Riceviamo e, con un certo imbarazzo, pubblichiamo:

Cara redazione del blog Leonardo,

sono un vostro affezionato lettore, a cui ogni tanto date qualche dispiacere. Ad esempio in questi giorni, quando anche voi è capitato di chiamare Berlusconi con quell’appellativo, “puttaniere”, che in bocca ad alcuni di voi suona come il colmo dell’infamia. Ecco. Anch’io sono un puttaniere. Non mi offendete certo, se me lo dite. Invece, sapete in che modo mi offendete? Paragonandomi a Berlusconi.

Non fraintendetemi. So benissimo che B. è, tra le altre cose, un puttaniere, ma vorrei che capiste che definirlo così è riduttivo, esattamente come sarebbe riduttivo definire Bin Laden un “musulmano”, o Hitler un “capo di Stato tedesco”. Solo un’infima percentuale dei musulmani dirottano gli aerei, e non tutti i capi di Stato tedeschi sono dediti al genocidio. Allo stesso modo, essere puttanieri non significa quasi mai giocare al bunga bunga con una decina di ragazze alla volta, usando ministeri e scranni parlamentari come merci di scambio. È un modo molto distorto di riferirsi alla mia categoria.

Io sono un puttaniere, sì. Non lo dico per vanto. In effetti, potrei anche vergognarmene. Ma mica per via dell’educazione cattolica o cose del genere. Potrei vergognarmene perché è un vizio costoso e fine a sé stesso, così come ci si vergogna di fumare o collezionare libri. Ma soprattutto, mi vergogno, in questi giorni, di avere questo vizio in comune con quella persona lì.

Adesso vi ha detto che è orgoglioso di essere quello che è (un puttaniere, appunto), e che è meglio essere così che essere gay. E tutti si sono messi dalla parte dei gay. E a noi puttanieri, chi ci pensa? Sul serio, siamo una categoria anche noi, con i nostri diritti e le nostre rivendicazioni. Ma ogni volta che quell’uomo salta fuori col suo orgoglio puttaniere, ci danneggia. Molto più di quanto danneggi i gay. Ogni parola che dice in difesa del suo stile di vita è un passo indietro per la nostra categoria. Ci avete mai pensato? Berlusconi ci fa perdere la faccia.

Per inciso, io non credo che avere il mio vizio sia “meglio” di essere gay. Molti dei miei migliori amici sono senz’altro gay. Magari anch’io lo sono. Sono un medio puttaniere italiano. Chi credete che io sia? Come mi immaginate?

Se continuate a raffigurarmi come un miliardario ottantenne che può avere tutto quello che desidera, non mi capirete mai. Non è del tutto colpa vostra, non ci sono statistiche serie. Ma fidatevi se vi dico che potrei più facilmente essere un adolescente timido che vuole capire come funziona il sesso. Molto più spesso, un padre di famiglia annoiato. O un gay represso, appunto. Nella fattispecie, sono un cinquantenne calvo e molto brutto. Il sesso mi è sempre piaciuto, ma io non sono mai piaciuto a nessuna donna. Gratis. Non ne faccio un dramma, è andata così. Brutti si nasce. E poteva andarmi peggio.

Anzi, tutto sommato sono stato fortunato. In altre epoche, in altri continenti, chi è brutto non ha nessuna speranza. Ma io mi sono trovato brutto nel bel mezzo di un enorme fenomeno di migrazione globale, un rimescolamento umano senza precedenti. Senza essere particolarmente dotato finanziariamente, mi sono ritrovato in un Paese invaso pacificamente da centinaia di migliaia di donne di tutte le razze, tutte più povere di me. Donne che, in una situazione normale, non mi avrebbero degnato di uno sguardo. Invece i miei euro li guardano volentieri. Io non gliene faccio certo una colpa, perché dovete farla voi a me?

C’è chi dice che le sfrutto, è buffo. Qualcuno che le sfrutta c’è, ma io davvero no, in coscienza non lo credo (sì, alcuni di noi hanno una coscienza). Io lo so che c’è gente che fa il mestiere perché è costretta – africane soprattutto – e con loro non ci vado (se non altro perché non mi ci diverto). Se avete internet, probabilmente siete in grado di farvi un’idea della tariffa media oraria. E quindi sapete benissimo che ci sono ragazze sudamericane, o dell’Europa dell’est (o italiane), che in un giorno prendono quello che prenderebbero in un mese lavando il sedere a mio padre infermo, o pulendomi la casa. Guadagnano anche meglio di me, e io sono un italiano con un posto fisso. Però nessuno le costringe… nessuno, a parte la famosa mano invisibile del mercato. Di sicuro non le costringo io. Anzi. Coi soldi che verso in sei mesi c’è gente che giù in Brasile o in Ucraina si paga il mutuo, compra libri e vestiti ai bambini, mette in piedi un’attività… Non è “sfruttamento” più di quanto lo sia qualsiasi scambio di denaro e prestazione.

Io so che questa cosa è difficile da accettare per molti di voi. Le donne, soprattutto. Non so esattamente perché, ma per molte donne è così. Non avendo mai avuto bisogno di pagare per godere, giudicano male chi lo fa. Io non ho mai avuto bisogno di pagare (per ora) perché qualcuno mi aiutasse ad alzarmi da letto o a fare una passeggiata nel parco, ma non disprezzo certo chi lo fa. Siamo tutti abituati a lavorare col nostro corpo, a consumare il nostro corpo lavorando, ad abusare del corpo di chi lavora per noi. Io sto otto ore davanti a un terminale, e in trent’anni ho perso cinque gradi di vista. Se fossi un operaio mi sarebbe venuto un qualche cancro ai polmoni. Siete mai entrati in una fornace? Otto ore a cinquanta gradi? Non è vendere il proprio corpo? Sì. È inumano, indecente, ma si fa. Tutte le parti dei nostri poveri corpi le vendiamo e compriamo tutti i giorni. Tranne culo e vagina, quelli in teoria no. Sono un tabù.

È da una vita che la sento, questa storia. Puoi vendere le tue mani, la tua vista, la tua intelligenza. Si chiama “lavoro”. Ma se vendi culo e vagina sei una brutta persona. Culo e vagina non dovrebbero essere merce di scambio. Culo e vagina si dovrebbero regalare solo alle persone che si amano. Una cosa molto romantica; a me, però, non mi ha mai amato nessuno. E quindi? Lo chiedo a voi, care signore, femministe o no: cosa deve fare un uomo molto brutto che ha una naturalissima voglia di vagina o di culo? Morire senza averli mai toccati?

Certo, sarebbe stato bello se un giorno una di voi avesse deciso di offrirmi la propria vagina così, per simpatia. Anche solo per salvarmi dall’orrendo baratro del sesso a pagamento. Purtroppo non è mai successo. Voi che sostenete che la prostituzione sia un difetto che va risolto alla radice, che bisogna entrare nel cervello del puttaniere e spiegargli che scambiare soldi per vagina è sbagliato – voi a me gratis però non l’avete mai data, e mai me la darete, e in più vorreste anche togliermi il vizio di pagarmi una mezz’ora di Ungheria alla settimana. Vi credete anche molto progressiste in questo. In realtà siete portatrici dello stesso razzismo istintivo di quando mi scansavate al ginnasio. Fosse per voi, ai brutti sarebbe semplicemente fatto divieto di scopare. E io invece scopo, alla faccia vostra. Finanzio un enorme mercato sommerso, e lo finanzierei anche se emergesse (anche se mi divertirei un po’ meno, lo ammetto).

Non farò la marcia dell’orgoglio puttaniere – ripeto, non sono particolarmente orgoglioso di quello che faccio. Non più delle schifezze che mi piace mangiare e delle sigarette che mi va di fumare. Non chiedo il vostro rispetto: disprezzatemi pure, se vi fa sentire migliori e a vostro agio con le parti del vostro corpo che avete recintato e messo fuori commercio. Vi chiedo solo di lasciarmi scopare quando mi va, perché scopare non dico sia un diritto, no, ma è una cosa naturale che ogni tanto posso aver voglia di fare senza far male a nessuno; e vi chiedo di non confondermi sempre col mostro di turno, col miliardario sessuomane o l’assassino seriale o lo stupratore. È vero, alcuni di noi sono assassini, stupratori, e perfino politici miliardari indegni del loro ruolo. Ma io sono una persona normale, che di rovina gli occhi e la schiena facendo una o due ore di straordinario per pagarsi una mezz’ora di allegria al sabato pomeriggio. Pensate anche a me, quando volete fare le vostre considerazioni sul puttaniere medio. Non solo a Berlusconi. Anzi, pensate un po’ più a me che a lui.

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170 risposte

  1. Cribbio, questo sì che ha ragione.

    Ora, scusatemi, ma debbo andare a sputtanare i miei 2000 euro settimanali (sapete, faccio molti straordinari…).

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  2. Bellissimissimo post.
    Leonardo, ti seguo da un paio d'anni e questo è un instant classic.

    Mi ha subito fatto pensare al dibattito di qualche giorno fa a Ballarò, quando c'era la Bindi, Bocchino e un parlamentare PDL. Parlavano tutti della ragazza marocchina e del vizietto del Cav.

    Insomma, a farla breve la Bindi sosteneva che era bruttobrutto dare cattivo esempio ai giovani, il parlamentare PDL diceva che era un caso classico di double standards e falso moralismo all'Italiana (tralasciando il problema dell'abuso d'ufficio, ovviamente). Bocchino sosteneva che c'era contraddizione tra comportamenti e valori propagandati pubblicamente.

