Caro giovane disoccupato, oppure lavoratore, e quindi sicuramente precario. Caro giovane di sinistra, o di destra, o di nessuno, o del migliore offerente.

Tu che su facebook scrivi almeno una volta al giorno che il sindacato non ti rappresenta; che il PD è un partito di pensionati per i pensionati; che l’articolo 18 è un arnese fuori dal tempo che ti opprime; tu che tra le caste che soggiogano questa povera Italia non ti stanchi mai di ricordare la più odiosa, quella dei dipendenti a tempo indeterminato illicenziabili; tu che non ti perdi un’intervista a Pietro Ichino e me ne aggiorni su twitter; caro giovane disoccupato o precario:

volevo dirti che in linea di massima hai ragione.

Il sindacato davvero non ti rappresenta – del resto dovrebbe? Non sei iscritto. Il sindacato non è un ente benefico che lotta per un mondo migliore: è un’associazione che tutela i diritti dei suoi tesserati. Il PD è davvero un partito di pensionati, anzi ha il suo daffare a tenersi buono lo zoccolo molle di anziani che rimane fondamentale in vista delle elezioni dell’anno prossimo. E quindi, insomma, ti resta Pietro Ichino. Ti ha spiegato che in Italia c’è un recinto di lavoratori tutelati (pochi) e una prateria di precari e disoccupati, e la sua proposta è più o meno: aboliamo il recinto. Dopo ci sarà più lavoro per tutti e anche più diritti, sì, per tutti. Sto semplificando, ma non è che Ichino e i suoi altoparlanti su giornali e tv la facciano molto più complicata, eh? Diciamo che la mettono giù in un modo più convincente.

Però, caro giovane, tu e Ichino potreste avere ragione anche su questo. Che ne so io, dopotutto. E quindi non ti chiedo di smettere di prendertela col PD, o con la CGIL, o con quel feticcio che è l’articolo 18. Puoi continuare se ti va a vedere in me un membro della casta, perché ho un contratto a tempo indeterminato, anche se alla fine del mese magari piglio meno di te. Vorrei soltanto essere sicuro che tu abbia capito cosa stai chiedendo.

Tu non stai chiedendo di abbattere il mio steccato. Quello ormai resta. La Fornero non si pone neanche il problema. Nemmeno Ichino osa. Il mio steccato non è in discussione. Tu stai semplicemente lottando perché nessuno sia più ammesso dall’altra parte. Chi è stato assunto prima della futura riforma Ichino resterà più o meno garantito. Gli altri, anche se sono arrivati a un tempo determinato dopo anni di contratti a progetto, resteranno per sempre al di qua. Licenziabili per un capriccio.

Posso essere più chiaro? Tu non stai lottando per togliere un diritto a me. Tu stai chiedendo che lo stesso diritto non possa più essere esteso al te stesso di domani. E si capisce, sei giovane e pieno di energia. Cambiare contratto una volta al mese non ti spaventa, perché dovresti ambire a una sistemazione a tempo continuato sotto l’ombrello dell’articolo 18? e a una panchina ai giardinetti, già che ci siamo? Largo ai giovani.

Lo stesso vale per le pensioni. Quando chiedi che siano tagliate, non stai parlando delle pensioni dei tuoi genitori. Stai parlando della tua. Quando auspichi l’abolizione della pensione di anzianità, non stai parlando della mia anzianità: stai parlando della tua. Quando chiedi che sia innalzata l’età pensionabile, è della tua vita che si parla. (Ma tanto tu non invecchierai come tutti gli altri, tu a 66 anni sarai ancora pieno di tanta voglia di fare). Lo so che sei in buona fede, quando pensi che il corpo flaccido e inerte del mondo del lavoro si meriti una sferzata: voglio solo essere sicuro che tu abbia capito che l’unica schiena a disposizione è la tua. Dopodiché, puoi continuare a ichineggiare e perfino sacconeggiare, se ti fa sentire bene. Magari hai ragione. Magari davvero l’unica strada è quella di alzare l’età pensionabile (la tua), e rendere più facile il licenziamento (tuo). Io resto scettico, ma è Ichino l’esperto.

E lui sta pur tranquillo che non lo licenzia nessuno.

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121 risposte

  1. Mi sa che non hai capito. Non sto lottando per togliere diritti a nessuno. Sto lottando per aumentare i diritti al me stesso precario (si chiama diritto del lavoro unico, ma forse alla ultima assemblea sindacale cui hai partecipato non l'hanno spiegato). E' più chiaro ora?

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  2. anche se fosse così (e in realtà non mi sembra lo sia), forse noi ragazzi di oggi siamo molto meno egoisti dei ragazzi che ci hanno preceduto. forse non vogliamo tutelarci alle spalle di chi ci succederà, come ha fatto chi ci ha preceduto. forse abbiamo solo capito, prima di altri che dal loro recinto non vedono bene cosa succede là fuori, che il mondo è cambiato.
    forse l'abbiamo già capito, che la nostra schiena è l'unica cosa sacrificabile. quella, o le vostre teste – sei ancora così sicuro che sia il caso di chiederci di ripensarci, leonardino?

