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| L’unico quagga mai fotografato è allo zoo di Londra. (C’è dibattito sulle strisce, che sembrano diverse da quelle del nuovo quagga). |
12 agosto 1883 – muore nello zoo di Amsterdam l’ultimo quagga
Il quagga, l’avessi visto impagliato in un museo a Basilea o Berlino, lo descriverei come uno strano somaro marroncino che ha provato a truccarsi da zebra, ma non aveva abbastanza strisce per coprirsi il sedere. Un ibrido insomma, un cavallo inzebrato. Invece era una sottospecie di zebra a tutti gli effetti, lo abbiamo capito finalmente esaminando il dna preso da un esemplare impagliato. La forma di questi ultimi aveva messo fuori strada gli studiosi, forse a causa dell’abitudine dei vecchi tassidermisti a usare ossa di altri equini per riempire le lacune. Il quagga viveva nelle praterie della provincia del Capo e del Libero Stato di Orange, quello fondato dai boeri di origine olandese che cercavano terra libera alla larga dei nuovi coloni inglesi. Lo sterminio dei quagga è probabilmente opera loro. Qualche migliaio di chilometri più a est, alle Mauritius, un paio di secoli prima, i marinai olandesi si erano anche cucinati le ultime uova del dodo. Si potrebbe qui giocare sulla singolare coincidenza, e buttar lì la considerazione che se gli olandesi avessero più considerazione per la natura, non esisterebbero nemmeno: al posto dei loro bei campi di tulipani ci sarebbe un mare grigio e inutile. Se il dodo ci teneva a sopravvivere poteva anche imparare a nascondere le uova.
Quanto ai quagga, boh, chi l’aveva capito che fossero così pochi. E poi non è che si sono estinti davvero. Sono zebre. Le zebre non si sono estinte. Più a sud vai, più il loro manto tende a perdere le strisce. I quagga erano le zebre più meridionali di tutte. Rimasero isolate dalle altre zebre durante una glaciazione del Pleistocene, e forse adattarono il loro manto al paesaggio. Per quanto possa essere controintuitivo, le strisce bianche e nere della zebra hanno probabilmente una funzione mimetica. Ogni zebra si è adattata a un paesaggio lievemente diverso.
Che verso faceva? “Quagga quagga”, esatto. Perlomeno nella lingua khoikhoi (ottentotti, anche loro quasi estinti nelle lotte ingaggiate tra inglesi, boeri e tedeschi): come è noto ogni lingua descrive i versi degli animali con parole anche molto diverse. Oggi in sudafrica pronunciano quahha quahha. Ci possono sembrare sillabe strane in bocca a un equino, ma chissà che il latino “equus” non abbia una radice simile. Magari alle orecchie dei nostri antenati i cavalli facevano un verso quacqueggiante. I khoikhoi peraltro chiamavano “quagga” ogni tipo di zebra. Il nome scientifico dell’animale, “Equus Quagga Quagga”, mette insieme sillabe di lingue lontanissime che non suonano poi tanto diverse. Convergenza evolutiva o traccia di una lingua antichissima? Più facile che sia la prima, più bello raccontare la seconda.
Il quagga non è soltanto il primo animale estinto di cui abbiamo il dna: è anche la prima specie selvatica (pardon, sottospecie) che stiamo resuscitando con un certo successo – no, senza usare il dna, niente jurassic park con quagga impazziti che scalciano sui visitatori. Poiché si tratta in fin dei conti di una zebra con poche strisce, in un parco del Sudafrica hanno provato a selezionare le zebre con meno strisce e a tenerle isolate dalle altre. È il quagga project. È partito nel 1987 con nove zebre. Nel 2004 ce n’erano 83. L’anno dopo è nato il primo esemplare che ha veramente l’aria di un quagga. Ma non è un quagga vero; il pool genetico è smarrito per sempre. Però ci assomiglia. Un po’. Nelle foto a dire il vero le strisce sembravano più bianche su campo scuro che viceversa – ma sono foto vecchie, in bianco e nero, vatti a fidare. Gli esemplari impagliati sembrano più tozzi, ma non possiamo fidarci dei tassidermisti che in mancanza di ossi e mascelle usavano cavalli o somari.
Metti che un giorno gli italiani scompaiono totalmente – sterminati da una calamità, rapiti in cielo, quel che vuoi. Si prendono un po’ di esemplari di francesi ai confini, si isolano nell’habitat a sud delle Alpi, si attende qualche millennio… uhm, che idea malata. Però con le zebre si può fare. È strano.

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