era nato tutto da un blog.
Il mio blog, già.

Uno dei primi in Italia. Niente di speciale, pensierini in libertà, qualche esca per le femmine, un po’ di politica. Ecco. Fu la politica a fottermi.

Era il 2001, e SB aveva appena vinto le elezioni. Tirava una brutta aria, e di lì a poco George II doveva venire a Genova per un summit. Lo sapevano anche i sassi che ci sarebbe stato un enorme casino. Ma i sassi non avevano ancora aperto un blog (nel 2001). Io sì.
Feci in modo di trovarmi là, affettando una coscienza politica che, beh, tutto sommato, chissà se avevo davvero. Ma la politica è come la squadra del cuore, non è vero? Più hai paura di non crederci, più ci devi credere. I blog lo sanno. I blog sono i gabinetti dove ognuno scoreggia e annusa le proprie opinioni – e quelle dei compagni di latrina. Io avevo scelto il cesso pubblico in fondo a sinistra, e da lì in poi ci dovevo credere; e più cresceva la puzza intorno, più forte doveva essere la mia fede. Sì, mi rendo conto, siamo a un basso livello di metafore stasera, ma tant’è.

Nei tempi lunghi la mia scelta si rivelò perdente. Pare infatti che i blog fossero roba di destra. A sinistra, la gente preferiva esprimersi sui forum, i newswire, i quotidiani, i dvd allegati alle riviste di geopolitica, e persino le riviste medesime, a s-celofanarle. Insomma, un blog di sinistra in sé non lo cagava nessuno, la sola idea di farsi notare con un mezzo simile era demenziale, e dubito di averla nutrita consapevolmente mai. Ma che altro mai avrei dovuto scrivere? Critica televisiva? Gossip? Esegesi biblica? Ancora ganci per ragazze? Troppo tardi, ero stato agganciato io.

La politica, invece, mi veniva spontanea. La politica è una droga. Che bisogno avevo di parlar male di neoconi, ex-socialisti, israeliani, radicali, in pratica di tutte le lobby più vendicative di questo mondo? Che bisogno avevo di atteggiarmi a estremista extraparlamentare, quando nella realtà quotidiana ero solo un timido maestrino rispettoso della legge e dell’ordine? Nessun motivo, a parte l’istinto di autodistruzione che sta nel fondo di ogni cuore tossicomane. Io anelavo a finire bruciato vivo in un flame, coi troll che mi rosicavano le carni, ecco cosa.

Era un periodo di grandi frustrazioni non solo per i blog di sinistra, ma per la sinistra in generale. La botta peggiore fu la clamorosa seconda vittoria elettorale di Bush II, nel novembre del Quattro. Alla coscienza di un europeo standard sembrava incredibile che quella bertuccia, arrivata alla Casa Bianca per un inghippo di schede, venisse riconfermata a stragrande maggioranza per altri quattro anni. Il tutto grazie a Bin Laden, naturalmente. C’era da impazzire, e quale luogo migliore di Internet per impazzire? Io organizzai una riunione permanente coi miei lettori sull’annoso tema: “perché la sinistra perde sempre?” Poteva sembrare la trovata di uno che ha ormai esaurito gli argomenti. Ma da quei colloqui nacque un gruppetto di azione, che poi confluì in un movimento, che poi si scisse in vari tronconi, uno dei quali si fuse con altre corporazioni che presero il nome di Teopop. Nel gruppetto originale c’era Defarge – di cui dopo il processo fu cancellata quasi ogni testimonianza digitale. E c’era Arci, ricercatore in sociologia, che era entrato nel movimento per studiare quelli che lui chiamava i “rapporti sessuali verticali” – e non ne era più uscito. I casi della vita.

Ora non ricordo esattamente chi fu a concepire per primo l’idea dei kamikaze, se Arci o Defarge. Ma so che entrambi caldeggiarono fortemente la mia candidatura.
È vero che io attraversavo un periodo difficile, più o meno da quando passando in clandestinità avevo chiuso il blog. Avevo creduto di diventare una persona migliore, passando dalla scrittura all’Azione. Avevo creduto di essermi liberato del blog, uh, illuso. Come guarire un alcolizzato dissanguandolo. In realtà avevo attraversato tutto il 2005 esangue, senza più opinioni da regalare al prossimo, un morto ambulante. La mia donna aveva smesso di stimarmi ed era tornata al suo paese. Il lavoro non mi dava più nessuna soddisfazione. In quella situazione, farsi saltare in aria in un gesto di guerriglia psicologica non doveva sembrarmi una cattiva idea. Per non parlare delle 72 vergini, che, a priori, non mi sentivo di escludere.

E poi, certo, è un brutto momento quando ti rendi conto che neppure questo, sei in grado di fare. Non eri Einstein, non eri Paolo Rossi, e non eri nemmeno il kamikaze che avrebbe fatto scoppiare la guerra di religione in Italia. Non è stato facile, ma ok, ci sono passato. E quindi?
Cosa ci si aspetta da me, adesso?

2025, Israele-Palestina, medio oriente, terrorismo

– 2025

Il Kamikaze di Via Nomentana

[…]

Caro Leonardo,
hai capito cosa ti chiedo di fare?
E hai capito perché lo sto chiedendo a te?

Non schermirti, ti prego. Non ti abbiamo scelto a caso. Non sei il classico prescelto da trilogia hollywoodiana. Sei semplicemente uno sfigato che ha qualche esperienza nel settore. Non è la prima volta che ti fai esplodere, non è vero? Non la prima volta che ci provi, perlomeno.

Come faccio a saperlo?
Beh, io lo so.
Non è una risposta, dici.
Lo so.

Hai ancora dubbi? E allora ascoltami:

Verso la fine del 2005, nella penisola che nomavasi Italia, ad alcuni liberi pensatori cominciavano a girar le palle…

Da vent’anni costoro puntavano la loro carriera su questo o quel cavallo, nel grande ippodromo delle idee – e da vent’anni non avevano ancora azzeccato un piazzamento.
In una sala scommesse un po’ più seria sarebbero già stati allontanati, ma l’Italia è evidentemente una bisca di quart’ordine, dove si fa credito sulla parola, o sulla faccia, o sul cognome; sicché questi continuavano imperterriti a giocare, sempre inseguendo la vincita clamorosa che avrebbe riscattato il cumulo di debiti. Proviamo a ricapitolare:

– avevano puntato sull’uomo nuovo, decisionista e di sinistra, senza tanti fronzoli moralistici: Bettino Craxi. Era finita molto male.

– avevano sperato nel libero mercato, bella speranza! Complimenti! Quanti bei soldi bruciati sul Nasdaq, bravi! E che astuti, geniali, a spellarsi le mani quando la Cina entrò nel WTO, che grande idea! Dopo qualche tempo, pur continuando a professarsi liberali, smisero di parlarne.

– nel frattempo avevano anche puntato sull’imprenditore nuovo, decisionista e anticomunista: Silvio Berlusconi. Pensavano: di politica sa nulla, avrà bisogno di noi. Si misero a libro paga, ottennero quotidiani e ministeri.
…Ma in capo a tre mesi dalla presa del potere era chiaro che non contavano niente. SB pensava solo a SB, ai suoi condoni e alle sue prescrizioni, al massimo alla formazione del Milan. Le dotte analisi sociopolitiche le dava da leggere alla moglie.

– allora avevano alzato lo sguardo: non c’è un padrone più grande (e più fesso) che ci possa adottare? Nessuno sembrava più grande e fesso di George Bush II, e loro accorsero scodinzolando. Guerra al terrorismo! Togliamo il burqa alle madri afgane! Saddam Hussein produce armi di distruzione di massa, è una vergogna! Esportiamo la democrazia! Giù le mani da Israele e dal nostro stile di vita!
…Ma si era tutto impantanato tra Tigri ed Eufrate, in quella guerra assurda che George Bush I aveva troppo saggiamente evitato. E benché non si potesse negare che Afganistan e Iraq fossero stati, in qualche modo, ‘liberati’, sul piano mediatico nel 2005 la battaglia era chiaramente persa. 2000 vittime americane (e 40 italiane) erano sufficienti a rendere il boccone per sempre indigesto. Si stavano defilando tutti: persino Berlusconi avvertiva di essere sempre stato contro la guerra. Persino Pannella.

– allora, ormai piuttosto nervosi per via degli uragani, si erano giocati il tutto e per tutto sulla carta dell’identità religiosa. Trascendendo dal Neoconismo al Teoconismo, avevano trovato il loro Dio, incarnato nell’essere perfetto e incorruttibile: l’Embrione. E sulle prime – complice un Papa morto di fresco – la cosa sembrava poter funzionare. Avevano persino vinto un referendum, senza partecipare (impossibile, lo so, ma è così). Avevano iniziato a tirar bordate contro il relativismo laico. Avevano festeggiato le detrazioni fiscali alla Chiesa. Erano pronti a inneggiare alla chiusura delle frontiere, delle moschee, dei campi nomadi. Tutto era pronto, occorreva solo un piccolo aiuto per saltare il fosso. Una catarsi. Un botto – insomma, non sono abbastanza chiaro?

