Su Lucio Dalla in questi giorni è stato detto tutto di tutto, vero? No, sbagliato. Ci sono cose che persino nel coccodrillo più accurato non avete letto, per il semplice motivo che nessuno le sa – o chi le sa ha la consegna di tacere. Ve ne allungo qualcuna, senza la pretesa di far luce su nessun mistero: mi limito a far notare che di misteri ce n’è: ed è abbastanza intrigante, se si pensa all’uomo. Se si eccettua qualche strofa di Com’è profondo il mare, Dalla non ha mai coltivato l’ermetismo chic di molti suoi colleghi (vien subito in mente De Gregori, che con gli anni comunque si è molto aperto): era uno che potevi incontrare davanti alla vetrina di un negozio di strumenti musicali o in piscina e nei limiti del possibile se lo salutavi ti salutava; dava l’impressione di sentirsi a suo agio in mezzo alla gente, e la coda che vedete in Piazza Maggiore lo testimonia. In questi giorni si sono rilette diverse interviste e sembra proprio che Dalla avesse sempre da offrire all’interlocutore qualcosa di nuovo, qualcosa di suo: non era il tizio che ribadisce sempre i tre concetti e i due aneddoti e fa il muro su tutto il resto. E però a un certo punto un muro evidentemente c’è, perché noi tante cose di Dalla non le sappiamo e forse non le sapremo mai, per esempio:

1. Come ha fatto a diventare il più grande cantautore italiano nel giro di pochi mesi?
I termini della vicenda sono noti. Fino ai tardi anni Settanta Lucio Dalla ha scritto diverse musiche e almeno il testo, molto curioso, di una canzone (La capra Elisabetta), sepolta in un vecchio LP che non si è comprato nessuno (Terra di Gaibola). Ai più è noto come musicista e interprete; un ruolo simile a quello del diversissimo Lucio Battisti, salvo che quest’ultimo ha un sodalizio ormai stabile con il demenziale Mogol, mentre Dalla le sta provando tutte per rendere cantabili le strofe del poeta Roberto Roversi, in tre dischi che sono forse l’ultimo posto in cui la Musica italiana e la Poesia italiana sono state viste assieme. A un certo punto il sodalizio con Roversi si interrompe e Dalla si improvvisa cantautore, una cosa che praticamente non aveva mai fatto. Il problema, che credo abbia turbato molti suoi colleghi e persino me, è che il modo in cui si improvvisa cantautore è Com’è profondo il mare, cioè l’eccellenza assoluta nella categoria, sin dalla prima strofa che descrive l’insonnia e tante altre cose ma è anche come se dicesse: cari amici cantautori, fin qui abbiamo scherzato, ma se volete venire a prender lezioni io ne ho qui per tutti quanti, prendi questa Francesco, prendi questa Fabrizio, porta a casa Antonello eccetera.

Siamo noi
Siamo in tanti
Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti
Dei linotipisti
Siamo i gatti neri
Siamo i pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mare

Non so se avete presente quella scena nei film americani in cui una ragazzina che fino a quel momento non aveva mai provato i pattini / la ginnastica acrobatica / la danza moderna / il softball fa un tentativo e bum! diventa campionessa assoluta del mondo mondiale, queste cose capitano appunto soltanto nei film americani per teenager e nella vita di Lucio Dalla, che ha cominciato a scrivere testi, immaginate, a 35 anni, e ha cominciato direttamente dai capolavori (tutto quel disco sembra scritto da un signore che abbia la lingua italiana a sua immediata e completa disposizione). Non lo so, avete delle ipotesi? Vuoi dire che se le scrivesse già da prima intestandole a dei prestanome perché era timido? O che sono davvero tutti buoni a fare i parolieri, che ci vuole? Non lo sapremo mai. Qualcuno di voi ha 35 anni e non ha mai scritto una canzone in vita sua? Controlli se per caso non è il più grande paroliere degli anni Dieci, magari ci fa un favore a tutti.

2. Chi amava Lucio Dalla?
La risposta più sensata alla domanda rimane ovviamente Cazzi Suoi. Però un minimo di curiosità per uno che ci ha dispensato tante canzoni d’amore potete concedercela, o no? E insomma, quando muore un cantante giovane tutti sul palcoscenico vanno a dire “Sono stato io suo padre”, purché lo spettacolo non finisca; qualcuno che in questi giorni salisse a dire: ci sono stato assieme, poi eventualmente ci siamo lasciati, non credo che creerebbe problemi a nessuno. Fino a quel momento tutti hanno, sulla sessualità di Lucio Dalla, divertenti teorie basate su sentiti dire, supposizioni ed esegesi di canzonette. Non c’è nulla di male, in fondo è un personaggio pubblico, aveva diritto alla sua privacy e noi avevamo diritto a ricamarci su. Io magari eviterei di saltare violentemente a certe conclusioni, come fa per esempio Aldo Busi, scagliandosi contro una specie di traditore della causa LGBT, uno che

