L’Italia è il Paese in cui abito. Poteva andarmi peggio, ma in sostanza si tratta di una piccola terra senza grandissime risorse che in passato si trovò a essere al centro di traffici e imperi, e fino alla fine della guerra fredda occupava comunque una posizione strategica importante. Ora rimane un ponte tra il nord ricco e il sud povero della terra, un ruolo che non garantisce particolare benessere e sicurezza ai suoi abitanti (storicamente è la categoria del Messico, senza offesa). Nel momento in cui il baricentro dell’economia mondiale si riequilibra verso l’Asia, forse c’era un modo di valorizzare la nostra posizione, ma non lo abbiamo trovato. La classe dirigente ha le sue responsabilità: gli imprenditori più avveduti si sono semplicemente spostati in luoghi dove il lavoro era più conveniente; i politici non hanno trovato di meglio che individuare capri espiatori (è tutta colpa dei comunisti, è tutta colpa di Roma Ladrona, è tutta colpa di Berlusconi) trasformando il dibattito in un infinito match di populismo in cui alla fine sono stati travolti da pagliacci di mestiere (è colpa dei politici! è colpa dell’euro!) La produzione di miti su quanto staremmo bene se soltanto la facessimo pagare ai colpevoli (banchieri, dipendenti pubblici, pensionati, auto blu, extracomunitari) prosegue incessante ed è fin troppo prevedibile, succede più o meno così quasi sempre in situazioni simili. Altrettanto prevedibile il razzismo, che non mi piace chiamare xenofobia fintanto che investe in gran parte mediterranei come noi, fin troppo simili a noi: è la loro povertà, non i loro tratti somatici, a farci paura; ci parlano del nostro passato e ci avvisano di un prevedibile futuro.

L’Italia è il Paese che tanti più svegli di me si sono sbrigati a lasciare. Io mi sono sempre consolato pensando che se i migliori se ne andavano sarebbe rimasto più spazio per mediocri come me: ciò non sta avvenendo. Avrò fatto male i conti. Al centro di questa pianura, mi basta comunque poco per sentirmi privilegiato: una famiglia, un posto fisso, un tetto, un blog dove scrivere quello che mi pare. Non è che ne capisca spesso più dei lettori, questo è implicito ma ogni tanto va ripetuto. Vorrei che in Italia esistesse un partito socialdemocratico che riuscisse a contare qualcosa in Europa: la cosa che gli si avvicinava di più era il Pd di Bersani, ma non è andato molto bene. Quel che è successo dopo l’ultimo voto mi sembra che ci dia una lezione importante: quando gli italiani non sanno da chi farsi governare, ci pensano i democristiani. È una cosa incredibile, perché una volta almeno qualcuno li votava, adesso invece no, in teoria non li vuole più nessuno, ed eccoli lì. Loro se ti distrai un attimo ti fottono, incertezze non le hanno, e quindi sarebbe meglio che non ce le permettessimo neanche noi. Ma noi chi, dopotutto. Già.

Sta per ricominciare la scuola, ho fatto un piccolo esame di coscienza. Tra le tante competenze che dovrei trasmettere ai miei studenti c’è la speranza. Io in questi anni l’ho un po’ snobbata, all’inizio pensavo addirittura che non fosse il caso. In fondo sono ragazzini, mi dicevo, le speranze dovrebbero portarsele da casa: speranze immense, impossibili da gestire, al punto che credevo che il ruolo dell’adulto fosse quello di smorzarle un po’. Ricordavo certi miei insegnanti, appesi a speranze un po’ datate, speravo di sembrare un po’ più sgamato: ma la verità è che non saprei semplicemente spiegare che senso ha il mio insegnare, il loro apprendere, nel Paese in cui sempre più controvoglia abitiamo. Non voglio dire che una speranza non ci sia – non mi alzerei da letto se non ne avessi – ma la mia è così personale, così legata alla mia individuale esistenza che da dentro risulta così complessa e contorta che mi ci perdo e mi annoio io per primo – insomma io sono un tizio che si diverte, spero che un po’ si capisca dalle cose che finiscono pubblicate qui.

