coccodrilli, Emilia paranoica, migranti

Begm Shnez

Quando una ragazza come Nosheen finisce all’ospedale, o si ritrova sepolta in un orto, i giornalisti scrivono sempre una cosa che mi fa imbestialire. Scrivono che “voleva vivere all’occidentale”. È una frase di rara idiozia, che schiude un immaginario rimasto bloccato ai mitici anni ’80 con Sabrina Salerno – cosa accidenti vorrebbe dire “vivere all’occidentale” a Novi di Modena nel 2010? Andare in giro in pantaloni? Sedersi sulla panchina del bar? La disco il sabato sera? Nosheen e sua madre portavano il velo. Vestivano alla pakistana. Non parlavano con gli sconosciuti. Preparavano cerimonie religiose e facevano il giro dei conoscenti per invitarli. Non vivevano “all’occidentale” e non sono state prese a pietre per questo.

Viceversa troverete in giro per la bassa un sacco di ragazzi dalla lingua strana e dalla pelle scura, che vivono “all’occidentale”, o almeno ci provano. Mettono blue jeans e qualche firma sulle felpe. Il sabato nei parchi giocano con mazze e palline – cosa c’è di più occidentale. Entrano nei bar, a volte ne escono con la ceres in mano. Qualcuno magari a mezza voce dice che la ragazza se la meritava, chissà chi frequentava a insaputa del padre. Lo dice anche il giornale, che voleva vivere “all’occidentale”.

Auguro a Nosheen di vivere, da qui in poi, la vita che vorrà. Sarà occidentale, sarà orientale, sarà probabilmente complicata. Io non so se le interessassero davvero i jeans, o mostrare i capelli. Le piaceva un ragazzo italiano? I giornalisti in queste cose sguazzano, ma sono chiacchiere e non ci sono prove (ci sarebbe anche un video, ma guarda un po’, non lo ha visto nessuno). Quel che si sa è che era una brava figlia e una buona musulmana, che non voleva sposare un cugino che non conosceva; che non credeva che il suo Dio la obbligasse in questo senso; che sua madre era con lei; che ha fatto tutto quello che una quarantenne pachistana a Novi poteva fare per difenderla (andò persino dai carabinieri a lamentarsi del marito: che coraggio deve avere avuto questa signora?); che alla fine, per difendere sua figlia, Begm Shnez ha perso la vita.

Dirò una cosa antipatica. Io non so se vivo in occidente o in oriente. È una battaglia quotidiana, che mi appassiona solo fino a un certo punto. So che ancora trent’anni fa mia nonna si copriva il capo con un foulard prima di andare alla novena. Viveva poco lontano da dove risiede Nosheen. So che nel mondo complicato di mia nonna, di Nosheen, e mio, c’è un valore supremo e (mi dispiace) non è il diritto di portare i jeans o scoprire i capelli o farsi i video coi ragazzini italiani. È la vita, e offrire la propria in cambio di un’altra è la cosa più grande, più nobile che si possa fare. Per ricordarcelo noi occidentali abbiamo pietre. Abbiamo lapidi e monumenti, fuori e dentro le chiese – ma evidentemente non ci bastano. Su un’altra pietra, fuori dalle chiese, ma davanti agli occhi di tutti i residenti di Novi, occidentali o no, in jeans o velati, vorrei che si scrivesse qualcosa su Begm Shnez, che ha donato due volte la vita a sua figlia, che è morta lottando, e stava lottando per tutti noi, occidentali e orientali di Novi; che è caduta ma che ha vinto, quel poco che si poteva vincere quel giorno a Novi, per tutti noi.