    Mi è dispiaciuto profondamente dovermi trovare a condividere le posizioni di Bocchino e del parlamentare PDL e invece sentire di dover prendere le distanze dall'unico rappresentante dell'opposizione nelle vicinanze…

    Andrea

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  3. che dire?? ognuno della sua vita fà ciò che vuole,certo, ma perchè non ricercare qualche valore? non è riduttivo tutto ciò? cito una famosa frase che Dante mette nella divina commedia: nati non foste per viver come bruti…forse il nostro amico non comprende che offende se stesso,attuando questo percorso,lo dico senza moralismi e ipocrisia,credo che possiamo elevarci un pò,sia come esseri umani che come anime dell'universo….non come consumatori di sesso spicciolo,droghe,sigarette,alcool,gioco. siamo solo questo? no.io credo nell'uomo…non schiavo dei suoi vizi,ma nell'uomo libero…se al nostro amico togliamo queste cose…appunto..cose, cosa gli resta? ha mai pensato a questo? forse anche i valori contano…ma solo vizi..non và bene, quando finiscono e non hai costruito nulla ti rimane un grande vuoto e ti accorgi che sei solo e non sei più utilizzabile. chi usa viene usato. questa è la legge della vita.allarghiamo gli orizzonti.

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  4. Pedofilo, sappiamo dove abiti!

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  5. Ohh, abbiamo un nuovo utente di questo blog, benvenuto! Ciao Pietro, cosa fai nella vita? che interessi hai? che contributo ritieni di dare a questa comunità? se hai domande rivolgile pure a qualsiasi utente, saremo ben lieti di aiutarti. Buona fruizione!

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  6. Non scherzateci su quella storia là, è stata una rottura mica da ridere.

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  7. Spettacolare il (sintetizzo) “quelle che non me la dànno gratis, e vorrebbero che le altre non me la dessero neppure a pagamento”.

    A giudicare dalle sue parole, Silvana sembra essere proprio di quella specie…

    VilCatto

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  8. Leonardo e Travaglio (col suo messaggio alla nazione del lunedì) sono i due che meglio hanno spiegato che ci sono vari piani da non confondere nella recenti vicende di Berlusconi.

    IcoFeder

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  9. gran bel post.
    e, chiaramente, sono un uomo. e, altrettanto chiaramente, l'unica voce fuori dal coro (finora) è quella di un'”utentessa”.
    caso?
    combinazione?
    destino?
    post-femminismo di maniera?

    claudio

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  10. Ok, scusa. Posso solo immaginare cosa voglia dire. Essendo un insegnante delle medie per di più.

    Ps la parola di verifica era spaermi. E chiamatela intelligenza artificiale.

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  11. Lo so che e' dura: ma anche se non hai vinto il premio BILF, non devi buttarti giu'.
    Ferkin

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  12. Una volta c’era l'abitudine di sposarsi arrivati ad una certa età. Era una cosa naturale, faceva parte delle fasi della vita. Lo faceva la maggiorparte delle persone e se io mi sposavo non facevo altro che firmare un contratto con obbligo di amore reciproco (altro che svenevolezze) che implicava quindi anche i famosi “doveri coniugali”. Se riguardo le foto di quarant’anni fa non vedo questa quantità di belli a profusione, il bruttino aveva molte più chances di quanto non ne abbia oggi con la nostra concezione romantica dell’amore.
    E’ vero, abbiamo sempre dato in pegno il nostro corpo sia nel lavoro che col matrimonio, ma col matrimonio almeno aveva un senso, una finalità quantomeno sociale. Oggi spesso resta solo la compravendita, legittima ma dissennata.
    Complimenti per il post!

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  13. Leonardo ma sei impazzito? Non si può legittimare la prostituzione in prima serata. L'orgoglio puttaniere non può esistere. Molto meglio scaricare le cassette di frutta…

    Alfonso Signorini (col ventaglio)

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  14. scusa ma ai tempi di oggi tra palestre, chirurgia plastica, massaggi estetici, personal trainer, estetiste, personal shopper, ecc … un'immagine decente per accalappiare una donna l'avresti di sicuro avuta. Qualsiasi cosa è più dignitosa che pagare per svuotare lo scroto.

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  15. Avatar Sempre un po' a disagio
    Sempre un po' a disagio

    Nella frase “Egli di notte va a puttane” a me infastidisce il fatto della notte. Di notte bisognerebbe andare a letto presto per essere un poco più intelligenti e lucidi il giorno dopo. Non basta per governare un paese o per lavorare come commesso o insegnante, però aiuta.

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  16. Bel post. Magari potrà essere tacciato di po' di maschilismo, ma forse sarebbe più corretto parlare di umanismo. Certi bisogni li capisce solo chi li ha e chi riesce a calarsi nei bisogni degli altri, cosa sempre più rara. Ricordo un episodio finito sui giornali di qualche anno fa, quando una madre aveva pagato al figlio disabile un incontro con una prostituta (o qualcosa del genere), e penso anche a tutti quei ragazzi e uomini venuti qui a lavorare nella sfiga (letterale) più nera.

    Ciò non evita naturalmente tutte le considerazioni sull'affettività che è ancora più importante e che, purtroppo, nessuno si potrà mai pagare, nemmeno i vecchi miliardari (sempre che gliene freghi qualche cosa).
    Ma tanto quelli non vanno a puttane: sono le puttane ad andare a loro.

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  17. Ciao, seconda voce fuori dal coro, sempre utentessa. Però davvero non regge il: “non me la danno gratis quindi la pago”. Non per una questione morale o di valori (se è roba tua e te la puoi liberamente gestire ci fai quel che vuoi). Ma per esperienza. Conosco un sacco di bruttini, bruttoni e cessi. E la maggior parte è accoppiata. Perchè? Credo perchè hanno qualcosa da dare e da dire…
    Poi sul fatto che non è sfruttamento perchè con i suoi euro ci paga il mutuo in brasile e la scuola per i figli… aprirei un altro capitolo. Magari non sfruttamento ma ingiustizia sociale? Ed è libero chi non ha altra scelta? E dico non solo chi si prostituisce ma anche chi lavora nella “fornace” o alla catena di montaggio. La libertà è libertà di scegliere, senza la scelta manca la libertà.
    Comunque gran bel post. Come al solito fai riflettere.
    La solita rompiscatole (beh dai è solo la seconda volta, ma ormai mi sono lanciata 😉 )
    Stefania Poggi

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  18. Gentile lettore e consumatore puttaniere,
    tutto molto bello, specie se lei continua a cullare l'illusione che “c'è qualcuno che le sfrutta” ma ci sono quelle che “nessuno le costringe”. CI sono, ma se vai ad indagare scopri che sono talmente occasionali da sfiorare il campo dell'aneddotica. La prostituzione e il suo sfruttamento (anche indiretto) sono gemelli siamesi.
    Anche bello che lei continui a cullare l'illusione che fare un lavoro duro non sia sostanzialmente diverso da vendere “culo e vagina”. Lo è, mi spiace, e non solo perchè è difficile selezionare i visitatori di culi e vagine (ed è frequente trovarcisi dentro soggetti umani non proprio piacevoli); ma soprattutto perchè culo e vagina, le piaccia o no, sono posti un po' particolari da molti punti di vista.
    Infine è anche bello cullare l'illusione di trovarsi di fronte alle solite menate femministe, che lei respingerà dall'alto di una superiore visione liberale dell'uomo, anche vagamente provocatoria. Lasci perdere fellini, la letteratura, i romantici fuochi a lato delle strade e si faccia un giro nel mondo vero o nelle case d'accoglienza delle ex prostitute. La prostituzione è una brutta bestia, in sè non avrebbe nulla di male (“tra adulti consenzienti…ecc ecc”), ma ahimè produce una gran quantità di dolore e ingiustizia. Certo, lei è brutto, e anche questa è una grande ingiustizia; lo so, è una storia incasinata. Le assicuro che però a puttane non ci vanno solo i brutti.
    Per cui, continui pure ad essere puttaniere; si può fare (forse), l'importante è non sentirsi troppo al riparo delle grandi contraddizioni e lacerazioni che questo argomento porta con sè.

    con rispetto,
    un maschio.

    p.s. di tutte le cosacce che combina S.B., l'andare a puttane è una di quelle che mi lasciano più indifferente.

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  19. Io credo che l'equiparazione a Berlusconi sia l'ultimo dei dettagli in questo post (che, detto fra noi, mi suona tanto come l' esercizio di stile di un troll): credo che il problema del sesso a pagamento sia un problema complesso e che vada affrontato senza falsi pudori, ma anche con un minimo di onestà intellettuale in più.

    La cosa più agghiacciante del post – che, mi rendo conto, rispecchia un modo di pensare diffuso e come tale lo ricevo – è quando l'anonimo, sedicente “puttaniere” apre il “menu”, tutto contento perché ora con la globalizzazione gli vengono servite a un prezzo modico donne di tutte le razze «tutte più povere di lui». « Donne che, in una situazione normale, non lo avrebbero degnato di uno sguardo», ma che (… perché lui non finisce la frase…) data la povertà dei loro paesi, accettano di dar via il “culo” o la “vagina” per cercare di mantenere se stesse e la loro famiglia, per poter avere una casa o aprire un'attività. Però il nostro amico una coscienza ce l'ha, cribbio!, perché le nigeriane non le guarda proprio, invece le ragazze dell'Est che notoriamente NON vengono sfruttate – “tratta delle bianche”? che è? – e scelgono liberamente di prostituirsi per guadagnare di più di quanto farebbero sciacquando i culi agli anziani, quelle sì…

    Guardate, non ne faccio neanche una questione di condizione della donna, di quanto vale il corpo della donna e cose simili. Perché lo stesso principio vale benissimo – anche se si tratta per il momento di un fenomeno minoritario – per il turismo sessuale femminile in paesi come la Giamaica.

