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I dioscuri ambrogini

19 giugno: Gervasio e Protasio, misteriosi martiri milanesi

Ambrogio con Gervaso e Protasio, nella cripta della sua Basilica.
Di BáthoryPéter (talk) (UTC) – Opera propria, CC BY-SA 4.0, Collegamento

Benché sia Genova l’unica città italiana ad avere la sfrontatezza di definirsi con un peccato capitale (“la Superba”), non sarebbe poi così difficile appiopparne uno o più di uno a tutti i centri urbani rilevanti: Bologna e l’Emilia in generale sarebbero Golose, Napoli potrebbe scegliere tra Lussuria e Accidia, ma perché scegliere? Firenze, notava Dante, li ha tutti sette: l’Inferno è una sua provincia. E Milano?  Milano certo non vorrebbe, ma come si fa a non definirla Invidiosa? Alla fine nessuna città è la migliore di tutte ma Milano è quella che più soffre di non esserlo.
Nel giugno del 386 Ambrogio ha un problema. In quanto vescovo di Milano ha fatto costruire una Basilica dei Martiri: uno dei luoghi di culto monumentale che dovrebbero sancire la superiorità della sua Chiesa (quella di credo niceno-costantinopolitano) rispetto a quella degli ariani, che forse in città sono la maggioranza, ma non hanno le risorse di Ambrogio, né intellettuali né economiche. Il problema è che in questa Basilica dei Martiri… non ci sono martiri. Oppure può darsi che qualcosa ci sia, ma veramente non un granché, non abbastanza da giustificare un monumento del genere, al punto che Ambrogio ancora non si sente di consacrarla. In questo il sant’uomo, benché nato a Treviri, ci risulta già perfettamente intriso dello spirito milanese, quel millenario complesso di inferiorità che sembra costringere gli abitanti a confrontarsi con città più grandi, dal passato più glorioso, insomma a Roma hanno Pietro e Paolo, a Costantinopoli si arrangiano con Andrea e qualche reliquia della Madre di Dio, ma a Milano chi c’è? Ci sarà passato qualche apostolo? Mah, non si sa. Forse Barnaba, non uno dei Dodici ma nemmeno uno degli ultimi arrivati; e però reliquie di Barnaba ancora non ci sono, arriveranno poi. Ma possibile che due secoli di persecuzioni anticristiane non abbiano lasciato il segno? A Roma mietevano teste di cristiani come il grano, e noi niente?
Ambrogio ha un presentimento, così lo definirà in una lettera alla sorella Marcellina. Bisogna scavare. In effetti la sua Milano, per quanto molto più piccola della nostra, ha già qualcosa come novecento anni di Storia, e sappiamo bene cosa succede se provi a scavare in un posto del genere: due ossa prima o poi le trovi. Ma Ambrogio ha la fortuna, o l’astuzia, e la sensibilità, di trovare i cadaveri ben conservati di due fratelli, e questo anche una perizia del 2018 l’ha confermato: le ossa di Gervasio e Protasio presentano significative somiglianze morfologiche. Anche un martire solo sarebbe andato bene, ma Ambrogio riesce a trovarne due e in un qualche modo questo sembra più rassicurante: certo, non siamo più pagani, nessuno pensa più ai Dioscuri, eppure anche Milano ora ha la sua coppia di eroi, come Romolo e Remo a Roma (poi sostituiti da Pietro e Paolo), come Faustino e Giovita a Brescia, e così via. 
Ora sì che la basilica si può consacrare: la traslazione solenne avviene il 19 giugno del 386, ed è la prima cerimonia del genere che ci sia nota in Occidente. Dei due martiri, probabilmente ancora nulla si sapeva: che fossero cristiani lo provava il fatto che fossero benissimo conservati (Ambrogio a Marcellina insiste sul dettaglio del sangue). I nomi non si sa bene dove Ambrogio li abbia trovati: in un primo momento erano Gervasio e Protaso, poi quest’ultimo per assonanza finisce per essere chiamato “Protasio”; in Veneto molte chiese saranno dedicate a un “Trovasio” che è una specie di crasi dei due. La prima agiografia è di qualche anno successiva alla traslazione, e forse è costruita proprio a partire dai dettagli: un cadavere sembrava essere stato decapitato, l’altro no e quindi si decide che è morto fustigato a sangue. L’idea è che siano morti durante le persecuzioni di Decio, quindi terzo secolo; qualcuno preferiva Diocleziano, ma sembra troppo tardi visto che ottant’anni dopo, al tempo di Ambrogio, la memoria dei due era completamente estinta; altri suggeriscono Nerone, ma che a Milano ci fosse una comunità cristiana già verso il 60 sembra inverosimile. Ai due viene assegnata una famiglia di martiri: il padre, Vitale, sarebbe stato assassinato a Ravenna e la moglie, Valeria, mentre tornava da Ravenna a Milano. Negli anni successivi, la Basilica dei Martiri divenne la più importante di Milano, anche perché Ambrogio decise di essere sepolto lì, tra i due santi che aveva scoperto: e da allora la chiamiamo col suo nome, Basilica di Sant’Ambrogio. 

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