Un attentato, perdio!

Un attentato kamikaze a Roma, Milano, Napoli o Torino, che ci voleva? Perché gli spagnoli gli inglesi gli indonesiani sì e noi no?
Apposta, a guerra fatta, eravamo andati ad appollaiarci a Nassiryia – o credevate che ci fossimo andati ad aprire le scuole e addestrare la polizia? Qualche anima bella l’avrà creduto. O che fosse per il petrolio? Qualche cronista addentro l’avrà pensato. Illusi! Macché scuole, macché petrolio! Era una provocazione bella e buona, uno sputo all’Islam, in diretta dalla ridente penisola nel bel mezzo del mediterraneo. L’Italia reclamava il suo piccolo undici settembre nazionale! La sua festa del “nulla sarà mai più come prima!” La sua pearl harbour in sedicesimo, il suo piccolo incendio del Reichstag! E non ci voleva mica tanto, no? Ci si accontentava di poche centinaia di morti, a Trastevere o in Galleria, per sedersi al tavolo dei vincitori…

Nell’estate del 2005 tutto era pronto. Ma niente. Cioè, quasi niente, appena una strage a Sharm el Sheik, colonia italiana d’oltremare. A sentire i servizi, la penisola pullulava tuttavia di alqaedisti in sonno, eppure nessuno si sognava di farsi esplodere qui. Ed era un bel guaio, per certi opinionisti nostrani, che sull’attentato si giocavano l’ultima fiche della loro carriera. Berlusconi stava per tramontare (così sembrava, almeno) e li avrebbe trascinati con sé. Dovevano agire. Entrare anche a gamba tesa, se necessario.

Ormai ogni scusa veniva buona per provocare. Per esempio: gli elettori iraniani, che forse si percepivano accerchiato dai contingenti angloamericani in Iraq e Afganistan, avevano espresso a sorpresa un presidente ultra-integralista. Uno di quegli effetti indesiderati dell’esportazione violenta di democrazia… bene, qualche mese dopo il neo-eletto presidente islamico annunciò a un congresso di studenti che Israele andava tolto dalla cartina. La solita boutade, niente di nuovo. Certo, l’Iran stava diventando una potenza nucleare – d’altro canto Israele lo era già da un pezzo. Certo, Israele si era appena ritirato da Gaza (che senso ha minacciare un ladro proprio quando dopo quarant’anni inizia a restituirti i cocci di casa tua?) Insomma, quel che aveva detto il presidente iraniano era molto grave, come tutto quello che succedeva in medio oriente da diversi anni. Ma in Italia – solo in Italia – divenne un fatto d’interesse nazionale, perché un quotidiano liberale, pochissimo letto, ma finanziato dallo Stato, decise d’indire una manifestazione di solidarietà a Israele. Lodevole iniziativa, no?
E tutti avevano aderito: da destra, da sinistra, dal centro; tutti a sventolare stelle di David azzurre in campo bianco, per la gioia dei telespettatori di Al Jazeera in mondovisione. Così, benché non si aspettasse milioni di persone in strada, il direttore del piccolo quotidiano poteva a ragione fregarsi le mani: era riuscito a far dire all’Italia intera: “cucù, siamo qui, siamo in mezzo al mediterraneo, e siamo filo-israeliani“. Se gli alquaedisti in sonno non si svegliavano quel giorno, non si sarebbero svegliati mai. O no?

E se ora mi rivolgo a te, è perché lo so.
Quella sera di vent’anni fa – stai cristallizzando il ricordo giusto or ora – tu eri a Roma, barbuto e abbronzato, con una pettorina esplosiva e forse una kefiah.
Forse che non c’eri?

“Arci…”
“Sì?”
“Mi sa che stiamo facendo una cazzata “.
“Non ti preoccupare. Inspira ed espira, su. Ricorda l’addestramento”.
“Ma che addestramento, Arci, dai. Andiam via. Ho paura”.
“Sssst. È tardi. Inspira ed espira”.

2025, vita e morte

?

L’eternità frattale

Caro Leonardo, è tutto chiaro adesso? Tu non sei reale. Non lo sei più da un pezzo. Sei in un meandro del tuo cervello. Il tuo cervello è pieno di meandri infiniti, in cui Achille può correre in eterno senza mai raggiungere l’orrida tartaruga della morte. Questo è il più grande passo dell’umanità: un passo né avanti né indietro, un passo che si arrotola su sé stesso all’infinito. E ci sono arrivati insieme Tom, Arnold, un sociopatico della Miskatonic, Albert Einstein e molti altri anonimi eroi. Il lavoro di gruppo, non c’è niente come il lavoro di gruppo. Il lavoro di gruppo rende l’uomo superiore a Dio, perché anche se è vero che Dio è onnipotente, d’altronde è Unico, non è in concorrenza con nessuno, molto spesso si annoia e non ha mai fatto un brainstorming, da solo si sentirebbe ridicolo.

Devo spiegarmi meglio? Mediante proiezioni virtuali noi ritardiamo il tempo, o se preferisci: acceleriamo la percezione del tempo. Più la acceleriamo, più tempo abbiamo a disposizione per nuove proiezioni virtuali che lo accelerino ancora di più. Nel giro di qualche anno avremo già vissuto dei secoli. Quando poi avremo secoli a disposizione per ogni minuto secondo, il tempo inizierà ad accelerare iperbolicamente. E non è previsto che si fermi mai, a meno che il tempo non sia composto di singoli atomi indivisibili di tempo. Ma se anche fosse, in una manciata di secondi avremo milioni di anni a disposizione per studiare il problema, vuoi che non troviamo una soluzione?

A questo punto ti chiederai: ma mentre noi ci avvitiamo in una serie infinita di PP, che ne sarà dei nostri corpi su U? Ecco, questo è un problema di cui abbiamo smesso di preoccuparci. È possibile che i nostri corpi continuino a pedalare per qualche decennio; non è improbabile che una carestia spinga i gialli a paracadutarsi sull’America e a mangiare i nostri corpi fritti. Tutto questo è sempre più lontano dal nostro orizzonte. Se la nostra eternità è da qui al tramonto, l’alba di domani è un problema non nostro.

Tutto questo renderà tra breve inutili le pedalate: difatti, quando in un giorno di U ne vivremo dieci o venti in PP(N), basterà qualche centrale nucleare su U a fornirci tutti i kilowatt virtuali di cui abbiamo bisogno in PP(N). Di lì a poco, basterà una duracell su U a scaldare focolari virtuali per millenni. Noi non pedaliamo più all’infinito senza una meta: noi pedaliamo verso la libertà!

È anche vero che pedaliamo su un’infinità di universi: lo richiede la logica frattale della nostra fuga. Ogni PP dev’essere infatti una copia più piccola, ma perfetta, del PP precedente. Per capirci: tuttora il tuo corpo sta pedalando su U. La tua mente, dopo avere per qualche tempo indugiato su PP1 credendo di essere la totalità di Leonardo, si è scissa a sua volta in due: una parte si è messa a pedalare su PP1, e un’altra parte si è ritrovata proiettata su PP2, dove credeva ancora di essere la totalità di Leonardo, mentre invece era solo un quarto. Ma anche il quarto di Leonardo su PP2 si è presto diviso in due: un ottavo è rimasto a pedalare, l’altro ottavo a sognare in PP3, dove si è scisso in sedicesimi, e via, e via. Attualmente c’è una parte di te che sta pedalando in PP1078. È una parte minuscola: un due-alla-millesettantottesima frazione di Leonardo – zero virgola parecchi zero, eppure: ti senti meno vivo del solito? No, questo è il bello.
Mi rendo conto che preferiresti essere la due-alla-millesettantottesima parte che vive ignara nella proiezione successiva, il PP1079. Voglio tranquillizzarti in questo senso: sto per mandarti appunto là, nel luogo da dove provieni. Nella città in cui credi di vivere, con le mogli che credi di aver sposato e i progetti a cui credi di lavorare. Tutte proiezioni – se ci fai caso – vagamente noiose e spiacevoli. E già. Un po’ di tedio e dispiacere è fondamentale per accelerare il PP. È il prezzo da pagare per vivere nell’eternità frattale.

Ti starai ora chiedendo chi sono io, e perché dovevo metterti al corrente di tutto questo.
Te lo chiedi?

2025, vita e morte

– ?

Teoria della Relatività con la Ragazza

Lascia ora (caro Leonardo) che ti introduca a uno dei più grandi benefattori dell’umanità: Albert Einstein.
Anche se nell’unità di tempo ha venduto meno magliette di Che Guevara, Albert ha senz’altro lasciato una più cospicua eredità ai posteri, e non parlo della bomba atomica. No, mi riferisco alle tre teorie della relatività: ristretta, generale, e con le ragazza.
La teoria ristretta (magari ne hai sentito parlare) mette spazio e tempo sullo stesso piano, e assume come costante la velocità della luce.
La teoria generale (questa l’hai sentita di sicuro) dice tra l’altro che energia e massa sono due modi di indicare la stessa cosa: in particolare, l’energia è uguale alla massa per la velocità della luce al quadrato. Ma la più conosciuta – e la più gravida di conseguenze – resta la teoria detta “con la ragazza”. Te la recito testualmente, come fu pubblicata sul “Journal of Exothermic Science and Technology”, Vol. 1, N° 9 – 1938:

Quando un uomo siede un’ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività.