    Il problema è che peso diamo alla libertà – mi è uscito come “lapsus”, ma lo mantengo –, alla dignità della persona: io non riesco a godere sapendo (o anche solo sospettando) che una persona viene con me perché HA FAME, o perché deve mandare i soldi a casa o roba del genere.

    La storia del “tabù” sul culo e la vagina per favore, non venitecela a raccontare!!
    Vorrei far capire al signore del post (e anche a chi si è divertito tanto leggendolo) che la differenza fra una persona come me e una ragazza (o un ragazzo) che viene dal Brasile, dalla Giamaica, dall'Ucraina – ma anche da un'Italia più povera – è che io posso DECIDERE se fare del mio “culo” e della mia “vagina” qualcosa di intimo e privato, da donare eventualmente e liberamente a una persona speciale (o a più persone anche meno speciali), oppure posso non tenerci proprio e venderli per comprarmi l'Audi A8 o per rifarmi le tette; la ragazza (o il ragazzo) che viene dal Brasile, dalla Nigeria etc. etc. spesso non può SCEGLIERE con altrettanta libertà.

    Io non credo – ne parlavamo proprio l'altro giorno con un'amica a proposito de “La pelle” – che le madri che nel dopoguerra vendevano i propri bambini e le proprie bambine agli Americani perché erano delle cattive madri. È che la guerra, la povertà, la fame ti scavano dentro, cambiano la tua percezione delle cose, del tuo corpo, della tua identità (se ancora riesci a ricordarti di averne una).

    Non voglio essere né ipocrita né moralista: morale sì, a questo ci tengo, perché è quello che i miei genitori mi hanno insegnato. Mi hanno insegnato ad essere “comunista” anche quando sono in gioco miei bisogni fisici immediati, non solo quando si parla di coscienza di classe e simili.
    Ripeto, capisco la complessità del problema e non voglio essere ipocrita, ma voglio che non lo siano neanche gli altri, però: e voglio che quando si fermano con la macchina davanti a una di quelle belle ragazze abbiano il coraggio di pensare a tutti i risvolti del loro gesto, assumendosi la responsabilità della loro decisione, qualunque essa sia.

    Ma il nostro elegante prosatore non sembra volerlo fare, e in questo è molto più simile all'uomo e al “politico” Berlusconi di quanto non voglia ammettere.

    "Mi piace"

  20. Io credo che l'equiparazione a Berlusconi sia l'ultimo dei dettagli in questo post (che, detto fra noi, mi suona tanto come l' esercizio di stile di un troll): credo che il problema del sesso a pagamento sia un problema complesso e che vada affrontato senza falsi pudori, ma anche con un minimo di onestà intellettuale in più.

    La cosa più agghiacciante del post – che, mi rendo conto, rispecchia un modo di pensare diffuso e come tale lo ricevo – è quando l'anonimo, sedicente “puttaniere” apre il “menu”, tutto contento perché ora con la globalizzazione gli vengono servite a un prezzo modico donne di tutte le razze «tutte più povere di lui». « Donne che, in una situazione normale, non lo avrebbero degnato di uno sguardo», ma che (… perché lui non finisce la frase…) data la povertà dei loro paesi, accettano di dar via il “culo” o la “vagina” per cercare di mantenere se stesse e la loro famiglia, per poter avere una casa o aprire un'attività. Però il nostro amico una coscienza ce l'ha, cribbio!, perché le nigeriane non le guarda proprio, invece le ragazze dell'Est che notoriamente NON vengono sfruttate – “tratta delle bianche”? che è? – e scelgono liberamente di prostituirsi per guadagnare di più di quanto farebbero sciacquando i culi agli anziani, quelle sì…

    Guardate, non ne faccio neanche una questione di condizione della donna, di quanto vale il corpo della donna e cose simili. Perché lo stesso principio vale benissimo – anche se si tratta per il momento di un fenomeno minoritario – per il turismo sessuale femminile in paesi come la Giamaica.

    Il problema è che peso diamo alla libertà – mi è uscito come “lapsus”, ma lo mantengo –, alla dignità della persona: io non riesco a godere sapendo (o anche solo sospettando) che una persona viene con me perché HA FAME, o perché deve mandare i soldi a casa o roba del genere.

    La storia del “tabù” sul culo e la vagina per favore, non venitecela a raccontare!!
    Vorrei far capire al signore del post (e anche a chi si è divertito tanto leggendolo) che la differenza fra una persona come me e una ragazza (o un ragazzo) che viene dal Brasile, dalla Giamaica, dall'Ucraina – ma anche da un'Italia più povera – è che io posso DECIDERE se fare del mio “culo” e della mia “vagina” qualcosa di intimo e privato, da donare eventualmente e liberamente a una persona speciale (o a più persone anche meno speciali), oppure posso non tenerci proprio e venderli per comprarmi l'Audi A8 o per rifarmi le tette; la ragazza (o il ragazzo) che viene dal Brasile, dalla Nigeria etc. etc. spesso non può SCEGLIERE con altrettanta libertà.

    Io non credo – ne parlavamo proprio l'altro giorno con un'amica a proposito de “La pelle” – che le madri che nel dopoguerra vendevano i propri bambini e le proprie bambine agli Americani perché erano delle cattive madri. È che la guerra, la povertà, la fame ti scavano dentro, cambiano la tua percezione delle cose, del tuo corpo, della tua identità (se ancora riesci a ricordarti di averne una).

    Non voglio essere né ipocrita né moralista: morale sì, a questo ci tengo, perché è quello che i miei genitori mi hanno insegnato. Mi hanno insegnato ad essere “comunista” anche quando sono in gioco miei bisogni fisici immediati, non solo quando si parla di coscienza di classe e simili.
    Ripeto, capisco la complessità del problema e non voglio essere ipocrita, ma voglio che non lo siano neanche gli altri, però: e voglio che quando si fermano con la macchina davanti a una di quelle belle ragazze abbiano il coraggio di pensare a tutti i risvolti del loro gesto, assumendosi la responsabilità della loro decisione, qualunque essa sia.

    Ma il nostro elegante prosatore non sembra volerlo fare, e in questo è molto più simile all'uomo e al “politico” Berlusconi di quanto non voglia ammettere.

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  21. Io credo che l'equiparazione a Berlusconi sia l'ultimo dei dettagli in questo post (che, detto fra noi, mi suona tanto come l' esercizio di stile di un troll): credo che il problema del sesso a pagamento sia un problema complesso e che vada affrontato senza falsi pudori, ma anche con un minimo di onestà intellettuale in più.

    La cosa più agghiacciante del post – che, mi rendo conto, rispecchia un modo di pensare diffuso e come tale lo ricevo – è quando l'anonimo, sedicente “puttaniere” apre il “menu”, tutto contento perché ora con la globalizzazione gli vengono servite a un prezzo modico donne di tutte le razze «tutte più povere di lui». « Donne che, in una situazione normale, non lo avrebbero degnato di uno sguardo», ma che (… perché lui non finisce la frase…) data la povertà dei loro paesi, accettano di dar via il “culo” o la “vagina” per cercare di mantenere se stesse e la loro famiglia, per poter avere una casa o aprire un'attività. Però il nostro amico una coscienza ce l'ha, cribbio!, perché le nigeriane non le guarda proprio, invece le ragazze dell'Est che notoriamente NON vengono sfruttate – “tratta delle bianche”? che è? – e scelgono liberamente di prostituirsi per guadagnare di più di quanto farebbero sciacquando i culi agli anziani, quelle sì…

    Guardate, non ne faccio neanche una questione di condizione della donna, di quanto vale il corpo della donna e cose simili. Perché lo stesso principio vale benissimo – anche se si tratta per il momento di un fenomeno minoritario – per il turismo sessuale femminile in paesi come la Giamaica.

    Il problema è che peso diamo alla libertà – mi è uscito come “lapsus”, ma lo mantengo –, alla dignità della persona: io non riesco a godere sapendo (o anche solo sospettando) che una persona viene con me perché HA FAME, o perché deve mandare i soldi a casa o roba del genere.

    La storia del “tabù” sul culo e la vagina per favore, non venitecela a raccontare!!
    Vorrei far capire al signore del post (e anche a chi si è divertito tanto leggendolo) che la differenza fra una persona come me e una ragazza (o un ragazzo) che viene dal Brasile, dalla Giamaica, dall'Ucraina – ma anche da un'Italia più povera – è che io posso DECIDERE se fare del mio “culo” e della mia “vagina” qualcosa di intimo e privato, da donare eventualmente e liberamente a una persona speciale (o a più persone anche meno speciali), oppure posso non tenerci proprio e venderli per comprarmi l'Audi A8 o per rifarmi le tette; la ragazza (o il ragazzo) che viene dal Brasile, dalla Nigeria etc. etc. spesso non può SCEGLIERE con altrettanta libertà.

    [continua]

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  22. [continua da precedente]

    Io non credo – ne parlavamo proprio l'altro giorno con un'amica a proposito de “La pelle” – che le madri che nel dopoguerra vendevano i propri bambini e le proprie bambine agli Americani perché erano delle cattive madri. È che la guerra, la povertà, la fame ti scavano dentro, cambiano la tua percezione delle cose, del tuo corpo, della tua identità (se ancora riesci a ricordarti di averne una).