mai nulla ha espresso contro l’omofobia di matrice clericale che impesta il suo Paese, che mai una volta ha preso posizione aperta per i diritti calpestati dei cittadini suoi simili di sventura politica e civile e razziale, un tipo così che, per esempio, scrive e canta il suo amore per una donna viene prima (per mediocrità di carattere, ipocrisia deliberata, amore del quieto vivere a discapito di chi lotta per i suoi stessi diritti da lui per primo negati) della bellezza o bruttezza della sua dedica impropriamente musicata. Non vedi l’omaggio alla donna, vedi la ridicola falsità e la necessità estetica per conto terzi che vi soggiace.

Magari semplicemente era bisessuale e se gli andava di scrivere una canzone d’amore a una donna lo faceva. Anche perché prima di qualsiasi preferenza sessuale era un professionista, Lucio Dalla, e le canzoni le scriveva pensando al suo pubblico, non necessariamente a sé. Capisco che per uno scrittore gay sia normale considerare sé stesso in quanto gay e attingere soltanto al comunque cospicuo bacino di lettori gay: ma Dalla era un cantante, e un elemento comune a tutta la sua sinusoidale carriera è stato il tentativo di portare musica e contenuti di qualità al pubblico più vasto possibile, entrare negli stadi e suonarci il jazz. Una cosa difficile da coniugare con la militanza gay, specie negli anni Settanta. Probabilmente Busi lo avrebbe preferito ostracizzato ed emarginato come Bindi: come se poi le difficoltà di Bindi avessero in qualche modo reso anche un minuscolo servizio alla causa LGBT; a me sembra di no. Io poi sto cominciando a pensare che i veri danni alla causa in questione, non li fanno tanto i gay che tacciono, ma Aldo Busi ogni volta che parla.

3. Perché a un certo punto ha smesso di interessarci?
Indubbiamente questo è successo. Ma quando, e perché? Domandate a qualsiasi vedovo Dalla che in questi giorni vi strazia canticchiando Te voijo bene assai se conosce il suo ultimo album di inediti, se ha intenzione di procurarselo: per i più curiosi rimando al buon Madeddu:

l’ultimo disco di Lucio Dalla Angoli nel cielo è stato un flop quasi spiazzante. Entrò in classifica all’inizio del novembre 2009 al n.18. Nemmeno in top ten. Sapete quante copie servono per entrare in top ten a inizio novembre? No, meglio che non lo sappiate. La settimana successiva scese al n. 27 nonostante un singolo grazioso (Puoi sentirmi?) Poche settimane dopo fu annunciato che Dalla e Francesco De Gregori sarebbero tornati insieme.

Una specie di pregiudizio non ostile, ma piuttosto annoiato, si era deposato anche davanti alle lenti dei critici. Il mese scorso Rolling Stone Italia pubblicò la classifica dei cento dischi che, secondo una giuria selezionata, avevano fatto il rock italiano. Al primo posto c’era Bollicine, un disco degli anni Ottanta con sonorità e concetti che devono tantissimo a Dalla e al suo entourage del periodo. Ma Dalla Dalla dov’è? Al numero quaranta, tra Frankie Hi-NRG e gli Afterhours. Sette posti sotto agli Allegri Ragazzi Morti, diciassette posti sotto agli Offlaga Disco Pax, che, con tutta la buona volontà di questo mondo… ma cos’è successo all’eredità di Dalla da renderla più indigesta dei contemporanei Battiato o Battisti, che sono ai primissimi posti? Chi ha ancora qualche vago ricordo vissuto dei primi Ottanta (e la giuria in questione doveva averceli, o non avrebbe votato compatta per i Diaframma in top ten) sa bene come Dalla in quel periodo non fosse assolutamente discutibile: era l’avanguardia ed era il pop, era il jazz ed era il rock, stava per essere anche il funk e il rap, riempiva gli stadi e scriveva i testi più belli in circolazione. Poi cosa diavolo è successo, e quando? La parabola discendente è stata lunga e lenta: parte da alcuni dischi non brutti ma senza niente di nuovo, e contiene un paio di incidenti di percorso che Battiato per esempio non ha commesso: Caruso, appunto, e Attenti al Lupo. Con quei due pezzi Dalla ha forato definitivamente dal pop al nazionalpop, e le giurie scelte si vede che non gliel’hanno perdonato. Lui poi secondo me se ne fregava, continuava a scrivere quel che gli pareva e a vivere il meglio che poteva. Anche se i due pezzi in questione era probabilmente giunto a detestarli anche lui, che c’entra, la gente li voleva e lui li cantava: si chiama professionismo.

