Il triangolo rettangolo. 

La squadra che Enrico Letta presentò in primavera aveva qualche chance di sembrarci simpatica, proprio come certe rose disperate messe assieme con due spicci giusto per sfangare una retrocessione: qualche vecchia gloria, qualche ex giovane promessa mai mantenuta, qualche guizzo buono per attirare l’attenzione dei giornali (la Idem), qualche sconosciuto che magari a metà stagione esplode… non è successo, non è esploso nessuno, anzi molti si sono rivelati indecorosi flop; ma per qualche settimana ci abbiamo anche sperato. E vista la situazione non è stato il peggiore dei governi possibili.

La squadra che ieri ha presentato Renzi non è altrettanto simpatica. Costretto per contratto a mantenere tutti i ministri Ncd, Renzi non poteva che bilanciare la situazione aumentando le poltrone del Pd, facendo anche molta attenzione agli equilibri interni del partito. Naturalmente nessuno è insostituibile, ma è triste che non si sia trovato lo spazio per Cécile Kyenge: la scelta di affidare l’integrazione a un’italiana di origine straniera è stata la più coraggiosa e giusta che Enrico Letta abbia fatto. Dispiace non trovare in Renzi lo stesso coraggio, anche perché la mancata riconferma della Kyenge non potrà non essere interpretata come un segno di distensione nei confronti di quella mezza Italia che alla sola idea di un ministro della repubblica nero è andata in confusione, da Sartori a Salvini. Io avrei preferito che continuassero imperterriti a sbrodolarsi addosso il loro razzismo, ma forse è una visione delle cose puerile. L’importante è che passi la legge: il razzismo si sconfigge estendendo i diritti civili, non creando personaggi. Ma mi dispiace lo stesso.

Se il team Letta poteva affascinarci per la sua fragilità, quello di Renzi ci indispone per la sua pretesa solidità – che poi è tutta da dimostrare. Letta governava con uomini di Berlusconi, è vero, ma era costretto dalla situazione eccezionale: dieci mesi dopo la situazione non è più così eccezionale, gli uomini di Berlusconi sono ancora più o meno tutti lì e ormai puntano al 2018, salvo che dicono di non essere più uomini di Berlusconi. Per quel che importa io continuo a non credere nell’esistenza del Ncd, o meglio nell’esistenza di un Ncd dotato di volontà propria: credo che esista soltanto nel tempo e nello spazio che Berlusconi ha deciso di concedere, un comodo espediente per mantenere in piedi la legislatura e chiamarsi fuori dalle scelte impopolari del governo. Scelte impopolari di cui Berlusconi per primo ha bisogno, sia come azionista Mediaset sia come leader politico abituato a dilapidare i tesoretti accumulati dalle gestioni precedenti.

A questo punto, più che speculare sulla composizione del governo, sarebbe utile cercare di capire se esista un patto Renzi-Berlusconi, e che cosa preveda: in particolare nelle noticine scritte in piccolo a fondo pagina. In teoria c’è una convergenza sulla legge elettorale: e però la legge elettorale era molto urgente soltanto finché si pensava di andare a votare il prima possibile. Adesso che non se ne parla più, c’è tempo per riflettere, mandando avanti una cosina come l’abolizione del Senato, che potrebbe richiedere anni. Nel frattempo, Renzi e Berlusconi si trovano in una situazione paradossale. Finché vanno d’accordo, il governo regge, e la cosa fa comodo a entrambi: ma la legge elettorale che vogliono varare equivale a un divorzio programmato: con l’Italicum le larghe intese non si potranno più fare. Ma a questo punto conviene ancora varare l’Italicum?

Dal punto di vista di Berlusconi: con l’Italicum mi gioco tutto, o la va o la spacca. Se invece manteniamo il mattarellum, e il M5S continua a essere refrattario a qualsiasi alleanza, mi basta tenermi il 20% per continuare a fare l’ago della bilancia. Chi me lo fa fare?

Dal punto di vista di Renzi: a me l’Italicum piaceva perché ero convinto che avrei vinto io: poi sono usciti dei sondaggi che devono avermi fatto cambiare un po’ idea, visto che ho fatto dimettere Letta e mi sono messo al suo posto. A questo punto, col mattarellum, il PD è in una posizione centrale che lo rende indispensabile alla formazione di qualsiasi governo futuro, proprio come la Democrazia Cristiana: chi me lo fa fare di cambiare una situazione tanto vantaggiosa? Per passare a un sistema che rischia di consegnare una legislatura ai berlusconiani o ai grillini? Ok, affossare l’Italicum dopo averlo battezzato sarebbe un terribile voltafaccia: proprio come quello che ho fatto la settimana scorsa, e il partito mi ha seguito. Mi seguiranno anche stavolta, del resto conviene anche a loro.