    Non voglio essere né ipocrita né moralista: morale sì, a questo ci tengo, perché è quello che i miei genitori mi hanno insegnato. Mi hanno insegnato ad essere “comunista” anche quando sono in gioco miei bisogni fisici immediati, non solo quando si parla di coscienza di classe e simili.
    Ripeto, capisco la complessità del problema e non voglio essere ipocrita, ma voglio che non lo siano neanche gli altri, però: e voglio che quando si fermano con la macchina davanti a una di quelle belle ragazze abbiano il coraggio di pensare a tutti i risvolti del loro gesto, assumendosi la responsabilità della loro decisione, qualunque essa sia.

    Ma il nostro elegante prosatore non sembra volerlo fare, e in questo è molto più simile all'uomo e al “politico” Berlusconi di quanto non voglia ammettere.

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  23. @renata, seriamente: se tu fossi una donna (italiana, ok? così la razza non c'entra nulla) che liberamente sceglie di guadagnare 10.000 euro al mese facendo la prostituta e io ti pagassi per fare sesso, la cosa da quale punto di vista sarebbe sbagliata?

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  24. Renata, vorrei solo capire una cosa: il tuo è un discorso che verte principalmente sul problema dello sfruttamento. Sacrosanto.
    Ma se io in piena coscienza e libertà decido di vendere il culo secondo te sono padrone di farlo o deve essermi impedito dalla morale di un frustrato di passaggio che non ha nulla di meglio da fare nella vita che occuparsi dei culi del prossimo?
    La morale di quella stessa persona, come si diceva, non ha nulla da eccepire se mi vede vendere-barra-comprare una *vita* per 2 soldi, mettendola quotidianamente a rischio – e accorciandola inesorabilmente – in uno tra mille lavori ad alto rischio.
    È evidente, mi sembra, che con il discorso prostituzione si vada inevitabilmente a cozzare contro un muro di falsa morale preconfezionata che ha poco a che vedere con i diritti dell'individuo e molto con una cultura bigotta e ipocrita. Ora, semplice esercizio: digitare “escort roma” su google e premere invio. Chi sei tu per decidere quante tra loro possano o non possano liberamente fare quello che fanno?
    O il fatto che le donne vengano sessualmente sfruttate ci costringe a dire che non sono nemmeno libere di prostituirsi autonomamente e liberamente? E gli uomini? Loro possono? Se sei già pronta a rispondere di no, sempre e comunque, fermati un attimo a pensare se la tua risposta è condizionata da un problema di coerenza o se sinceramente credi che la prostituzione in quanto moralmente (soggettivo) ripugnante debba essere comunque bandita.
    Certo, la necessità porta a fare cose degradanti e la prostituzione e una fra queste. Ma pensi davvero che sia lecito *impedire* a una persona di farlo costringendola eventualmente a pulire culi di anziani per un centesimo del guadagno, tutto in nome delle tue convinzioni personali?

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  25. Per le prostitute costrette, come per qualsiasi altra categorie di persone, essendo schiavizzate basta l'applicazione del codice penale.
    Riguardo a tutte le altre che costrette non sono: dovrebbe vigere la più assoluta libertà di fare del proprio corpo quel che si vuole.
    Criminalizzare i clienti oltre che inutile è stupido moralismo.

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  26. Bel post. Molto profondo. Lo si capisce dalla vivace ed interessante discussione che ha generato. E dal fatto che i punti di vista dei lettori meritano tutti un'attenta riflessione.

    Permettetemi di ricollegarmi alla cronaca. Ci sono ragazze che concedono la loro bellezza a ricchi e squallidi personaggi, per ottenere denaro ed un tenore di vita altrimenti irraggiungibile. Una realtà che esiste da sempre, ma che ora vuole essere sdoganata.
    Non ci si stupisce più che siano la fama e la ricchezza smodata le massime aspirazioni di chi si ritrova dotata di un corpo irresistibile.

    Alcune lo usano per raggiungere un posto sulla ribalta della TV, e qui il giudizio morale rientra nel caso della collega che fa sesso col capo per una promozione immeritata.

    Altre vanno alla ricerca del fidanzato famoso, del marito ricco, anche se privo di ogni altra qualità che non sia monetizzabile. E questo vale ad alti livelli, ma anche nelle nostre più modeste realtà. Il concetto che l'appeal sessuale di un uomo sia misurabile dai suoi estratti conto sta diventando un'ovvietà. So che i soldi possono aggiungere valore al fascino, ma quando il calciatore diventa il modello ideale di uomo per milioni di ragazzini, ed il fidanzato ideale per le ragazzine. Quando il successo dei propri rapporti personali dipende dal lusso che ci viene offerto. Quando tutto questo diventa normale, credo che ci stiamo dirigendo verso un mondo che a me davvero non piace.

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  27. Blog stupendo e post ineguagliabile. In tanti hanno commentato questa vicenda (compreso me), ma nessuno l'aveva vista con questa originalità. Geniale.

    Sulle discussioni emerse dopo… Beh, non c'è soluzione. La prostituzione, l'eutanasia e le droghe leggere sono ancora argomenti capaci di far cadere un governo di sinistra, quindi meglio chiudere un occhio e andare avanti 😉

    Harold

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  28. @ Renata
    E' tutto molto giusto quello che scrivi, ma ti voglio ricordare che se il post non è firmato da Leonardo ma da un puttaniere non è -credo – per attribuire a qualcun altro un proprio punto di vista, bensì per cercare di capire un punto di vista altrui, che sarà anche amorale ma si offre chiaramente come frutto di una condizione particolare dello scrivente, con l'intento di mettere a nudo delle contraddizioni della nostra società, che in nome del denaro non salva più nè l'integrità fisica, nè la salute, nè i doveri verso la polis, nè la morale, a meno che non ci siano in ballo organi genitali o, meglio ancora, feti.

    Il punto interessante – che tra l'altro, credo, ti vedrà d'accordo – è che non nega la disparità economica come causa della prostituzione, ma la associa ad altri “mestieri” che sono socialmente approvati sebbene, spesso, altrettanto degradanti nei fatti e nelle dinamiche che li creano. Il o la badante a tempo pieno, il pastore animale, il manovale usa e getta sono altrettanti esempi di un tragico incontro tra domanda e offerta del turbocapitalismo, ed anzi parti dell'eterno “gioco” dello sfruttamento che tu citi e che porta tante sofferenze e vite difficili da rimpiangere. Lo capiscono oggi molto meglio i precari, i cassintegrati, le donne licenziate perché in gravidanza, lo capiscono molto bene anche i portaborse dei parlamentari. Ma tutto questo lo accettiamo. Magari lo critichiamo, ma lo accettiamo nei fatti insieme ad un sistema economico che continuiamo (come corpo elettorale nel suo insieme) a sentire l'unico necessario e “morale”, anche se ormai premia pochissimi e rovina le moltitudini.

    Eppure anche la società migliore, anche quella che davvero riuscisse a realizzare l'obiettivo “da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni” non potrebbe risolvere il problema del bisogno sessuale. E non parlo di quello dell'ammogliato annoiato o del puttaniere abituale, ma quello dell'uomo o della donna che non trovano chi voglia soddisfare quel bisogno per ragioni fisiche o psicologiche. Credo che anche in quella economia perfetta dove nessuno avrebbe la reale necessità di prostituirsi, ci sarebbe necessità di reinventarlo, quel mestiere, e di inserirlo magari nelle prestazioni del SSN. Probabilmente nessuno vorrebbe farlo, certo, come nessuno si sognerebbe di fare l'anatomopatologo, o il badante, o il direttore di Libero.

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  29. Scusa Andrea, ma sei tu che mi attribuisci parole che non ho detto: rileggiti un po' con attenzione i miei commenti e ti accorgerai:

    1) Che non ne ho fatto un problema di corpo della donna / corpo dell'uomo, ma ho messo entrambe le cose sullo stesso piano – anche se in proprorzione di fatto non è così – perché ciò che mi interessava era il meccanismo del bisogno che spinge a fare cose che magari in un'altra situazione non faresti;
    2) Che non ho impedito – proposto di impedire la compravendita del sesso. Prima di tutto perché so che è una cosa che non ha alcun senso, perché esiste dalla notte dei tempi e, appunto, è un problema complesso. Conosco diverse persone che sono andate con prostitute (e il fatto che me lo abbiano raccontato ti fa capire che forse non sono una di quelle persone con cui non si può parlare di queste cose in maniera serena.)
    Quello che invece noto è che ogni volta che si fanno delle obiezioni circostanziate sul problema del traffiking, dall'altra parte si cade sempre nella scorciatoia strumentale del “ma non è giusto impedire a una persona libera di fare del proprio corpo quello che vuole”, ” ma non è giusto imporre ad altri la propria morale”. Come se io avessi pronunciato una di queste frasi o avessi dato intendere qualcosa del genere (ma qui risiede appunto la diversione strumentale per non rispondere nel merito). Ma se necessario preciso,
    [
    continua]

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  30. [continua da sopra]

    3) Che a me personalmente non me ne fotte un ca*** della questione morale per come la intendete voi, nel senso di bigottismo, se è bello o non è bello vendersi per denaro e cose del genere. Posso avere una mia idea a riguardo – posso pensare ad esempio che il sesso occasionale, “una botta e via”, è bello, divertente e anche “costruttivo” talvolta, a patto di sentire che stai interagendo con una persona, non con una “cosa” che “compri” – ma questa mia idea non influisce né vuole influire sulle scelte degli altri. Tanto per dire, sono sempre stata una convinta abortista anche se probabilmente non riuscirei mai ad abortire (ma chi se ne frega di quello che farei o non farei io, l’importante è garantire la libertà di scelta!!!).