4. Di chi parla Cara?
Per quel poco di statistica che posso estrapolare dalla mia vita, Dalla piaceva più alle ragazze; e la canzone di Dalla che piace più alle ragazze (e che fa prevedibilmente incazzare Aldo Busi) porta il banalissimo titolo Cara: parla di una ragazza che mangia il gelato mentre noi moriamo d’amore fuori tempo massimo. In questo live veramente Dalla spiega che all’inizio portava l’invendibile titolo Dialettica dell’immaginario, poi “un uomo rozzo” ha cambiato il titolo. Chi era l’uomo rozzo? E la ragazza del gelato? Io a dire il vero una storia la so, però me l’ha raccontata mio cuggino, quindi non posso metterla qui. Peccato perché è una bella storia. E secondo me non offende nessuno. Insomma, chi sa parli.

5. Ma Sanremo, ma Carone, ma cosa diavolo.
Non lo so. Non lo sapremo mai. A me piacerebbe che le cose stessero come le scrisse a caldo Gilioli:

Lucio Dalla, tra pochi giorni, entrerà nel settantesimo anno d’età. Nella sua vita ha cantato, vinto e venduto tutto quello che poteva cantare, vincere e vendere.
Ieri sera era così: a fare da corista, spalla e maestro di un ragazzo di 23 anni.

Tutto giusto, tutto bello, tranne ahinoi il pezzo, che non era un granché. Io poi se mi sforzo riesco a leggere una specie di continuità: Dalla si tenne sempre lontano dalla politica politicata, ma quando andò a Sanremo cercò di portarci i lembi della società meno presentabile: ladri puttane e barboni. De Andrè, per dire, si teneva a rispettosa distanza, e le radio non lo trasmettevano: Dalla invece ci andava, cambiava il titolo di Gesubambino per evitare le censure, era disponibile al compromesso con la Rai-di-Bernabei, però voleva mostrare quell’Italia lì e in un qualche modo rappresentarla: Gesubambino era nato lo stesso giorno del suo compleanno. Carone, quarant’anni più tardi, ha portato all’Ariston gli stessi argomenti. Non sono più censurati, non polarizzano neanche più la polemica come invece riusciva a fare Povia parlando di gay o eutanasia, però forse a Dalla non interessava lo scandalo, bensì l’argomento. E Carone che canta l’amore per una stradale magari non è uno choc per noi trentaquarantenni, ma lo è per i messaggiatori degli Amici di Maria. Senz’altro a Dalla non dava nessuna noia collaborare con qualcuno proveniente da quello o da un altro carrozzone televisivo: anche lui aveva avuto una storia complicata, anche lui era diventato un personaggio tv ben riconoscibile molto prima di cominciare a vendere dischi come il pane. L’unica vera tristezza, alla fine, è che l’ultima canzone di Dalla non fosse un granché. Questo non è nemmeno un mistero, non più del solito: anche i più bravi in assoluto a un certo punto non lo sono più. Le cose vanno così e non dico mica che sia giusto, anzi.

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69 risposte

  1. “i veri danni alla causa in questione, non li fanno tanto i gay che tacciono, ma Aldo Busi ogni volta che parla.” standing ovation! ma non ci metterei soltanto Busi, ma anche tanti altri italiani gay da salotto .

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  2. Io avrei adesso l'esigenza fisica, a questo punto, di sapere di chi parla davvero “Cara”…

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  3. Quando ero piccolo, Dalla era già inascoltabile: cantava le cose sugli angeli e Attenti al Lupo, poi un amico mi fece ascoltare i primi dischi scritti da solo e ci rimasi. Vero mistero come abbia fatto a scrivere quei testi.. Guardo le foto del funerale e vedo che sono tutti anziani, a parte Jovanotti, i rappresentanti dell'italico mondo canoro, sicchè provo tristezza per un mondo che se ne va, Fossati che smette di fare dischi e concerti (bei dischi in realtà sono anni che non ne faceva, dell'ultima produzione 3/4 pezzi si ricordano)…
    La stampa rompe il silenzio e chiama compagno l'”amico” di Dalla:
    http://www3.lastampa.it/spettacoli/sezioni/articolo/lstp/444933/

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  4. Te ne dico una sesta.
    Lucio Dalla era molto amico di Luigi Tenco.
    Tenco si sparò nella sua camera d'albergo, la sera prima della finale di Sanremo, perché era stato eliminato dalla giuria.
    Lucio Dalla, la sera dopo, dal palco dell'Ariston cantò tutto tranquillo “Bisogna saper perdere/Non sempre si può vincere”.

    Mia nonna me lo raccontava regolarmente ad ogni festival, e non l'ha mai perdonato.

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  5. So quasi nulla di Dalla, e forse per questo un po' mi sorprende vedere accostate in questo modo “Attenti al Lupo” e “Caruso”.