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  3. Eppure io credo che, con il sistema contributivo, l'unica via per non patire la fame da pensionati sia proprio quella di lavorare il più possibile.
    Sembra un paradosso, ma i calcoli che ho fatto e mi son fatto fare da vari “esperti” mi portano sempre con uno scenario “ottimo” che prevede una pensione al 60% dell'ultimo stipendio.
    Fatte le debite proporzioni, non so se 800 euro al mese mi sarebbero sufficienti per sostenere (ancora) la parte finale del mutuo sulla casa, uno stile di vita morigerato ma dignitoso, ed il consumo di beni “di lusso” come il pane, la verdura fresca ed il parmigiano.

    Alla fine l'alta età pensionabile per un laureato significa poter arrivare a 40 anni di carriera anche se si è iniziato a lavorare a 30 anni (laurea + naja + dottorato di ricerca prima del primo impiego) senza dover riscattare i periodi degli studi.
    Di fatto, la riforma delle pensioni che ha introdotto il contributivo ha significato la morte della pensione di anzianità.

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  4. il punto è rinunciare a un diritto futuro (l'illicenziabilità), se mai ci sarà, per avere più diritti attuali, come la malattia, le ferie, i contributi.

    A me continua a sembrare un buon affare… in fondo è la vecchia storia dell'uovo oggi o della gallina domani.

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  5. Il post più brutto, paternalista e male argomentato che hai scritto (da quando ti seguo negli ultimi 3 anni).

    Come è abbastanza noto, le non frequenti volte in cui nel privato si stipula un contratto a tempo indeterminato capita di frequente che si richieda al nuovo assunto di firmare contestualmente la lettera di licenziamento senza data. Pratica odiosa e illegale. L'art. 18 è già di fatto abolito non solo per i mitici precari, ma anche per una consistente fetta di assunti a tempo indeterminato.

    Ciò di cui si dovrebbe discutere e che ci si dovrebbe augurare, non è tanto l'abolizione legale dell'art. 18, quanto la contestuale proposta avanzata da Ichino di accompagnare la sua riforma con un serio sistema di welfare che tuteli chi perde il lavoro.

    Dubito fortemente che tutto ciò avvenga. Forse allo stato attuale l'Italia semplicemente non se lo può permettere. Mi sembra però che il vero problema non sia l'articolo 18 ma la mancata protezione per i lavoratori “atipici” (la netta maggioranza negli under 40 anni).

    Chiaramente Confindustria prende la palla al balzo e si disinteressa di questa seconda parte della proposta di Ichino (la cui verbosità stizzita ieri sera dalla Gruber non giova ai suoi argomenti). Ma credo che, se si dovesse fare campagna su qualcosa, la sinistra e ogni persona non in malafede dovrebbero concentrarsi su questo, piuttosto che sulla difesa dell'art. 18.

    Come detto, forse è impossibile, ma questo mi sembra essere ciò di cui si dovrebbe parlare. Non l'abolizione dell'art. 18 già di fatto legalmente evitato con contratti precari anche quando non dovrebbero esserci, o illegalmente eluso con la lettera di licenziamento firmata da subito.

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  6. Il punto è che non hai letto la proposta di riforma Ichino , o se l'hai letta non l'hai capita. Licenziabili per un capriccio è il classico argomento della cgil, peccato non sia vero.

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  7. dicono che l'articolo 18 in realtà valga ormai solo per una minoraza di lavoratori, eppure non mi sembra che l'occupazione sia in crescita e difesi i diritti di quella maggioranza che non ne è tutelata. di sicuro c'è qualcosa che mi sfugge, ma facendo due più due direi che chi vuole abrogarlo voglia farci credere a un mondo alla rovescia

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  8. Quello che sembra trasparire in filigrana dal tuo discorso – ma magari mi sbaglio – è che in fondo a te PD e CGIL vanno bene così come sono: teniamoceli così, dài…
    (che poi, tra parentesi, la CGIL non dice proprio di essere qualla che difende solo i propri iscritti)

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  9. con l'ultima riga su Ichino ti sei giocato un buon 50% dell'apprezzamento che avevo per te. puoi avere idee diverse ma non si capisce perché la devi mettere sul personale. com'è che si diceva una volta? Dai che lo sai.

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  10. eh vabbè, Leo, e allora ridatece baffone, no? Demagogico e svillaneggiante. Forse avresti dovuto leggere “a che serve il sindacato” prima di massimizzare (alla D'Alema) una delle poche voci moderne di un'intera generazione. Meglio la Camusso, no?

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  11. Questo post centra esattamente la questione, magari avrà un tono paternalistico ma la centra eccome la questione. Aggiungo solo che sono convinto, anche per esperienza diretta o attenzione verso le situazioni altrui, che la precarietà non dipende dalla tipologia contrattuale: si è precari perché, fondamentalmente, i datori di lavoro hanno dalla loro un favorevole rapporto di forza nei confronti dei lavoratori, tanto favorevole da essere imbarazzante. Finché non agiremo su questo, bè… non sarà una legge, una qualche scappatoia legalista a darci un pò di respiro.