    Il problema che pongo è un altro (e per favore non fate finta di non capire): non escludo affatto che ci siano persone che vendono se stesse per libera scelta, per il paio di occhialini firmati o per l’appartamento in centro. Mi piacerebbe parlare con loro per capire meglio questa loro scelta, sentire cosa hanno da dire, ascoltarli/le guardandoli/le negli occhi. Ma, in linea di massima, non mi preoccupo più di tanto per loro.

    Io penso a tutti gli altri o a tutte le altre. E ci pensa anche il nostro amico “puttaniere”, siamo seri, altrimenti perché scriverebbe che per fortuna la globalizzazione porta un'invasione di donne «più povere di lui» dai paesi dell’America Latina, dall’Est, dalla Nigeria. Per poi fare marcia indietro e lavarsi la coscienza dicendo che lui è a posto perché con le nigeriane sfruttate non ci va, mentre con le altre tutto ok, “tanto quelle non sono sfruttate, lo fanno per scelta”. IPOCRITA! È questo che mi manda in bestia: siamo tanto bravi a fare i progressisti, a lottare contro la morale codina che impedisce di esprimere la propria sessualità, a scrivere profonde analisi sociologiche, ma poi l’esito sono strumentali discorsi d’accademia, come se tutte le condizioni fossero uguali, come se tutte le persone, tutte le scelte fossero ugualmente libere, e invece chiudiamo bellamente gli occhi su tutto quello che succede nelle nostre strade, sotto casa, su un traffico di esseri umani che ha assunto dimensioni planetarie, su cosa succede nella mente, negli occhi di quelle persone.

    Non chiedo a chi va normalmente con le prostitute di non andarci (non avrebbe senso), non impongo a chi è a favore della prostituzione di pensarla come me. Chiedo soltanto a tutti questi “maschi” di essere anche “uomini”, di prendersi una volta tanto le responsabilità delle proprie azioni e non nascondersi dietro discorsi pretestuosi. Si mettano davanti allo specchio e dicano a se stessi: «Io so che la persona che ho caricato in macchina al 90% è sfruttata, violentata e trattata come una bestia. Mi fa pena ma in finale non me ne frega niente perché io ora devo scopare e alla fine è questo che conta».

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  31. Renata, filava tutto fino al caps lock.
    “tanto quelle non sono sfruttate, lo fanno per scelta”. IPOCRITA!

    Ma perché, scusa? Tu stessa non escludi che “ci siano persone che vendono se stesse per libera scelta”. E allora perché notarlo sarebbe ipocrisia?

    “chiudiamo bellamente gli occhi su tutto quello che succede nelle nostre strade”… ma perché, scusa? E' proprio aprendo gli occhi che ci accorgiamo che c'è gente che lo fa perché è costretta e gente che lo fa semplicemente perché è un'attività ben remunerata.

    E' come se tu dessi per scontato che andando con le seconde si contribuisce a sfruttare le prime: beh, no, non è scontato.

    «Io so che la persona che ho caricato in macchina al 90% è sfruttata, violentata e trattata come una bestia.

    Ma se semplicemente non lo è?

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  32. @Rob

    Sono d'accordo su quello che dici nel tuo primo post sul mettersi nei panni degli altri, cercare di ascoltare le storie degli altri, come loro vivono comportamenti che noi non approviamo. (vedi mia risposta ad Andrea).
    Però non si può gettare il sasso e nascondere la mano, raccontare prima con apparente sincerità dei propri bisogni, delle proprie frustrazioni, del rapporto con il proprio corpo e poi fare retromarcia, pretendere di “autoassolversi” – ammesso che di assoluzione ci sia bisogno e che qualcuno possa darla – dicendo “ma tanto io vado solo con quelle dell'Est che non sono sfruttate”. Ma secondo questo qui siamo tutti nati sulle montagne del sapone?

    Io continuo a credere che quello su cui stiamo discutendo – spero non per molto… – sia un esercizio di stile e neanche dei più riusciti. Senza citare conversazioni private con persone vicine, ho ascoltato e letto altrove (es. sul blog ilcorpodelledonne.net, ma anche su maschileplurale.it) testimonianze di ben altro spessore riguardo le motivazioni che portano un uomo ad andare con una prostituta: era tutto più vero, meno costruito, meno pretestuoso (a partire dall'accenno iniziale e finale a Berlusconi, dai, che ca*** c'entra? Di fronte a un problema così complesso, articolato e personale…). Soprattutto, nelle altre testimonianze c'era la voglia di esplorare quelle contraddizioni di cui giustamente parli, senza nascondersi, con la voglia di mettersi a nudo e ragionare insieme, non di firmare un “brillante” corsivo. Brillante si fa per dire, e visto che stimo e seguo Tondelli da un po' non capisco proprio cosa ci abbia trovato.

    Anche il discorso sullo sfruttamento dei lavoratori – un discorso che mi sta particolarmente a cuore, tanto per essere chiari – è usato in maniera strumentale, secondo la tecnica dell' “avvelenamento del pozzo”, mettendo tutto insieme per confondere le acque. È il principio del “tutti colpevoli nessun colpevole”, “tutti umiliati nessuno umiliato”; senza parlare poi delle attribuzioni generiche di punti di vista: “alcuni criticano la prostituzione, ma accettano il precariato, lo sfruttamento del lavoro, le morti sul lavoro”… MA ALCUNI CHI? Di chi, di cosa stiamo parlando?

    Io non credo che lo stato d'animo di una persona che torna dopo 12 ore di catena di montaggio, o di “sciacquaculi” agli anziani sia lo stesso di una persona che ha passato la notte battendo il marciapiede.
    È una mia personale opinione, magari non sei d'accordo. Ma immagina la scena:

    Una tua amica o un tuo amico mentre parla con te scoppia a piangere perché per pagare l'affitto o i medicinali di suo padre è costretto da un anno a fare il badante a tempo pieno e non ne può più di passare il tempo a pulire il culo a un signore anziano.

    Ora immagina che questa stessa persona scoppi a piangere dicendoti che per pagare l'affitto o i medicinali di suo padre è costretto a prostituirsi.

    Sei sicuro che ti farebbe lo stesso effetto?

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  33. @Leonardo

    Scusa Leonardo, forse sei un po' stanco data l'ora e non hai letto attentamente: ma se una persona divide le prostitute “sfruttate” o “non sfruttate” in base alla nazionalità (quelle nigeriane lo sono, quelle ucraine o rumene o albanesi o brasiliane non lo sono, in barba a tutte le ricerche sul traffiking disponibili, ma anche alla semplice esperienza quotidiana) tu non gli ridi in faccia e gli dai dell'ipocrita?

    Sull'altro aspetto credo di averti risposto nelle righe precedenti.
    Spero di rileggere di nuovo te quanto prima, magari in qualcosa di diverso.
    Buonanotte.

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  34. Leonardo,
    stai parlando di un'idea “platonica”, teorica, della prostituzione.
    La prostituzione del mondo reale però è un'altra cosa, e chi legifera in materia, chi affronta il problema della tratta degli esseri umani, chi fa battaglie culturali in materia, insomma chi lavora “sul campo” ha a che fare con la prostituzione reale. E la prostituzione reale è legata al racketing e allo sfruttamento in modo perverso e profondo: il pappone (quello sì) è il mestiere più vecchio del mondo. Il sex working volontario, beninteso, esiste, ma è molto minoritario e ben riconoscibile; peraltro, a scavare, ti accorgi la costrizione alla degradazione spesso è in agguato anche senza sfruttamento diretto, per mille altri motivi.
    A quel punto sta a te capire l'asimmetricità delle tutele da mettere in atto. Sta a te capire a chi applicare il principio di precauzione, che purtroppo è difficile da eludere e sempre finisce per penalizzare qualcosa. Da un lato hai il nobile diritto a disporre del proprio corpo; dall'altro hai il diritto a sfuggire a tratta, dolore, violenza, devastazione psicologica, degradazione e umiliazione. E soprattutto hai il dovere di prevenire e limitare al massimo la possibiltà che certe sofferenze vengano inflitte ad altre sfortunate, nei tempi a venire. Vi posso assicurare che vedendo da vicino certe robe vi passerebbe subito la voglia di disquisire di teorie del liberalismo e di massimi sistemi.

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  35. Insomma Leonardo, dai.
    La zona grigia ci sarà pure, ma questo non toglie che una larga fetta della prostituzione di fatto sia sinonimo di schiavitù. Qualunque percentuale di libera scelta (20%? 50%? 90%?) o distribuzione geografica della provenienza (africa? europa dell'est?) non cambia di una virgola il discorso.
    Ammettiamo che su questo Renata ha centrato in pieno il punto.

    Tutto sommato, il discorso sulla prostituzione è lo stesso che potremmo fare sul lavoro. Se lo Stato smette di proteggere la società civile nel suo insieme, non dotandosi di leggi che siano chiare, trasparenti e morali (diciamo anche di buon senso?), il risultato è lo sfruttamento di uno strato sociale.
    Esistono sul mercato del lavoro stimati liberi professionisti, così come dall'altro lato dello specchio i lavoratori precari, chi lavora in nero e perfino chi lavora a cottimo. Ciò che è grave non è l'esistenza del libero professionista, ma quella del povero raccoglitore di pomodori; e peggio ancora è l'accettazione passiva dello stato di disuguaglianza sociale da parte della società civile. Mancanza di regole e di controlli da una parte, e di valori civili dall'altra. Il resto è ipocrisia.

