catastrofi, miti

Noè sotto il Gran Sasso

La storia non vi è nuova: uno Scienziato un po’ originale, non troppo integrato nella comunità scientifica, va avanti per la sua strada finché non si imbatte negli indizi di una catastrofe prossima ventura. A questo punto fa il possibile per avvertire la popolazione, ma in questo modo incorre nelle ire del Potere, che vuole a tutti i costi evitare il panico. Proprio quando sta per finire nei guai, la catastrofe prevista accade, nei tempi e nei luoghi stabiliti, e lo Scienziato Solitario che aveva previsto tutto è in prima linea a portare i soccorsi. Sì, l’avete già visto questo film.

L’ultimo che mi viene in mente è The Day After Tomorrow; il regista che ne ha messi più insieme è probabilmente Spielberg; il periodo in cui andavano più forte, gli anni Settanta – ma ci sono antecedenti in letteratura più o meno a partire da Noè.
Chiamiamoli archetipi narrativi: non c’è disgrazia imprevedibile che possa impedirci di raccontarci storie. Che saranno simili a centomila storie che i nostri padri si sono già raccontati, eppure ci sembreranno abbastanza nuove da crederci (giacché di credere in qualcosa, evidentemente, abbiamo bisogno). Ed ecco lo scienziato solitario Gioacchino Gianpaolo Giuliani, il profeta del radon.

Ne avete sentito parlare per tutto il lunedì. Lui, rinchiuso nel suo laboratorio sotto il Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, il terremoto l’aveva previsto, grazie a una sua originale ricerca sul gas radon sprigionato dai sismi. E il potere, incarnato dal rude Bertolaso, lo aveva trattato da “imbecille” e fatto denunciare per procurato allarme. Come fai a non crederci? È tutto su internet: le dichiarazioni, l’intervista, la pagina dei sostenitori su facebook.

Ma è proprio su internet che, con un attimo di pazienza, è possibile smontare la storia pezzo per pezzo: G. G. Giuliani al Gran Sasso fa il tecnico, la sua ricerca sul radon è un hobby (peraltro il collegamento tra radon e terremoti è accettato dalla comunità scientifica da più di trent’anni), e soprattutto, il terremoto non lo aveva previsto per lunedì, ma per la scorsa settimana. E non alle porte dell’Aquila, ma a Sulmona: sessanta chilometri di distanza, anche questo è su internet. Non solo, ma dopo l’ondata di panico generata a Sulmona domenica scorsa (e che gli era valsa la denuncia per procurato allarme), in un’intervista aveva tranquillizzato gli abruzzesi: lo sciame sismico era destinato a scemare copo il mese di marzo.

Dico la mia: Giuliani non sarà un imbecille, ma è un irresponsabile in discreta percentuale. Se durante uno sciame sismico cerca particelle di radon, è probabile che ne troverà; ma il suo tentativo di triangolare i dati e trovare l’epicentro di un sisma prima del sisma stesso non regge per ora la prova dei fatti. Sessanta chilometri sono la distanza tra Milano e Varese. Prevedere un terremoto a Varese una settimana fa non significa mettere in guardia i milanesi oggi; tanto più che molti sfollati da Varese potrebbero accorrere proprio a Milano – e se la scorsa settimana nessun fuggitivo da Sulmona (AQ) si è fermato nel capoluogo, lo dobbiamo solo alla fortuna e magari un po’ a Bertolaso, che ha pubblicamente trattato da mitomane il Noè di turno. Che probabilmente è in buona fede, e chissà, nei prossimi anni metterà davvero a punto quel sistema di previsione dei sismi che nessun laboratorio al mondo è ancora riuscito a trovare. Glielo auguro di cuore.

Nel frattempo continuo a stupirmi per la rapidità con cui nell’emergenza una voce filtrata male – anche nell’era di internet, dove i filtri sono trasparenti – si trasforma subito in Mito. Su facebook, come si dice, spopolano i gruppi pro-Giuliani. Questo per ora ha solo duecento iscritti (altrove pare siano migliaia):

GIAMPAOLO GIULIANI QUALKE GIORNO Fà AVEVA PREVISTO IL TERREMOTO CHE STANOTTE SI è VERIFICATO IN ABRUZZO…TRAMITE SUOI STUDI E UN RILEVATORE DI GAS “RADOM”(PENSO SI SCRIVA COSì) LE NOSTRE POTENTI ISTITUZIONI NON GLI HAN DATO RETTA E ANZI L’HANNO DENUNCIATO XPROCURATO ALLARME…GRAZIE A QUESTE ISTITUZIONI DI MERDA SONO MORTE PIù DI 100 PERSONE,PIù DI 2000 FERITI,E PIù DI 60000 SFOLLATI…A ME QUESTI PAPPONI MAFIOSI CHE RAPPRESENTANO NOI COME STATO ITALIANO MI HANNO ROTTO I COGLIONI…MA PESANTEMENTE…

Il messaggio non rende giustizia al fenomeno. Il mito di Noè-Giuliani non è prerogativa di ragazzini con la k facile. Ha intaccato il senso critico di persone intelligenti, informate, dalle quali passo quotidianamente ad abbeverarmi di razionalità. Ma questo è il punto, la razionalità ha dei limiti. Uno di questi limiti è il terremoto: una tragedia ingiusta, imprevedibile, che ti toglie la terra sotto i piedi e non ti spiega nemmeno il perché. E l’uomo può costruire sismografi e scavare tra le rocce con le unghie, ma devi dargli un perché, specie se è piccolo. È andata così, dal diluvio in poi: quando i nostri cuccioli ci chiedevano conto di un fenomeno spiegabile, glielo spiegavamo; quando era inspiegabile, ci ricamavamo sopra una storia. La storia non spiega, non risolve, e probabilmente nemmeno consola: ma in qualche modo è meglio di niente; e niente sarebbe quello che avrei dovuto scrivere stavolta, ma mi sarei sentito anche peggio.