Mi piace imparare le cose, insegnarle, impararle di nuovo, mi piace cercare di capire, e litigare, soprattutto con gli sconosciuti sull’internet. Tutto questo divertimento, che vergogna, mi compensa evidentemente del vivere in un Paese che va in malora. Ma questo vale solo per me, non è una cosa che si possa dividere o condividere. I ragazzini avrebbero bisogno di speranze un po’ più sode; forse anche voi che leggete ne avreste bisogno. In giro ci sono solo quattro deficienti che promettono che senza l’euro o senza l’ici o senza gli africani o senza i magistrati comunisti l’Italia tornerà la quinta potenza industriale. A me basta star qui e dire che non è vero. Ma appena uno mi risponde: cosa proponi? io che posso dire. Propongo di restare qui, e continuare a dirvi che non è vero, che state soltanto dicendo fregnacce; che è prevedibile che le diciate, considerato il momento storico politico ed economico; è prevedibile ma non vi scusa. Forse avevo bisogno di un Paese di mediocri più mediocri di me, e l’ho trovato, senza neanche troppo viaggiare. Forse. Forse l’Italia è il Paese che mi merito.

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58 risposte

  1. Il capitalismo HA il volto umano…ed è quello il problema.

    Il resto però s'è rivelato molto peggio. Meglio farlo funzionare decentemente piuttosto che abbatterlo.

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  2. Diciamo che il capitalismo presenta qualche squilibrio da correggere, e questo si fa mettendo delle regole al mercato affinché esso non diventi la legge della giungla dove chi è più grosso mangia chi è più piccolo.
    Nulla di nuovo sotto il sole: in passato vennero introdotti sistemi di regolazione e di tutela. Strano, ma vero, in tale periodo il debito pubblico (il grande spettro dell'oggi) era sotto controllo.

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  3. Parla di scatti; gli fai presente che 'sti scatti non ci sono più, continua a parlare di scatti.

    Poi parla di valutazione; su un blog che ha sempre premesso di essere favorevole alla valutazione, salvo riservarsi il diritto di valutare singoli tentativi di valutazione e scoprire che erano stati fatti particolarmente male, da gente evidentemente mal valutata.

    Come se poi la valutazione dei docenti in Italia non si facesse a causa della tetragona ostilità dei docenti, quando basta dare un'occhiata: non c'è mai stato un progetto serio per valutarci, perché (è stato scritto fino alla noia) valutarci non è la priorità; la priorità è calarci la paga indistintamente, a tutti.

    Ma suppongo che sarà inutile: che ribatterai scrivendo che sei favorevole alla valutazione e che solo sostituendo la valutazione agli scatti automatici la scuola infallibilmente migliorerà.

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  4. 1) Ho detto che gli scatti sono congelati, ma non aboliti. Se mi sbaglio, basta dirlo.

    D'altra parte, nessuno pensa o crede che si debba andare in pensione con lo stesso salario d'entrata. Ma come si arrivi allo stipendio pre-pensione è una discussione che bisogna pure fare. Finché sono esistiti, gli aumenti sono stati per semplice anzianità. Una battaglia per riproporli tali e quali sarebbe sbagliata, ma visto che invece una battaglia per il miglioramento salariale degli insegnanti ci starebbe tutta, trovo sia il caso di cominciare a trovare delle idee. La mia idea è quella della modularità, perché meno discriminante (si paga chi fa di più-più moduli-, in modo che quelli che fanno le stesse cose -stessi moduli- siano pagati uguale). In parte questo è realizzato attraverso i progetti scolastici, che però sono un'altra cosa, e hanno degli ampi margini di arbitrarietà (nonché di aleatorietà: molti progetti sono finanziati da altre istituzione, a cominciare dall'UE e non sono “garantiti”).

    2) Sul punto della valutazione potresti fare un respiro profondo e dire: “U., sono d'accordo con te”. Non mi offenderei.
    Non mi sembra peraltro di aver mai detto che tu sei contrario alla valutazione. Io ho soltanto detto che gli insegnanti dovrebbero “concedere” di essere valutati. Se anche i sindacati, o altre associazioni professionali che ci dovrebbero rappresentare, ritenessero importante la valutazione, potrebbero loro stessi proporre un modello funzionante, senza aspettare quelli sgangherati alla Brunetta, o punitivi. Non mi aspetto però che ne facciano a breve termine. Potrei giocarci dei soldi.
    La scuola con la valutazione infallibilmente migliorerà? Credo lo pensi anche tu, che sei favorevole ad una valutazione.

