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La guerra mondiale è già cominciata?

La guerra, noi pensavamo che avrebbe immediatamente rovesciato e capovolto la vita di tutti. Invece per anni molta gente rimase indisturbata nella sua casa, seguitando a fare quello che aveva fatto sempre. (Lessico Famigliare).

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– Se anche una guerra mondiale fosse già scoppiata, che senso avrebbe scriverlo qui. Nessuno. O forse il senso è da cercare in quell’antica superstizione italica che prende il nome di scaramanzia. Mentre tutti là fuori fanno previsioni e sperano di azzeccarle (se le fanno tutti i giorni, prima o poi una dovrebbero azzeccarla) può darsi che io scriva per l’esatto contrario; per far sì che quello che immagino non si avveri. Cinque anni fa oggi, una circolare avvisò che le scuole dell’Emilia-Romagna sarebbero rimaste chiuse per una settimana per un concreto rischio epidemico. Io scrissi che mi sembrava assurdo, una settimana non avrebbe cambiato niente. Avevo probabilmente ragione: una settimana non avrebbe cambiato niente. Avevo decisamente torto: le scuole riaprirono in settembre.  

– (Invece due anni fa dissi in una classe di stare tranquilli perché no, i russi stavano soltanto mostrando i muscoli, ma non potevano invadere un’altra nazione sovrana. Purtroppo Putin non volle ascoltarmi e un anno fa cominciai a notare che non stavamo vincendo. Vedete, statisticamente prima o poi uno ci azzecca; mai quando vorrebbe). 

– A chi ti dice che studiamo troppo Storia (sì, qualcuno ogni tanto lo dice), mostra la cosiddetta intervista a Putin di Tucker Carlson. Che appena prova a fare una domanda che abbia senso per un americano (signor Putin, perché ha invaso l’Ucraina?) viene travolto da una lunga digressione storica che parte dalla Rus di Kiev e non può replicare, non può notare le distorsioni, le pure invenzioni, perché non ha la minima idea, non capisce neanche di che millennio si stia parlando. Conoscere un po’ di Storia può aiutarci a non lasciarci fregare dal primo dittatore che ti propone la sua narrazione. 

– Così come può servirti a capire quanto tutto sia relativo, spesso, e arbitrario. Per esempio: quando scoppiò la seconda guerra mondiale, non tutti lo accettarono subito, il nome non prese piede immediatamente. Per diversi mesi sembrò un conflitto circoscritto. È vero, Germania e URSS avevano invaso la Polonia, ma era stata una guerra lampo. È vero, Regno Unito e Francia avevano dichiarato guerra alla Germania, ma per un po’ non successe quasi niente. Poi la Francia fu travolta, e a quel punto De Gaulle lo ammise: questa è una guerra mondiale (l’alternativa era che fosse una guerra persa). Ma quando era cominciata? 

Dipende. È una nozione arbitraria, di solito elaborata dai vincitori. Di solito la consideriamo iniziata il 1° settembre del 1939, come un anno scolastico (che infatti finisce nell’estate di sei anni dopo). Ma è mondiale perché interessa anche il Pacifico, e in Pacifico il Giappone aveva già invaso la Cina da qualche anno. Del resto anche in Europa l’espansionismo tedesco (e italiano) aveva iniziato a manifestarsi ben prima; la guerra di Spagna vede già impegnati bombardieri tedeschi e fanti italiani, contro un governo socialista e sostenuto dall’Unione Sovietica. Potremmo anche dire che la Seconda Guerra Mondiale comincia in Spagna: se non lo facciamo, è perché all’appello mancavano le democrazie occidentali, ovvero quelle che reclamano di averla vinta e scelgono di raccontarla in un certo modo. Molti combattenti, volontari o meno, intuivano già che la Spagna era soltanto uno dei teatri di un conflitto più grande. Nessuno lo chiamava ancora per nome, ma a volte il nome è l’ultima cosa che arriva, quando proprio non si può negare l’evidenza del fenomeno. 