92 pensieri su “Noè sotto il Gran Sasso

  1. Mi limito a dire solo un paio di cose e spero di riuscire a comunicare correttamente ciò che penso:1. Giuliani non è un “sensitivo”, lui fa solo misurazioni;2. Giuliani non è alla ricerca di pubblicità poichè lavora da 10 anni su una idea;3. Giuliani da quello che ho capito osserva, misura, verifica e sulla base di ciò che si è verificato in passato fa delle proiezioni …;4. Giuliani come tutti può sbagliare ma ciò che conta è l’idea che va implementata e se risultasse corretta adottata.Un saluto a tutti e mi scuso per star difendendo una persona che dimostra di buttarsi a capofitto nel lavoro …“Gli egizi parlavano di orbite, di pianeti e di satelliti … poi, per millenni si è ricascati nell’ignoranza … successivamente nel 500 la terra tornò sferica …” MIRACOLI!!!Giulio

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  2. Giulio, non voglio far polemica, e non discuto su Giuliani perché non ho la cognizione di causa per farlo.Però la citazione che fai è inquietante.Forse al liceo (se lo hai fatto) hai sentito dire che Pitagora fu il primo di cui sappiamo che ritenesse la Terra sferica. Forse al liceo ti avranno accennato al fatto che Dante Alighieri, nella Divina Commedia, parla di un universo in cui la terra è sferica. Per cui se parli del 500 AVANTI CRISTO, è vero che da allora quasi nessuna persona di cultura, in Occidente (e nemmeno, che mi risulti, nel mondo musulmano) ha seriamente sostenuto che la terra non fosse sferica (well, sort of. La terra è un geoide, non una sfera). Ma se invece parli del 1500 DOPO CRISTO, sappi che all’epoca la sfericità della terra era supportata da duemila anni di conoscenze intellettuali. Inoltre sarei curioso (ma sul serio) di scoprire dove e come gli egizi parlassero di satelliti (di orbite e di pianeti parlavano anche i greci, i romani e il medioevo dei tre monoteismi; se non cito cina ed india è solo perché non ne so abbastanza).

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  3. Dopo che mezza rete ha chiesto a gran voce la testa di Bertolaso per aver ucciso centinaia di persone, mi pare un po’ ipocrita ripiegare sul “ok, la previsione era sbagliata, ma solo di una settimana e 50 chilometri, e comunque vale la pena di approfondire quel tipo di ricerche”.

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  4. A me sembra che molti dei vostri ragionamenti continuino a essere viziati dal senno del poi. “a sentire le testimonianze la gente era terrorizzata da mesi”… dipende da cosa si intende per “terrorizzata”. Ci sono stati sciami sismici in tante regioni; la gente si spaventa, teme un evento catastrofico, ma poi lentamente lo sciame cessa e la paura passa. Se invece capita una catastrofe è facile dire “lo sapevo”; ma persone veramente terrorizzate sarebbero fuggite da mesi. A chi mi accusa d’insistere sull’evacuazione chiedo scusa, ma a questo punto non si capisce esattamente cosa avrebbe dovuto fare Bertolaso quando è arrivato l’annuncio di Giuliani (si è capito invece cos’ha fatto la popolazione di Sulmona: è scesa in strada inutilmente). Pre-allertare la protezione civile, allestire una tendopoli, ok: nei pressi di Sulmona a fine marzo? No, a Onna la settimana dopo. Insomma, io non so più come scriverlo senza sembrare molesto, ma la predizione di Giuliani non riguardava il terremoto di Onna, bensì un sisma più lieve che c’è stato a Sulmona la settimana prima e non ha fatto praticamente danni. Per questo sostengo che Giuliani, per ora, non riesce a prevedere le scosse. Il suo sistema va perfezionato? Va bene, nel frattempo però contiene margini di errore troppo elevati.A Tonino (non buttarla sul personale, non serve a niente):<>O ancora osservare che è tale la condivisione dell’inefficacia delle tecniche di previsione – noi non ce ne occupiamo diceva un ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica – che non si capisce bene se ci siano qualcuno a livello mondiale che prova comunque a investirci sopra.<>Per favore, rileggiti il pezzo della Meldolesi segnalato più sopra, mi pare illuminante. Poi sì, ci sarebbe da parlare del perché usiamo cemento, perché non preallertiamo intere regioni in caso si sciami sismici, ecc. ecc. ecc.. Io però non sono uno specialista e non volevo fare un trattato tuttologo sui terremoti d’Italia. M’interesso di narrazioni collettive e il caso-Giuliani è un esempio eclatante di leggenda urbana nata in mezza giornata.

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  5. Ricordiamo che prima del terremoto a L’Aquila Giuliani era stato denunciato e se avesse dato l’allarme sarebbe stato accusato di reiterazione di reato.

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  6. E beh, prof, qui tutti attendono il profeta, l’uomo inviato dalla provvidenza, il salvatore, l’eroe o come vogliamo chiamarlo. Non deve meravigliare che a un tizio bastino qualche televisione e qualche slogan tipo “meno tasse per tutti” per impadronirsi di questo sciagurato Paese. L’argomento del post era il bisogno che abbiamo di credere alle storie, anche se trite e ritrite.Giuliani è un ciarlatano? Chi lo sa? Non è che uno ce l’ha scritto in fronte. La storia è piena di geniali dilettanti autodidatti, da Leonardo (quello da Vinci, intendo)fino a Schliemann, lo scopritore di Troia. Però, per dimostrare di non essere un ciarlatano, uno potrebbe inviare le proprie scoperte ad una rivista scientifica (sono tutte all’estero, così si scavalca l’ormai assodata e proverbiale “incompetenza” degli scienziati italiani)ed essere così più credibile quando preannuncia catastrofi. @thomas mortonQuindi se io dico che domani piove a Roma, e invece piove tra una settimana a Viterbo per te ho azzeccato la previsione? E poi, se sei convinto che Bertolaso ha ucciso centinaia di persone, non devi far altro che andare a denunciarlo.

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  7. Guarda che, per quel che ho capito io, tu e Morton siete d’accordo.“Ricordiamo che prima del terremoto a L’Aquila Giuliani era stato denunciato e se avesse dato l’allarme sarebbe stato accusato di reiterazione di reato”.…quindi ha rilasciato un’intervista in cui tranquillizzava gli abruzzesi perché lo sciame sarebbe terminato a fine marzo?Da quel che ho capito io, Giuliani non ha nemmeno mai dichiarato di aver previsto il sisma dell’Aquila. E’ molto più serio di gran parte dei suoi sostenitori.