    Che poi in questo paese Berlusconi entri nel discorso sia parlando di prostituzione che di disuguaglianza sociale che di assenza di regole… beh, direi che il cerchio si chiude.

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  36. Di solito, la donna che si prostituisce perche' forzata e costretta, costa 'poco' (o comunque, meno). E' straniera, probabilmente irregolare, magari trascinata qui con la forza; non ha il potere di ribellarsi.
    Questa deve prostituirsi per sopravvivere. Letteralmente: se non lo fa, magari l'ammazzano.

    Qualcosa di piu', costa quella di classe media: lo fa perche' e' costretta non da un coltello, ma dalla lama invisibile dell'economia. Non ha lavoro, magari e' altrettanto irregolare della prima, ma un po' piu' carina, magari riceve a casa.
    Questa si prostituisce per vivere. Se potesse, preferirebbe magari fare la cassiera al supermercato.

    Poi ci sono le escort. Costano tanto – credo fuori dalla portata della maggioranza dei puttanieri. Per puttaniere, intendo quello che va spesso. Chi ha centinaia di euro da spendere a prestazione, spesso? Magari migliaia di euro?
    Queste spesso non sono minacciate, non lo fanno per necessita'. Lo fanno, libera scelta, per garantirsi una vita migliore.

    Tutti quelli che difendono la prostituzione – difendono queste ultime.
    La libera scelta. La difendo pure io. Non e' diversa dallo sposarsi per interesse, o dal darla via a quel tipo solo perche' ti viene a prendere in BMW e ti porta al ristorante fichissimo.

    Ma poi, per strada, chi c'e'?
    Chi e' costretta. Chi e' sfruttata.
    Chi difende l'andare a puttane, dovrebbe pretendere che il puttaniere, richiedesse alla signora anche un bel certificato che attesti “l'esercizio della professione in piena coscienza e liberta', senza costrizione ne' violenza alcuna”.

    Sono tutte cosi' quelle che credete stiano in giro?

    Alla fine, il ricco si puo' comprare anche il 'diritto' di essere puttaniere. Lui puo' andare con quelle costose, quelle che lo fanno per scelta (le riconosci anche dal prezzo… chi, per scelta, farebbe una pompa a uno sconosciuto per 20 euro?).

    I poveretti, le persone normali, si sfruttano tra loro.
    Sono i poveretti, a sfruttare la prostituzione piu' bieca.

    Va be', mi sono dilungato pure troppo.

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  37. Grandissimo Leonardo, come quasi sempre. Ogni volta che leggo un tuo pezzo, penso: vorrei averlo detto io. E stavolta potrei proprio averlo scritto io … sono un puttaniere, me ne vergogno un po' ma non sono un mostro.
    Grazie di esistere.

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  38. Ho letto come sempre con piacere il post, avendo però da subito l'impressione che qualcosa stonasse.

    Forse perché è il tentativo di interpretare un puttaniere da parte di chi puttaniere non è. Gli argomenti sono quelli, ma mi sembra che il quadro non regga fino in fondo.

    Se ne rende conto (senza ripetere quel che han detto benissimo Ale ed altri) chi ha avuto anche solo qualche contatto indiretto con il mondo dei progetti anti tratta ed anti violenza. A me bastano i racconti di qualche amica operatrice o ex operatrice.

    Oppure l'esperienza minima di aver avuto in stage una ex schiava (dell'est, a mala pena maggiorenne); le cose più banali ti misurano la distanza abissale da una vita normale: dover stare attenti a suoi eventuali sotterfugi per riuscire a fare una passeggiata in piazza prima di rientrare alla casa protetta, o telefonare a qualche amico. Cose banalissime, cose pericolosissime per lei ed altri.
    Bastano pochi minuti per rendersi conto del tumulto di una ragazzina che ha vissuto quel che ha vissuto, ha il miraggio di una vita normale a portata di mano e la voglia di vivere di una diciottenne. E per acquisire un pudore -che a quasi tutti manca- che fa evitare di parlare con leggerezza di queste cose.

    Purtorppo è vero: in strada non trovi la prostituta per scelta: trovi quasi solo schiave.
    Il discorso del puttaniere (che cerca di distinguere nigeriane e dell'est, e si illude di contribuire al benessere delel famiglie) semplicemente non regge e, si, è ipocrita. Forse era un tentativo di rendere la complessità e i meccanismi di auto-giustificazione di chi è, volente o nolente, complice di uno sfruttamento disumano?

    Caro puttaniere – hai le mie simpatie. L'umana comprensione che meriti veramente. Solo, cerca di non nasconderti dietro un dito: quelle che incontri per strada stanno infinitamente peggio di te.

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  39. In realtà la situazione è abbastanza simile a molti altri lavori/prodotti: per avere una prestazione “equa e solidale” devi pagare.
    Tutti lavoriamo vendendo il nostro corpo/cervello per soldi che ci servono per i nostri bisogni, però – generalizzando – il raccoglitore di pomodori viene sfruttato completamente perchè l'alternativa è la fame e i caporali se ne approfittando pagandoli una miseria; l'operaio un po' meno perchè l'alternativa è saltare le rate del mutuo, non mandare i figli all'università, etc. e quindi il manager si può permettere di chiedergli straordinari, lavori notturni, etc; fino ad arrivare al dirigente dove la molla semmai è non poter fare le vacanze a Bali, o non avere la promozione, per cui accetta di lavorare 15 ore.
    Con le prostitute stesso discorso, cambia la molla (fame e mazzate dal pappone, rate del mutuo, audi 4), cambia il prezzo, cambia il livello dello sfruttamento.
    Il fatto che una persona che non ha i soldi per pagarsi la escort si convinca che tutta la prostituzione è giusta o che tutta la prostituzione non è punibile visto che ci sono anche quelle che lo fanno liberamente, può essere equiparato a giustificare lo sfruttamento dei neri che raccolgono i pomodori perchè tanto sono lavoratori come gli altri, come l'operaio e come il manager.
    Il problema è che non esiste in assoluto la dicotomia sfruttamento/non sfruttamento. Tutto è graduabile e dobbiamo scegliere noi (secondo la nostra morale), e lo stato (facendo le leggi), dove mettere l'asticella tra sfruttamento/non sfruttamento, tra accettabile/non accetabile, giusto/sbagliato.
    Ma pretendere di annullare la differenza basandosi sul fatto che essa non è netta ma graduabile o giustificando lo sfruttamento adducendo scuse come “sono brutto”, “nessuno me la da”, “è un bisogno naturale” è solo vigliaccheria. Sennò, di nuovo, giustifichiamo anche lo sfruttamento dei raccoglitori di pomodori perchè sennò sale il prezzo delle pummarole.

    Chiara

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  40. Uomo, villoso, trent'anni, magro, deretano ancora vergine, disponibile ad ogni ora e per qualunque porcheria abbiate in mente dietro congruo compenso. Specialità: fisting (attivo).

    Se non mi chiamate non avrò scelta e dovrò continuare ad andare in ufficio. E dire che volevo fare il musicista nella vita ma essendo scarso, essendo questo un paese sottosviluppato dove l'arte non è incentivata non ho potuto.
    E non preoccupatevi se io non godo, voi godete pure a me interessano i vostri soldi e non la vostra anima.
    Non disponibile durante le partite del Sassuolo.

    Bolla 451

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  41. Totalmente d'accordo. Senza se e senza ma. Insomma, va bene le 'stradali' sfruttate, ma le escort di lusso di altre scelte ne avrebbero alla grande. E la distinzione è del tutto pertinente e accettabile, esattamente come lo è quella tra un soldato di leva ed un mercenario. Vagina e culo non sono affatto sacri né in termini assoluti, né relativi. Al limite, ma proprio al limite, concederei solo al cervello la patente di sacralità. Ho visto e vissuto decine di colloqui per i lavori più diversi, in cui l'unico criterio di selezione era l'aspetto fisico. Se sei bella/o, abbastanza da fare la puttana/o un lavoro in questa società assurda lo trovi. Però a fare la commessa si guadagna meno e difficilmente ti prendono al Grande Bordello.

    Tino

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  42. Renata, Ale, Stefano, Chiara:
    A me non piace dare del moralista a nessuno: non credo che il moralismo non sia una cosa necessariamente sbagliata.

    A volte però ostacola semplicemente la nostra comprensione delle cose, e forse è un po' il vostro caso. Per esempio, avete dato per scontato che il puttaniere del post vada con le stradali. Dove è scritto? A me sembra evidente il contrario: mi sarò spiegato male (pensavo che fosse evidente che il pezzo l'ho scritto io).

