
Wolverine l’Immortale (The Wolverine, James Mangold, 2013)
Wolverine è il migliore in quello che fa. Uccidere? Sventrare? Annusare prede in mezzo al traffico metropolitano? No, quello era il Wolvie dei fumetti. Il Wolverine cinematografico è il migliore del mondo a nutrire rimorsi, avere incubi, ecc.. Non c’è notte che non si svegli con gli artigli in fuori, è seccante soprattutto se hai delle trombamiche, per cui è andato a vivere in montagna. Lo raggiunge una giapponese che parla come una guida turistica, avete presente, quelle che prima di affettarvi con la katana vi devono spiegare tutto il pedigree della katana, che era appartenuta al prozio del grande samurai Sto Katzo-San e tutto il resto. Indovinate che gli racconta: Logan, non puoi nasconderti al tuo destino, sei una macchina per uccidere, sei John Rambo col 100% di adamantio in più, dai, vieni in Giappone che ci divertiamo, c’è la Yakuza e il boss moribondo di una multinazionale che hai salvato da giovane a Nagasaki e ha un bellissimo ricordo del tuo fattore rigenerante, e i ninja neri sui tetti come nei vecchi fumetti di Miller, te li ricordi i vecchi fumetti di Miller, bei tempi quelli, però anche adesso non si sta male, dai, abbiamo katane vere e un sacco di effetti speciali, possiamo saltare sui treni a trecento chilometri all’ora, dai, vieni in Giappone con me.
“Va bene, ma solo 24 ore”.
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| È uno di quei pochi casi in cui la voce fuoricampo sarebbe perfettamente giustificata. E infatti non la usano. |
Pagano sceneggiatori per scrivere frasi del genere. Vengo in Giappone – dal Canada – ma solo per 24 ore. All’inizio di un film di Wolverine. È come se i fratelli Grimm mettessero a Cappuccetto Rosso in bocca la battuta: “Beh, scambierò qualche parola col lupo, dopotutto; ma solo buongiorno e buonasera”. Potrei continuare a lamentarmi per tutta la recensione. Perché mi ricordo la storia originale, e vederla saccheggiata così, profanata – non si potrà più riutilizzare, hanno bruciato in due ore sia l’idillio con Mariko sia la strage della famiglia – fa male. Ma lagnarsi non serve a niente. È come insistere sul fatto che Hugh Jackman non sia nella parte, per quanto si faccia crescere i basettoni io continuo a immaginarmelo col farfallino mentre canta scemenze a Broadway o presenta gli Oscar – ma dopo sei film forse vale la pena di rassegnarsi, o no? Nel frattempo si sono ruotati due Spider Men, due Supermen e ben tre Terribili Hulk, e Jackman è sempre lì. Si vede che a qualcuno piace. Qualcuno che non sono io, ma che compra più biglietti di me, evidentemente.
Alla fine il problema è tutto lì, cari appassionati di fumetti… (continua su +eventi!)

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