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  12. Non è come scrivi, Leonardo. Qui si parla proprio di comprimere un poco i diritti tuoi, sorry. E ci si arriverà,prima o poi, perchè che nell'industria si sia perso un milione e mezzo di posti di lavoro (tutta brava gente che teneva famiglia, e dopo no) e nel pubblico impiego no se non per mancato turnover è uno scandalo. Si parla di fare uno scambio, dare qualcosa a chi non ha un cazzo e togliere qualcosa a chi ha tutele parecchioo estese (te lo dico io che non ho tutele per scelta, e guardo da fuori, con qualche cognizione di causa, faccio l'avvocato del lavoro), contratto unico, lavoro unico: i lavoratori sono tutti uguali. Poi: stanno giocando pulito? Lo vogliono fare davvero, lo scambio, o al netto vogliono solo abbassare il livello complessivo di diritti? Eh, per vigilare su quello ci sarebbe la politica, ci sarebbe il PD, ci sarebbe il sindacato. Che dovrebbe però occuparsi dell'interesse generale, cioè dell'intero sistema, cioè di verificare che il netto del sistema di tutele (welfare+risarcimenti+assistenza) sia rimodulato in maniera tale da non comprimersi.

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  13. Kerub, no, non so come si diceva una volta. Un aiutino?

    Anonimo, la CGIL il problema delle nuove figure lavorative se lo è posto abbastanza presto: basta non pretendere che siano una società filantropica o strabuzzare gli occhi quando lottano per tutelare i tesserati.

    Stefano, con tutto quello che Ichino ha detto e scritto a questo punto forse è lui che non fa tantissimo per lasciarsi capire. In ogni caso oggi siamo tutti licenziabili per giusta causa: se ci togli questa, a rigor di logica rimane il capriccio.

    Federico, la “sinistra” non si sta concentrando sull'articolo 18. Ogni volta che si riparla di articolo 18, semplicemente, qualcuno a sinistra dice: no, non è quello di cui si deve discutere. La stessa cosa che dici tu. Comunque non puoi usare una prassi diffusa e illegale (la lettera di licenziamento nel cassetto) per stabilire che la norma non va difesa. C'è il contrabbando: quindi tanto vale abolire i monopoli.

    Dario, il giorno che Ichino o qualcun altro per lui mi mostrerà la macchina in cui da una parte entra la mia illicenziabilità e dall'altra, dopo la lavorazione, escono più diritti per tutti, io ci crederò. Come funzioni questa macchina non l'ho capito, e magari è un limite mio, m'impegnerò, studierò, ma adesso come adesso continua a sembrarmi strano.

    Orfeo, sì, voi ragazzi di oggi siete evidemente quelli che sognava Luis Miguel. In realtà avete solo l'enorme sfiga di arrivare in un momento di crisi mondiale in cui il giochino di indebitare la generazione successiva non può più funzionare. Non è una colpa, non è un merito: è andata così, puoi anche prenderti la mia testa ma non è che la sostanza cambi.

    Dylan, sono contento che tu lotti per aumentare i diritti di te stesso precario. Purtroppo ieri (e l'altro ieri, e il giorno prima) non si parlava di aumentarti i diritti, ma di toglierne a me. Continuo a non capire come funziona quella macchina in cui un diritto tolto a me diventa un diritto in più per te. Banalmente: anche se licenziano me, e al mio posto ti assumono senza articolo 18, il risultato è inferiore alla posizione di partenza. A meno che non mi dimostri che l'economia italiana ha bisogno di più precariato per crescere, ma ce la fai a dirmelo restando serio? Si vendono più panettoni a Natale da quando siamo tutti precari?

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  14. Leonardo, stavolta hai cannato di brutto eh

    buon natale, L.

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  15. Lenoardo, condivido pienamente quello che dici. In generale penso che il problema sia nell'ordine delle azioni: si comincia sempre col minacciare i diritti e mai con l'estendere le tutele. Questo genera, giustamente, diffidenza ed opposizione preventiva.

    Si cominci col riformare lo stato sociale garantendo ad esempio il reddito minimo a chi resta senza lavoro e da li in poi si cominci a parlare di articolo 18. Il problema e' che si vuole iniziare sempre alla rovescia, da dove e' piu' facile.

    Quindi e' doveroso opporsi ad oltranza e duramente.

    L'ipnosi collettiva di quando ci martellano a reti unificate col fatto che in Europa nessuno ha le pensioni di anzianita' come noi e che siamo quindi un'anomalia. Dico: “va bene, toglialmole pure, ma dateci tutto il pacchetto: dateci tutte le tutele che hanno i lavoratori e soprattutto le lavoratrici di quei paesi portati ad esempio, io ci sto”.

    Qui ci stanno infinocchiando e sfilando velocemente quei diritti conquistati con anni di lotte e di sacrifici delle generazioni precedenti con la manifesta complicita' di parte del sindacato e della sinistra.