    E' quello che definisco impulso da caps lock: a un certo punto il moralismo ci sale al cervello e dobbiamo per forza gridare IPOCRITA o VIGLIACCO. E' anche il momento in cui smettiamo di ascoltare gli altri.

    se una persona divide le prostitute “sfruttate” o “non sfruttate” in base alla nazionalità […] in barba a tutte le ricerche sul traffiking disponibili

    Guarda, le ricerche sul traffiking che conosco io dividono appunto in nazionalità. Per farti un esempio: http://www.uri.edu/artsci/wms/hughes/italy.htm

    Foreign women in “call girl” prostitution in Italy are from Poland, Russia, Colombia and Argentina and to a lesser extent from Brazil, Hungary, Romania and the Philippines. Frequently they have been in prostitution in their home country. (Migrant Information Programme, “Trafficking in Women for Sexual Exploitation to Italy,” IOM, June 1996)

    In Italy, trafficked and/or prostituted Polish women arrived around 1989, followed, in 1992, by Nigerians and some Peruvians and Colombians. Between 1993 and 1994 Albanians came and, by 1995, it was Albanians and Nigerians. (European Race Audit Bulletin No. 25, The Institute of Race Relations, London UK, 25 November 1997)

    Sono dati vecchi, ma dicono: albanesi e nigeriane sfruttate per strada; europee dell'est e sudamericane in casa (“call girl”) e spesso facevano lo stesso mestiere in patria. La situazione può essersi evoluta, ma ragionare in termini di nazionalità ha ancora un senso. In certe nazioni c'è oggettivamente una tratta; in altre la situazione è molto sfumata. E non lo dico solo io, lo dicono i famosi esperti:

    In realtà, la tratta delle donne, o più in generale il trafficking of human beings, si configura come un fenomeno dai contorni sfumati, in continua evoluzione, che comprende percorsi di coinvolgimento articolati e differenziati i quali si collocano in maniera mobile e flessibile lungo l'asse coercizione/consenso.: http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_Libro.asp?CodiceLibro=1315.10

    Ma voi evidentemente ne sapete di più. Avete “visto da vicino” (cosa?) Avete parlato con gli operatori (di cosa?)

    E' chiaro che se avete assistito a esperienze di reinserimento di ex prostitute, avete un'immagine (molto vivida) di cosa sia lo sfruttamento (e anche qui, comunque, esistono sfumature: vedi per esempio la figura del pappagiro (http://piste.blogspot.com/2007/05/in-difesa-del-puttaniere.html).

    Il problema è che non tutta la prostituzione è sfruttamento: ve lo dicono gli esperti, ve lo dicono loro, ve lo dice google appena digitate cinque lettere in fila. Non tutti i gatti sono bigi. Ma voi avete lavorato a una comunità di recupero dei gatti bigi e secondo voi quindi affermare che tutti i gatti d'Italia non siano bigi è vigliacca IPOCRISIA.

    Allora, permettete che ve lo dica: quelli che hanno un'idea platonica della prostituzione, (perfetta, che non ammette zone grigie) siete voi. Cioè: magari ammettete che il mercato non coincida del tutto con lo sfruttamento, però… però a un certo punto del ragionamento vi scappa il caps lock, l'urgenza di giudicare.

    Io non ho nessuna fretta di giudicare. Grazie al cielo non è il mio mestiere (e non dovrei avere fretta nemmeno se lo fosse). A me piace cercare di capire quello che fanno gli umani, compreso prostituirsi (vedi http://leonardo.blogspot.com/2007/05/un-posto-nel-presepe.html, ad esempio) o approfittarne. Comprensione e giudizio sono due momenti diversi.

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  43. Sono Chiara.

    1) Ovviamente non essendo scema ho capito che il post non era veramente una lettera ma era scritto da te. Altrettanto ovviamente, visto che l'autore immaginario, quello interno al racconto, esprime certe idee, quando si commentano queste idee, non contando se chi le esprime sia immaginario o reale, può sembrare che ci si stia rivolgendo a quell'autore immaginario come se fosse reale.

    2) Non vedo come tu abbia fatto dal mio post a dedurre che la mia opinione è che tutta la prostituzione è sfruttamento visto che dico esattamente, ma proprio esattamente il contrario.

    3) Visto che io non sono nè una paladina antiprostituzione, nè una frequentatrice di prostituti, non ho alcun bisogno di fare di tutta l'erba un fascio nè per buttare al mare tutta la prostituzione, nè per salvare tutta la prostituzione. Dico solo che in tutte le nostre scelte in campo economico dobbiamo essere consumatori responsabili, per cui così come dovremmo comprare pomodori pelati che non siano stati raccolti in condizioni degradanti per i manovali, ma preferire prodotti “equo e solidali”, anche a costo di pagarli di più; così anche nel campo della prostituzione dovremmo accertarci che il “prodotto” che consumiamo non implichi lo sfruttamento di nessuno. A maggior ragione considerando che quando compriamo i pelati è più facile dimenticarci di chi ha raccolto i pomodori, mentre quando andiamo a letto con qualcuno lo abbiamo più vicino che si può.

    4) Non vedo nemmeno come mi si possa accusare di moralismo, visto che metto l'offerta del proprio corpo allo stesso identico livello di qualsiasi offerta di prestazioni lavorative!

    4) Semmai mi si può imputare la deduzione improvvida che l'autore immaginario sia uno di quelli che va con le prostitute sfruttate, e non con quelle più o meno libere. Ma visto che nel pezzo egli parla del fatto di aver scelto di non andare con le nigeriane, mi sembrava abbastanza chiaro che egli non fosse un frequentatore di escort, ma di livelli più bassi di prostituzione.

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  44. @Leonardo

    Qui parliamo, parliamo e mi sembra che non ci capiamo. O vogliamo aver ragione per forza.

    Perdonami se non mi metto anch'io a cercare tutti i riferimenti bibliografici, ma onestamente ho altro da fare e, per la verità, non mi sembra che ne valga la pena, visto il tono che sta assumendo la discussione. Quindi scusa se attingo più banalmente a Wikipedia (rimandando alle relative fonti) per le poche citazioni che vedrai, ribadendo quanto segue:

    1) Le ricerche che tu citi tracciano una periodizzazione dei flussi, studiano i movimenti delle masse umane dai paesi di origine (movimenti che guarda caso si attivano in corrispondenza di periodi particolarmente delicati o drammatici nella storia di quei paesi).

    Ma un conto è analizzare le caratteristiche di un flusso e i fattori che entrano in gioco caso per caso, periodo per periodo, un conto è stabilire un discrimine fra “sfruttati” e “non sfruttati” sulla base della nazionalità come fa il nostro anonimo scrittore quando dice “con le nigeriane non ci vado, con quelle dell'Est o quelle latino-americane sì perché non sono sfruttate”. Questa non è solo una grande ipocrisia (da qui il mio irritato caps lock, non per moralismo, ma perché mi arrabbio quando si fa della “strumentale accademia” sui drammi della gente), ma è anche una MENZOGNA.
    Se non ti/vi bastano le frequenti notizie di arresti relative a trafficking di esseri umani provenienti dai paesi dell'Est, potete leggervi brevemente le fonti di Wikipedia relative a Russia, Moldavia, Ucraina, Bielorussia etc.

    http://en.wikipedia.org/wiki/Human_trafficking#cite_note-gv-86

    2) Se il trafficking è l' «illegal trade in human beings for the purposes of commercial sexual exploitation or forced labor: a modern-day form of slavery. It is the fastest growing criminal industry in the world, and tied with the illegal arms industry as the second largest, after the drug-trade», ed esistono studi approfonditi relativi ai paesi di cui sopra (Est Europa, Brasile ecc), sfido chiunque a sostenere ancora che “la prostituta che viene dal paese X è sfruttata e quella che viene dal paese Y – per il fatto stesso di provenire da quel paese – non è sfruttata”.

    2a) L'obiezione sul fatto che “alcuni” si preoccupano dello sfruttamento delle vite umane quando c'è in ballo la prostituzione e non quando si tratta di manodopera in nero, sicurezza e morte sul lavoro etc. è formulata in modo tanto pretestuoso e generico (alcuni chi, di grazia? di chi stamo parlando e su quale base?) che non merita risposta.

    3) Il fatto che le prostitute straniere attive in Italia svolgessero già in patria questo mestiere non è, di per sé, un'obiezione pertinente circa l'ipotesi di “sfruttamento”.

    [continua]

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  45. [continua da precedente]

    4) Il discrimine fra “strada” e “casa/call girl” non corrisponde automaticamente a quello tra “sfruttamento” vs. “non sfruttamento” (del resto, se non ricordo male, non è questa la tesi dello studio che citi). Affermare questo non vuol dire negare che ci siano persone che si prostituiscono in casa per “libera scelta”. Quindi respingo al mittente tutte le obiezioni in merito.

    5) Sul trafficking la mia esperienza è legata essenzialmente ad alcune letture che ho fatto (i miei discorsi privati con conoscenti che sono andati con prostitute sono un altro aspetto della questione, che qui non c'entra). Non ho esperienza diretta del salvare prostitute dalla strada (anche se una conoscente della mia famiglia ce l'ha) o cose del genere. Però, ad esempio, il traffico di organi lo conosco un po' meglio, perché ho seguito la genesi di un documentario sull'argomento uscito l'anno scorso: H.O.T., Human Organ Traffic, di Roberto Orazi e Alessandro Gilioli, prodotto dalla Lupin Film di Riccardo Neri. Riccardo Neri è un mio carissimo amico e tramite lui ho seguito tutta la genesi del progetto, ho attinto alla documentazione in suo possesso, le foto e gli aneddoti relativi ai paesi in cui hanno girato, talvolta rischiando la pelle. Perché ti parlo di questo? Perché i paesi da cui provengono i donatori d'organi (generalmente reni, almeno nel caso di donatori “consenzienti” e neanche sempre) sono – guarda caso – gli stessi paesi maggiormente interessati dal trafficking legato alla prostituzione (Paesi dell'Est, Brasile, sorprendentemente Stati Uniti, paesi dell'Estremo oriente, + il Nepal che non ricordo come si pone sul piano della prostituzione. Forse ne dimentico qualcuno).
    Se non lo hai visto, vediti il documentario e guarda in che condizioni vivono i donatori che “liberamente” decidono di donare un rene per costruire casa o aprirsi un'officina di meccanico e chiediti se in quelle condizioni si può ancora parlare di libera scelta. Forse non tutte le persone che si prostituiscono per gli stessi motivi vivono questa cosa come togliersi un rene. Ma io non sono nessuno per affermarlo e tu non sei nessuno per negarlo.