– In questi giorni sta succedendo quasi il contrario: sempre più osservatori ci informano che il conflitto in atto è un conflitto mondiale. C’è un asse del male ormai abbastanza definito: la Cina che appoggia la Russia che istruisce l’Iran che arma Hamas. Criticare Israele significa sostenere la Russia, ovvero tradire l’Ucraina, ovvero sei un traditore della patria dell’Occidente. Questi appelli di solito partono sempre da personaggi di area cosiddetta liberale che due anni fa ci spiegavano che un’eventuale guerra contro la Russia sarebbe stata breve, brevissima, e vittoriosa entro l’inverno. Ora che le cose sembrano andate diversamente, scopriamo che la Russia non ha intenzione di fermarsi, dopo l’Ucraina sarà la volta dei Paesi Baltici, della Moldavia, l’esercito che non ha preso Odessa in due anni ce lo dovremmo trovare a Berlino in pochi mesi. Chi si affanna ogni giorno in questa propaganda spicciola somiglia al giocatore che due anni fa pensava di avere le carte giuste e non vuole accettare che si sbagliava: fosse per lui, continuerebbe a raddoppiare la posta finché la sorte non gliele servirà. Molto meno nervosa appare la destra di governo: vuoi perché deve fare dimenticare anni e anni di simpatia per Putin, vuoi perché governando un po’ il polso del Paese lo senti, e il Paese tutta questa voglia di guerra decisamente non ce l’ha. 

– Ce l’hanno i borghesi. Qui l’analogia è più con la Prima Guerra che con la Seconda: quando a chiedere a gran voce l’Intervento erano le pagliette, gli avventurieri, i futuristi, oltre ovviamente alla Fiat e all’Ansaldo. Oggi invece è una tribù che pur avendo occupato ormai tutti gli organi di stampa lasciati liberi da Mondadori-Angelucci, non riesce ad avere una rappresentanza politica, o meglio: è perfettamente rappresentata dalla sociopatia dei personaggi che dovrebbero rappresentarla, un Renzi o un Calenda o il radicale di turno. Qualche possono fare è bersi la propaganda Nato: rielaborarla in messaggi interessanti per il pubblico italiano è una missione al di sopra delle loro capacità e possibilità. Il grillismo prima, e il covid in poi, li hanno fortificati nella percezione di essere gli unici intelligenti in un Paese di stupidi, e questo è sostanzialmente tutto quello che hanno da dire a chi non gli dà retta: siamo stupidi. Stupidi a non capire che Putin è debolissimo e sta per perdere, serve ancora un piccolo sforzo; stupidi a non capire che Putin è minacciosissimo e potrebbe invadere dopodomani l’Unione Europea, stupidi a manifestare contro un genocidio senza capire che Israele è minacciato nella sua stessa esistenza, stupidi a non capire che un minuscolo Paese al centro del Medio Oriente non è un’esca, bensì un baluardo contro l’invasione araboislamica dell’Europa, e così via. Soprattutto siamo stupidi perché ogni volta che ci chiamano stupidi, non ce ne convinciamo: è sconfortante. Non c’è più Berlusconi a spiegar loro come si parla alla gente, o a parlare alla gente visto che loro non sono capaci: e si vede. 

– Magari non è ancora iniziato, ma un conflitto su scala planetaria è forse inevitabile. Nei prossimi anni la crisi climatica causerà la morte di centinaia di milioni di persone. Non moriranno di caldo – alcuni sì, ma la maggior parte degli effetti del riscaldamento: crisi energetica, carestie, epidemie. A chi ti chiede perché studiare Storia puoi rispondere che a volte ti dà qualche dritta, ad esempio di solito quando compaiono due cavalieri dell’Apocalisse (Carestia, Epidemia) il terzo è dietro l’angolo, ed è Guerra. L’unico motivo per cui una corsa all’accaparramento delle risorse primarie – alimentari ed energetiche – non debba per forza sfociare in un conflitto mondiale è la presenza di arsenali nucleari che garantirebbero a tutte le parti una mutua distruzione assicurata: purtroppo questo è anche il motivo per cui un conflitto su larga scala nel territorio europeo era inimmaginabile, fino a due anni e qualche giorno fa.

– …niente, volevo finire con una nota di speranza, anche solo una battuta, ma non mi viene: se qualcuno vuole aggiungerla qua sotto, prego.

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