La teoria, come vedi, stabilisce che la piacevolezza di un’esperienza (P) e la sua durata (T) sono inversamente proporzionali: T=k/P, insomma, dove k è un valore costante che Albert non si prese la briga di calcolare. Non solo, ma siccome non scrisse mai questa banalissima equazione su una lavagna, per tutto il Secolo Breve gli scienziati pensarono che la Teoria Con la Ragazza fosse solo la boutade di un fisico esasperato di fronte all’ennesimo intervistatore che pretendeva di farsi spiegare in cinque minuti perché E=mc2.
I primi a prendere sul serio la Teoria con la Ragazza furono i fisici scritturati da Tom per trovare l’eternità definitiva – come ti dicevo, Tom non sopportava di dover cedere il suo scettro all’entropia, e accarezzava ormai l’idea di fermare il tempo una volta per tutte. Una parola.

L’idea di fermare il tempo (o comunque di rallentarlo molto) non era nuova. Ne aveva parlato per primo un fisico usastro, Freeman Dyson, addirittura nel 1979. Ma a quel tempo l’immortalità sembrava un problema lontano, e le ipotesi di Dyson non avevano avuto molto seguito. La teoria della relatività ristretta sembrava offrire un appiglio: essa sostiene che il tempo rallenta man mano che ci si avvicina alla velocità della luce. Già, peccato che anche la massa aumenti, proporzionalmente: fino a raggiungere il punto di vista della luce, per cui il tempo è uguale a zero (quindi è fermo? mah), e la massa è uguale a infinito.

“Lasciamo perdere”, disse a questo punto Tom. “Io voglio fermare il tempo, non prendere peso. Trovatemi un sistema per bloccarmi il tempo senza aumentarmi la massa”.

Che modi, eh? Già, ma ormai era abituato a ottenere tutto quello che chiedeva. E anche stavolta i fatti gli diedero ragione, la sera che un membro del comitato scientifico, in seguito a un mix sballato di alcaloidi e anfetamine, iniziò a riflettere sulla Teoria Con la Ragazza. E se Albert non avesse scherzato? Se la Teoria fosse verificabile sperimentalmente?
“Allora avremmo trovato un sistema per rallentare il tempo: rendendolo spiacevole”.
Un’ipotesi di questo tipo, lo capisci da te, non poteva andare a genio a Tom. Tanto più che se la teoria funzionava l’immortalità (T=infinito) sarebbe venuta a coincidere con la massima spiacevolezza (P=0). Un bel guaio. Però valeva la pena di lavorarci su.

Passò qualche mese di frenetica attività di laboratorio, finché alle teste d’uovo di Tom non sembrò di aver calcolato il valore della costante k – un valore molto alto, purtroppo. La percezione soggettiva del tempo poteva davvero rallentare, come aveva previsto Einstein: ma di poco (qualche minuto all’ora), e comunque il prezzo da pagare era una lunga serie di esperienze avvilenti e spiacevoli. A Tom sembrava di aver buttato via il suo tempo prezioso, coi pochi millenni che gli restavano ancora da vivere!

E poi ci fu un altro fantastico UdC, Uovo di Colombo. Qualcuno si accorse che le regole fisiche potevano essere eluse nell’ambiente inventato da Tom: il paradiso a pedali. Qui era possibile trasformare un semplice ‘rallentamento’ in uno stop definitivo del tempo, attraverso una fuga di proiezioni infinite. Cerco di spiegarmi.

Chiamo U l’universo in cui viviamo, dove le regole della fisica sono (più o meno) vere, e PP il paradiso a pedali inventato da Tom. Mettiamo che, con l’inserimento di esperienze spiacevoli e noiose, il tempo di PP inizi a rallentare di un minuto all’ora: sicché al termine di un giorno PP è indietro di 24 minuti rispetto a U. È molto poco. Ma è già qualcosa.

A questo punto io, che sono in PP, scopro che questo universo virtuale non mi soddisfa, e decido dunque di creare un nuovo universo virtuale all’interno di PP, con esperienze altrettanto spiacevoli e noiose (lo chiameremo PP2). Possiamo paragonare PP e PP2 a due tapis roulant che vanno alla stessa velocità: però, se un tapis è sopra all’altro, la persona che sta su PP2 va al doppio della velocità di quello che sta su PP. In realtà PP e PP2 non sono tapis roulant che vanno avanti nello spazio, ma universi virtuali che restano un po’ indietro nel tempo: PP (al termine della giornata) è 24 minuti indietro; PP2 è già 48 minuti indietro rispetto a U. Ma una volta che io mi sono ambientato in PP2, nulla mi proibisce di inventarmi al suo interno un PP3: e siamo a 72.

Ora mi chiederai: quanti universi posso creare, l’uno dentro l’altro? Beh, su questo i fisici divergono, ma sembra proprio che siano un insieme non finito di universi: il che significa, in altre parole, che il tempo si può graduamente rallentare fino a fermarlo del tutto… perlomeno, all’interno di una teoria infinita di universi virtuali. Che è più o meno dove siamo adesso – anche se mi rendo contro che la cosa può farti girare la testa.

Sì, hai capito bene: non siamo in U, ora, e nemmeno in PP o in PP2. Quelle che vedi pedalare non sono le tue gambe. Quelle le hai lasciate più di un migliaio di rivoluzioni fa. Ora siamo in PP1078 – un universo che è in ritardo di circa 18 giorni rispetto a U. C’è ancora molta strada da fare, come vedi.

2025

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Il Paradiso a Pedali (e i suoi problemi)

Caro Leonardo,
ora viene il tempo delle facili obiezioni. Per questo ho preparato un FAQ. Non prendertela, ma non sei il primo a chiedermi sempre le stesse cose.

1. Ma andiamo, pensi che io me la beva? Se il corpo restituisse il 75% delle calorie che riceve, non saremmo mai passati dalla trazione animale al vapore! E allora perché non rimettiamo il basto ai vitelli? O facciamo correre criceti in tante piccole ruote? Funzionerebbe.

Certo che funzionerebbe, ma perché darsi la pena di nutrire milioni di criceti? O vitelli, o cavalli, o qualsiasi altro animale? Molto meglio risolvere il problema energetico tra noi umani usastri. Pedalare è una scelta autarchica. Abbiamo deciso di salvaguardare il nostro stile di vita, e di non portarci dietro nessuno con noi. È passato il tempo in cui credevamo di poter esportare qualcosa – libertà, democrazia, benessere – è passato alla grande. Mandavamo i nostri migliori ragazzi a morire, e il gran risultato era cambiare cricca di governo qua e là. E allora basta. Come disse Monroe: gli Usa agli usastri. E i criceti si fottano.
Tu dici che un usastro che pedala non rende il 75%? Devi considerare un paio di rivoluzioni tecnologiche di cui nessuna rivista specializzata ha mai fatto menzione. O credi che ci preoccupassimo davvero di andare su Marte? Pura copertura. Ci interessava assai di più condurre esperimenti sulla riduzione dell’attrito – quelli erano i nuovi mondi da esplorare, altro che un sassetto in orbita. Anche negli anni in cui ci eravamo fatti una religione del petrolio, non avevamo mai smesso di fare ricerca sulle fonti alternative. Avevamo anche provato a super-potenziare la trazione animale: ma niente da fare, anche il cavallo più focoso ci restituiva al massimo il 60-65%. L’Uovo di Colombo, anzi, di Breznev, fu sostituire gli animali con gli uomini: il mezzo con il fine.

2. E comunque, resta un 25%…
Già. Quello era uno dei problemi più gravi. Si potevano mantenere alcune centrali nucleari – ma occorreva personale sveglio, le macchine non erano abbastanza affidabili. Alla fine Tom riuscì a trovare un’altra idea, per la quale vedi la risposta al punto 5.

3. Ma gli usastri sono un grande popolo, non si sarebbero lasciati ipnotizzare in massa!
Beh, non tutti, hai ragione. Alcuni si ribellarono e vivono tuttora in clandestinità nei deserti o nelle praterie. Tieni conto però che a questa altezza gli Usa erano diventati una parademocrazia presbiteriana; che i Padri Pellegrini di Washington, dopo essere stati messi al corrente al corrente della truffa della Rapture, vivevano nel terrore di essere scoperti dai loro fedeli, per cui appoggiarono entusiasticamente l’idea di addormentarli per sempre.
Ma devo dirti che, al di là delle pecorelle più o meno infinocchiate dai loro pastori, ci furono anche milioni di laici e liberi pensatori che scelsero il Paradiso più o meno consapevolmente, come l’unico luogo in cui potevano salvaguardare il loro tenore di vita. La vita sulla terra era diventata piuttosto grigia e noiosa, sai, da quando i Gialli avevano ereditato il mondo.