    6) Hai ragione quando dici, citando il libro della Baldoni che «la tratta delle donne, o più in generale il trafficking of human beings, si configura come un fenomeno dai contorni sfumati, in continua evoluzione, che comprende percorsi di coinvolgimento articolati e differenziati i quali si collocano in maniera mobile e flessibile lungo l'asse coercizione/consenso». Ma la lettera che hai pubblicato sembra ignorare molte delle tematiche trattate nel libro. Non da ultimo gli aspetti – delicati e contraddittori – relativi alla percezione di sé, l'illusione di un controllo sul proprio corpo, per non parlare dei contesti familiari etc. etc. Senza contare che tutti i racconti di vita cui fa riferimento la Baldoni provengono (guarda un po'?) proprio da ragazze dell'Est «inserite in programmi di protezione sociale in applicazione dell'art. 18 del d.lgs. n. 286/98».

    Quindi se si vuole fare un discorso serio consapevoli di tutte le contraddizioni che questo implica – sentendoci dire, tutti, cose che non ci piacciono –, va bene.
    Se vogliamo fare un bell'esercizio di stile (peraltro partendo da uno spunto “originale” come quello di Berlusconi…) con autoassoluzione finale, ho altro da fare.

    E, come direbbe Forrest Gump, «non ho altro da dire su questa faccenda».

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  46. 4) Il discrimine fra “strada” e “casa/call girl” non corrisponde automaticamente a quello tra “sfruttamento” vs. “non sfruttamento” (del resto, se non ricordo male, non è questa la tesi dello studio che citi). Affermare questo non vuol dire negare che ci siano persone che si prostituiscono in casa per “libera scelta”. Quindi respingo al mittente tutte le obiezioni in merito.

    5) Sul trafficking la mia esperienza è legata essenzialmente ad alcune letture che ho fatto (i miei discorsi privati con conoscenti che sono andati con prostitute sono un altro aspetto della questione, che qui non c'entra). Non ho esperienza diretta del salvare prostitute dalla strada (anche se una conoscente della mia famiglia ce l'ha) o cose del genere. Però, ad esempio, il traffico di organi lo conosco un po' meglio, perché ho seguito la genesi di un documentario sull'argomento uscito l'anno scorso: H.O.T., Human Organ Traffic, di Roberto Orazi e Alessandro Gilioli, prodotto dalla Lupin Film di Riccardo Neri. Riccardo Neri è un mio carissimo amico e tramite lui ho seguito tutta la genesi del progetto, ho attinto alla documentazione in suo possesso, le foto e gli aneddoti relativi ai paesi in cui hanno girato, talvolta rischiando la pelle. Perché ti parlo di questo? Perché i paesi da cui provengono i donatori d'organi (generalmente reni, almeno nel caso di donatori “consenzienti” e neanche sempre) sono – guarda caso – gli stessi paesi maggiormente interessati dal trafficking legato alla prostituzione (Paesi dell'Est, Brasile, sorprendentemente Stati Uniti, paesi dell'Estremo oriente, + il Nepal che non ricordo come si pone sul piano della prostituzione. Forse ne dimentico qualcuno).
    Se non lo hai visto, vediti il documentario e guarda in che condizioni vivono i donatori che “liberamente” decidono di donare un rene per costruire casa o aprirsi un'officina di meccanico e chiediti se in quelle condizioni si può ancora parlare di libera scelta. Forse non tutte le persone che si prostituiscono per gli stessi motivi vivono questa cosa come togliersi un rene. Ma io non sono nessuno per affermarlo e tu non sei nessuno per negarlo.

    [continua]

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  47. [continua ancora da precedente]

    6) Hai ragione quando dici, citando il libro della Baldoni che «la tratta delle donne, o più in generale il trafficking of human beings, si configura come un fenomeno dai contorni sfumati, in continua evoluzione, che comprende percorsi di coinvolgimento articolati e differenziati i quali si collocano in maniera mobile e flessibile lungo l'asse coercizione/consenso». Ma la lettera che hai pubblicato sembra ignorare molte delle tematiche trattate nel libro. Non da ultimo gli aspetti – delicati e contraddittori – relativi alla percezione di sé, l'illusione di un controllo sul proprio corpo, per non parlare dei contesti familiari etc. etc. Senza contare che tutti i racconti di vita cui fa riferimento la Baldoni provengono (guarda un po'?) proprio da ragazze dell'Est «inserite in programmi di protezione sociale in applicazione dell'art. 18 del d.lgs. n. 286/98».

    Quindi se si vuole fare un discorso serio consapevoli di tutte le contraddizioni che questo implica – sentendoci dire, tutti, cose che non ci piacciono –, va bene.
    Se vogliamo fare un bell'esercizio di stile (peraltro partendo da uno spunto “originale” come quello di Berlusconi…) con autoassoluzione finale, ho altro da fare.

    E, come direbbe Forrest Gump, «non ho altro da dire su questa faccenda».

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  48. Allora, Renata, fa' una cosa: prendilo come un esercizio di stile.
    Perché tu stai smuovendo tutta una bibliografia scientifica per una frase, la seguente:

    Io lo so che c'è gente che fa il mestiere perché è costretta – africane soprattutto – e con loro non ci vado (se non altro perché non mi ci diverto).

    C'è scritto che solo le africane sono costrette?
    C'è scritto che nessuna ragazza dell'est è costretta?

    E' un'affermazione volutamente vaga, e nella sua vaghezza, non errata. Se volevo scrivere un post sui flussi di trafficking, lo avrei scritto (mi sarebbero serviti mesi di ricerche, in ogni caso), e comunque non sarei giunto, credo, a una conclusione molto diversa: gran parte delle prostitute di provenienza africana sono sfruttate.

    Ma tu hai bisogno di giudicare le persone (anche quelle immaginarie, e quindi cosa fai? Ti inventi i virgolettati. Questo lo hai scritto tu:

    “con le nigeriane non ci vado, con quelle dell'Est o quelle latino-americane sì perché non sono sfruttate”.

    Ecco, questa è una falsa citazione, che semplifica una frase che diceva una cosa ben diversa. Nessuno qui ha scritto che nessuna latina o le euro-orientale non sia sfruttata. E' una sciocchezza il solo pensarlo. Nessuna ha detto che essere call significhi di per sé non essere sfruttata.

    Alla fine di tutto, Renata, mi pare che tu questo pezzo non l'abbia letto. Hai letto un pezzo che avevi in testa tu, dove c'era un signore che pescava polacche o sudamericane per strada, pagandole una miseria, e auto-assolvendosi perché non sono africane. La modalità caps-lock, purtroppo ci colpisce anche quando leggiamo.

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  49. “Per esempio, avete dato per scontato che il puttaniere del post vada con le stradali.”

    E' vero, non è esplicitato da nessuna parte. Però -forse abbiamo desunto male- da piccoli elementi come
    “Guadagnano anche meglio di me, e io sono un italiano con un posto fisso” avevo dedotto che il nostro amico difficilmente potesse permettersi le escort. Forse qualche “casalinga” più economica o in locali più loschi?

    A scanso di equivoci, da parte mia nessun astio. Provo a spiegare quello che mi stona: – ribadisco, senza condannare – mi sembra che il legittimo e condivisibile intento di rimarcare la complessità del fenomeno (e tutta l'umanità del puttaniere) si risolva in un quadro un po' edulcorato e forse autoindulgente.
    In questo senso ipocrita – magari ne è veramente convinto, mi resta il dubbio che si possa giocare ai margini della tratta non avendone i mezzi economici.

    Forse ho interpretato male, per la memoria di discorsi simili: ne sarei felice.

    In questo m'interessa relativamente il dibattito sulla diversità qualitativa o solo quantitativa dello sfruttamento rispetto ad altri lavori poco desiderabili, o su altre questioni di principio, e mi astengo dal commentare.
    Idem per la mappa dello sfruttamento per nazionalità (pur interessante e, si, dinamiche)- al di la che in strada poco cambia se non per il tipo di organizzazione che c'è dietro: è vero che stanno peggio le nigeriane, forse le uniche non in balia della classica criminalità organizzata ma di piccoli gruppi quasi “familiari”. Ma, appunto, non è molto rilevante per quel che intendevo.

    'Avete “visto da vicino” (cosa?) Avete parlato con gli operatori (di cosa?)'
    Mi sembra, anche se non mi nomini (ti capisco, con questo nickname), che ti riferisca al mio commento. Lo scrivevo nelle righe sopra: dei progetti anti tratta e delle case protette.
    Il bello è che in genere son le stesse organizzazioni che invitano ai propri convegni, tra gli altri, le associazioni di (ex-)prostitute che si battono per la liberalizzazione del mestiere: il dibattito è molto vivo e vario, abbastanza libero da posizioni ideologiche e pieno di esperienze reali. Mi perdoni il nostro amico, trovo più interessanti queste cose -poco note- della sua difesa della categoria, che pure suscita un po' di simpatia e comprensione.

    Mi sono concentrato troppo sulla strada e su quel che conosco di questo mondo, ho letto male il post mentre il nostro ipotetico ma verosimilissimo amico ha realmente un modo per noutare in questo mare evitando le acque torbide?
    Mi lasci il beneficio del dubbio e la convinzione che descriva un quadro troppo ottimistico, ma mi perdoni: non ce l'ho e non ce l'avevo con lui. Non ho urgenza di giudicare, ma di chiarimenti su quel che sostiene, e non mi torna.

    (magari cambio pseudonimo, eh, che parlare di cose serie non si addice ad un Grullo)

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