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  16. Leonardo, il contratto unico che mi propone Ichino è molto meglio del contratto precario che mi toccherebbe con l'attuale situazione del mercato del lavoro http://www3.istat.it/dati/catalogo/20110523_00/grafici/3_2.html . La proposta Ichino riguarda me e non te, e non capisco proprio perché tu debba preoccupartene.

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  17. Ma infatti Leonardo mica si preoccupa per se, penso che piuttosto sia preoccupato per gli altri… quelli che qualcuno chiamava “prossimo” (lo so, è fuorimoda preoccuparsi di queste cose)

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  18. professorino, guarda che il “prossimo” di Leonardo sarei io. quindi lo ringrazio tanto, ma preferisco che lasci stare e faccia meno danni. D'altronde anche lui ha una cosa che lo accomuna a Ichino: non lo può licenziare nessuno.

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  19. se questo e' il livello di conoscenze economiche di una persona di cultura medio-alta non mi meraviglio il paese sia a un passo dalla bancarotta.
    alcune cose che varrebbe la pena ricordarsi:

    . a (quasi) tutti piacerebbe estendere le attuali tutele contrattuali a tutti i lavoratori, purtroppo non ci sono abbastanza risorse per farlo.
    . le leggi vanno rispettate, ma il proliferare di situazioni illegali segnala l'esistenza di un problema: siamo sicuri che aumentando i controlli e le pene il panorama lavorativo migliori? forse potrebbe anche migliorare cambiando la situazione legislativa.

    personalmente ho alcune riserve personali su tutto il processo, in particolare perche' in caso la riforma sara' concertata con le parti sociali non ci sara' nessun rappresentante dei precari al tavolo.

    gio

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  20. Io la leggo spesso perchè la considero una persona intelligente, ma questo suo scritto è davvero imbarazzante. Bacchettare sulle dita chi si batte per avere qualche diritto in più dallo scranno del comunque privilegiato consapevole di essere intoccabile mi sembra francamente un infierire gratuito. Aggiungo che non mi sembra che abbia approfondito bene il tema su molti punti:
    a) i più ragionevoli, tra cui Ichino, non chidono l'abolizione dell'articolo 18 con conseguente facoltà di licenziare per capriccio. Si chiede solo una normativa meno mummificante, la revisione dell'obbligo di reintegro a favore di un indennizzo e un sistema di welfare di supporto più esteso rispetto alla carità pelosa di una indennità di disoccupazione. Tra l'altro si è dimenticato dei dipendenti di aziende con meno di 15 dipendenti (e delle cooperative) per i quali non cambierebbe alcunchè, riforma o meno;
    b) “… il giorno che Ichino o qualcun altro per lui mi mostrerà la macchina in cui da una parte entra la mia illicenziabilità e dall'altra, dopo la lavorazione, escono più diritti per tutti, io ci crederò. Come funzioni questa macchina non l'ho capito, e magari è un limite mio, m'impegnerò, studierò, ma adesso come adesso continua a sembrarmi strano.” E' errato il modo in cui pone la questione. Da quella macchina entrano più diritti per chi non ne ha e un po' meno per chi ne ha troppi e troppo costosi. Che il gioco sia a somma minore di zero è vero per lei e per chi sta dentro il recinto, ma non è vero per chi sta fuori. Il suo punto è che lei pretenderebbe di far entrare in un'auto di media cilindrata un numero di occupanti che entrerebbe in autobus. Ecco, se mi passa la metafora, i precari, che oggi vanno a piedi, propongono l'autobus per tutti, o almeno per loro. Il punto vero non è l'articolo 18, ma quale struttura di welfare di supporto sia necessaria. Sul punto, la sinistra che cita lei come la stragrande maggioranza di chi rappresenta solo il privilegio, non ci vuol sentire e preferisce lacrime retoriche sui poveri pedoni pur di non vedersi costretti a dire ai propri clienti che è tempo di car sharing. Pura e semplice questione di interesse di bottega, mica di principio;
    c) forse i giovani “precari” sono più consapevoli di lei quando si dichiarano disponibili ad accettare una pensione più bassa, più lontana e più probabile al posto di una di anzianità più alta, più vicina e impossibile.

    Io sto dentro al suo stesso recinto, Leonardo, ma so perfettamente che per dare un'opportunità (non un diritto divino) a chi voglia prendersela, è necessario che si rinunci a qualcosa anche noi e che ci si rimetta tutti in discussione.
    Chiedo scusa per la lunghezza.

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  21. mamma mia che schifezza di post.

    rispondo solo a questo
    'Continuo a non capire come funziona quella macchina in cui un diritto tolto a me diventa un diritto in più per te'

    prova a pensare alle pensioni: togliere il diritto di andare in pensione col retributivo (sistema assurdo e insostenibilie: prendi un tot dell'utlimo stipendio, indipendentemente da quanto hai versato) permetterà di mandare in pensione, col contributivo (uno prende in base a quanto ha dato) anche chi sta lavorando ora – che altrimenti si sarebbe allegramente attaccato al caPPIo.

    a me sembra facilino da capire, nevvero? o no?