Dal mio punto di vista: l’Italicum mi sembra orribile, sarei il primo a essere contento se smette di essere una priorità. Nei prossimi mesi si tenterà l’abolizione di molte cose, province e senati. Poiché nessuna provincia abolita ci farà recuperare punti di PIL: poiché la trasformazione del senato in un dopolavoro per presidenti di altri enti locali non inciderà particolarmente sulla produttività; poiché in generale nessuna riforma promessa da Renzi può avere risultati percepibili in tempi brevi, è lecito immaginare che il PD non avrà riscontri positivi nelle prossime consultazioni elettorali e in generale nei sondaggi. A quel punto i democratici dovrebbero essere davvero masochisti per continuare a sostenere l’Italicum – e non è detto che non lo siano. Però, alla fine, non è più comodo continuare così? La maggioranza è stabile, Berlusconi garantisce un’opposizione blanda (ha abbastanza pendenze giudiziarie da essere ricattabile), Grillo da parte sua si incarica di assorbire l’elettorato più arrabbiato e impedire che possa trasformarsi in altro che un’opposizione ringhiosa e ininfluente. Le strutture triangolari sono le più stabili di tutte, e questo nei fatti è un triangolo rettangolo: Grillo sta alla base e costringe i due cateti ad appoggiarsi l’uno all’altro. Sta funzionando, molto meglio di tutti gli algoritmi elettorali che avrebbero dovuto garantire questa o quella governabilità. L’Italia si può governare: basta costringere qualche maestranza di centrosinistra e qualche notabile di centrodestra a sopportarsi reciprocamente, mentre la plebe rimasta fuori dal palazzo si sfoga con qualche spettacolo offerto da predicatori e artisti di strada.

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68 risposte

  1. Credi di cavartela così…. ma i lemming hanno buona memoria

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  2. Continua a suscitare interesse in me la psicologia degli interventi. Gli stili sono spesso identici, e ricalcano un pò gli slogan del Giornale, quelli del tipo “vergogna!” comuni anche su FB tra gli indignati… Quelli da FQ diversi… “ecco come…”
    Secondo me a loro non frega niente dei suicidi e nemmeno degli imprenditori, sono senza orizzonti e le loro critiche sono circolari, se spieghi che intendevi una cosa, si attaccano a un'altra in loop. In generale molta dell'energia partecipativa sopravvissuta agli anni 80 e 90 e 10 si sta disperdendo in internet nei blog e forum. Ti da l'illusione di partecipare, ti permette di restare anonimo, ti fa sentire parte di una massa e allo stesso tempo ti da l'illusione di prevalere nella tua individualità. Mi chiedo quando ci sarà l'identità digitale agognata da casaleggio che fine faranno i troll… Altro discorso per chi interviene nei blog pagato dagli uffici SEM per spargere un pò di zizzania nel terreno nemico….

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  3. “Più in generale qualunque cosa facciano gli imprenditori (suicidarsi, sequestrare uffici postali, frignare, evadere le tasse) è sempre buono e giusto”.

    Questo è quello che hai scritto.
    Puoi fare il furbo con gli altri, con te stesso ma non con me.
    Poi puoi menarla sugli imprenditori evasori (che vanno giustamente puniti secondo me, ma voi ci fate la legge elettorale e tanto altro….eheheh) ma mettere sullo stesso piano il suicidio con le altre cose è patetico ed è penoso volersi anche arrampicare sugli specchi pur di non voler ammettere di aver detto una idiozia totale.
    Per quel che riguarda i suicidi in carcere da cosa desumi che me ne freghi? Fosse per me io darei il cell. a tutte le famiglie, non solo a quelle nobili. Comunque fai pure se ti fa star bene.

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  4. Dato che pare il (piccolo per fortuna) flame l'abbia scatenato io, mi sono messo in platea a vedere quanti ne passano prima che si interrompa la serie di commenti “Ma davvero hai detto…no ma hai per caso detto…cioè vuoi dire che…guarda che hai detto che” tutti così preoccupati dei contenuti messi dagli altri da non avere più tempo da dedicare a mettercene qualcuno a loro volta.
    Se interessa il contatore al momento è a 10.

    Facciamo così: io ho detto idiozie, sia messo agli atti, e a Leonardo non frega nulla dei suicidi, sia messo agli atti pure quello, ok, a posto così, fermate il contatore delle sottolineature di cosa scrivono gli altri e fate questa incredibile rivoluzione che è l'avvio di quello che conta i commenti nei quali spiegate anche il perché.
    E no, mettere il link al blog di Grillo non vale come argomentazione.
    Non fuori dal recinto di Grillo, se non altro.