4. I Gialli, appunto. Se ne stettero li a guardare gli usastri scomparire? Non tentarono uno sbarco in Oregon, così, giusto per fare un tentativo?
Fu detto forte e chiaro, e scritto in caratteri visibili dai satelliti, che il Sacro Suolo della Nazione, in quanto Sacro, era inviolabile, e pertanto minato a testate nucleari.
In ogni caso i Gialli erano in quella fase della civiltà in cui hai un certo disprezzo per i vecchi e la loro tendenza a richiudersi in sé. Ci fu, è vero, qualche intellettuale e scienziato che propose di copiare anche quest’ultima novità usastra, il Paradiso a Pedali: ma furono subito ritenuti decadenti e irretiti dalle mollezze occidentali e fucilati molto sbrigativamente.

3. Bene, ma ammesso che io ti creda anche solo per un istante, che ci faccio all’inferno? Io non sono un usastro, sono un [aggiungi nazionalità di provenienza]
Altri Paesi furono più ricettivi dei Gialli. Di solito erano nazioni in crisi strutturale, con una lunga prospettiva di impoverimento davanti a loro. Tu provieni da un Paese dell’America Latina, del Giappone o del Teopop (già conosciuto come Italia). I leader di questi Paesi riuscirono a strappare a Tom – a volte come favore personale – i rudimenti del Paradiso a Pedali, e misero insieme una loro variante locale, di qualità inferiore, ma cosa vuoi.
Alcuni sostengono che Tom scelse con oculatezza i suoi discepoli internazionali: come dire che diede il Paradiso ai colombiani perché i venezuelani disertassero e passassero il confine, o ai giapponesi perché i gialli morissero d’invidia; o al Teopop, per indurre in tentazione i popoli dell’Unione Bizantina. Ma sono solo illazioni, dietrologia. La verità è che a Tom non fregava più niente. Lui aveva trovato finalmente un sistema per viversi i suoi film in eterno: chi voleva venire, che pagasse il biglietto, e amen.

4. Dunque dovrei pensare che la mia vita normale è una finzione? Un paradiso artificiale, che mi creo da solo pedalando? E se è un paradiso, perché è così scadente?
In parte ho già risposto: le versioni non usastre del Paradiso a Pedali sono di qualità nettamente inferiore. In particolare, i software che creano i personaggi di contorno sono spesso poco credibili; il senso dell’odorato è quasi del tutto assente; e alcune regole della grammatica e dell’ortografia sono saltate. Ma questo è niente, non è vero? Se la tua vita fosse un paradiso, ti fregherebbe poco del fatto che nessun angelo azzeccasse i condizionali. Il problema è che nei codici sorgente di questi Paradisi non è contemplata la Felicità. È un problema culturale: noi usastri ce la meniamo dal tempo della nostra Costituzione, con la ricerca della Felicità: tanto che adesso che l’abbiamo trovata, ci ritiriamo volentieri dalla lotta. Invece voi cattolici – o buddisti-scintoisti – non date molto peso alla Felicità. Anzi, i vostri dirigenti vi preferiscono un po’ depressi, sostengono che è la condizione migliore per governarvi.

5. Ma non regge lo stesso. Non è un’eternità: prima o poi succederà qualcosa, un terremoto, un meteorite. Il sole collasserà. L’universo imploderà. E noi moriremo.
Hai naturalmente ragione: nei tempi lunghi saremo comunque morti, come diceva quell’economo. E sai una cosa? Questo cominciava a impensierire Tom.
Si capisce che un uomo, nel corso della sua vita mortale, ha assai poco tempo per preoccuparsi della fine del Sistema Solare, del Big Crunch, o del Big Rip, o in generale dell’Entropia. Ma quando ti abitui all’idea che hai davanti a te svariati millenni da vivere, improvvisamente il problema ti si pone in tutta evidenza: l’Universo è finito. Un giorno finirà, e io con lui. Era intollerabile, per un Dio come Tom.
Bisognava trovare un’altra idea.

2025, crisi energetica

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E ora pedala

A questo punto, Leonardo, i tempi erano maturi per l’uovo di Colombo. Tu naturalmente sai cos’è, l’uovo di Colombo, vero?

L’U.d.C. è l’idea sciocca che non era ancora venuta in mente a nessuno. Ed è una componente fondamentale del Progresso umano, dalle grotte in poi. Molta gente è convinta che gli scopritori e gli inventori siano tutti semidei, Prometei, Archimedi, Einstein – Macché. La maggior parte è gente qualsiasi che se ne esce con idee sciocche a cui nessuno ha ancora pensato.
Prendi Archie Breznev, ingegnere. Per uno strano complotto della sorte, l’uomo che affrancò definitivamente gli USA dalla schiavitù del petrolio ha un nome da premier sovietico. Senz’aver mai visto la Russia, peraltro. Usastro al 100%, laureato alla Miskatonic con voti abbastanza qlsiasi, Breznev aveva accettato di lavorare al progetto Rapture perché la paga era buona, il sabato libero, e i rapporti umani fortemente disincentivati. Non era uno stagista, un porta-caraffa del caffè, come sostengono certe leggende urbane. Svolgeva invece una mansione importante, ancorché un po’ macabra, nello staff medico del Progetto. Che ci faceva un ingegnere in uno staff medico? Ora ti spiego.

Contrariamente a quanto potresti pensare, lo staff medico di un ospedale con 144.000 pazienti in coma perpetuo ha moltissimo lavoro da fare. Vivere in coma, sai, non è come ibernarsi: il corpo deve assumere ossigeno e nutrimento, espellere anidride carbonica e feci. Le unghie e i capelli crescono, vanno tagliati. E gli organi invecchiano: vanno rigenerati, ogni tanto, e a volte persino sostituiti. Non è un problema: il Progetto ha tutte le cellule staminali che servono. Ma è ugualmente un’operazione brigosa. (Per questo alcune Teste d’Uovo di Tom insistono che conservare i corpi è un inutile spreco: bisognerebbe buttar via tutti gli involucri e conservare solo i cervelli, in un brodo adeguato: Tom annuisce con la sua faccia da schiaffi, ma la sola idea lo fa rabbrividire).
Uno degli aspetti più macabri di lavorare nello staff medico è la Ginnastica a Impulsi. Qualche mese prima, una Testa d’Uovo aveva proposto di ridurre almeno l’invecchiamento dei tessuti dei pazienti (e le spese mediche) costringendoli a sforzi fisici quotidiani. Anche questa era una piccola idea banale-geniale: se fai ginnastica vivi più a lungo, lo sanno tutti.
Per convincere i Giusti a fare ginnastica malgrado il loro beato stato d’incoscienza, era dunque stata messo a punto una rete neuronale che collegava i loro midolli spinali, bypassando i cervelli veri e propri. Così i fortunelli, a seconda dell’impulso, potevano muovere braccia, gambe, testa, e persino recitare l’intera coreografia del video di Thriller (e si dice che nella notte di Halloween del 2023 lo abbiano fatto: ma è solo un’altra leggenda), senza saperlo.

Ebbene, Archie passava le sue otto ore (con pausa sindacale) a mandare questo genere d’impulsi ai 144.000 giusti, tutti persi nei propri Paradisi personali, ignari di danzare aerobica o di muovere la testa al tempo di 666 The number of the beast degli Iron Maiden (Archie aveva gusti musicali osceni, e si prendeva libertà ai limiti del rispetto del regolamento interno).
Fu a quanto pare proprio nel corso di una simulazione di festival metallaro, che Archie si accorse improvvisamente di qualcosa. Aveva caldo.
Nel New Mexico non è certo una novità: ma i sotterranei del progetto erano ovviamente ventilati e condizionati; e il termostato segnava rigorosamente 13°C, la temperatura considerata ottimale per la conservazione dei Giusti. Eppure, malgrado il termostato, Archie aveva caldo. Cosa stava succedendo?
Anche i Giusti sembravano accaldati – ma giustamente, loro erano sotto sforzo. A meno che…
Leggenda vuole che Archie si picchiasse la fronte col palmo inferiore della mano, proprio come nei film e in tv. Non esclamò “Eureka”, ma ci mancò poco.

Le cose più difficili da trovare sono quelle che abbiamo sotto il naso. Per anni avevamo avuto davanti a noi il miglior generatore di energia pulita del mondo, e non lo avevamo degnato di uno sguardo. Ci volle l’intuizione di un tipo qualsiasi, sociofobo e fan dell’heavy metal d’annata, perché ce ne rendessimo conto. Il miglior generatore eravamo noi.
I nostri corpi. Generano calore. Ma non solo. Possono trasformare il calore in energia cinetica. Gli zuccheri vanno nel sangue, il sangue pompa nei muscoli, i muscoli spostano gli oggetti. Che tipo di oggetti? Mah, dei pedali, per esempio. Pedalando, i muscoli diventano sempre più forti e resistenti. Basta non esagerare mai – pedalare piano, ma continuamente. Il tuo corpo è un motore a cereali – e cereali, per fortuna, gli USA ne aveva ancora tantissimi, e Tom ormai aveva un latifondo tutto suo nel Corn Bealt.