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  8. Credo che la situazione vada analizzata sotto un altro punto di vista.Il Giuliani aveva previsto un forte terremoto, e questa e’ una valutazione soggettiva.Da ottobre l’aquila e’ costantemente tremante, e questa e’ una constatazione oggettiva.Nessuno dice di evaquare l’abruzzo….ma cazzo di budda non c’erano altre emergenze in Italia, la nostra protezione civile poteva gia’ allestire dei campi tenda, ospedali da campo e dare possibilita’, a chi voleva, di poter dormire non a casa, ma neanche in auto,come un disgraziato. E’ questa secondo me la grave mancanza di Bertolaso….il non aver minimamente approntato una cazzo di niente….semplicemente da galera.SalutiLorenzo Cardinali

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  9. per falecius nessuna polemica, neanche io sono un cultore della materia e nella vita mi occupo di altro.Allora, per quanto riguarda le conscenze sulla sfericità della terra, sulle orbite (e se si parla di orbita … è fuor di dubbio che si parla di pianeti sferici …) e sui pianeti, sulle conoscenze del cielo ecc… non solo gli egizi ma anche i maya hanno lasciato moltissime testimonianze …Il problema è che da un certo punto in poi “qualcosa” è stato riscritto ed è proprio a questa stranezza che mi riferisco.Se ci fosse stata una certa continuità, probabilmente, non era necessario aspettare che quattro o cinque secoli fa Copernico buttasse giu le asserzioni di Tolomeo e così via fino a ritornare alla visione degli egizi e dei maya che parlavano già di galassie e buchi neri … Ne convieni?ritornando al discorso di Giuliani, penso che bisognerebbe verificare se ci troviamo difronte ad uno che potrebbe dare un buon apporto alla comunità oppure se il suo lavoro è solo carta straccia. SONO PER VERIFICARLO!

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  10. Bertolaso era impegnato a organizzare il summit della Maddalena.Abbastanza…:> La storia è piena di geniali dilettanti autodidatti, da Leonardo (quello da Vinci, intendo)fino a SchliemannNessuno sta dicendo che Giuliani sia un genio. Non stiamo parlando di un rivoluzionario modello teorico. Stiamo parlando di anni di misure fatte probabilmente con perizia da un tecnico. Quante persone della “comunità scientifica” pensate che possano essere più competenti in materia? Sicuramente hanno migliori modelli, idee, speculazioni, ma i dati sul territorio devono andare a chiederli a quelli come Giuliani.> uno potrebbe inviare le proprie scoperte ad una rivista scientificaHAHA prova a mandare tu una rivista ad Elsevier. Devi avere l'appoggio dell'ACcademia, quindi molto a valle devi fare in modo che qualcuno che conta prenda in considerazione la tua ricerca.Io dico semplicemente che mi sembrerebbe doveroso che qualcuno si prenda carico di approfondire queste ricerche.E' ovvio che Bertolaso non poteva prendere in considerazione questo allarme; ma perlomeno potrebbe chiedere scusa. Facciamo in modo che la prossima volta invece si prendano in considerazione con una corretta valutazione scientifica.Leonardo:> Giuliani non ha nemmeno mai dichiarato di aver previsto il sisma dell'AquilaGiuliani ha detto che i suoi rivelatori lo avevano visto ma che non ha dato l'allarme, immagino per paura di una seconda denuncia. C'è scritto in uno dei blog che linki.

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  11. Ok, ho riletto tutti i post ma nessuno, credo, abbia inteso soffermarsi sul “lavoro” (hobby) del Giuliani.Il Giuliani fa due cose:prima – raccoglie le misurazioni di radon (e lo fa da 10 anni con 5 strumenti (di latta o non, non lo so);seconda – archivia le misurazioni delle scosse fatte dai sismografi ufficiali nelle stesse zone in cui ha i suoi rilevatori;terza (valore aggiunto). Mi sembra di aver capito che a furia di correlare le misurazioni del gas con le intensità delle scosse rilevate sia riuscito nel suo intento di elaborare un MODELLO MATEMATICO che sulla base di ciò che è accaduto in passato gli consenta di fare delle proiezioni sul futuro (a sei / ventiquattro ore) …se ciò che ho capito è vero … chi se la sente di dire con estrema certezza che Giuliani è un ciarlatano?giulio

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  12. <>Guarda che, per quel che ho capito io, tu e Morton siete d’accordo.<>Infatti, mi pare chiaro l’ultimo mio intervento è stato frainteso. Io non ce l’ho con Giuliani, che sarà una bravissima persona, e non so dire se c’era qualcosa che poteva essere fatto meglio (possibilissimo). Ma credo che essere responsabili della Protezione Civile sia un mestiere già abbastanza difficile senza che qualcuno ti chieda di saper prevedere i disastri nella sfera di cristallo. Quindi è a Bertolaso che qualcuno dovrebbe chiedere scusa.

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  13. Okay, parliamo di narrazioni collettive allora. Da un punto di vista di contenuto tutto le leggende urbane sono vere, dipende se andiamo ad analizzare i contenuti manifesti o impliciti. Le leggende urbane come espressione dell’inconscio collettivo ci dicono che una storia sta girando nella testa delle persone, un’idea ha attecchito e prende forma, sviluppandosi anche in modo autonomo, senza mezzi di propaganda ufficiali (vedi studio del 1969 di Morin su Orleans).La leggenda dello scienziato incompreso dalle autorità che riesce/non riesce a evitare il disastro ci dice che:– la frustrazione è un sentimento dominante;– il criterio del merito nel successo individuale è avvertito come una pura illusione;– la percezione di essere sull’orlo di un baratro è molto diffusa;– la sfiducia radicata nei confronti delle istituzioni è un sentimento dominante;– la scienza, l’estro individuale, la buona volontà, il pensiero critico ci possono ancora salvare. Se il potere gli concede una possibilità.Da un appassionato di narrazioni collettive quale dici di essere mi stupisco quindi del tono di fastidio e superiorità intellettuale con cui stigmatizzi le leggende urbane.Ma gli intellettuali si sa, non servono a niente se non sono anche umili.

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  14. Maurizio, se ho capito il tuo commento, quando c’è in giro una caccia alle streghe l’intellettuale ‘umile’ dovrebbe sempre schierarsi dalla parte degli inquisitori sulla base del principio che dove c’è un po’ di fumo ci dev’essere anche l’arrosto.