    Una cosa solo vorrei segnalare, a conferma della sua “popolarità”. La musica di qualità l'ha portata anche in strada, letteralmente. Non è stato l'unico, ma certamente uno dei primi, a suonare al festival internazionale dei musicisti di strada, senza palcoscenici preferenziali, ma come altre decine di artisti sconosciuti.
    Qui un interessante inedito:
    Lucio Dalla ed il suo clarino al Ferrara Buskers Festival 1989 con Jimmy Villotti

    http://www.ferrarabuskers.com/it/stampa/news/ciao-lucio-busker-tra-i-busker-nell89/

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  6. Debora, la decisione di continuare il festival non fu sua, e una volta presa probabilmente non poteva permettersi di non onorare un contratto.

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  7. Un gran bel post, Leonardo.

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  8. Venditti fa sapere al mondo di avere adottato una bambina palestinese; Vecchioni ha scritto l'orrenda Shalom; De Andre' ha composto quella grandguignolesca schifezza che e' Sidun.
    Invece, Dalla … beh, buona lettura: http://allegrofurioso.blogspot.com/2012/03/gli-telefoneremo-tra-ventanni.html
    A me stava simpatico. E, tra l'altro, trovo che alcuni dei suoi testi siano criptici tanto quanto quello che hai citato tu (L'Ultima Luna, p. es.).

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  9. un'altra retrospettiva su Dalla che non fa parola di “Merdman”. sono delusa

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  10. Beh… a me Sidun piaceva.
    Genti diverse, gusti diversi 😉

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  11. Dopo il Q-disk che conteneva 'Telefonami fra vent'anni' non sono riuscito ad ascoltare più nulla di Dalla…

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  12. a me, per dire, dalla non piaceva. non mi piaceva da tanto. forse dagli annai 80. anzi, mi sa che m'era un po' piaciuto solo al tempo di banana republic con de gregori. ma poi non l'ho più ascoltato. al tempo di bollicine già l'odiavo un po'.
    a casa ho 5-600 cd, marecchie 32 giga sul lettore mp3 e neanche una canzone di lucio dalla. per me era musica leggera e io preferisco le band che suonano il rock, con poche eccezioni.
    però mi fa impressione vedere quanti estimatori ha lucio dalla e mi chiedo quanti di quelli che ora lo piangono comprassero i suoi dischi o almeno ascoltassero le sue canzoni.
    chissà quanti di quelli che tanto lo adorano inorridirebbero nel conoscere eventuali dettagli della sua vita privata. però lui oggi ha quel grande privilegio: essere commentato senza pregiudizi. per una forma di pudore verso la sua vita privata si parla di lui come artista. il che non è affatto male.
    ma io continuerò, credo, a non avere sue canzoni sull'emmepitré. però mi stava simpatico, per dire
    (ah, ovviamente non ho neanche una canzone di venditti, di de gregori, ecc. e solo di recente ho ammesso lucio battisti)

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  13. Tutta questa sbracata di parole perché tanta voglia di parlare in libertà della frociaggine del povero Dalla, ma Annunziata si è coraggiosamente immolata per noi tutti, ora possiamo sfogarci con libertà senza tutto il tuo spreco di sovrastrutture o.k.

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  14. Domenico, ok se vuoi risparmiare le sovrastrutture, ma non lesinare in punteggiatura sennò non si capisce nulla.

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  15. Giusto te, ma hai sentito che Lou Reed vorrebbe trasferire Israele in Utah? Io mi dissocio, sia chiaro.

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  16. Scusa sono ignorante non so usare la punteggiatura, ma se mi dici quale parte del mio pensiero sfaccettato non è arrivata cercherò di spiegartela al mio meglio. Se invece il messaggio è arrivato, buon proseguimento ciao.

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  17. Prova ad ascoltare gli album di Dalla dal 1973 in poi, poi torna qui.

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  18. Indipendentemente dal tabù da non infrangere, il tema del “love that does not dare speak its name” è affascinante. Un altro esempio che mi viene in mente sono i sonetti di chi per tradizione chiamiamo William Shakespeare.

    Anche io ho il ricordo di un Dalla inascoltabile: fine anni 60, Buenos Aires, pomeriggio di sabato televisivo, “LA COSA NEGRA NEGRA”
    http://www.gemm.com/item/LUCIO%2520DALLA%252CLOS%2520IRACUNDOS%252CARMANDO%2520MANZANERO%252CVIOLETA%2520RIVAS%252CGIANNI%2520MORANDI%252CLOS%2520BRO/BIENVENIDO%25201969%2520SUNG%2520IN%2520SPANISH/GML700160669/

    Pure in questo caso, come in CARA, “etero” per il rotto di una vocale o due.