Il tuo corpo è uno dei motori più sofisticati al mondo – tot calorie in entrata, tot in uscita, pochissimi sprechi, rifiuti totalmente biodegradabili. Naturalmente il tuo corpo non può spostare le montagne. Ma se attacchi ai pedali una dinamo adeguata, l’energia che produci è il 75% di quella che il Progetto Rapture impiega a mantenerti. Sì, hai capito bene. Pedalando, ti rendi autosufficiente al 75%. Non corri il rischio di annoiarti, perché il tuo cervello non è coinvolto. Il tuo cervello è in paradiso a spassartela, il tuo corpo è all’inferno a pedalare. Dico, non è geniale?

Quando Arnold lo seppe, chiamò il suo staff perché facesse i conti. Si calcolò che servivano più o meno duecento milioni di cyclette, e altrettante dinamo – e bisognava ristrutturare i vecchi rifugi antiatomici – ma si poteva fare, anzi si doveva fare. Tom aveva inventato il paradiso. Breznev lo aveva reso autosufficiente (al 75%, almeno). Ora toccava a lui. Da qui all’eternità, America, mancava ormai solo un passo.
O meglio, una pedalata.

2025, crisi energetica, sogni, vita e morte

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Il Paradiso non è un modello di sviluppo economicamente sostenibile

Bene, Leonardo
A questo punto stai iniziando a chiederti seriamente se è un sogno, il tuo, o non piuttosto un’allucinazione guidata, un’ipnosi, ecc.. T’interessa il mio parere?
È da un tempo indefinito che stai ascoltando le mia storia che, per quanto sconnessa, conserva una certa dose di consequenzialità. Questo tenderebbe a escludere i sogni, che non sono sequenziali. I sogni sono straordinarie divagazioni: se in un sogno inciampi in qualcosa d’interessante, improvvisamente l’obiettivo del sogno si sposta su questo oggetto. Non mi sembra che sia il nostro caso.
D’altro canto, se io stessi cercando di plagiarti, facendoti credere a qualcosa di non vero, sarei venuto probabilmente a te con una storia più semplice e credibile. Invece questa storia è molto complicata e vagamente surreale. Che senso ha cercare di circuire un individuo intelligente con una storia complicata? Nessun senso. (Ad esempio, perché proprio 19 piramidi? Perché non un bel numero tondo?)
Non ti resta che una terza possibilità: la storia che ti sto raccontando è autentica. È complicata ma in qualche modo consequenziale, proprio come la Realtà. Nessuna simulazione è altrettanto pasticciona della Realtà, come ben sai.
Considera questo: Tom, l’Anticristo, aveva centrato l’obiettivo a cui tendeva l’umanità da migliaia di anni (la felicità, l’immortalità, ecc.) per un puro accidente. Ci era inciampato mentre stava cercando di evitare una banale crisi economica e la conseguente Guerra Mondiale. Serendipità. E per qualche tempo, non si rese conto dell’effettiva portata della sua scoperta. Nemmeno quando si sentì chiedere da molti personaggi potenti di tutto il mondo, nei circoli in cui le informazioni filtrano, ehi, senti, perché non ci porti con te nel tuo Paradiso?
“Ma non è il Paradiso. È solo una pietosa menzogna”.
“La vita è una menzogna. La tua, almeno, è pietosa”.
“Ma non è vita la mia, è solo un sogno”.
“La vita è sogno”.
“Oggi non riesco proprio a spiegarmi. Voglio dire, non è un Paradiso. È solo una buona simulazione. Abbiamo preso lo staff di The Sims, gli abbiamo dato tutti i terabyte che gli servivano e…”
“Tom, Tom, tutta la vita è una simulazione. Ma tu solo ci prometti una buona simulazione”.
“Beh”.
“Solo tu hai il Codice Sorgente di vita eterna”.

Il successo della sua invenzione impensieriva Tom. 144.000 persone in animazione sospesa da qui all’eternità sono già un bel po’ di Kilowatt; ma se la voce iniziava a spargersi e la gente si metteva in fila per andare in coma, dove l’avrebbe trovata, l’energia? Ne parlò col Presidente.
“Arnold, sono molto in pensiero”.
“Problemi di budget?”
“Alla grande. E soprattutto: questa cosa è potenzialmente eterna. Non rientrerò mai nei costi”.
“Perché non metti l’accesso a pagamento? La gente ha sempre pagato per salvarsi l’anima. Nella mia vecchia Europa, sai, nel Medioevo…”
“Arnold, io non metto in dubbio la tua cultura e la tua conoscenza, ma le mie teste d’uovo mi hanno già avvertito che il modello ticket-per-eternità non può funzionare. Per quanto sia alto il ticket, l’utente lo paga una volta sola. E poi io devo mantenerlo nei secoli dei secoli. Dopo un paio di millenni vado in rosso. È matematico”.
“Ma se reinvesti i fondi con un tasso d’interesse…”
“Ma cosa sono i fondi davanti ai millenni? Tra l’altro, se la voce inizia a spargersi davvero tutti vorranno entrare, l’economia occidentale andrà a rotoli e i titoli di borsa saranno carta straccia”.
“Vuoi dire che tutti preferirebbero vivere in una simulazione, piuttosto che nella Realtà?”
“Pare proprio di sì. Ho fatto dei sondaggi”.
“Ma come. La vita è così bella”.
“Arnold, tu sei Presidente degli USA, ex campione del mondo di culturismo, hai recitato a Hollywood e intrattenuto relazioni sessuali con centinaia di partner. Ti sei fatto anche tutto l’umanamente fattibile. Può darsi che la tua esperienza di vita non sia quella dell’umano medio”.
“Dici?”
“E comunq stai perdendo i capelli anche tu, non credere”.
“Sì, già, beh, sai che ti dico? Ti aiuterò, Tom. Il tuo progetto tutto sommato mi piace. Mi fa risparmiare un sacco, sai?”
“Risparmiare?”
“Ha ha, sì, non lo avevi capito? Tu spendi, ma io risparmio. Hai fatto piazza pulita di 144.000 consumatori, e sai cos’è successo?”
“Hai perso forza lavoro”.
“Macché, erano lavori inutili. Ho risparmiato energia. Non usano più il frigo, il PC, il microonde. Non vanno più a prendere i bambini a scuola con la 4×4. Niente più riscaldamento d’inverno e condizionamento d’estate. Tutto quello che gli serve è…”
“Una flebo di alimenti e una nicchia calda nei sotterranei del Mars Project, New Mexico”.
“E non si riproducono più, non creano ulteriori consumatori. Perciò, se altri miei cittadini venissero da te, a chiederti il Codice Sorgente di vita eterna, tu non preoccuparti della spesa, Tom. Anzi, sai che ti dico. Di’ agli ingegneri di preparare qualche nicchia in più, cento o duecento milioni. È l’occasione per trasformarci finalm in una nazione economa e virtuosa”.
“Arnold, hai intenzione di dare la vita eterna a tutti i cittadini americani?”
“Perché no? Io sono democratico, dopotutto. E comporterebbe un taglio alla spesa pubblica, quindi…”
“Ma ci vorrà pure qualcuno al piano terra, a produrre alimenti ed energia!”
“Non lo possono fare le macchine?”
“No, non sono abbastanza affidabili! E se s’inceppano? E se si ribellano?”
“Ha ha ha, Tom, sai una cosa? Sei sempre uno spasso. Le macchine che si ribellano, roba da matti. Hai visto troppi film, amico”.
“Certo che ho visto troppi film. Ho visto anche i tuoi. E tu hai visto i miei. Siamo di Hollywood, i film erano il nostro mestiere! Com’è che dei guitti come noi si ritrovano affibbiato il destino dell’uomo?”
“Bella domanda. Non lo so. Forse è uno stadio dell’evoluzione”.
“Tu credi all’evoluzione?”
“Sì, perché?”
“Ma ti sei visto in faccia?”

2025, crisi energetica, dietrology

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Da qui all’eternità (e ritorno)

Ciao, Leonardo.
Eccoci di nuovo qui – un riassuntino: Verso il Duemila-e-rotti la terra si stava scaldando troppo; i gialli (detti anche cinesi) decisero di trovare forme d’energia più pulite; perfezionarono l’Idrogeno e lo brevettarono. Da lì in poi solo loro potevano permettersi di usarlo. Le altre civiltà dovevano rassegnarsi a pagare. Gli usastri (abitanti degli USA), che temendo un’alterazione dello status quo non avevano investito troppo sull’idrogeno, si ritrovarono scalzati dal trono nel mondo. Nel frattempo mezza Antartide si era squagliata, rivelando al mondo 19 copie conformi della Piramide di Cheope, che retrodatavano l’inizio della civiltà umana al 42.000 a.C. e mettevano in grave imbarazzo le chiese fondamentaliste cristiane.

Ma non tutti gli usastri erano seguaci di Gesù. Al tempo imperversavano anche le tecno-sette, culti sincretici che frullavano fantascienza e riti pagani e la servivano ai gonzi. Una delle tecno-sette più potenti era nelle mani di Tom, prestigioso attore hollywoodiano che a un certo punto aveva iniziato a sentire sulle sue spalle il peso del mondo intero, e a porsi i problemi dal punto di vista di Dio. Un Dio benevolo, per fortuna. “Cosa posso fare”, si diceva, “per salvare il mondo?”