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  15. Thomas, no non ho detto questo. Il mio pensiero mi sembra abbastanza chiaro, però posso forse spiegarlo meglio.L’intellettuale umile (o non borioso, non supponente, non convinto della propria superiorità mentale derivante dagli studi e dall’ambiente sofisticato che frequenta) non parte dal presupposto che le narrazioni popolari sono solo isteria collettiva. Non guarda il mondo con la puzza sotto il naso chiedendosi come mai non sono tutti intelligenti quanto lui e gli amici suoi.Analizza il fenomeno chiedendosi cosa nasconde l’irrazionalità, che cosa significa (nel senso semiologico del termine).Se è spontanea, se è indotta, se è un indicatore di qualcosa di più grave, se insegna qualcosa.Ecco, forse questa è il pregio più grande che dovrebbe avere un intellettuale umile: dovrebbe essere consapevole che anche da un fruttarolo può venire una scintilla di verità.Figurarsi da un tecnico laureato con l’hobby ventennale della sismologia.

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  16. +1 Maurizio. La sua analisi della specifica “leggenda urbana” in questione direi che e’ “spot on”, molto piu’ del paragone Noe’/Giuliani, perche’ va a toccare elementi profondamente radicati nella cultura popolare italiana recente.

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  17. Certo che può partire una scintilla di verità: il problema è che non sia partita la previsione di un terremoto. Laddove tu sostenevi fino a ieri “una previsione c’era stata (e anche parecchio precisa per gli standard del settore)”. L’intellettuale deve, quando può, sostituire un po’ di mythos col logos. E’ chiaro che qualcuno affezionato al mythos di turno ti accuserà di boria o supponenza o di frequentare un ambiente sofisticato(???)

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  18. Non ne facciamo una diatriba tra ego. Tenere sotto controllo la vanità è una cosa complicata, me ne rendo conto, però un po’ di autodisciplina aiuta. Confermo quanto detto ieri e oggi, e che corrisponde al mio pensiero. E che sintetizzo qui:Giuliani ci ha azzeccato; così come la studentessa che ha consigliato ai suoi colleghi di piano della casa dello studente di darsela a gambe, che lo sciame sismico che c’era fin da febbraio non prometteva niente di buono (Fonte: Exit, La7).Quindi il terremoto, in questa particolare circostanza, era prevedibile e le autorità pubbliche hanno avuto la possibilità di organizzarsi per tempo (come successe in Umbria).Cosa che invece in questo caso non è stata fatta.La domanda è: perché?Quanti morti potevano essere evitati?Tutte le altre considerazioni sulle narrazioni collettive e l’irrazionalità delle masse le considero accessorie rispetto a questi pochi punti, che mi sembrano cristallini nella loro semplicità.Tutto qua.

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  19. Ultimo commento per me, altrimenti andiamo avanti all'infinito> Quale?Quello di Cattaneo> E allora di cosa stiamo parlando?Io sto parlando di alcune affermazioni da te fatte e che ho evidenziato già in un precedente commento. Non piango sul latte versato, vorrei solo che si traesse ispirazione dalla vicenda e non arrivasse subito a conclusioni affrettate.

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  20. Se per “conclusioni affrettate” ti riferisci a quelli che volevano le dimissioni di Bertolaso perché aveva denunciato Giuliani, son d’accordo.Maurizio, no.Giuliani non ha azzeccato né il giorno né il luogo. Quando c’è stato il terremoto lui stava osservando i rilevatori di radon, che gli ribadivano che c’era molto radon (dal momento che l’Abruzzo era interessato da uno sciame sismico), ma non gli consentivano di individuare dove e quando ci sarebbe stato: tant’è che è sfollato pure lui.Io sono convinto del suo impegno e della sua buona fede, ed è normale che adesso cerchi di difendersi dalla denuncia tirando un po’ l’acqua al suo mulino, ma stavolta il suo sistema di predizione non ha funzionato.La cosa della “diatriba fra ego” (ego?) e tutte le frecciatine sulla mia vanità francamente non le ho capite. Secondo me mi hai scambiato per un altro, capita.

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  21. bisogna attenersi ai fatti, ci sono dati registrati e dichiarazioni, non se ne può prendere solo parte e da questa trarne una spiegazione, risulterebbe incompleta e parziale, o addirittura come in questo caso completamente fuorviante.il procurato allarme di Sulmona sarà spero occasione di indagine, le parti in causa sostengono tesi diverse e ci stanno testimoni.allora per parità di opinione riporto quella di Giuliani, “ho predetto il terremoto poi verificatosi nella mattinata del 29 a Sulmona ed ho detto che era di M4 non disastroso”.se si ha curiosità ci sono molti siti in rete, che parlano delle ricerche di Giuliani, la cronistoria della sua ricerca, i mancati appoggi e finanziamenti, delle ricerche col radon in tutto il mondo, dei precursori sismici, di teorie sull’origine dei terremoti, della prevedibilità di questi, di previsioni verificatesi, ed anche le dichiarazioni pre-6 aprile.

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  22. Ho una curiosità riguardo una sua affermazione Leo: <...tant'è che è sfollato pure lui.>Cosa avrebbe dovuto fare nel caso ci avesse azzeccato ?Smontare la casa pezzo per pezzo?Mario

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  23. Nella dichiarazione (che s’era già sentita, mi pare) Giuliani si ostina a fare confusione sul concetto di “prevedere”. Lui dice che coi suoi strumenti riesce a “prevedere” terremoti in un raggio di 100-150 km.: quindi era in grado di sapere che ci sarebbe stata una scossa in Abruzzo, ma non dove. Neanch’io mi aspetto dalla scienza una soluzione al millimetro, ma 150 km non sono un millimetro. Poi insiste sul fatto che quella notte bastava guardare i sismografi. Vedere un terremoto dai sismografi non è, in senso stretto, previsione: una scossa registrata dai sismografi c’è già stata. La polemica che fa a questo punto è giusta: in Giappone quando il sismografo registra una scossa la popolazione viene subito allertata, da noi no. Ma questo non ha più nulla a che vedere coi rilevatori di radon di Giuliani che, stando a quel che dice Giuliani, sono più o meno in grado di dirci se un terremoto sarà negli Abruzzi o nelle Marche.“Cosa avrebbe dovuto fare nel caso ci avesse azzeccato ?Smontare la casa pezzo per pezzo?”Avrebbe potuto mettere in sicurezza sé stesso e la sua famiglia, e non l’ha fatto: come ha scritto Chiara Petrucci molti commenti più sopra, i figli di Giuliani erano tutti in casa. State dando a Giuliani molta più fiducia di quanta lui non dia a sé stesso.