    Da non credente, del funerale mi hanno colpito due cose: le abilità canore dei clerici (buone quelle del celebrante, molto meno gli acuti della suora) e l'annuncio della destinazione che pensa(va)no di dare alle offerte.

    Last thing of all: perché quando si parla di 4/03/43 (quasi) nessuno ricorda una certa Paola Pallottino, autrice delle parole (secondo Wikipedia)?

    Lepidia

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  19. Non demonizzerei Aldo Busi, almeno come romanziere e come articolista sul Manifesto mi piaceva

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  20. Oh beh, io ho avuto questa conversazione con un suo parente:
    http://itempieleidee.blogspot.com/2008/02/cinismi.html

    Di Lou Reed comunque apprezzo molto questo brano, non so se lo conosci http://tinyurl.com/7jgs2n3
    (molto azzeccato il parallelo tra Ku Klux Klan e OLP)

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  21. Mah, paragonare il cadavere di un bambino a una lepre non e' esattamente una vetta poetica, e la associazione tra lingua ebraica e cingolati e' davvero troppo banalotta. Sara' che se fai parlare gli assassini in arabo, poi magari non vendi lo stesso numero di dischi allo stesso numero di persone, non fai lo stesso numero di concerti e cosi' via. Ma sarebbe stato storicamente piu' corretto, no? Ecco, operazioni cosi' banalotte portano a chiedersi come mai Sai, viene da chiedere come mai De Andre' non abbia mai parlato di Damour, Tel El Zaatar, Karandina ecc. ecc. ecc. Tu ne hai una idea?

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  22. Il punto e' che ultimamente leggendo questo blog si recepisce solo questo messaggio:
    Leonardo dice che non e' omofobo. E poi dice anche che non e' antisemita. E poi ripete che non e' omofobo.
    Sembra una lettura noiosa, tutto qui.

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  23. sono andato a rivedermi il testo, che riporto sotto per comodità. non trovo riferimenti a lepri, uno alla “gente come selvaggina” rincorsa da “soldati come cani affamati” “cacciatori di agnelli”. storicamente non mi sembra scorretto affermare che le città di tiro e sidone siano state pesantemente danneggiate durante l'intervento israeliano in libano. l'associazione tra lingua ebraica e cingolati (come tra molte altre lingue e i cingolati, peraltro) non è né banalotta né profonda (dovrebbe esserlo?), è un dato di fatto.
    la valutazione di qualità poetica può ovviamente essere soggettiva. rilevo comunque che nell'idea di soldati “cacciatori di agnelli” c'è un ovvio riferimento biblico, e nei versi “e nelle ferite il seme velenoso della deportazione/perché di nostro dalla pianura al molo/non possa più crescere albero né spiga né figlio” io leggo un chiaro (e toccante) parallelo con la vicenda del popolo ebraico, che pertanto non esclude affatto la simpatia per esso come per tutti i popoli esuli, scacciati, sradicati, cancellati. de andré, se è per questo, non scrisse nemmeno canzoni per srebrenica o per lo sterminio dei tutsi, e francamente non gliene farei una colpa. semplicemente, credo avrebbe sottoscritto senza problemi che il fatto che i palestinesi (o gli ebrei, o i bosgnacchi, o gli armeni) non siano tutti santi, e alcuni di loro commettano crimini, non elimina la parte di ragione che hanno altri palestinesi (o ebrei, o bosgnacchi, o armeni), o persino i medesimi!, nella misura in cui sono vittime. di questo essere vittime, se permetti, è legittimo cantare.

    Versione italiana ripresa dall'album (probabilmente di Fabrizio de André stesso)

    SIDONE

    Il mio bambino il mio
    il mio
    labbra grasse al sole
    di miele di miele
    tumore dolce benigno
    di tua madre
    spremuto nell'afa umida
    dell'estate dell'estate
    e ora grumo di sangue orecchie
    e denti di latte
    e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
    con la schiuma alla bocca
    cacciatori di agnelli
    a inseguire la gente come selvaggina
    finché il sangue selvatico
    non gli ha spento la voglia
    e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
    e nelle ferite il seme velenoso della deportazione
    perché di nostro dalla pianura al molo
    non possa più crescere albero né spiga né figlio
    ciao bambino mio l'eredità
    è nascosta
    in questa città
    che brucia che brucia
    nella sera che scende
    e in questa grande luce di fuoco
    per la tua piccola morte.

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  24. E vabbe', abbiamo differenti opinioni: per come lo ricordavo io, la prima strofa parlava di lepre e non di labbra, letto cosi' e' ancora piu' banale. Il “dato di fatto” della lingua ebraica associata ai cingolati ed ai massacri dovrebbe essere perlomeno equilibrato con l'uso della lingua araba, ma vabbe', torniamo al problema dell'artista che deve compiacere il suo pubblico. Un pubblico che apprezza gli ebrei solo quando sono vittime, “deportati”, appunto. Da qualsiasi parte la guardi, e' una canzone banale: l'autore di “Rimini” o di “Marinella” sapeva fare di meglio.