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  22. Da precario rispondo alla Lettera di leonardo:
    Leonardo ribadisce l'ovvio: che noi precari (o disoccupati, o neet, comunque i non garantiti) stiamo lottando per togliere anche qualche diritto/provilegio a noi stessi nel futuro, o comunque a lavorare di più, o essere più licenziabili. Ma l'alternativa non esiste. Una volta che ti abitui al fatto che non avrai mai una pensione è difficile che il Futuro possa farti paura. Facile predicare quando hai comunque malattie e ferie pagate.

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  23. Direi che ha vinto Leonardo, con questo post.
    La dimostrazione è che tutte le argomentazioni dei sofrichiniani intervenuti nei commenti non riescono a celare il disprezzo, la violenza repressa e la bava alla bocca.

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  24. Io ribadisco. Se si legge attentamente il testo sulla Flexsecurity di Ichino, che non è una volgare abrogazione dell'articolo 18 (alla Sacconi) ma una riforma molto articolata e molto semplice allo stesso tempo, si può anche capire chi la sostiene.
    http://www.pietroichino.it/?p=16926

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  25. Accidenti eh? Siete obiettivi come una vecchietta berlusconiana. Se leonardo parla di quello che vi piace, ottimo post, se dice cose che non vi piacciono, brutto post, hai cannato etc. Si dovrebbe giudicare lo stile, l'idea e la forma al di là dei contenuti. Questo è uno dei motivi che poco mi convincono di Ichino e dei suoi sostenitori, sono ideologizzati in modo impressionante. Sempre a dire che non c'è scelta, è l'unico modo etc. E' una regola aurea: c'è sempre un'altra scelta. L'unica scelta è una presa in giro, un ricatto morale.
    Dylan: tranquillo non credo che un post in un blog possa far “danni”, è solo un opinione personale su un argomento.

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  26. Caro Dylan, il “prossimo” di Leonardo sono anche io. E -pensa un po'!- sono d'accordo con lui.

    Quindi, di grazia, parla per te invece di spacciarti per rappresentativo de “i ggggiovani precari tutti”.

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  27. Francamente non riesco a capire alcuni dei commenti nei quali sembra trasparire un certo entusiasmo per l'avere meno diritti.
    Io lavoro in Germania, ho un contratto a tempo, e come tutti i miei colleghi amerei molto essere assunto stabilmente.
    Ma si sa, i tedeschi sono un popolo mollaccione, che aspira al posto garantito, alla sicurezza sociale, alla tranquillità, alla stabilità: vuoi mettere col dinamismo rampante dell'economia italiana? 😉

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  28. Non è entusiasmo per avere meno diritti. Chi la sostiene pensa che questa riforma dia più diritti a chi non ne ha (precari) e più opportunità a tutti. Perchè anche a quelli stragarantiti può capitare di perdere il lavoro.

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  29. Ciao Leonardo, secondo me la proposta di Ichino non è da buttar via. Partendo dalla presa di coscienza che oggi il nostro sistema di mercato del lavoro DEVE essere cambiato perchè, oltre a non essere in grado di creare un'elevata domanda occupazionale, è incapace di creare la minima stabilità lavorativa (e quindi anche la capacità per i giovani di chiedere finanziamente alle banche per comprare una casa, mettere su famiglia , ecc. ecc.) e ancor di più incapace di ricollocare chi ha perso il posto di lavoro in età avanzata.
    Ridurre la proposta Ichino (http://www.pietroichino.it/?page_id=15) ad una mera abolizione dell'articolo 18 non è corretto e direi piuttosto semplicistico. Prevede che, tutti i nuovi rapporti di lavoro, esclusi soltanto quelli stagionali o puramente occasionali, siano con un contratto a tempo indeterminato, che si apre con un periodo di prova di sei mesi. Dopo il periodo di prova, si APPLICA la protezione prevista dall’articolo 18 dello Statuto per il licenziamento disciplinare e contro il licenziamento discriminatorio, per rappresaglia, o comunque per motivo illecito. Quello che cambia è che è possible invece il licenziamento per motivi economici od organizzativi, ma in questo caso il lavoratore riceve dall’impresa un congruo indennizzo che cresce con l’anzianità di servizio; è inoltre attivata un’assicurazione complementare contro la disoccupazione, con durata pari al rapporto intercorso con limite massimo di tre anni, con copertura iniziale del 90% dell’ultima retribuzione, decrescente nei due anni successivi fino al 70%.
    Sicuramente migliorie alla proposta Ichino sono possibili, ma a mio avviso è un'interessante base di partenza. Ridurre il dibattito ad articolo 18 si e articolo 18 no, oltre ad essere non corretto è anche anacronistico…la maggior parte delle imprese in Italia (specie quelle informatiche e dei servizi) hanno meno di 50 dipendenti e in quel caso avere il contratto a tempo indeterminato anche con l'attuale articolo 18 non ti tutela molto.

