poesia, Svuotando i solai

Documento recuperato

199?



Principio d’ogni cosa,

sirena capricciosa
‘¥æ‡¤þ, siccome il vento mi riavvita,
– galletto banderuola –
di’ solo una parola
e svolgimi o riavvolgimi la vita.

Boschetto in riva al mare
– proibito campeggiare –
‘¥æ‡¤þ, il tuo Sebastiano Puntaspilli,
percorso in modi vari,
dà suoni straordinari:
intona quindi, e intendi quanti strilli.

‘¥æ‡¤þ chi dice ciao ti dice: schiavo.

‘¥æ‡¤þ prima ti sogno e poi mi lavo.

poesia, Svuotando i solai

Lo spleen di Sorbara di Bomporto


1993

I mille fogli sparsi in cui il destino
mio ricercavo in un segno, una traccia
stan nel cestino
della cartaccia.

Le corde e i tasti che in giorni volati
tanto sondai, cercandone l’incanto
giaccion scordati
lì, in un canto.

Dei cieli troppo azzurri sono stanco
dei tuoi occhi verdi non ne posso più:
mi sa che lascio questo foglio in bianco
e imparo a manovrare le autogrù.

cantare, Svuotando i solai

I was tripping up and down


1991


Sono nato quando Ibiza era un isola di Spagna
(Syd già si era ritirato dalla mamma, su in campagna).
Son cresciuto mentre Ibiza era una vacanza premio;
mi ricordo molto meglio dei periodi in cui ero astemio.

Qui passò Cesare Claudio su una cabriolet a pedali
regalando ingressi omaggio e tastiere digitali.
Fu un dj bassolombardo assunto in quota socialista
che ci fece alzare in piedi senza neanche un batterista.

E da Ibiza trasmettevano sogni di carne al sole,
senza più sabbia negli incavi tra pelle e silicone.
Lunghe piste sempre in tiro fino all’alba anzi più in là
– l’importante era non interromper la pubblicità.

È passato qualche anno, per me sono stati tanti;
sono diventato grande, o più piccoli voialtri.
Syd l’ho perso, ho visto Roger nella Terra di Nessuno,
non so bene da che parte di quel muro.

È passato qualche anno, via non è che sia volato.
Son crollate molte cose, me non mi han neanche sfiorato.
Suono ancora le tastiere, ma con meno convinzione
da che seppi che anche Ibiza era un posto giù a Riccione.

Se tu quindi vai all’Ibiza, non mandarmi cartoline,
non particolareggiarmi di spagnole od inglesine.
Quando passi dall’Ibiza, non spogliarti, tanto vale
che anche in questo lasci fare al personale.

Se tu passi per Ibiza, non giocare all’autoscontro;
non comprare pilloline se le danno con lo sconto.
Quando tornerai da Ibiza, non ti manderò affanculo,
tanto là ci sarai andato di sicuro.

Quando tornerai da Ibiza però vienimi a trovare;
è da un pezzo che non trovo più un compagno con cui bere.
Sono tutti incolonnati tra l’Emilia e la Romagna…
Era meglio quando Ibiza era un isola di Spagna.

autoreferenziali, poesia, Svuotando i solai

Era solo un’extrasistole


(1997)

Il cuore batte asincrono
e un pendolo tagliente
spezza la notte in schegge per l’insonnia più insolente
zanzare i miei pensieri che
s’appressano all’orecchio
ed il cuscino è un sasso freddo e frigido ed invecchio

E tu che se telefono
mi dici di star zitto
non posso lamentarmi
non ne ho proprio il diritto
ho un posto ho un nome ho un numero
due esami ogni sessione
è solo un esercizio questa mia disperazione

La vita ha le sue tattiche per farti stare in pari
affolla le rubriche gremisce i calendari
appuntamenti ed assemblee e colloqui di lavoro
tu cedi solo un attimo e sei già in fila col coro

La vita ha le sue strategie per farti stare al gioco
anche se il polso è debole e il cuore scarta un poco
impulsi elettrostatici ti guidano al magnete (*)
tu cedi appena un minimo e sei già in fondo alla rete

E tu se poi telefono
mi dici di tacere
so solo lamentarmi
ormai è il mio mestiere
il mondo intero oscilla sui
miei sbalzi di pressione
è un gioco stanco e logoro la mia disperazione

E tu che se telefono
stai zitta e non ascolti
con l’aria di chi come me
ne ha compatiti molti
si spegne e non ricarichi
non hai più compassione
è solo un’extrasistole la mia disperazione



(*) No, temo proprio che non abbia senso.

autoreferenziali, poesia, Svuotando i solai

Che ora hai detto ch’era?