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  24. di GGG so solo ciò che ne ho visto da vespa, un signore qualunque appunto, non uno scienziato, nemmeno uno che fosse tanto in grado di esprimersi in modo grammaticalmente corretto (a parte che il buon vespa ha fatto grandi sforzi per lasciare in ombra il titolo preciso del detto GGG presso il centro di ricerca dell gran sasso, cioè che ha cercato di far intendere che GGG era effettivamente uno scienziato o ricercatore.. hummmm….), insomma, mi dispiace ma no credo che al giorno d’oggi la sciena vada ancora avanti grazie a dei geni nascosti in uffici brevetti. Quello era un’altro mondo. La scienza ormai si gioca a un livello troppo raffinato per approdarci senza avere intanto un metodo e poi almeno una buona conoscenza dei particolari del dominio di studio che ci interessa. Per cui, no, che un technico coe GGG possa risolvere, senza aver studiato, una roba come la previsione dei terremoti, quando c’è gente che ci studia seriamente da decenni, beh, mi dispiace, non ci credo neanche lontanamente.

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  25. Perchè una previsione a distanza di ore anzichè di giorni non è una previsione?Il sismografo è persino online!!E non solo non c’è nessuno sistema di preallarme, non c’è nessuno che controlli il i sismografi di notte!

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  26. “I forti incrementi di radon al di sopra della soglia di sicurezza indicano terremoti”.. e il forte incremento c’è stato proprio prima del terremoto.

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  27. A me a lasciato perplesso, ma proprio tanto, il fatto che Giuliani avesse tirato in ballo la congiunzione di Venere tra i fattori della sua “previsione”. Non sono un geologo e quindi non so dire quanto le forze di marea in generale agiscano sui fenomeni sismici, ma, se posso ritenerlo credibile riguardo alla Luna, secondo me è abbastanza assurdo che la posizione del pianeta Venere (e quindi la relativa attrazione gravitazionale) rispetto alla terra possa avere risultati rilevabili _e prevedibili_ sui terremoti. E se così fosse, avremmo, grazie ad una tradizione astrologica documentata dall’Età del Bronzo babilonese, una quantità impressionante di correlazioni parziali per cui “sapremmo” che le congiunzioni di Venere aumentano la probabilità dei terremoti.

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  28. Una testimonianza.

    “Io, medico ferito e sfollato dico:
    l’allarme alla città andava dato”

    di MASSIMO GALLUCCI*

    “Da gennaio, quasi settimanalmente si faceva sentire. Ma, un po’ come nel film X-men 2, il verme divoratore era sotto controllo. Così ci era stato detto più e più volte dalla stampa e dalle televisioni locali. E così parcheggio, senza particolari precauzioni, nel piazzale alberato a 100 metri da casa.

    Casa: una palazzina cielo-terra di 3 piani e piccolo attico, di stesura settecentesca, manipolata più volte in seguito, e da noi restaurata 12 anni fa. Per strada, davanti il mio ingresso, gli studenti che alloggiano in affitto negli appartamenti di fronte in cemento armato. Sono una decina, in strada. Una ragazza piange: “non ne posso più, ho paura voglio andare via”. Un ragazzo l’abbraccia protettivo. Stai tranquilla. Sono scosse di assestamento. Ormai ci siamo abituati.

    Così ci prepariamo, come ogni sera quasi tranquilli. A letto. Io, mia moglie e mia figlia. Un letto d’epoca, veneziano, con una spalliera piuttosto alta, che avrà un ruolo in questa storia. Stranamente essenziale e per questo bellissimo. Lascio la luce dell’abat-jour accesa.

    All’una circa sono svegliato da un’altra scossa. O l’ho sognata? Resto sveglio. Dopo un po’ ne arriva un’altra.

    Alle 3 e mezzo il letto salta, si muove. Non c’è più luce elettrica, polvere dovunque, si fa fatica a respirare tra la polvere e l’odore acre, inconfondibile del gas di città, e il ballo continua, accelera, è forsennato, sale il rumore, quel borborigmo che diventa un ululato rotto dagli allarmi delle auto e da grida, grida, grida attorno. Virginia chiama. Mi butto su di lei per ripararla dalla pioggia di calcinacci e urlo: “Non preoccuparti, è finito, è finito!”

    Ripeto istericamente quella frase per 22 secondi.

    E’ finito! Grido finalmente per l’ultima volta e “ordino” a mia moglie e mia figlia di seguirmi, di scappare via, subito. Scendo dal letto. Macerie sul pavimento. Polvere e odore di gas. Urla da fuori. Non si vede nulla. Cerco a tentoni la porta, ma non riconosco la camera da letto: la stanza è cambiata. O almeno il letto è in un’altra posizione. La trovo. Si apre. A tentoni raggiungo la rampa delle scale con la sensazione di non trovare le pareti al posto giusto. La rampa non c’è: è un cumulo di macerie.

    A piedi nudi su quei sassi, poi sui vetri e i resti dei quadri dell’ingresso. Voglio vedere se si apre la porta. Sembra di no, poi qualche spallata e ci riesco e un po’ di luce delle stelle penetra la nebbia e lenisce l’angoscia. Grazie a Dio non siamo prigionieri. Corro di nuovo su. Prendo Virginia e chiamo Lucilla. E approccio di nuovo la discesa. Ma stavolta perdo l’equilibrio e cado di schiena, assieme a Virginia, violentemente sul pavimento dell’ingresso. Un bel volo, forse di un metro e mezzo – due? Per un paio di secondi ho fosfeni. “Virginia, Lucilla, uscite! Uscite, sto bene!”

    Intanto verifico che muovo le gambe e le mani. Ho un dolore terribile nell’intero tratto lombare. Sicuramente mi sono fratturato. Mi faccio forza ed esco quasi carponi, poi mi metto in piedi e vedo l’orrore che mai avrei creduto o pensato. Il palazzo di fronte: 5 piani di cemento armato accartocciati, stratificati come carte da gioco. Non sarà più alto di 3-4 metri, ora. Non viene una voce da lì dentro. Un silenzio feroce. Mani nei capelli, piango, Daniela amica cara e i bimbi Davide e Matteo; Maria Pia e i figli e quell’anomalo pitbull buono, l’avvocato Fioravanti e la moglie, così dolci e pacati. Che gentiluomo, con la sua piccola collezione di auto d’epoca e il sorriso nonostante la leucemia, e gli altri e gli studenti, quelli che piangevano e si consolavano.Travi di cemento armato di vari metri schiacciano i resti di quella casa. Senza una gru è impossibile fare qualunque cosa. A piedi nudi, sui sassi della città atterrati per terra, come tre zombi facciamo i 50 metri che ci separano da via XX Settembre dove altri zombi seminudi si aggirano senza meta, con gli occhi sbarrati, senza saper dire una parola, guardandosi attorno e piangendo, alcuni.