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  30. Il timore è che abbattano l'articolo 18 come un feticcio ideologico (che talvolta è anche il motivo per cui viene difeso) e poi non ci facciano tutto ll resto dell'ichinismo intorno. La storia insegna: ricordate la riforma Biagi? Una volta fatti a coriandoli i contratti, nessuno ha più messo mano al welfare che doveva sostenerli. Perché partire proprio da là? Io tirerei la rete sotto prima di iniziare a camminare sulla fune, no?
    Senza dimenticare che licenziare per giusta causa si può (sennò da dove verrebbero tutti questi in mobilità?) e che noi che lavoriamo in aziende con meno di 16 dipendenti manco sappiamo dove sta di casa l'articolo 18. E non per questo i nostri imprenditori fanno a gara per assumere. Ve lo garantisco.

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  31. Sinceramente, non mi pare che si parli seriamente nei termini di cui si diceva, né a sinistra né a destra.

    Detto che questo c'è un problema alla base. La costituzione stabilisce il diritto al lavoro. Bene, cosa giusta, perché solo lavorando, secondo le proprie possibilità, una persona può essere autonomamente cittadino/a.

    Però se si accetta che per ogni diritto c'è un corrispettivo dovere di un altro soggetto di rispettare o tutelare tale diritto, non è chiaro di chi sia questo dovere. Non può essere a capo del datore di lavoro (checché ne dica l'art. 18): non esiste nessun diritto/obbligo di alcun privato di garantire il lavoro a una persona. Se ci fosse un imprenditore che semplicemente fallisce (in maniera non fraudolenta) dovrebbe essere perseguito penalmente.

    Il dovere di garantire il diritto al lavoro sta, invece, a capo del sistema complessivo, dello stato se si vuole, non di un privato, che crea lavoro per motivi di guadagno economico, non per garantire il diritto al lavoro di un altro privato.

    Quindi, fatto salvo il divieto di licenziamento per motivi discriminatori (genere, religione, etc) non vedo perché un privato dovrebbe avere un obbligo di mantenere un rapporto di lavoro, quando questo è giudicato antieconomico. Il rapporto di lavoro è un rapporto volontario tra privati, e fatti salvi casi di abuso, discriminazione, sfruttamento, deve essere trattato come un contratto tra privati: rescindibile secondo le clausole previste dal contratto.

    Chiaramente ci sono esigenze di tutela della parte più debole in questo contratto (il lavoratore) ma non vedo ragioni morali o giuridiche perché il contratto non si possa rescindere per motivi di antieconomicità.

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  32. Un tempo si diceva: Dobbiamo lasciare questo mondo ai giovani? Adesso si può dire: Dobbiamo lascire il mondo a questi giovani?

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  33. aggiungo questo a riprova di quel che intendo (@massimo S: mentre mi asciugo la bava alla bocca – #what??): pensaci Leonardo, difesa senza se nè ma dell'art18 e del retributivo sono la stessa cosa.

    http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002753.html

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  34. @Cienfuegos
    Ottimo commento, molta gente e non solo stipendiati sanno cosa sia l'articolo 18 (caro Leonardo sono un tuo assiduo lettore e te lo dico con rispetto e senza sarcasmo, fuori dall'articolo 18 che tu sia o meno in proprio c'è la giungla.

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  35. Si, si, continuate a bervi le idiozie che si scrivono sui giornali. Vampireschi lavoratori vecchi contro lavoratori giovani, privilegiati lavoratori protetti contro precari, lavoratori di razza ariana contro il resto del mondo, alti contro bassi, grassi contro magri e così via. Purtroopo l'unica discriminate è lavoratori uniti o lavoratori divisi. E per come ci siamo fatti dividere meritiamo la fame senza dignità.

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  36. Ero in disaccordo con Leonardo prima di leggere i commenti. Non pensavo che l'indottrinamento fosse riuscito ad arrivare a questi livelli. In particolare quello che capisce tutto di economia è il più comico, il sistema in realtà è in grado di mantenerci tutti(preservando i diritti), il problema non è la ricchezza totale ma la distribuzione di essa. L'articolo 18 ha avuto un problema fondamentale, la sua applicazione, la “giusta” causa è stata estesa a tutto quello non configurabile come omicidio premeditato. Per questo motivo il sindacato dovrebbe analizzare le sue scelte e capire che prodigarsi per gli indifendibili finisce per rendere più nessuno difendibile. Rimango stupito comunque della sicurezza con cui Leonardo afferma che non verrà toccato, hai visto la rabbia nei commenti? ecco è stata preparata proprio a tal proposito, non so se hai notato quello che stan facendo con i pensionati.