Il sistema usastro crollava. I gialli imperversavano. Si è mai visto un impero crollare senza grandi dolori e spargimenti di sangue? (L’Unione Sovietica non conta, quello non era un impero, era un bluff). La guerra era all’orizzonte. Tom aveva i mezzi per prevederla. Poteva anche prevenirla?

Assunse uno staff di storici, sociologi, analisti finanziari – qsti ultimi li licenziò, non ne beccavano una. Scritturò i migliori creativi pubblicitari e soggettisti di Hollywood. Ai primi disse: “datemi la Verità”; ai secondi “trovatemi un’Idea”. Questi due motti sono rimasti leggendari e si trovano incisi nel Codice Sorgente: VERITAM DATE – IDEAM INVENITE. Gli usastri hanno un debole per la lingua dell’Impero Romano. Un’antica vocazione alla grandezza – e alla decadenza. “Rise and Fall”. Ma divago.

Gli studiosi arrivarono a un’onesta conclusione: ostinandosi a estrarre petrolio, gli Usa stavano andando a sbattere contro il picco di Hubbert. Nel giro di pochi anni (mesi?) il prezzo dell’oro nero sarebbe schizzato alle stelle e sarebbero iniziati i razionamenti. I consumi sarebbero crollati e addio economia. La prima cosa che doveva fare Tom era vendere tutte le azioni e comprare terra. Un mucchio di terra nella fascia dei cereali – al riparo dagli uragani.

“Maledizione”, disse, “ma non potremmo passare a un’altra energia?”
“Potremmo passare al nucleare”, dissero le teste d’uovo, “ma ci vuole tempo”.
“I gialli sono passati all’idrogeno in un lampo”.
“I gialli hanno un’economia di piano e una società piramidale teocratica, possono imporre cambiamenti molto rapidi, e se muoiono milioni di persone, nessuno ti fa causa”.
“E allora diventiamo anche noi un’economia di piano e una società piramidale teocratica! Che ci vuole?”
“Un miracolo”.
“Perfetto, grazie”

Tom sorrise a 32 denti, strinse le mani e firmò autografi a tutti, prese l’ascensore e spuntò al piano superiore. Lo attendevano i creativi, i pubblicitari, gli scenografi, i neurochirurghi e i narcologi.

“Dovete inventarmi un miracolo”.
“Che religione?”
“Cristiana protestante”.
“Ci sarebbe la Rapture”.
“Sarebbe a dire?”
“La sparizione improvvisa di tutti gli uomini giusti, che vanno in Paradiso senza passare dal Via. Ci hanno scritto molti libri di successo. C’è stato anche un ciclo di B-movies…”.
“Ottimo, facciamolo”.
“Rapire all’improvviso tutti gli uomini giusti? Forse l’FBI avrà qualcosa da dire”.
“E allora fatemi un preventivo di spesa e lo presentiamo all’FBI. Anche loro hanno bisogno di idee. E di sicuro hanno un file riservato con tutti gli uomini giusti. A proposito, cosa ne facciamo di tutti gli uomini giusti che rapiamo?”
“Ce lo dica lei, Mr Tom”.
“Vediamo, siccome sono Giusti mi sembrerebbe il caso di ricompensarli. Vorrei che sparissero, ma che allo stesso tempo fossero per sempre felici. Non so…”
“Animazione sospesa. Come il Papa cattolico. Possono sognare in eterno”.
“…una volta ho visto un film buffo, spagnolo… l’ho anche rifatto a Hollywood, per cui lo ricorderete sicuramente”.
“Ehm”.
“C’è un tale che va di sua spontanea volontà in coma, e sogna tutto quello che vuole… se gli piacciono i Monet, per dire, sogna di vivere in un cielo color vaniglia… in un universo privato di cui ignora di essere il Dio. Vive mille storie di cui è il protagonista… diventa lo sceneggiatore di sé stesso…”
“Ma poi va in crisi e apre gli occhi”.
“Beh, sì, ma quello era solo un modo elegante di finire il film. Lasciate perdere le vie d’uscita. È possibile mantenere in coma perpetuo tutti questi uomini giusti, ognuno nel suo paradiso personale?”
“Sarà molto costoso”.
“I soldi non sono un problema. Quando saremo una teocrazia li stamperemo, i soldi”.
“Non in termini di soldi, in termini energetici. Migliaia di uomini giusti in animazione sospesa per l’eternità consumano energia da qui all’eternità”.
“Una cosa alla volta, ora preoccupiamoci dei primi vent’anni. E poi vedremo”.

Come previsto, l’FBI si mostrò discretamente interessata al progetto Rapture – anche perché alla Casa Bianca c’era un vecchio collega di lavoro di Tom, con un debole per i plot macchinosi e apocalittici. E bastò il ratto di appena 144.000 uomini giusti in tutto il continente a trasformare la più antica democrazia liberale in un delirio neo-presbiteriano. Il Campidoglio fu chiuso e riaprì come Consiglio dei Padri Pellegrini. Furono revocati diversi emendamenti. Le truppe sparse in mezzo mondo a guardia dei pozzi sempre più profondi furono bruscamente richiamate in Patria. Le minoranze furono ‘caldamente’ invitate a convertirsi… Sì, fu bruciata anche qualche strega qua e là, ma in generale la criminalità diminuì, quindi è inutile scandalizzarsi. Ma soprattutto: gli Usa iniziarono una brusca riconversione al nucleare. Ci furono naturalm disordini e disastri, ma Dio lo voleva – e Dio aveva appena dimostrato i suoi poteri in modo eloquente.

Dio, in realtà, era Tom. Questo era un piccolo segreto condiviso dal suo staff e dai Padri Pellegrini, assisi nei loro scranni a Washington. Erano per la maggior parte pastori protestanti, con un grave peso sulla coscienza. Dovevano la loro fortuna politica a un miracolo. Ma sapevano che il miracolo era stato organizzato ad arte, per giunta dal leader di una tecno-setta. Se avessero divulgato il segreto, avrebbero fatto perdere ai loro fedeli (ed elettori) la fiducia in Dio – dunque il fondamento del loro potere. Di conseguenza, Tom li teneva per le palle.
Proprio quel Tom lì, esatto.
L’Anticristo.

2025, dietrology, fumetti

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L’uomo d’acciaio

Bene, Leonardo.
Fin qui, la storia delle tue disgrazie non disvela nessun Complotto Planetario. Nessun Grande Vecchio, niente Stand Behind, terzo o quarto livello, eccetera. Solo un immane caos provocato da gruppi dirigenti mal selezionati che cercano goffam di mettere pezze a guai più grandi di loro. Questo è il succo della Storia. E quando dico Storia sto pronunciando la S maiuscola, si sente la S maiuscola?