    Attraversiamo il parco alberato nel cui piazzale ho parcheggiato e raggiungiamo la macchina. E’ coperta di detriti e polvere, ma agibile. Con lucidità sia io che Lucilla avevamo preso le chiavi della macchina dal portaoggetti sul tavolo dell’ingresso fortunatamente in piedi. In auto passiamo qualche ora, mentre la folla aumenta nel piazzale, assieme al dolore lombare. Continuano le scosse.

    Sento un ragazzo chiamare Maria, Mariaaaa da sopra le macerie: “c’è mia sorella lì sotto, Mariaaaa!” Alcuni hanno piccole torce elettriche e scavano con le mani. Il termometro della mia auto indica 3 gradi. Chiedo a mia figlia di avvolgermi una pezza da vetri attorno ai piedi congelati.

    Passano amici e volti noti. Non vedo traccia di isteria. Uno stupore silenzioso e controllato. Tutti si chiedono tra le lacrime: ha bisogno di qualcosa? Sapendo di aver poco o nulla da offrire. Aspettiamo, come bombardati, le luci dell’alba. Per capire. Ma da capire c’è poco.

    Mia moglie torna a casa. Entra per qualche secondo.

    “Casa non c’è più. Abbiamo perso tutto. Sai a chi dobbiamo la vita? Alla spalliera del letto che ci ha riparato dai massi della casa a fianco, accasciata come un vecchio sulla nostra. I massi hanno forzato, curvato su di noi la spalliera spingendo il letto contro l’altra parete. Senza di essa, ci sarebbero venuti addosso, sulle teste”. Deo gratias. Una serie di coincidenze ci ha salvato la vita. Il resto non conta. Il resto si rifarà. Sono indeciso ora. Andiamo in ospedale a L’Aquila, dove troverò certamente il caos dei feriti ammassati, o direttamente fuori. Ma chissà cosa ha combinato il terremoto da quelle parti? Chissà le strade? Pensieri contorti che trovano soluzione presto: “Portami in ospedale a L’Aquila. Sto per svenire dal dolore”.

    Sono quasi le otto. Passiamo per una circonvallazione fuori città evitando scientemente il centro con l’auto, e ai nostri occhi si offre anche qui lo scenario di guerra che immaginavamo. Arriviamo e troviamo un’apocalisse ben oltre le previsioni: l’accesso al pronto soccorso bloccato da un crollo e il magnifico costosissimo-ma-solido ospedale è provato, inginocchiato, macilento. Dico a mia moglie di andare direttamente nel mio reparto. Inutile intasare il Pronto Soccorso. E qui trovo gente che dalle 4 del mattino lavora indefessa e già sconvolta dai primi orrori. Riesco a essere studiato. Sento l’affetto di chi mi sta intorno. Sono su una barella, finalmente, con un toradol in vena, e il dolore si lenisce. Ho eseguito RM e TC mentre le scosse continuavano impetuose ed impietose. Ho una diagnosi di frattura vertebrale somatica di L2 e varie contusioni.

    Non ho notizie di mia madre, mio fratello, mia sorella, i nipoti: non ho potuto prendere il cellulare, sepolto dentro casa. Quanto siamo stati viziati dalla tecnologia! Col mio cellulare ho perso la rubrica telefonica e quindi tutti i contatti col mondo.

    In tarda mattinata l’ospedale è dichiarato inagibile ed evacuato. Mi cerco un ricovero altrove con la difficoltà di non conoscere più i numeri di telefono di nessuno e approdo in qualche ora al Policlinico Umberto I a Roma.

    E’ già tempo di leccarsi le ferite e proporre rapide soluzioni. E’ vero. E’ anche vero che se il dolore non deve alimentare né rendere faziosa la rabbia, non deve neanche occultare le legittime domande del caso. Non ho velleità polemiche, e la gratitudine a tutti coloro che si sono adoperati per la mia città è infinita. Non posso, nel nome di quei morti, tacere, però, in merito alla disorganizzazione preventiva e all’informazione fuorviante.

    Da quasi 4 mesi erano state registrate quasi 200 scosse con epicentro a L’Aquila e dintorni. Non poteva essere un evento che rientra nei limiti del normale, come si è sentito dire. Nelle ultime settimane erano incrementate di numero ed intensità. Eppure le voci ufficiali erano rassicuranti. “Non creiamo allarmismi”.

    Ma perché essere preoccupati di dare un allarme consapevole? Noi medici siamo obbligati da anni al consenso informato. Quando io intervengo su un aneurisma cerebrale sono COSTRETTO giustamente a dire e quantificare il rischio percentuale di mortalità. E i Pazienti lo accettano. Non fanno gesti inconsulti.
    Questo è il mio principale rammarico. Nessuno ha offerto istruzioni calme, rassicuranti, civili, informate. La mia piccola storia assieme alle centinaia di storie di amici, mi ha insegnato che se avessi avuto una torcia elettrica sul comodino non mi sarei fratturato la colonna vertebrale, se avessi avuto un cellulare a portata di mano avrei chiesto aiuto per me e per il palazzo accanto, se molti avessero parcheggiato almeno un’auto fuori dal garage ora l’avrebbero a disposizione, se in quell’auto avessero (e io avessi) messo una borsa con una tuta, uno spazzolino da denti e una bottiglia d’acqua, si sarebbero tollerati meglio i disagi. Se si fosse tenuta una bottiglia d’acqua sul comodino, se si fosse evitato di chiudere a chiave i portoni di casa, se si fosse detto di studiare una strategia di fuga…. Pensate a chi è rimasto incarcerato per ore senza poter comunicare con l’esterno perché aveva il cellulare in un’altra stanza, o perché non trovava al buio le chiavi di casa, come le ragazze di un palazzo a fianco a me già semi sventrato: 6 ore sotto un letto, con la terra che continuava a tremare, perché la porta era chiusa a chiave, senza una torcia elettrica e senza cellulare per chiedere aiuto!