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  37. Leonardo il problema è che tu sei bene o male un dipendente statale e lo stato funziona così: i soldi non sono un problema al massimo si va in disavanzo e si aumentano le tasse, fino ad ora.
    Nel privato funziona che se un azienda è in attivo va avanti altrimenti chiude. Ad oggi, un azienda ci pensa nmila volte prima di assumere una persona a tempo indeterminato perché se la deve tenere per la vita, non parliamo di una persona di una certa età. Questo ingessa il mercato del lavoro di chi ha un contratto a tempo indeterminato e sposta tutto il carico di flessibilità sui contratti atipici rendendo di fatto impossibili i rapporti di lunga durata. E tra l'altro è una delle cause dei bassi stipendi italiani: in tempi di vacche grasse si cerca di tenere la borsa stretta perché non sai che può succedere, figurati in periodo di vacche magre. Non ci può essere investimento sulla qualità delle persone e sulla performance.
    Io ho una quarantina d'anni una buona istruzione e un contratto a tempo indeterminato ma scambierei volentieri quest'ultimo con più soldi e più possibilità perché sono convinto di lavorare bene.
    Il motivo per cui mai prenderò una tessera sindacale è che io e i sindacati remiamo contro. Ho un lavoro normale e non sono né un genio né un supermanager, ma tutte le volte che ho incrociato il sindacato ho visto sempre la stessa cosa: il sindacato vuole poco, sempre, per tutti. Se io lavoro e il mio vicino non fa un cazzo, il sindacato chiede per tutti e due le stesse cose: ferie, scatti di anzianità, pause pipì regolamentate etc. Secondo te il fatto di avere la tessera della CGL farò in modo che il mio extralavoro e la qualità miglire vengano premiata? dalla mia esperienza no, per niente.
    I sindacati sono dalla parte di pensionati (che non dimentichiamo con il retributivo drenano soldi alle generazioni successive) e dei pochi operai rimasti, perché è facile. E' ovvio che la performance dei pensionati non è misurabile, e quindi convergono sul concetto di poco, sempre, per tutti. Per gli operai la situazione non è molto diversa.
    Ora, quando mai il sindacato mi farà il discorso premiamo la produttività e il lavoro?
    I diritti sono una bella cosa ma un conto sono le dichiarazioni di principio (viva le madri, viva la vecchiaia serena, viva il lavoro per tutti) e un conto sono le cose sostenibili: chi dovrebbe garantire tutto questo se i soldi sono già stati spesi? ah, già paghino i ricchi. Salvo che poi quando chiedi chi sono i superricchi ti dicono “consideriamo superricchi chi prende più di 40k l'anno altrimenti non serve a niente perché i soldi non bastano”. ma scherziamo??
    Qui poi non serve un gioco a somma zero di dignitosa povertà sovietica, serve crescita.

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  38. Michele, sì, sono un dipendente dello stato, e da quando dipendo da esso ho visto sempre e solo tagli, coi quali lo Stato ha finanziato qualcos'altro. Ho colleghi che sono precari da dieci anni; altri che non si reggono letteralmente in piedi; le aule non sono a norma e i laboratori non esistono più. E fuori c'è la fila per iscriversi, segno che le altre in zona sono messe anche un po' peggio.

    Quindi, per favore, “i soldi non sono un problema al massimo si va in disavanzo e si aumentano le tasse” non lo scrivere qui.

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  39. ripartiamo da ricardo.

    il reddito globale di un sistema è dato dalla somma di: salari, profitti e rendite.

    dunque invece di scannarsi tra lavoratori – più deboli, più garantiti, tutti comunque licenziabili, intendiamoci! – e di inventarsi conflitti generazionali, sarebbe il caso di chiedersi come incidere – TUTTI INSIEME – nel processo di creazione del reddito e della sua distribuzione.

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  40. l'aiutino

    si dice “Stalinista” oppure “metodo Boffo”

    post cannato al quadrato.

    comunque è vero. io voglio che tu sia licenziabile. almeno come tutti i lavoratori dipendenti assunti a tempo indeterminato nelle piccole aziende.

    non ti va?

    pazienza. tanto a te, come a Ichino, non ti può licenziare nessuno.

    p.s. eri il mio blogger di riferimento. eri.

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  41. Ferie, malattia e stabilità per tutti!

    Questi sono obiettivi di sinistra, e quando un sindacato li farà suoi, mi ci iscriverò. Pagare una tessera per un servizio che non mi aiuta, no grazie.

    Se tu sei contrario a ferie, malattia e stabilità per tutti meglio che smetti di parlare di sindacato. Se hai una proposta diversa da quella di Ichino per dare Ferie, malattia e stabilità a tutti, diccela. Dicci come intendi aiutarci.

    Altrimenti piantala con le lezioncine.

    Uqbal

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  42. Ma sì che mi possono licenziare. Continuo a non capire il riferimento a Boffo.

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  43. Soprattutto da uno, se veramente lavori nello Stato, che può essere licenziato soltanto con legge dello Stato. Complimentissimi.

    U.

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  44. Cosa significa “può essere licenziato soltanto con legge dello Stato?” che per licenziarmi devono scrivere una legge apposta? Che altrove ti possono licenziare fuori legge? Boh.

    Mi dispiace, non ho una proposta per dare ferie malattie e stabilità a tutti. Sono solo un po' scettico che la proposta di Ichino funzioni, tutto qui. Comunque Ichino non intende toccare le mie ferie, né la mia malattia, né la mia stabilità. Ichino vi sta dicendo che non le avrete voi.