    Né vale quello che ormai comunemente è definito Straw Man Argument che, lo spiego a favore di grillino, è quel trucco dialettico che prende il mio cenno al credito al consumo, l'altro in cui ironizzo sull'uso propagandistico del suicidio, e li unisce per replicare che avendo io (il punto in cui si inserisce l'implicito “quindi” è quello in cui scatta il trucchetto) detto che ci si suicidi per la rata del tv sono uno che viaggia tra il ridicolo e l'allucinante.

    Argomentare significa prendere un punto che (se) interessa discutere e da lì partire per offrire la propria analisi/posizione/valutazione aggiungendola.
    Prendere le parole d'altri metterle in uno shaker e versarle nella coppa per mostrarla e dire “Hai visto cosa hai detto?” non è considerato argomentare ma perdere del gran tempo.
    Parlare del problema alchool tra i giovani e della sofisticazione dell'olio italiano attraverso il mercato delle olive estere, non significa aver detto che il martini non sia un buon aperitivo.
    (sintesi sempre a favore di grillino pur sapendo che avendola io messa oltre la terza riga se sei un grillino non l'hai letta)

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  5. Però non ho capito in che senso non posso fare il furbo con l'anonimo.

    Ogni volta che si suicida un imprenditore scatta l'agiografia dell'imprenditore. Ha fatto degli errori? Lascia familiari e dipendenti nella merda? È sempre colpa degli altri. Non è mai colpa degli imprenditori italiani, che per definizione non sbagliano mai.

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  6. Se poi pensi che l'ultimo, con rispetto parlando, si è ucciso per una cartella da duemila euro e nessuno, dicasi nessuno, che abbia sollevato il lievissimo dubbio della sproporzione causa-effetto, viene facile capire quanto poco si abbia interesse a scendere sotto la superficie anche solo di un millimetro.
    La copertina è sufficiente per i titoli e quella si prende, domandarsi se un uomo che si uccide per duemila euro si sia ucciso per una somma di problemi personali dei quali i duemila euro sono solo la punta dell'iceberg, perché nessuno sano di mente si uccide per duemila euro, è cosa da non perderci tempo, c'è da combattere la politica, la casta, le banche, avanti al prossimo caso da usare per dire che TUTTI gli imprenditori si uccidono.

    La cosa che più lascia basiti è come non ci si renda conto che se qualcosa manca di rispetto a uno che si è suicidato, qualsiasi sia il motivo per cui l'ha fatto, quel qualcosa è esattamente il cominiciare a lanciarsi il cadavere tra avversari politici quando è ancora caldo, in una squallida gara a chi è più bravo a dimostrare che la colpa è dell'altro.

    Immaginati la scena, due che litigano su chi sia più bello tra Renzi e Grillo trovano a terra un cadavere e cominciano a tirarselo a vicenda per dire “Guarda! Guarda cosa hai fatto!” mentre intorno i familiari in trance da dolore non saprebbero fermare nemmeno un criceto sulla ruota.
    Arrivi tu e gli dici di finirla, non di litigare, ma di farlo lanciandosi cadaveri.
    Loro ti rispondono che non sei sensibile, che stai mancando di rispetto ai familiari intorno che, se non li stanno fermando, significa che danno loro ragione.

    Com'è vista così?
    Bella scena, eh?
    Perché è proprio così che è andata.

    La cosa del fare il furbo credo sia da ricondurre alla modalità di dialogo ormai diffusa, che ha preso l'approccio dei bar e senza mediarlo di una virgola ne ha fatto discorso politico.
    Ormai sul web 3 su 4 finiscono i dialoghi dicendoti che non ti conviene ridere troppo, che la tua pacchia sta per finire, che faremo i conti, che restituirai tutto, che il tempo sta per scadere.
    Non lo so, è tipo Vitellozzo ma su scala nazionale.
    Tu vai a comprare il pane e incontri uno che suggerisce a chiunque gli capiti a tiro di ricordarsi che deve morire.
    Non lo so perché non puoi fare il furbo, ma nel dubbio segnatelo.

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  7. Bruno secondo me tu stai cercando di fare il furbo con me.
    Allora te lo ripeto tu non puoi fare il furbo con me perché io me ne accorgo.

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  8. Sarà interessante il giorno in cui verrà decurtato del 60% lo stipendio degli statalini .
    Sarà interessante il giorno in cui questi statalini dovranno fare i conti con uno stipendio da fame e da miseria.
    Sarà interessante il giorno in cui questi statalini inizieranno a perdere la dignità di persone e di padri di famiglia.
    Sarà interessante il giorno in cui inizieranno a venire tanti strani pensieri a questi statalini saccenti e boriosi.
    Sarà interessante il giorno in cui potrebbero venire in mente delle soluzioni tendenzialmente sbagliate.
    Ma tutti noi ci auguriamo che questo non accada mai.