    E inoltre, se invece di una decina di vigili del fuoco in servizio ci fosse stata una maggiore disponibilità di forze con mezzi già sul posto, piuttosto che aspettarli da altrove, quegli eroi del quotidiano che sono i nostri vigili del fuoco e i volontari della Protezione Civile avrebbero potuto lavorare in condizioni migliori.

    Piccole cose. A costo irrisorio.

    Spero che i nostri figli possano fare affidamento su una società più civile”.

    * L’autore è professore e direttore Uoc di Neuroradiologia Università-Asl dell’Aquila
    una interessante testimonianza circa la prevenzione ed i primi soccorsi.

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  29. Io voglio capire se è vero come ho sentito dire dalla deputata che aperto l’interrogazione parlamentare a riguardo, On.Daniela Melchiorre, se è vera la circostanza secondo cui pochi giorni prima del sisma un architetto avrebbe compiuto un sopralluogo alla Casa dello Studente e nulla fosse stato segnalato alla dirigenza dell’azienda che gestiva l’immobile e alle competenti autorità di vigilanza quali Vigili del Fuoco e Protezione Civile e se le autorità cittadine che hanno proceduto in data 31 marzo all’evacuazione delle scuole della città dell’Aquila, non avessero dovuto emettere analogo provvedimento nei confronti della Casa dello Studente

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  30. Mmm, mi sembrava che il post volesse essere sulla leggenda metropolitana dello scienziato incompreso. Come dice Maurizio tra le cause della nascita di queste leggende c’è la sfiducia nelle istituzioni. A proposito della attività della protezione civile è interessante allora questa lettera (purtroppo non firmata il che fa ahimè facilmente leggenda):
    http://www.ilmanifesto.it/io-manifesto/lettere-e-filosofia/anno/2009/mese/05/articolo/746/ Lettera di una terremotata da Laura
    Vi scrivo da Colle di Roio (Aq) uno dei paesini colpiti dal sisma del 6 aprile 2009. Il mio paese… Trovo molto difficile fare ordine nel turbinio di pensieri che mi gonfiano la testa, ma ci proverò. E scrivo questa nota perché credo che solo uno strumento quale la rete permetta di conoscere altre verità, senza mediazioni se non dell’autore.
    Il nostro campo è abitato da circa trecento persone, distribuite in una quarantina di tende. Tornati da una vacanza mai iniziata, assieme a Pierluigi, abbiamo cercato di dare un contributo alle attività di gestione della tendopoli che, nel frattempo, (era passata già una settimana dall’inaspettato evento),
    era andata sviluppandosi.
    Non sono un tecnico, né ho una qualche esperienza di gestione logistica e di personale in situazioni di emergenza e quanto vi racconto può essere viziato da uno stato di fragilità emotiva (immagino mi si potrà perdonare). Il fatto è, che a fronte di uno sforzo impagabile profuso da molte delle persone presenti nel nostro campo, (volontari della protezione civile, della croce verde/rossa, vigili del fuoco, forze di polizia etc…),inarrestabili fino allo sfinimento, ci siamo trovati, o sarebbe meglio dire ci siamo purtroppo imbattuti, nella struttura ufficiale della Protezione Civile stessa e nel suo sistema organizzativo.
    La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto io, poggia le sue solide e certamente antisismiche basi, sulle spalle e sulle palle dei volontari; il resto da’ l’impressione di drammatica improvvisazione. E non perché non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti e mezzi, ma semplicemente ed a mio parere, perché si è follemente sottovalutato il problema fin dall’ inizio.
    Se è vero che il terremoto non è prevedibile è altrettanto vero che tutte le scosse precedenti (circa trecento più o meno violente prima dell’inaspettato evento) dovevano rappresentare un serio monito. Perché non è servito il fatto che due settimane prima del sisma alcuni palazzi presenti in via XX settembre a L’Aquila, poi miseramente sventrati, erano già stati transennati perché le scosse che si erano susseguite fino a quel momento (la più alta di 4° grado, quindi poca cosa…) avevano fatto cadere parte degli intonaci e dei cornicioni…
    Una persona minimamante intelligente, a capo di una struttura così grande quale la Protezione civile, avrebbe dovuto schierare i propri uomini alle porte della città, come un esercito, pronto a qualsiasi evenienza. Ed invece mi trovo a dover raccontare che le prime venti tende del nostro campo se le sono dovute montare i cittadini del paese (ancora stravolti dal sisma), con l’aiuto di una manciata di instancabili volontari, che manca un coordinamento tra i singoli gruppi presenti, che la segreteria del campo (che cerchiamo di far funzionare), è rimasta attiva fino a ieri con un Pc portatile di proprietà di mia proprietà, acquistato “sia mai dovesse servire”, e con quello di un volontario; che siamo stati dotati di stampante e telefono ma per la linea Adsl (in Italia ancora uno strano coso…) stiamo ancora aspettando e quello che siamo riusciti a mettere in piedi è merito dell’ intelligenza di qualche giovane del posto e dei suoi strumenti tecnici; che abbiamo dovuto chiamare chi disinfettasse e portasse via mucchi di vestiti perchè arrivati sporchi e non utilizzabili; che fino dieci giorni dal sisma avevamo un rubinetto per trecento persone, nessuna doccia, circa 20 bagni chimici e nessun tipo di riscaldamento per le tende. Vi ricordo che in Abruzzo e a L’Aquila in particolare la primavera fatica ad arrivare e che anche in queste notti la temperatura continua ad essere prossima allo zero. Non ci si può quindi stupire che molte persone, la maggior parte delle quali anziane (e non tutte con la dentiera…), cocciutamente ed in barba alle direttive che vietano di rientrare nelle case, contiunano a fare la spola dalla tenda al bagno di casa.
    Potreste obbiettare che tutto sommato e visti i risultati raggiunti nel seguire più di quarantamila sfollati questi problemi sono inevitabili e bisogna solo avere pazienza. Condivido il ragionamento.
    Quello che mi lascia stupita, che la gente non sa e che gli organi di informazione si guardano bene dal dire, è che tutta la macchina si basa all’atto pratico, sulla volontà ed il cuore di persone che lasciano le loro case e le loro famiglie e che non pagate, cercano di ridare un minimo di dignità e conforto a chi, a partire dalla propria intimità, ha perso tutto o quasi. La protezione civile che molti immaginano (alla Bertolaso per intenderci) non esiste nei campi, almeno non nel nostro. I volontari si alternano, perché obbligati ad andarsene dopo circa 7 giorni.
    Cosa comporta tutto questo? Che ogni settimana si vedono facce nuove con la necessità di ricominciare a conoscersi ed imparare a coordinarsi, che il capo campo cambia anche lui con gli altri e quindi può avere esperienza o meno, che spesso, ed è il nostro caso, la gestione di alcune attività è affidata ai terremotati perchè non viene inviato personale apposito, con inevitabili problemi, invidie acrimonie e litigate tra…poveri.
    Volete un esempio cristallino della disorganizzazione? La nostra psicologa, giunta al campo per propria cocciuta volontà, è rimasta anche lei solo una settimana. Vi immaginate quale può essere l’aiuto ed il sostegno che una persona addetta può dare e quale fiducia può riscuotere per permettere alle
    persone di aprirsi, se cambia con cadenza domenicale? A questo si aggiungano l’inesperienza di molte persone (spesso e per fortuna sconfitta dalla volontà di far bene) e le tristi e umilianti dimostrazioni di miseria umana che ci caratterizzano e che risultano ancora più indecenti ed inaccettabili in casi di emergenza.
    Qualcosa di buono però ragazzi l’ho imparato. Ho imparato che per la richiesta di materiale devo inviare un modulo apposito e che a firmare lo stesso non deve essere il capo campo, la cui responsabilità, fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite, trecento anime, più tutti coloro che ci aiutano dalla sera alla mattina, ma serve il visto del Sindaco, oppure del presidente di circoscrizione oppure di un loro delegato (pubblico ufficiale). Noi dopo aver speso due giorni per individuare chi dovesse firmare questi benedetti moduli, sappiamo che dobbiamo prendere la macchina e quando serve (ovviamente più volte al giorno), raggiungerlo al comune.
    Un’ultima noticina. Due giorni fa la Protezione civile si è riunita con gli esperti, ed ha ritenuto che non vi siano motivi di preoccupazione relativamente alle dighe abruzzesi (la terra trema ogni giorno). Ora ricordandomi che analoga sicurezza era stata espressa all’alba di una scossa di quarto grado e pochi giorni prima che il nostro inaspettato evento facesse trecento morti e azzerasse l’economia e la vita di migliaia di persone…ho provveduto, poco elegantemente, ad eseguire il noto gesto scaramantico…
    Però dei regali li ho ricevuti. Sono le lacrime di molte delle persone che hanno lavorato alla tendopoli, trattenute a stento nel momento dei saluti; sono le parole e gli sguardi dei vecchi del paese, che mescolano dignità e paura, coraggio e rassegnazione, senza mai un lamento.
    Un’altra cosa. Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno l’aereo o la macchina e si faccia un giro per L’Aquila e dintorni. Le tendopoli non sono tutte come quelle a Collemaggio. Scoprirete il livello di falsità che viene profuso a piene mani dagli organi di comunicazione oramai supini e del livello di indecenza del ns presidente del consiglio che prima con lacrime alla cipolla e poi con sorrisi di plastica distribuisce garanzie e futuro a chi, vivendo in tenda e saggiando sulla pelle la situazione, sa che sono tutte palle.
    I morti sono serviti subito per mostrarsi umano e vicino alle famiglie, ma ora è meglio dimenticarli in fretta..Via via.. nessuna responsabilità, nessun dolo. I pm sono dei malvagi.. ricostruiamo in fretta.. forza la vità e bella, vedrete, tra un mese sarete tutti a casa… Conoscete i nomi delle famiglie che doveva ospitare nelle sue ville? Le virtù umane travalicano gli eventi, le sue miserie non hanno confini.
    Se volete vi prego fortemente di inviare questa mail a quanti vi sono amici. La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla.

