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Dalle urne solo buone notizie (le cattive le avete già lette)

– Lamentarsi dei risultati elettorali è pratica molto diffusa, evidentemente appagante per chi si lamenta e forse anche per chi questi lamenti li ascolta o li legge. Lo dico perché continuo a vedere gente che si lamenta ancora prima di aver letto i risultati definitivi: e quando i risultati definitivi smentiscono le previsioni di catastrofe, continuano a lamentarsi perché il copione è quello, mica puoi aspettarti che improvvisino. Non è che non li possa capire: è difficile rinunciare a un bel frame quando te lo prepari da mesi. L’Europa doveva spostarsi a destra; un po’ effettivamente è successo, ma non così tanto. Non importa, ormai nei cassetti c’è tutto un fior di riflessioni sullo spostamento a destra e devono pubblicarle. Non è un vero problema, tanto non le leggiamo più.

– Non leggiamo più, quindi perché lamentarci di una stampa asservita ai potenti di turno. Personalmente ho smesso di indignarmi per Vespa, per Mentana e per tutti gli altri tromboni che si ostinano a mettersi tra noi e le notizie in tv: pensionati che intrattengono pensionati, lasciamo che si seppelliscano da soli. I giovani non li conoscono, se non come feticci da evitare. I social, nel tentativo quotidiano di farmi litigare con qualcuno, nei mesi scorsi mi hanno mostrato dallo specchio un pezzo d’Italia particolarmente sgradevole, guerrafondaio, filosionista, ben rappresentato sui media, qualcosa che poteva realmente farmi preoccupare. Poi si va alle elezioni e quel pezzo si rivela un pezzetto, un pezzettino che non valeva il mio tempo e la mia preoccupazione. I giovani non sono guerrafondai, non sono filosionisti, e crescendo spesso in scuole multietniche non sono neanche particolarmente razzisti. Certo, hanno tutto il tempo per diventare stronzi come i loro genitori, ma non deve succedere per forza di cose. Quel che è chiaro è che non guardano la tv, non leggono, non si informano; e finché tv e giornali sono messi come sono messi continuerò a dire: meno male.

– La gente non legge, non si informa, e in molti casi non va a votare. I vecchi personaggi (Berlusconi) sono morti o in pensione, i personaggi noti (Renzi, Salvini, Conte) sono tutti a fine ciclo o in ciclo calante (compresa aa Meloni, che in termini assoluti ha perso voti), i personaggi nuovi non forano particolarmente malgrado si diano da fare (Schlein) o godano dell’attenzione morbosa di una stampa in crollo di vendite (Vannacci sempre in homepage su Corriere e Repubblica). Più che delusi, credo che molti non elettori siano annoiati o semplicemente non interessati. I talk televisivi sono una zuppa sempre più respingente, i social un labirinto di specchi che invece di metterci in comunicazione con gli altri ci restituisce versioni caricaturali di noi stessi: possono convincere qualche mitomane di avere un seguito nazionale sufficiente a candidarsi, ma non lo mettono in contatto con gli elettori che dovrebbero scoprire di avere interessi in comune con lui. La gente è mediamente meno informata che dieci anni fa, ma quando era più informata votava anche peggio. Almeno si è capito che non abbocca agli ami. 

– Io a lamentarmi non mi diverto, e da queste elezioni riesco a trovare solo notizie positive. C’è gente che pensava di fare campagna elettorale sugli insetti fritti, o sui tappi delle bottiglie di plastica. Questa gente per lo più Bruxelles la vedrà in cartolina. C’erano una volta i no euro, ve li ricordate? Erano una legione. Hanno concentrato i loro sforzi su un ufficiale in congedo che ora può ripassarsi tutti i gay bar di Bruxelles a spese loro (e nostre). Nunc est bibendum, per dirla come i vecchi politici.

 – Dopodiché, certo, aa Meloni tiene: ma non sfonda come sfondò Renzi dieci anni fa, e ora dovrebbe giocarsi tutto con una riforma istituzionale come Renzi dieci anni fa. Scopriremo in quest’occasione se è persino meno avveduta di quanto fu Renzi dieci anni fa. Io la credo un po’ più furba, se non altro perché fa politica da prima di Renzi, e lo ha visto passare: possibile che voglia davvero commettere lo stesso errore? Quindi i casi sono due: o dopo queste europee rinuncia al premierato, o va avanti e casca come cascò Renzi. C’è persino una terza ipotesi, piuttosto hard: mettiamo che riesca a realizzare il premierato, con o più facilmente senza referendum confermativo. Le europee ci dicono comunque che è in fase calante, e la storia di questo decennio postberlusconiano ci dice che nessun leader ha un secondo ciclo a disposizione. Grillo non lo ha avuto, Renzi nemmeno, Salvini nemmeno, Conte nemmeno. Non c’è nessuna buona notizia all’orizzonte paa Meloni, solo guerre e tasse e debiti, e sempre meno margini per incolpare la gestione precedente. Persino se riuscisse a coronare il sogno almirantiano di una repubblica semipresidenziale, aa Meloni starebbe semplicemente confezionando gli stivali che qualcun altro indosserà, ma chi? Chi è l’unico personaggio politico in fase crescente? Ecco, questo è buffissimo, perché mi guardo in giro e vedo solo Elly Schlein. E mi viene da ridere, non dite che non sarebbe divertente, ritrovarsi Elly Schlein super-premier d’Italia, grazie al suo impegno ma anche alla ciclopica ottusità degli avversari. Non succederà, ma se succedesse, oh beh. 

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