IMPARA QUAND’È ORA DI SMETTERE (1998)


Impara quand’è ora di smettere

di chiuderti in buste da lettere
di fingere di esser sincero
di offrirti per niente anche intero
                                               – per gente
che poi non ti sa dove mettere
impara quand’è ora di chiudere
di scegliere eleggere escludere
di verificare gli impegni
intascare gli assegni
e mostrarsi ai convegni quando utile
non vedi di quanto ridicolo
ti sei reso contro te stesso colpevole?
hai morso il cuscino e il telefono
a un graffio sul cofano
non sai mai quand’è ora di smettere
impara che è l’ora di stringere
di esser sincero nel fingere
di avere i tuoi soldi da parte i tuoi amori da parte
i tuoi sogni da parte
si parte
          da un investimento iniziale
                       da un coinvolgimento parziale
                                   l’interessamento è graduale
                                           il guadagno finale 
si avrà con lo sforzo costante
non vedi da quale distanza con quanta impazienza
hai preteso di armarti e combattere?
mosche ne hai prese abbastanza
ora lascia la stanza
che suonano l’ora di smettere
autoreferenziali, poesia, Svuotando i solai

Manca sempre qualcosa


1998

Un biglietto del treno timbrato,

un fischietto che mi hanno prestato,
quattro libri che ho fotocopiato,
una spilla (la stella col Che?)

Cinque dadi rubati al destino,
un coriandolo di un volantino,
una gomma ed un vecchio scontrino
(un panino, una pasta, un caffè);

quattro mesi di appunti a quadretti,
una sveglia scassata. Picchetti
da tenda, due penne, tre plettri,
un rosario di plastica, blu;

un’arancia che ormai è andata a male
il santino del tuo funerale
una bozza di un redazionale
e il mio cuore. Anzi, no, non c’è più.
animali, poesia, Svuotando i solai

Lo zoo di Cinzia

Lo zoo di Cinzia (1999)

Cosa c’è che non va con Pitone?

È affettuoso, ed è un simpaticone.
Ma al commiato notturno, lo so,
se ti stringe anche un po’
sembra voglia ridurti a un boccone.
E di Granchio che cosa mi dici?
eravate, voi due, buoni amici;
ma anche Granchio le amiche le
stringe, ma ha solo le chele
e oramai ha anche solo nemici.
Non ti resta che uscire col Gallo:
se non altro sa tenerti in ballo.
Certo ha modi da professionista,
da collezionista,
ed al collo un cornetto in corallo.
A proposito, ha chiamato il Rospo,
perché ha già prenotato in quel posto.
Basta un bacio ed è convinto che
gli apriranno il privé
(ma tu non sei in città, gli ho risposto).
poesia, Svuotando i solai

Io tifo Marsia

(1997)

MA IO TIFO MARSIA – e non è facile a farsi;
c’è sempre chi ti scuoia, e le ragioni sue le ha.

Giorni persi, e tu a leggermi i tuoi versi,
che bel gioco a vedersi la nostra utilità.

Prega, tu pollo: applaudi pure Apollo:
metti lo scacco in stallo, così non perdi mai.

Io ho sempre perso, e oggi non sarà diverso.
Chi ha avuto voti scarsi dietro Marsia marcerà.

Io tifo Marsia, che se vendemmia è scarsa
mi piscia dentro un vuoto e me lo vende per champagne.

Pelle d’Apollo, io pesce qui in ammollo,
se a volte vengo a galla, dalle acque troppo stagne

non è per i tuoi versi! Dammi fatti diversi!
Chi non ha arie da darsi dietro Marsia marcerà.

…e non leggermi più versi – solo fatti diversi!

poesia, Svuotando i solai, traduzioni

Colloque séntimental


Plagio (1995)

Nel vecchio parco, tra i viali innevati
due antichi amici si sono incontrati.

Tra i freddi marmi e fra le grigie aiuole
ne echeggiano, leggere, le parole.

Nel vecchio parco, buio e raggelato
due spiriti rievocano il passato:

Rammenta, deh, la nostra estasi antica?
“No, francamente non ricordo mica”.

Le vengo ancora giorno e notte in mente?
E quando sogna, sogna me?
 “Per niente.”

Ah quei bei giorni in cui era dolce amarsi,
tra verdi siepi, noi due… 
“Può anche darsi”.

E azzurro il cielo, e grandi le speranze!
“Venne poi Autunno a chiudere le danze”.

Nel vecchio parco, dai viali innevati,
due spiriti si sono congedati.

Tra i freddi marmi e tra le grigie aiuole
si perdono, leggere, le parole.

auto, papà, poesia, Svuotando i solai

Le autostrade

(2000)

Vede ora il mondo con gli occhi di suo padre
Un grande esploratore di autostrade

Quella che porta al mare ha quattro strisce
Lisca di pesce in fondo alla pianura
Chi entra al casello a volte ha un po’ paura
Chi entra al casello a volte non ne esce

Danza la bambolina allo specchietto
ha un occhio ancora aperto
il collo è rotto

Vede ora il mondo come l’ha visto il padre
Ma come sono grandi le autostrade

Svuotando i solai

Il mio cuore è un… albatro?

