Tre giorni fa Matteo Renzi non voleva andare a Palazzo Chigi. “Chi me lo fa fare”, diceva ai giornali. Eravamo in tanti, con lui, a non capire il senso di un’operazione che sembrava ancora il parto allucinato di qualche commentatore politico in crisi d’astinenza da retroscena. In seguito ha evidentemente cambiato idea. Non c’è niente di male nel cambiare idea; succede a tutti tranne ai cretini. Il problema è che giorno dopo giorno, dichiarazione dopo dichiarazione, Renzi si è messo da solo nella situazione in cui qualsiasi passo farà oggi sarà un passo falso. Se Letta cadrà, si ritroverà addosso i panni di D’Alema del ’98: gli saranno rinfacciate quotidianamente le promesse tradite di ridar voce ai cittadini e chiudere con gli intrighi di palazzo. È una prospettiva deprimente, ma lasciare Letta al suo posto dopo averlo apertamente sfidato sarebbe una sconfitta ancora peggiore e Renzi non se la può permettere. Si è esposto troppo. In fondo fa parte del suo stile: chi lo ha scelto come segretario del Pd aveva in mente probabilmente qualcosa del genere. Un giovane all’arrembaggio del palazzo che non si fa scrupoli a dire quel che pensa, anche se in tre giorni gli può capitare di pensare cose assai diverse: Renzi è fatto così, lo abbiamo scelto così, inutile prendersela con lui.
D’Alema era diverso – e nessuno sembra avere nostalgia per i suoi tempi: nemmeno D’Alema stesso. Anche a lui capitò, nel ’98, di cambiare idea; forse una maggiore esperienza gli suggerì di non strombazzare prematuramente sui giornali “chi me lo fa fare”: purtroppo la Storia ci insegna che c’è sempre qualcuno che riesce a farci fare qualcosa, il Quirinale o la Nato o la crisi o la Ue. Le trattative che intavolò in quei giorni con Scalfaro, Ciampi e Cossiga, rimasero quasi del tutto riservate: D’Alema non passò per una banderuola. In compenso non poté più scrollarsi di dosso l’immagine di segreto tessitore di trame. Ecco un rischio che Renzi e Letta non corrono: tra una conferenza stampa e una riunione in streaming, abbiamo finalmente la possibilità di assistere al parto di un progetto politico in diretta. Purtroppo, come tutti i parti non è un bello spettacolo: c’è il sangue, gente che urla e maledice i propri affetti; forse era meglio restare in sala d’attesa a riflettere (continua sull’Unita.it, il sito di un quotidiano che ha compiuto 90 anni, e non li dimostra).

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