    Nel tuo tono noto ancora il fastidio, ma mi sembra che siamo arrivati ad un compromesso più ragionevole.

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  5. Non posso impedirmi di valutare la tua capacità di comprensione del testo e trovarla nel complesso inferiore al grado richiesto per essere “d'accordo con me”.

    Quale parte di
    “non c'è mai stato un progetto serio per valutarci, perché (è stato scritto fino alla noia) valutarci non è la priorità; la priorità è calarci la paga indistintamente, a tutti”

    …ti risulta disperatamente incomprensibile?

    Non è che i docenti debbano “concedere” alcunché: i docenti si siedono e aspettano il giorno in cui davvero qualcuno premierà eccellenze che ancora non si capisce come dovrebbero essere individuate.

    Non c'è mai stato un discorso serio sulla valutazione. C'è stata un po' di retorica antisindacale e tu ne sei evidentemente vittima: amen. Conta quanti anni sono passati da quando la Moratti ne parlava: è successo qualcosa? No. È colpa dei sindacati? Mi ricordi gli oceanici movimenti di protesta anti-valutazione o anti-invalsi degli ultimi anni che avrebbero bloccato progetti già pronti?

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  6. Eh no, Leonardo.

    A parte il fatto che è sgradevole mettersi a valutare le mie capacità di comprensione invece di dibattere e ritornare ai toni offensivi che stavamo abbandonando (peccato)…mi permetto di citarti con un copia-incolla (così non rischio di sbagliare):

    “Poi parla [cioé io] di valutazione; su un blog che ha sempre premesso di essere favorevole alla valutazione, salvo riservarsi il diritto di valutare singoli tentativi di valutazione e scoprire che erano stati fatti particolarmente male”

    Se si è favorevoli alla valutazione, evidentemente si presume che una valutazione, ovviamente ben fatta, possa essere utile alla scuola e ai docenti (a migliorarsi, ad esempio). Essere favorevoli ad una valutazione che non serve a niente sarebbe insensato.

    Dunque, se si ritiene che sia un bene, perché non fare delle proposte? Perché aspettare che le faccia qualcun altro, soprattutto dopo i disastri che si sono visti (nel mazzo possiamo anche mettere i lunari quizzoni di Berlinguer)? Proporre una valutazione seria e articolata non spezzerebbe le gambe a quelli che vogliono semplicemente abbassare lo stipendio agli insegnanti? Non sarebbe una tattica utile?

    Io la mia proposta l'ho fatta, ma risposte di merito non ne ho viste, da parte tua.

    La mia impressione poi è che i sindacati abbiano assunto lo stesso tuo atteggiamento, sulla valutazione: aspettare. Che io ricordi, le proteste contro Berlinguer-Moratti-Gelmini hanno trovato fiera opposizione, e la Gelmini non è neanche riuscita a trovare le scuole pilota per la sperimentazione, ma non è un argomento centrale in questa discussione (che per me sta diventando faticosa da sostenere, visto che devo ricavare gli argomenti dal malcelato sarcasmo dietro cui viene nascosta la difficoltà a dibattere civilmente).

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  7. Ecco un altro Paese che e' disperato, isolato, con una crisi economica che si aggrava…

    Israelis ranked 11th-happiest people in the world
    http://tinyurl.com/pf6kzw4

    Beijing businesses looking for products labeled ‘Made in Israel’
    http://tinyurl.com/okuuymp

    Oil Discovered in Israel’s Yam 3 Offshore Field, Could Generate $11 Billion
    http://tinyurl.com/psunll4

    Vien proprio voglia di distruggerlo, questo Paese, nevvero? E poi e' la causa di tutte le guerre!

    P.S. si sta bene in Italia, la' in provincia, con tutto quello che hai (ahem…) studiato?

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  8. Maro' Zanardo quanto rosichi.

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