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  25. A mio giudizio, Cara è una delle canzoni più belle di Dalla, forse un po' passata in secondo piano rispetto ad altre più famose, ma riscoperta negli ultimi anni da chi la conosceva meno (l'aveva anche ricantata negli ultimi concerti, mentre a partire dal 1988 non l'avevo mai sentita live). Tutto ciò per dire che sarei felice di conoscere la 'bella storia' che riguarda la canzone che mi ha fatto scoprire – e poi amare – Lucio…
    ciao, Paolo

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  26. …mentre non è affatto noioso o scontato il tuo tirar fuori la questione ebraica da OGNI argomento sotto il sole, dalla poetica di lucio dalla alla punteggiatura…

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  27. Apprendo che di “Cara” le parole sono di Stefano Bonaga, Quindi Cara è la Parietti?

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  28. io non apprezzo gli ebrei solo quando sono deportati, cosí come non apprezzo gli arabi solo quando sono esuli; non ho mai conosciuto alcun ascoltatore di de andré che lo faccia.
    neppure per questo mi nascondo le colpe di alcuni ebrei, o di alcuni arabi, o di alcuni italiani tra cui me stesso.
    come ripeto, non capisco in che modo però tali colpe debbano far sí che un bambino morto ammazzato non sia un bambino morto ammazzato (ebreo arabo o italiano che sia); e che questa tragedia si possa cantare.
    resto a domandarmi come mai, se al posto del cingolato vi fosse stata una bomba, e il bambino squartato fosse stato seduto in un bar di gerusalemme, magicamente la canzone non sarebbe piú stata banale; e come mai allora sí che l'autore di rimini e marinella sarebbe stato un grande artista e un grande uomo; mentre invece se scrive di un bambino arabo è un venduto che scrive canzoni banali su tragedie che non sono vere tragedie per compiacere il suo ottuso pubblico.

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  29. 1) Non so quanti, nel pubblico di De Andre', apprezzino gli ebrei che finalmente hanno imparato a difendersi. Ma sarebbe interessante scoprirlo.
    2) Evita di parlare di colpe, stiamo parlando di una forma di arte (o di consumo), non di morale.
    3) Ogni tragedia si puo' cantare, ed ogni canzone puo' riuscire bene. Ci sono canzoni che riescono a trasformare un evento banale in una tragedia. A volte sono propaganda, a volte arte, ma devono essere fatte bene. Quella in questione e' invece fatta male.
    4) La storia di “al posto di” e' una tua fantasia; ma si potrebbe provare, vedi se riesci a convincere un cantautore a scrivere quella canzone sulla bomba a Gerusalemme e ti faro' sapere se la trovo noiosa oppure no. Fino a quel momento, per favore, evita di proiettare il tuo filmato sui pensieri altrui.

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  30. azz, avevo letto Pivetti.

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  31. Per carità, verissimo. Ma cantare “Bisogna saper perdere” suonò proprio come presa per i fondelli finale…

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  32. E' molto semplice: se pensi che io scriva solo roba noiosa, puoi anche evitare di leggermi. Pero' e' curioso questo desiderio di far smettere di parlare di ebrei.

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  33. appunto.

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  34. Non so, ma diffiderei di ogni sillogismo la cui premessa minore fosse la monogamia di Bonaga.

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  35. Lepidia, della Pallottino in questi giorni si è sentito parlare, l'ho pure vista in faccia in un'intervista e non la vedevo da un pezzo. È destino dei parolieri restare in secondo piano, comunque.