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  9. Io statale non sono e quindi parlo un po' per sentito dire, qualche zia maestra qui, qualche amico conducente di bus là, un cugino carabiniere là ancora, insomma un panel ristretto in effetti ma questo offre il convento.
    E insomma dicevo, il dubbio mio, lungi da me l'idea di sottoporlo con l'intento di fare il furbo, è: ma gli statali i conti con stipendi da fame mica li fanno già?

    Notevole in ogni caso il ragionamento che regge il tutto: la dignità è direttamente proprzionale allo stipendio che uno prende: perso 60% dello stipendio, persa 60% di dignità di padre.
    A me hanno insegnato dell'altro, che la dignità non sta nella colonna dove sta lo stipendio e che anzi è proprio nei momenti più difficili che la vedi emergere in tutta la sua dimensione.
    Ovvio, dev'essere una caratteristica preesistente al momento di difficoltà, ma quello sia in un caso che nell'altro.
    Cioè se non hai in te la dignità non ce l'hai manco quando guadagni come un chirurgo plastico, così come se ce l'hai la conservi persino quando ruberai per sfamare un figlio..
    A me hanno insegnato questo e per questo trovavo, per esempio, la Merini una persona con una dignità inarrivabile per l'80% di quelli che conosco e gente assolutamente ricca a me vicina avere la dignità di un pomodoro di mare (senza voler offendere i pomodori di mare e i loro familiari, s'intende).
    Ma magari ho avuto io cattivi maestri e capisco che il nuovo corso che riduce a un discorso economico qualsiasi cosa, chieda di rinnovarsi un po' anche nei princìpi.
    Spero non disturbi troppo se ugualmente qualcuno preferisce comunque tenersi questi.
    Al limite sbagliamo noi e magari anche noi un giorno parleremo di ogni cosa facendola partire da quanto guadagni e quanto sei in grado di averlo fatto onestamente oppure, sognato futuro, l'onere della prova a carico dell'accusato imporrà di restituire il malloppo ad incaricato gruppo di cittadini.
    Ma magari invece no e forse è quello che fa un po' la differenza tra chi passa il suo tempo a contare morti e soldi e chi invece si guarda intorno, lavora, sta in piedi, non divide il mondo in nemici e potenziali nemici.

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  10. Bruno tu insisti a voler fare il furbo ma non puoi.
    Anche se non sei statalino sei parente di statalini…. succhi dalle stesse fenditure.

    Io ho votato Berlusconi per quindici anni perché mi aveva promesso che avrebbe ridotto tu e tutti gli altri statalini alla fame.

    Non avrei più pagato per gli statalini che insegnano gli italiano agli stranieri che vogliono rubarmi il lavoro.

    Berlusconi stava per farlo quando lo hanno incastrato con la nipote di Mubarak e adesso voto Beppe Grillo, perché anche lui è un miliardario che odia gli statalini. Vinciamo noi e voi farete la fame…. e poi vedremo se sarete ancora tanto spiritosi sui suicidi….

    un imprenditore italiano

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  11. Uhm, no, direi abbastanza di no.

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  12. “Più in generale qualunque cosa facciano gli imprenditori (suicidarsi, sequestrare uffici postali, frignare, evadere le tasse) è sempre buono e giusto”.

    Come fai a mettere nello stesso elenco, suicidarsi e le altre cose?

    Provo tanta ma tanta pena per te

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  13. Vedo che il tanto bistrattato contadino della galilea sta facendo scuola…eh..eh.eh..

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  14. Io sono trenta anni che lavoro bel pubblico, sono uno statalino:)
    Purtroppo devo confermare che ne ho viste di ogni.
    Di tutta la gente che ho visto e conosciuto in questi anni solo un 20% si salvava. Per capirci nel privato un 80% sarebbe stato fatto fuori subito o sarebbe stato costretto a cambiare atteggiamento.
    La cosa forse più scontata e anche lampante è che appena si entra , dal giorno stesso ci si adagia.è brutto a dirsi ma è così.

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  15. @Bruno @Leonardo
    Sono un volontario della caritas quando volete venire a vedere anche qui è sempre pieno, sempre più di italiani (esodati, ex imprenditori ex operai ecc. cè di tutto e di più)

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  16. @Sergio,
    io invece batto la tangenziale e non hai idea di che traffico di clienti ci sia anche il lunedì sera (esodati, ex imprenditori ex operai ecc.) si vede che risparmiano sul brodino

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  17. @Leo
    Io sono d'accordo con te riga per riga
    I morti però li avrei lasciati riposare in pace

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  18. ma fate quel cazzo che vi pare cosa ci frega a noi

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