A questo punto però bisogna cominciare a stringere. Banalmente, ti serve un nemico. A chi non serve. Un catalizzatore per la tua troppo giusta rabbia. Un faccino da appendere al bersaglio delle freccette. Qlcuno da maledire la mattina presto. Bene, siamo qui apposta.
Chiamiamolo Tom. Classe ’62, nato sulla East Coast, famiglia di remoto ceppo celtico che trottola per tutto il Nordamerica durante la sua infanzia: Canada, Kentucky, New Jersey. Il bambino è ambidestro, un po’ dislessico (un disordine bilaterale?) e cerca Dio: a 14 anni entra in un seminario francescano. Ci resta un anno, poi ha un ripensamento: diventerà attore. Una buona idea. Di lì a poco un suo mediocre collega s’insedia alla Casa Bianca, eloquente segno dei tempi.
Tom non è certo il migliore talento maturato col metodo Stanislawskij, ma ha un faccino da schiaffi estremamente plastico, che gli porta una gran fortuna: ruoli da bulletto-che-diventa-una-persona-seria, nominations, soldi a palate. Nel frattempo è entrato in una setta teo-tecnologica che lo ha guarito, sostiene, dalla dislessia; e soprattutto lo tiene lontano dall’uso smodato di stupefacenti, che è un po’ la tassa sullo star-system. Così, dalla fine degli anni Ottanta in poi, Tom è un ometto ricchissimo e libero di fare e pensare ciò che vuole, senza dipendenze da nessuna sostanza tossica e con una tecno-setta di fanatici a sua disposizione. Una posizione del genere è più rara di quanto non si pensi.
Siccome nei vent’anni successivi continua a mietere successi commerciali a palate; siccome nel frattempo riesce a divorziare dall’attrice più bella del mondo e a imbarazzare i benpensanti coi suoi interventi in difesa dei tecno-fanatici, a nessuno viene da sospettare che Tom sia in realtà un’intelligenza del tutto fuori dal comune. È un segreto, quello del suo IQ, perfettamente custodito dietro l’inossidabile faccia da schiaffi, che 25 anni d’onorata carriera riescono appena a scalfire.
In realtà, mentre viaggia da un set all’altro, da una sparatoria in motocicletta a una guerra si samurai a un’invasione marziana, Tom sta maturando una profonda ansietà per le sorti del pianeta. Sta andando tutto a puttane e sembra che non interessi niente nessuno. Washington è in mano a buffoni che a Hollywood non passerebbero un casting da figuranti. Il mondo si surriscalda, si sovrappopola – sei miliardi di persone che si stringono le spalle e si considerano troppo piccole per contare qualcosa. Tom non la pensa così.
Tom non è piccolo: è ricco ed è potente. Una piccola curiosità: ti ricordi il Grande Revival dei Supereroi? A cavallo del secolo l’inaridimento della creatività collettiva aveva fatto sì che i soggettisti di Hollywood cominciassero a ripescare qualsiasi vecchio personaggio dei fumetti, meglio se totalm improbabile. L’Uomo Ragno, i Fantastici 4, il terribile Hulk… Tom non aveva voluto partecipare a nessuno di questi progetti strampalati. Ma per molti anni aveva chiesto per sé il ruolo di Iron Man.
Iron Man, te lo ricordi? E adesso spiegami: per quale motivo un attore dovrebbe avere una passione per un personaggio assolutam secondario come Iron Man – che oltretutto, nelle scene d’azione, è totalmente nascosto in una maschera di ferro? Che senso ha? Come si fa ad amare un personaggio così?
Ma Iron Man, se ti ricordi, ha una doppia identità. Nella vita di tutti i giorni è un multimiliardario. Nessuno sa che i suoi soldi sono tutti impegnati nello sforzo di aiutare gli Uomini. Hai capito l’immedesimazione? Tom si sente l’Iron Man. Da anni sta lavorando di nascosto per salvare il genere umano da sé stesso. Proprio come in quel fumetto assurdo che leggeva da ragazzino.
Naturalmente, nella realtà Tom non va in giro in un’armatura di ferro a combattere il male. I suoi metodi sono molto più sottili. Chi sorride del suo impegno nel difendere la setta tecnoreligiosa non può sospettare nemmeno della posizione di potere assunta da Tom nella setta medesima. Di lì a poco ci sarà una scissione – al termine della quale Tom avrà praticam un culto tutto suo, con un sistema ramificato di chiese e comunità di adepti in tutto il mondo – senza che nessuno riesca nemmeno a immaginare che il Pontefice Massimo è lui, Tom, quella simpatica faccia da schiaffi. Nel frattempo lui fa un po’ di politica a tempo perso, per uno dei due grandi partiti americani. Uno qualsiasi, tanto ormai.

La comparsa delle 19 piramidi d’Antartide – e il relativo crollo di sfiducia nei confronti dei culti tradizionali – segna il trionfo di Tom: per i suoi mistici non è poi così difficile riscrivere i testi tecno-sacri in modo da dare una spiegazione *ragionevole* al ritrovamento archeologico: molti born again delusi passano al suo culto..

Tom ha vinto, ma non vuole stravincere. Sottrarre adepti a un altro culto non rientra nelle sue priorità: lui vuole salvare il mondo da sé stesso: ne più ne meno. È lui – o perlomeno, una task force di soggettisti e sceneggiatori pagati da lui – a proporre a una Commissione segreta del Congresso il progetto Rapture: rapire nottetempo una discreta percentuale di uomini giusti e trasferirli in un paradiso artificiale a basso consumo energetico. Prego di notare la differenza: i Born Again si limitavano ad aspettare la Rapture: Tom decide di attuarla. Si sostituisce a Dio. Pensa di averne il diritto, o meglio: il dovere. “Il tempo è fuori squadra! o maligno destino che a me sia toccato di nascere per rimetterlo in sesto!“, come diceva il collega Mel Gibson in un film di Zeffirelli.

Tom ci pensa da anni. Se sono Dio, se esserlo è mio preciso dovere, per il bene della collettività, come posso garantire all’uomo il suo agognato paradiso? Questo è stato il rovello di Tom per diversi anni. L’illuminazione decisiva fu un classico caso di serendipità – era andato in un multisala a guardarsi ma aveva sbagliato sala, ed era rimasto invischiato in una piccola produzione spagnola, assurda.
Il film aveva dei tempi tutti sbagliati – come ogni film europeo che si rispetti – e cominciava con il solito figaccione faccia-da-schiaffi, un ruolo in cui Tom non poteva non immedesimarsi. A un certo punto, però aveva iniziato a sentirsi molto inquieto, perché il figaccione veniva coinvolto da una ragazza gelosa in un terribile incidente in cui la sua bella faccia veniva orrendam mutilata.
Il film proseguiva poi in un modo veram insolito. Tom rimase ipnotizzato, lo vide quattro volte di seguito. Vuoi per i ritmi europei tutti sbagliati, vuoi per la protagonista, una chica niente male, vuoi per la storia assurda. Sulle prime prese questa fascinazione per istinto artistico: acquistò i diritti del film e cercò di rifarlo in maniera decente. Chiamò a Hollywood la chica perché reinterpretasse la parte; ci andò d’accordo, ci andò a letto, forse alla fine era solo amore? Il film andò così così, gli fruttò appena venti milioni di $. Ma tutti lo presero per un capriccio da attore-produttore. La storia di un figaccione che perde la faccia in un incidente; si mette una orribile maschera (di nuovo la maschera!); ma poi forse non è successo niente, forse è tutta un’immaginazione, forse vive in un universo tutto suo che aspetta solo un suo cenno per scomparire; forse è stato ibernato un secolo prima e vive le sue fantasie d’onnipotenza in uno stato di sospensione animata. Forse può aprire gli occhi alla fine del film. Forse no.
Che razza di storia, eh?
Ma tu, che c’entri?
Pedala, ora ti spiego.

2025, crisi energetica, dietrology

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Il paradiso scoprirai

E tuttavia c’era poco da fare. Le piramidi esistevano. Tutti potevano vederle dal satellite, con Planet-Google 3-D potevi anche andare a visitarle. Certo, era possibile comportarsi come se non esistessero, ma non si può vivere per sempre in un come se. Non puoi mandare avanti a lungo una civiltà come se il globo non si stesse scaldando, come se l’economia non fosse in declino, come se le fonti d’energia non rinnovabile non fossero a un punto dal non essere più rinnovate. Insomma, non puoi raccontarti bugie in eterno. Prima o poi ti scontri con qualcosa di estremamente freddo, rigido, spigoloso, che si chiama Realtà.

E la Realtà era una gran botta nei denti. Il liberismo economico, che per due secoli era stato un favoloso acceleratore di benessere e civiltà, aveva un difetto sistemico: mancavano i freni. Era una locomotiva lanciata a tutto vapore verso il binario morto del picco di Hubbert. Ti ricordi il picco di Hubbert, Leonardo?

Vagamente“.

Hubbert era un geofisico, che spiegò in un grafico il modo in cui gli uomini si comportano nei confronti delle risorse non rinnovabili. All’inizio le sprecano – finché il processo di estrazione non comincia a costare troppo. A quel punto è una gara a tener dietro al consumo, a occupare i pozzi più ricchi e meno profondi. Infine si arriva a un picco: dopodiché, inevitabilm, la produzione inizia a declinare. L’estrazione diventa troppo costosa. Naturalm, il picco di Hubbert era un problema solo se credevi in Hubbert. Gli usastri un po’ ci credevano (avevano fatto il possibile per accaparrarsi i pozzi del Medio Oriente, quelli che si sarebbero esauriti più tardi) e un po’ no. Dipendeva dall’ufficio di consulenza. Cifre oggettive era impossibile averle: quasi tutte le nazioni petrolifere truccavano i dati sulle riserve. Ma intanto il picco si avvicinava. Gli hubbertiani più ragionevoli lo davano certo per il 2020. E l’idrogeno era blindato dai gialli. Che fare?

Ora ti dico cosa avrebbe fatto una civiltà matura: provviste per l’inverno petrolifero. Avrebbe pianificato un passaggio in grande stile a un’altra energia: il carbone, il nucleare… tutte fonti non rinnovabili, ma in grado di garantire alle tv e ai forni a microonde, e ai frigoriferi e alle caldaie e ai pick-up un altro mezzo secolo di autonomia. E poi chissà.
Purtroppo, la civiltà usastra aveva superato la maturità di qualche lustro. Era una società vecchietta e bisbetica: individualista, riottosa, aliena al concetto di “pianificazione”, pronta a qualsiasi scorciatoia irrazionale che permettesse di sottrarsi al freddo attrito con la Realtà. Ci voleva una religione. Ma quella ufficiale era in crisi, per via delle 19 piramidi snobbate dai testi sacri. Occorreva un colpo di scena, qualcosa che rafforzasse la fede nei credenti e nei semi-credenti, negli atei devoti e in tutti quanti.
“Un miracolo”.

Sì, ma ricordati che siamo in un mondo protestante: niente stimmate, ampolline, madonnine, tutto questo bric-a-brac per pastorelle non poteva andare. I born again si aspettavano ben altro.

“La Rapture”.

Il Ratto Divino. L’ascesa al cielo dei Giusti – e gli Esclusi, i left behind, giù a sgobbare. Era tutto scritto in quei libri scemi, la Bibbia versione Harry Potter, quella schifezza che propinavi ai tuoi studenti.