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  36. 1) io personalmente apprezzo senz'altro che gli ebrei “abbiano imparato a difendersi”, una volta che sia data una definizione precisa di quali atti siano legittima difesa.
    in generale comunque, devo dire, cerco di non apprezzare “gli ebrei” o “gli arabi” ma di tener presente di aver davanti una persona nella sua unicità. se sembrano parole vuote, pazienza.
    2) Damour, Tel El Zaatar, Karandina non le ho citate io. se non servivano a evocare crimini commessi da arabi, perché sono state menzionate?
    il punto è che non capisco in che modo la presenza o l'assenza di canzoni riguardo a tali episodi renda illegittimo, o “banale”, scriverne una su quanto accaduto a sidone. spero uno abbia il permesso di fare una canzone su srebrenica senza necessariamente dover aggiungere una postilla per elucidare le sacrosante ragioni difensive dei serbi nella guerra di bosnia. definire tali una tragedia e una vittima – questo è il punto – non significa demonizzare il carnefice, negare che questi abbia dignità di uomo e possa avere peraltro delle ragioni dalla sua; neppure lui come individuo, figuriamoci il gruppo di cui è membro.
    3) sul merito artistico è possibile discordare, ci mancherebbe. a me non sembra una schifezza grandguignolesca. è il canto della disperazione del padre di un bambino ucciso, presumibilmente di estrazione popolare, e questo punto di vista emerge da tanti segnali di testo. non è un giudizio storico compiuto, ma solo il bozzetto in soggettiva di una disperazione vissuta. il suo scopo è mostrare, non assegnare torti o ragioni, e questo scopo per me lo assolve bene.
    4) la “mia fantasia” sorge dalla citazione sopra di una dichiarazione di simpatia per israele da parte di dalla, che veniva vista come ragion sufficiente per suscitarne apprezzamento, in contrapposizione a de andré e altri. io non avrei apprezzato dalla di meno se avesse espresso critiche per una particolare politica del governo israeliano: possibilissimo che l'abbia fatto, peraltro. possibilissimo d'altronde che de andré abbia manifestato simpatia per la storia ebraica: stiamo parlando di un cantautore al centro della cui poetica stava l'amore per le vittime e per gli umiliati e offesi; non ci sarebbe niente di piú logico. per conseguenza, non mi sorprenderei che avesse comprensione e simpatia per le ragioni d'esistenza di israele. non credo che nulla di tutto questo gli avrebbe impedito di scrivere “sidun”, né che avrebbe dovuto. saluti.

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  37. Mettiamola cosi
    l'antisionismo ha ispirato a De Andrè Sidun
    il sionismo ha ispirato a Pagani quella cosa che comincia col”Nonno di un bisnonno mio”

    Quando la volpe all'uva non potè arrivare….

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  38. Non conosco il brano di Pagani, ho dovuto googolarlo e il testo sembra un filino piu' articolato di quello di De Andre'. Ma bisognerebbe sentire la musica.
    Intanto abbiamo stabilito che Sidun e' un testo antisionista, ovvero contro il diritto degli ebrei a non dipendere piu' dalla carita' e il buon cuore dei gentili. Hai messo De Andre' in compagnie poco raccomandabili, eh.

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  39. Bene, allora la pensi come Lucio Dalla. Invece De Andre', di questo diritto degli ebrei a difendersi, non ha mai parlato.
    Come la pensava sugli ebrei in genere, non lo sapremo mai: a meno di non prendere per opinioni sull'ebraismo un disco dedicato ai Vangeli apocrifi, mi sembra ci sia un passaggio sui vecchi satiri che cercano di abusare la giovane Maria, portata innocente al Tempio da una religione patriarcale e violenta. La stessa che sta dietro alla Legge di cui parla il Testamento di Tito.
    Come la pensa il suo pubblico, ripeto, sarebbe interessante scoprirlo.
    Il punto e' che in “Sidun” non si vede il De Andre' che apprezza le persone nella loro unicita', come invece fai tu. Si vede un bozzetto propagandistico, con gli israeliani nel ruolo di carnefici scanna-bambini, e i palestinesi nel ruolo di vittime inermi (se permetti, in Libano le cose erano piu' complicate, e a scannare bambini erano prevalentemente milizie arabe, di una parte e dell'altra). In Italia, per tante ragioni, alcuni settori dell'opinione pubblica scambiavano quei bozzetti propagandistici per la realta', nel periodo in cui nel corso di manifestazioni sindacali si lasciavano bare davanti alle sinagoghe; e dopo un po' di tempo un bambino italiano e' rimasto secco sulle scale della stessa sinagoga. De Andre' ha voluto compiacere quel tipo di pubblico, quello di quelle manifestazioni. Nulla di strano, capita a tutti gli artisti di voler compiacere il pubblico.
    Possiamo mettere da parte la tua fantasia sulla canzone a proposito di Gerusalemme, e io che non la trovo certamente noiosa ecc. ecc. ?

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  40. su “attenti al lupo” però non sono d'accordo.
    primo, è una canzone molto riuscita nel suo genere, ovvero il genere demenzial-umoristico che fa parte a pieno titolo del bagaglio di dalla.
    secondo – e a mio parere più importante – dalla con “attenti al lupo” ci prende un po' per il culo, ma soprattutto prendeva per il culo sé stesso, ovvero il dalla cantautore impegnato e di successo di qualche anno prima. “attenti al lupo” è un divertissement, con il video in cui dalla balla fra le due ragazze, una grassa e una magra, come a dire “guardate che io posso essere quello che voglio, quello grasso o quello magro, l'intellettuale e il bieco commerciale, quello di cara e quello di attenti al lupo, quindi miei cari smettetela con le sovrastrutture che apiccicano un'etichetta agli artisti per farli essere quello che voi volete. io faccio quello che mi pare, e non sono certo solo quello di fine anni 70, sono un animale musicale, quindi…attenti al lupo!”
    quasto secondo me è il senso di quella canzone.

