Sapete che in India c’è una fabbrica che, con tante cose che potrebbe fare, fa le etichette con scritto “made in Italy”, insomma se leggete “made in Italy” molto spesso è grazie alla manodopera indiana. E ci sono motivi seri per cui le cose vanno così, non ha molto ribellarsi. L’euro; la concorrenza dei grandi Paesi in via di sviluppo; la scarsità di materie prime; l’abbattimento dei costi di trasporto… ci sono tante ragioni per cui il made in Italy ormai non può che essere un’idea astratta, più marketing che altro. E non pretendo certo di indossare vestiti fatti a Prato, guidare veicoli fatti a Torino, pestare tastiere fatte a Ivrea. Quei tempi sono finiti, per ora. E però almeno i razzisti, voglio dire, qual è il problema? Dovendo produrre anche noi – come tutte le democrazie europee adulte e vaccinate – un certo tot di razzisti: non abbiamo tutti gli ingredienti in casa?
Non ce la facciamo a produrre almeno un razzista italiano? Siamo messi così male da dover importare pure quelli?
(Dall’archivio: il piccolo opinionista nero).
(Ma Sicilia e Sardegna le hai già date per perse?)

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