“Ero costretto. Il programma…

Non crucciarti. Pedala. Tutto ti è stato perdonato. Tutto è come se Nulla fosse successo. Ma pedala un po’ più forte, dai. Dove eravamo.

“Gli usastri organizzano la Rapture”.

Una gigantesca Operazione Condor al contrario. Schedare tutti i puri di cuore, perché vedranno Dio. Entrare nelle loro case, come i ladri nella notte, in una nube di cloroformio, e portarli via. Il tutto sincronizzato su cinque fusi orari diversi. Fortuna che era tutta gente che andava a letto presto, ma… Era o non era un età surreale? L’era in cui le profezie si autoavverano.

“Li hanno portati su Marte, allora, è così”.

In un certo senso – che ironia. La base Marte in New Mexico, migliaia di ettari di deserto rosso schermato al satellite che doveva servire alle riprese di un film in cui gli astronavi atterrano, piantano la bandierina e ripartono.

“Mi sembra più una location da inferno”.

L’inferno? Ma guardati in giro, Leonardo: è tutto intorno a te. Tu che credi in quel che vedi, in quel che senti; sei quel che dici, quel che puzzi. Devi liberarti di qsto involucro, capisci? Del sacco di merda che chiami corpo”.

“A scuola mi hanno insegnato che era la macchina perfetta”.

Storie vecchie, didattica del secolo scorso. Il tuo corpo è una macchina obsoleta, che consuma troppe calorie, sporca, ingombra. Rottamare! È tempo di essere leggeri, leggeri, hai presente la leggerezza di Calvino?

“No, la leggerezza di Calvino no“.

Tu mangi, caghi, sudi, pedali. È quello il tuo inferno. Il paradiso, invece, è dentro di te. Questa è la vera grande scoperta del Secolo XXI. Il paradiso scoprirai / se tu scopri quel che hai…

“Parole che non ho mai capito”.

Perché sei vecchio, vecchio, sei un pezzo di secolo scorso ambulante e pedalante, ed è tragico, lo sai? Giacché sei immortale, ed è molto triste diventare immortali da vecchi, c’è un mito greco che ne parla, credo.

“Come sarebbe a dire che sono im…”

Siamo tutti immortali, se ci pensi, Leonardo. Pensa al Papa – non al pagliaccio che avete a Roma al momento – pensa al vero Papa eterno che dorme a Buenos Aires. Perché Lui sì e tu no?

“Perché lui è in coma”.

Lo vedi che se ti applichi sei intelligente? Allora non c’è bisogno di allestire il New Mexico con cori angelici e nuvolette celestiali stile spot lavazza. Serve solo un enorme silos sotterraneo ben climatizzato.

“Il paradiso è un freezer?”

Molto più di un freezer, molto di più.

“E Taddei viene da là allora. Taddei è un Giusto. È così?”

Taddei chi?

2025, crisi energetica, riscaldamento, ucronie

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L’età surreale

A qsto punto, caro Leonardo, la storia vira al surreale. La storia con la S maiuscola, intendo.
Non è quella pedissequa catena di cause ed effetti che t’immagini, sai? la Storia ha i suoi quarti d’ora di pazzia. I conquistadores in America. La Rivoluzione francese. I bolscevici in Russia. La seconda guerra mondiale. Tutti eventi surreali e difficilm pronosticabili. Cose che fanno impallidire l’immaginazione dei migliori scrittori ucronici. Pensa a H. G. Wells: l’uomo che ha saputo immaginare la Macchina del Tempo, la Guerra dei Mondi; e che ha mancato clamorosam la Rivoluzione d’Ottobre. E Voltaire, con i suoi Candidi e i suoi Micromegas: com’è potuto sfuggirgli l’orizzonte della ghigliottina? E Ariosto, che spronò l’ippogrifo sulla Luna: perché non gli venne in mente di fare una capatina nel Nuovo Mondo? Lì sì che stavano per arrivare le donne e i cavalieri e le armi e gli amori più improbabili, a quel tempo. La Storia è l’ucronia più imprevedibile, ecco quel che è.
Ma dov’ero rimasto.

“I gialli avevano scoperto la locomozione a idrogeno”.

Sì, beh, quella l’avevano copiata dagli usastri. La vera scoperta dei gialli fu il modo di ricavare l’idrogeno dall’acqua a basso costo e basso impatto ambientale. Anche gli usastri ci stavano lavorando, ma in qualche modo i gialli ci arrivarono per primi. Perché? Forse perché erano un miliardo di cervelli e avevano più fretta. O forse per puro caso. E poi tirarono all’occidente uno scherzetto perfido. Brevettarono il procedimento.
Proprio così. Un bel brevetto internazionale, con tutti i crismi del WTO, blindato per 70 anni. C’era un sistema solo, evidentem, per ricavare l’idrogeno dall’acqua senza rimetterci; e siccome l’avevano scoperto loro, nessun altro avrebbe potuto usarlo per tre quarti di secolo. I bizantini e gli africani volevano le auto a idrogeno? I gialli gliele avrebbero vendute volentieri, a prezzi di favore: e altrettanto volentieri avrebbero venduto il combustibile, trasportandolo attraverso comodi idrodotti. Ma l’eventualità che il resto del mondo potesse prodursi l’auto e l’idrocombustibile da solo era esclusa a priori.
A questo punto il Resto del Mondo aveva due possibilità: o mendicare dai gialli l’energia più pulita (o comunq meno sporca e costosa del petrolio), o lasciare i gialli al loro splendido isolamento, e riprendere sdegnati la via dei combustibili fossili (era poi discutibile chi isolasse chi). C’era anche una terza possibilità, a esser sinceri, ed era mandare all’aria il WTO e dichiarare guerra ai gialli. E qui entrava in ballo il solito deterrente: forse non era il caso far incazzare la seconda potenza nucleare del mondo.
A ben vedere, gli unici che avrebbero potuto scoprire il bluff atomico erano gli usastri, ma a loro l’idrogeno a quel punto non interessava più, per principio. Avevano ormai sposato la causa del combustibile fossile, con tutta l’anima e tutto il cuore. La loro politica energetica era ormai entrata da un pezzo in un loop vizioso: per non alterare lo status quo (dopo l’Unico Esperimento dell’11/9) avevano mandato i petrolieri al potere; questi ultimi, proprio per mantenere il potere, avevano puntato sul petrolio, occupando giacimenti e oleodotti nelle zone strategiche, e snobbando l’idrogeno; e ora non avevano altra scelta che continuare così. Il Combustibile Fossile diventò un comandamento di Dio: svariati versetti della Bibbia furono mobilitati per dimostrare che Dio aveva esortato l’uomo a trarre la sua energia dalle viscere della terra, ecc..
Nel frattempo, ironia della sorte, il pianeta continuava a scaldarsi e sciogliersi. E questo malgrado metà mondo fosse passato all’idrogeno: ma i climatologi sostenevano che era normale, che uno non può mica aspettarsi cambiamenti repentini, che i risultati si sarebbero visti nel giro di 50 anni. Nel frattempo conveniva scavare degli argini. Quando cominciò a liquefarsi l’Antartide, la Storia precipitò in uno di quei momentanei periodi di surrealtà.

L’Antartide è il continente dei ghiacciai perenni, ma sappiamo che ha avuto anche lui le sue ere tropicali, in cui dev’esser stato fecondo e rigoglioso di specie animali e vegetali. Donde era lecito aspettarsi dal disgelo una ricca messe di combustibile fossile: e infatti gli usastri non si fecero attendere con le loro trivellone, già impiegate in Alaska.
Ma oltre a scoprire il petrolio (e l’oro, i diamanti, e ogni bendiddio), gli usastri scoprirono qlcosa di davvero destabilizzante. Manufatti.
Utensili d’ossa scheggiate, incisioni rupestri? Beh, sì, qualcosina. E già lì occorreva riscrivere la storia del genere umano, ma pazienza, in fondo ormai i darwiniani erano una setta confinata nelle università. No, un utensile o un bue muschiato sulla parete di una grotta antartica non avrebbero destabilizzato un’intera cultura.
Ma 19 piramidi – 19 piramidi dislocate a intervalli regolari ed equidistanti dal polo magnetico – 19 copie conformi della Grande Piramide detta di Cheope – beh, questo era duro da mandare giù.
Bisognava retrodatare la civiltà umana di… quarantaduemila anni. E questo era duro sia per i cristiani che per i darwiniani. La teoria dell’anello mancante era tutta da rifare, ma anche la Bibbia ne usciva malconcia: il testo sacro sembrava aver glissato su qualcosa come 37.000 anni di storia dell’uomo. Sai quei momenti in cui ti senti improvvisam piccolo e insignificante – te l’hanno detto sempre tutti, ma di colpo ti accorgi che è assolutam vero, sei senza ombra di dubbio piccolissimo e insignificantissimo? Ecco, una sensazione così, ma a livello planetario.
Ora: ti senti di biasimarli se ti dico che la prima reazione fu di rifiuto assoluto? Tirar giù i ghiacciai e andarsene facendo finta che non era successo niente? No. Credo che anche noi avremmo fatto la stessa cosa.