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  41. non per essere ripetitiva, ma “Merdman” è mille volte meglio di “Attenti al lupo” come canzone demenziale finto-impegnata

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  42. Vedete cosa succede a dare le noccioline ai troll; che in tre passaggi riescono a collegare De Andrè con l'omicidio di un bambino.

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  43. Mah, e' la canzone di De Andre', evocata dall'anonimo amico (a proposito di troll) che parla di bambini morti.
    E penso che concordiamo: canzoni cosi' banalotte, Dalla non ne ha mai scritte.

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  44. “e' curioso questo desiderio di far smettere di parlare di ebrei”
    quando si parla di altro è curiosa la pretesa del troll che si parli di quello che vuole lui, piuttosto.

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  45. Trovo sempre piuttosto buffi gli anonimi che danno del troll agli altri.

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  46. “La storia di “al posto di” e' una tua fantasia; ma si potrebbe provare, vedi se riesci a convincere un cantautore a scrivere quella canzone sulla bomba a Gerusalemme e ti faro' sapere se la trovo noiosa oppure no. Fino a quel momento, per favore, evita di proiettare il tuo filmato sui pensieri altrui.”

    “Di Lou Reed comunque apprezzo molto questo brano, non so se lo conosci http://tinyurl.com/7jgs2n3
    (molto azzeccato il parallelo tra Ku Klux Klan e OLP)”

    ti dissoci da te stesso, o ammetti che nella tua (oggettivamente molto squallida) visione del mondo non esistono l'arte, la letteratura, la musica, ma solo persone che sono buone o cattive ESCLUSIVAMENTE in base quello che dicono di ebrei e/o Israele?

    “Lucio Dalla. Invece De Andre', di questo diritto degli ebrei a difendersi, non ha mai parlato…Nulla di strano, capita a tutti gli artisti di voler compiacere il pubblico. “
    gli ebrei il diritto a difendersi se lo sono dati da soli, non hanno bisogno del placet di Fabrizio, mentre i diritti degli omosessuali italiani continuano a non esserci anche grazie a gente come Dalla che preferisce non perdere MOLTO più pubblico di quello di un Fabrizio sionista, guardandosi bene dal dire una parola contro l'omofobia vaticana, anzi celebrando quel porco antisemita di Balaguer e il protettore di pedofili che sta in Vaticano. Direi che se proprio vogliamo buttarla in politica, fa parecchio più schifo Dalla. E che Sidun sia più banale del 99% delle canzoni di Dalla (almeno) dell'ultimo ventennio lo puoi dire solo per quanto sopra, ovvero che valuti l'universo in base a Israele, e non a un minimo di obiettività

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  47. chi va sistematicamente OT è un troll, anche se ci mette nome, cognome e indirizzo. Non l'anonimato a rendere i troll tali, nè l'anonimato di chi dice ai troll che sono troll cambia il dato di fatto.

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  48. Non vedo dove sta questa canzone sugli attentati a Gerusalemme. Siccome non esiste, non posso dirti cosa ne penso. Pertanto smettila di dedurre un giudizio che non ho espresso.
    La canzone di Lou Reed esiste, ed e' invece apprezzabile ed apprezzata. Per esempio, la strofa in cui si immagina il papa polacco in amabile compagnia di un genocida e' una immagine che ritrovi anche in una canzone dei Litfiba. Questo, a prescindere da quel che uno pensa sull'affare Waldheim o sulla opportunita' del viaggio in Cile di Woityla.
    Non sto parlando della mia visione del mondo, anche se si capisce che ti sta facendo girare le scatole che qualcuno ne coltivi una divergente dalla tua. Sto facendo pure considerazioni stilistiche.
    Taglio il rantolo finale sul paragone tra diritti degli omosessuali e responsabilita' di Dalla perche', tanto per cambiare, non ha nulla a che fare con l'argomento del thread.
    Dalla ha scritto canzoni banali? Si', gli piaceva giocare con il kitsch. De Andre' invece ha scritto molte belle canzoni, non giocava con il kitsch (a meno che non gli desse un aiuto Paolo Villaggio) e per questa ragione una roba banale e scontata come Sidun delude assai.
    Non vedo perche' te la prendi, capita a tutti di fare delle cazzate.

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  49. Scusa, dove sarebbe l'OT. Siamo sul blog di Leonardo e io ho scritto quel che penso del blog di Leonardo: che lui continua a ripetere di non essere anti-X e di non essere Y-fobo.
    Hai una gran voglia di scrivere quel che pensi di X? Pensi che sia davvero interessante?

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  50. Non è carino fare il sapientino, sbandierare un cugino e poi non farci non dico sapere ma almeno intuire la storia dietro “cara”
    Diccelo, non ce la faccio più. é una settimana che ci penso. Pliz, pliz

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