Non so se è successo anche voi, di svegliarvi un mattino e scoprire che affittare un utero era diventato peccato mortale.
D’accordo, la pratica è relativamente moderna; di sicuro non potevano parlarne i padri della Chiesa o i cardinali al concilio di Trento; e nessuno nega di poter trovare discutibile, l’offerta di una facoltà del proprio corpo in cambio di denaro – ma allora, chi di mestiere usa le mani, i piedi, la testa? Non le sta in sostanza “affittando” a un utente in cambio di denaro? E chi si vende un rene? Quello non è affitto, non ti torna più indietro, perché nessun cardinale sembra aver notato lo scandalo della cosa? Perché nessun cattolico alza la voce contro trasfusioni o trapianti? Perché sempre solo in quella zona del corpo? Sono domande interessanti, ma io non le farei a voce troppo alta. C’è il rischio che qualcuno si ponga il problema davvero, e magari domani oltre ai manifestanti contro il mercimonio dell’utero avremmo quelli contro la compravendita dei reni. Perché è così che funziona.
Chi accusa la Chiesa di rimanere attaccata alle proprie tradizioni, non si accorge che la Chiesa le tradizioni le stravolge continuamente: per San Tommaso la vita non cominciava dal concepimento, per papa Francesco sì. Non c’è stata nessuna precisazione dello Spirito Santo, nel frattempo. Ma a un certo punto la modernità è arrivata, ha notato un problema – i costi sociali e umani degli aborti clandestini – ha proposto di risolverli depenalizzando gli aborti, e la Chiesa ha detto di no. Perché?
– Perché la vita comincia dal concepimento.
– Ma chi l’ha detto?
– Noi adesso.
– Funziona così?
– Funziona così.
– Comodo però.
– Vero?
In modo analogo, a un certo punto la modernità ha deciso che l’omosessualità non era una malattia, una tara. Bisogna dire che è stata convincente, se oggi persino molti uomini di Chiesa hanno imbarazzo a trattare i gay da handicappati. Quindi come si fa a negare loro il diritto a sposarsi? Se sono persone come gli altri… ma no, guarda, è facile. Basta ricordare che il matrimonio è finalizzato alla procreazione, e quella Dio l’ha donata soltanto alle coppie etero. Lo dice il Catechismo.
– Veramente il Catechismo dice che “I coniugi ai quali Dio non ha concesso di avere figli, possono nondimeno avere una vita coniugale piena di senso, umanamente e cristianamente. Il loro matrimonio può risplendere di una fecondità di carità, di accoglienza e di sacrificio” (1654). Cioè in pratica se sposo una persona del mio stesso sesso potrei persino adottare, “risplendere di una fecondità di carità, di accoglienza e di sacrificio”, c’è scritto così…
– No.
– Perché no?
– Perché se ti sposi con una persona del tuo sesso tu sai già benissimo che Dio non ti concederà di concepire figli.
– Quindi bisogna togliere il diritto di sposarsi a quelli che sanno già di essere sterili?
– Loro possono sperare in un miracolo.
– E un gay non può?
– No.
– Chi lo stabilisce?
– Io in questo momento.
– Non stai ponendo limiti alla misericordia di…
– Sii serio, su.
– Ma insomma, niente fecondazione niente matrimonio?
– Niente matrimonio.
– Senti, mettiamola su un altro piano. Se io fossi cieco, e volessi vedere, e la tecnologia mi consentisse di farlo, Dio si opporrebbe?
– In quel caso la tecnologia sarebbe un dono di Dio.
– Perfetto. Invece sono un gay che vuole avere bambini.
– Cioè smettere di essere gay.
– No. Sono un gay. Non c’è niente di male a essere gay. Ma Dio mi ha dato anche il desiderio di avere un bambino.
– Allora non è più un dono di Dio. È un capriccio.
– Ma la tecnologia mi consente di averlo.
– Allora la tecnologia è immorale.
– Cosa c’è di immorale nel desiderare di avere bambini?
– Ci devo pensare su, ma c’è senz’altro qualcosa… trovato. Devi usare un utero non tuo.
– Embè?
– Lo devi pagare.
– Non necessariamente, ma se anche fosse?
– È un orribile mercimonio.
– Lo hai deciso adesso, vero?
– Creerà un discrimine tra chi si può permettere un utero e chi no.
– Ma anche un sacco di opportunità di lavoro.
– Non è lavoro, è un orribile mercimonio.
– Perché metti a disposizione una parte del tuo corpo? E allora chi lavora con le mani? Con gli occhi? con le corde vocali?
– L’utero è su un altro piano.
– C’entra il sesso, vero?
– Che orribile gioco di parole.
– Alla fine è tutto lì. Non vi piace il controllo delle nascite, e vi inventate l’umanità dell’embrione – tra l’altro a quel punto vi tocca riempire l’inferno di embrioni non nati e quindi non battezzati.
– Abbiamo abolito il Limbo.
– Lo avete fatto l’altro ieri.
– È così che funziona.
– Poi ai gay vien voglia di avere una famiglia, e a quel punto scatta tutta una serie di proposizioni che ci conducono alla sacralità dell’utero. Non fate prima a dire che i gay sono orribili peccatori?
– Mi stai offendendo, io non discrimino nessuno. Ho a cuore gli uteri dei poveri e tutti gli embrioni del mondo. Che hanno il diritto di crescere con un padre e una madre.
– E gli orfani?
– Anche adottati. Ma da un padre e una madre.
– E i figli di separati?
– Eh, fosse stato per noi…
– Senti, non è scritto da nessuna parte che è un diritto.
– Lo scrivo io adesso.
– No. No. Non funziona così.
– E come funziona, sentiamo.
– Dovresti dimostrare che… senti, partiamo da un punto su cui siamo d’accordo. I bambini hanno diritto a crescere nel modo migliore.
– Cioè con una madre e un padre.
– Come fai a essere sicuro che sia il modo migliore?
– È quello naturale.
– Per favore, dai. La natura.
– La natura.
– Anche la peste bubbonica è naturale. I terremoti sono naturali. Non mi vorrai mica dire adori la natura. Che sotto lo zuccotto porti treccine da sciamano.
– Si è sempre fatto così.
– Lo dissero anche a Semmelweis quando si lamentava che le infermiere non si lavassero le mani tra obitorio e maternità. “Si è sempre fatto così”, e le donne morivano di parto. Le cose cambiano.
– Certe cose no.
– La famiglia naturale è quella che ha cresciuto miliardi di psicotici. Il luogo dove tuttora avvengono più abusi.
– Chi lascia la vecchia via per la nuova…
– Eh?
– È un proverbio.
– Lo so che è un proverbio, mi hai preso per scemo? Questo è un dibattito tra la Modernità e la Chiesa su temi di bioetica, potremmo citare filosofi e teologi e tu mi citi un proverbio scemo?
– È che alla fine tutto si riduce a questo. Io la vecchia via la conosco. So che produce tot psicotici, tot abusi, tot risultati accettabili. E mi sta bene. Tu invece, la tua via, lo sai a cosa porta?
– … (Continua) (Sul serio).

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