    Un saluto a tutti

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  31. Parlando in termini di prevenzione, non riesco a capire perche’ sotto questo termine venga annoverata quasi sistematicamente la parola “evacuazione”.Fare prevenzione significa anche, dal momento che sono tutti piu’ o meno d’accordo sul fatto che il terremoto non e’ prevedibile,verificare l’agibilita’ degli edifici e invitare le persone che abitano in luoghi non idonei, o che potrebbero trasformarsi in trappole, a dormire fuori casa o ricorrere a qualche investimento in termini di sicurezza.L’esempio lampante e’ quello della casa dello studente: ovvero, studenti che da mesi si preoccupano della stabilita’ dell’edificio e vengono rassicurati o peggio ignorati; infatti, l’edificio era marcio, e sappiamo tutti come e’ andata a finire.
    Inoltre, dal momento che il terremoto e’ imprevedibile (benche’ presenti una ciclicita’), mi sembra assolutamente paradossale che i cosidetti esperti rassicurino la gente -gli aquilani erano interessati dallo sciame sismico da ottobre/novembre- dicendo loro che possono dormire tranquillamente nelle loro casa.O sbaglio? se non si puo’ prevedere quando fara’ un terremoto, non si puo’ nemmeno prevedere che NON lo fara’.Ad ogni modo, la protezione civile,dopo le scosse forti della serata del 5 aprile, ha detto proprio questo, dormite tranquilli.
    Infine, sulla questione del tecnico Giuliani…devo dire che come faccenda ricorda vagamente una caccia alle streghe.L’esempio, in questo caso, piu’ lampante secondo me e’ quello di Galileo Galilei, che fu costretto ad abiurare perche’ la sua teoria della terra che girava intorno al sole era considerata eretica rispetto alle sacre scritture e alle conoscenze dell’epoca.Be, a quanto pare aveva ragione lui.Senza entrare nel merito, se esiste una magra possibilita’ che il radon rappresenti un precursore sismico, quale migliore occasione per buttare dei soldi nella ricerca per verificarne l’attendibilita’? o e’ meglio fare il ponte sullo stretto, un’idea geniale tenendo conto del fatto che la sicilia tende a spostarsi rispetto all’Italia continentale?
    insomma, non serve essere degli esperti per capire che in certe situazione basta del buonsenso: effettuare controlli sugli edifici e su come gli stessi vengono costruiti; abbracciare la possiblita’ che le idee e le ricerche altrui possano rivelarsi attendibili, anziche’ scagliarsi contro queste persone solo perche’ tutta la comunita’ scientifica dice il contrario..non e’ cosi’ che si progredisce.

    Insomma, a me pare che in Italia ci si occupi dei problemi quando e’ il momento di seppellire i morti.Prima si e’ capaci solo di fare polemica e propaganda.

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