Tentativo di tormentone estivo 1991



Cosa vuoi, cosa vuoi?

Presumibilmente i tropici,
dove tra sogni esotici
il mare attende te.

Ma vedrai, ma vedrai:
ti accontenterai di Rimini,
borse di spiaggia in vimini
e cartoline osé




RIT: Vacanze solari, 
mondi di mare e plastica
la pelle fa ginnastica 
sotto ombrelloni blu

Vacanze di mare, 
salmastre ma romantiche
i ricordi sono amanti che
non ti lasciano mai più.




Cosa vuoi, cosa vuoi…
notti lunghe e ludiche,
passerelle impudiche
per peccati hot.

Ma vedrai, ma vedrai,
finisce in mucillagine
l’impero dell’immagine,
la spiaggia è un solo spot.

Vacanze solari, 
la noia è inammissibile
il conto prevedibile
il resto è la realtà.

Vacanze di mare, 
il mio cuore è un albatro
che annusa il mare fetido
e si allontana già.

(Inciso:) Sentirai la nostalgia
(vita mia, vita mia)
per questo imbarco per il nulla che c’è in te?
Ma vedrai, ma vedrai,
sarà tutta mucillagine
amore e melensaggine,
e il resto è la realtà.

Vacanze solari
vacanze solari
vacanze solari.

poesia, Svuotando i solai

Il successo dell’estate



il successo dell'estate (1996)

pallida estate incombe sul rione
nel viale mormora un motore fischia
un merlo in una gabbia su un balcone

le case hanno le palpebre abbassate
sonnecchiano ma ancora un giradischi
gracchia il vecchio successo dell'estate

amore torna indietro non resisto
- mi soffoca un'attonita armonia -
da quando sei andata non esisto
da quando te ne sei volata via

autoreferenziali, Svuotando i solai

Il confine

A settembre (1991)

Così adesso eccomi qui, dormo anche se è lunedì
e mi sento così pienamente vuoto.
Non son più quello che fui, è finito il tempo in cui
mi sbattevo per arrotondare un voto.
Ora me ne sto in disparte, leggo poco, gioco a carte,
ma mi stufo presto anche di un solitario.
È una buffa condizione, sembra d’essere in pensione,
avrei tempo anche per scrivere un diario.

Ma se tu qui non ci sei, di che cosa scriverei?
Non mi viene in mente niente di importante…

Dimmi dimmi che verrai, dimmi che ritornerai
a settembre.

Così adesso penso a te: di altri sogni non ve n’è
tu a quest’ora avrai passato già il confine(*),
chissà dove quando e chi, se non ti è piaciuto o sì;
io qui a letto aspetto le tue cartoline.
Forse non ne spedirai – anche tu concluderai
che non hai da dirmi niente di importante.

(Temo che non ti vedrò, non ti riconoscerò
a settembre).


Così adesso resto qui. Più tranquillo di così.
Ho imparato a preservarmi disperato.
Tu sei tutto quel che manca… sì, lo so, alla lunga stanca
un amore così inutile e scontato
che se fossi qui con me, temo che scoprirei che
non sarebbe infine niente di importante;

ma può darsi anche chissà che se ne riparlerà
a settembre.

(*) a 18 anni, figurati.

autoreferenziali, poesia, Svuotando i solai

Why do you torture me with leaves




volantini (1997)

mi portavi volantini
io ne avevo i libri pieni
bandi a premi e conferenze no pietà

mi prendevi tanti appunti
mi chiosavi i tuoi riassunti
ma quanto eri scrupolosa alla tua età

se ora lascio stare i corsi
i dibattiti e i concorsi
i rimpianti ed i rimorsi
dimmi cosa resta già

mi trovavi agende e diari
e rubriche e calendari
per gestire meglio orari che non ho

le rassegne ed i programmi
mostre film e melodrammi
ti pregavo dammi pace almeno un po'

e ora ho mille fogli bianchi
per spiegarmi che mi manchi
che degli uomini ti stanchi
ma di te io ancora no

mi mostravi i tuoi progetti
i tuoi assegni nei cassetti
mi chiedevi cosa aspetti intanto ed io

ti dicevo un anno ancora
non c'è fretta non è ora
siamo giovani e studenti graziaddio

chissà adesso che combini
e a chi porti volantini
io ne ho tutti i libri pieni
e non posso aprirli più
[Il problema di chi conserva la gioventù in solaio è che d'inverno non c'è mai tempo per mettere in ordine, e d'estate fa troppo caldo anche solo per salire. Chi ha la cantina ha un alibi in meno. Qualcosa comunque quest'anno riesco a portarla giù. Non mi metto neanche a ripulirle, non vale la pena, le porto in discarica così come sono. Sarà un agosto molto polveroso].