    Uqbal insomma, se tu pensi che togliendo la stabilità a me l'avrai tu, o l'avranno tutti, secondo me ti sbagli. Perlomeno Ichino non la pensa così.

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  45. Leonardo

    Vuol dire che un professore di ruolo, a meno che non debba essere licenziato per giustificati motivi (tipo: ha mandato all'ospedale uno studente -e bisogna vedere se lo licenziano), non verrà mai licenziato, anche se rimane senza studenti (ad es. per un calo demografico), perché per le variazioni d'organico ci vuole una legge specifica. Almeno a me risulta così. Tant'è vero che la Gelmini non ha licenziato un singolo prof. di ruolo. Si è limitata a non riassumere i precari (senza che i prof. di ruolo abbiano alzato un sopracciglio). Chiedi ad un operaio se può mai sperare in qualcosa di simile.

    Comunque confermi che della proposta Ichino non sai nulla. Ma proprio nulla.

    Ichino propone contratti a t.i. per tutti, alle stesse condizioni: con ferie, malattia e, evidentemente, stabilità. O tiri fuori un modo per garantire queste cose a quasi la metà della forza lavoro dipendente italiana, oppure, ti ripeto, è meglio se ci pensi due volte prima di fare lezioncine.

    Ferie, malattia, stabilità. Hic Rhodus, hic salta. Scordati pure la modifica dell'art. 18. Proponi alternative, oppure sei solo conservazione.

    u.

    PS: x Alessandro Meis. Fammi capire, se un post non mi piace, che dovrei fare, dire che è un capolavoro?

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  46. Uqbal, Ichino propone contratti a t.i. per tutti… i nuovi contratti. Non per me.

    E' vero, un prof a tempo indeterminato senza studenti non viene licenziato. Viene spostato in un altro posto dove ci sono studenti. Trovi più razionale licenziarlo e assumerne un altro?

    “Si è limitata a non riassumere i precari (senza che i prof. di ruolo abbiano alzato un sopracciglio)”.

    Io di sopracciglia ne ho alzate parecchie. Senz'altro molti miei colleghi no, se ne sono fregati: non è una responsabilità del sindacato che si è sempre mobilitato.

    Comunque la Gelmini ha fatto esattamente quello che sta bene a te, no? Invece di assumere altra gente garantita, ha fatto altri contratti a 12 mesi a dei precari.

    Hic Rhodus hic salta è una frase che si dice a chi sta parlando molto bene del proprio cavallo. Io ti ho già spiegato che il cavallo non ce l'ho, ma quello di Ichino ha orecchie un po' da somaro: è inutile che continui con il tuo hic rhodus, il cavallo non ce l'ho.

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  47. PPS: la proposta Ichino non tocca i rapporti di lavoro già esistenti. E ti è già stato detto e ripetuto.

    Ferie, malattia, stabilità: lo ripeterò fino all'ossessione.

    u.

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  48. ci sono due michele. resta che la cisl ha obiettivi diversi dai miei e non mi rappresenta. perche dovrei dargli pure dei soldi?

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  49. Magari tra una ripetizione e l'altra leggi anche quello che ti rispondo, eh.

    Senti, se nel paesello arriva il dottore con l'elisir di eterna giovinezza, e tu ti metti in fila per comprarlo, e io ti faccio presente i miei dubbi, non ha molto senso che tu continui a ragliarmi che o ti do io l'eterna giovinezza, o me ne devo stare zitto. Non è, la tua, una reazione composta. Non hai bisogno di ribadirla fino all'ossessione: mi sa che ci sei già arrivato, all'ossessione.

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  50. Leonardo

    Il PPS l'ho inviato prima di rinnovare la pagina, ma le tue risposte sono del tutto incoerenti.

    Se ci sono cento studenti e 10 insegnanti, e poi di studenti ne rimangono solo 50, 5 insegnanti non ti servono. Hai voglia a spostarli, puoi solo modificare il rapporto, portando le classi a 5 studenti. Può essere che sia un bene, ma rimane il fatto che ci sono 5 insegnanti di troppo, rispetto a prima. Non giriamoci intorno, vuoi?

    La legge Ichino con le scuole non c'entra niente, perché non regola i contratti statali (ha altre proposte per gli statali, che al momento non conosco bene).

    Se immagini la Gelmini come la dirigente di un'azienda privata, cmq, no, con la proposta Ichino sarebbe tassativamente vietato assumere una persona per 9 mesi, tenerla fuori 3, riprenderla per 9 mesi e così via ad libitum. La assumi e basta. E il cuore della proposta, tale divieto.

    E se vieni licenziato per un capriccio, nella proposta Ichino sai cosa interviene? L'ARTICOLO 18. Già! E non solo se hai la fortuna di lavorare in grandi aziende, ma anche in quelle piccole, dove stando gomito a gomito col padrone è più facile il licenziamento umorale…

    Ci pensi alle cose, prima di scriverle?

    u.

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