Ai pachistani che arriveranno, da una terra ormai distrutta e spappolata da una guerra taciuta per dieci anni e da un’alluvione di cui nessuno ha parlato, non chiederò se conoscono l’italiano, i fratelli d’Italia o il va’ pensiero. Se vogliono vivere all’occidentale o all’orientale o come preferiscono. L’unico prerequisito, per quanto mi riguarda, è che passino davanti alla lapide di Begm Shnez. Che sappiano. Volete stare da noi? Se c’è posto, bene, ma da noi funziona così: i nostri eroi non sono i padri che lapidano, ma le madri che danno la vita. Avete intenzione di tormentare figlie e madri? Non è il posto che fa per voi. Dareste la vita per loro? è l’unica cosa che ci serve sapere. La lingua poi s’impara, le usanze cambiano, e oriente e occidente non sono che nomi.

78 pensieri su “Begm Shnez

  1. @Falecius: quindi secondo te un'ideologia pervasiva ed esclusiva delle altre, che ha la pretesa di regolare ogni aspetto della vita pubblica e privata delle persone, incluso come ci si deve pulire il culo, e che ha avuto svariati secoli ed amplissimi mezzi per esercitare la propria influenza, improvvisamente, proprio su una questione fondamentale di morale familiare, puff, sparisce, o al più si dissolve in un generico 'patriarcato', formula tanto generica da poter contenere la stragrande maggioranza delle società umane fino a tempi recenti.
    Sarebbe come dire che, se si trovano dei morti ustionati e disidratati nel Sahara, il sole c'entra zero, al più possiamo chiamarla 'sovraesposizione ai raggi ultravioletti', roba che potrebbe capitare a chiunque ovunque, anche a chi usa una lampada abbronzante a casa sua.
    Opinione interessante, peccato che i fatti siano leggermente diversi e dicano, per esempio, che la piaga degli 'honour killings', dapprima sconosciuta, sia recentemente apparsa anche nei Paesi del centro-nord Europa, soprattutto ad opera di comunità d'immigrati come i turchi, i curdi, i pachistani appunto, gli iraniani, popoli diversi per lingua, cultura, economia, sistema politico, etc. ma con una caratteristica comune, chissà quale.
    (E per favore risparmiami lo strawberry blonde argument che esistono persino altri immigrati che, ogni tanto, ammazzano la moglie/figlia per 'questioni d'onore'.)
    Ma se non ti fidi di me, chiedilo un po' a loro, chi deve decidere chi deve sposare una donna:

    http://pewglobal.org/files/pdf/258.pdf

    Noterai che i Paesi dove la libertà di scelta della donna è sostenuta da una minoranza sono tutti islamici tranne l'India (dove peraltro c'è una forte minoranza mussulmana).
    E quando si tratta di scegliere chi educare tra figli maschi o femmine, i Paesi dove la priorità ai maschi raggiunge percentuali a due cifre sono tutti islamici.
    Che sfortunata coincidenza, eh?

    tibi

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  2. Insomma, Tibi, al netto delle tue prediche coranocattivo cattivo, quello che proponi è accoglienza nel rispetto della compenetrabilità dei corpi e tolleranza zero per la violenza.

    Quindi, in sostanza, proponi quello che propongono tutti gli altri: il banale buon senso di tutti i giorni. Le altre chiacchiere che stai facendo da cinque giorni cosa sono?

    Stai esercitando il tuo diritto di “blabla quant'è brutto il Corano”. Un punto di vista come un altro, che non ci fa fare un solo passetto avanti.

    Il problema non è che tu sia xebofobo (lo sei) o razzista (lo sei). E' che sei semplicemente molto noioso, e non hai veramente nulla di concreto da proporre. Ti aggiri di qua e di là, molli un corano-cattivo qua, scoreggi un islamofascismo là, in attesa di tempi migliori.

    Sotto sotto, stai cercando un puzzone più puzzone di te che mostri i muscoli e prospetti soluzioni finali. Tu da solo non ne hai il coraggio, ma se ti dessero un po' di ordini, saresti così felici di eseguirli.

    Anche solo qualcuno che ti proponesse di esplodere in una qualche moschea: che liberazione. Per tutti quanti.

    (Si è capito che non sei gradito? Ci sono altri modi in cui io possa spiegartelo?)

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  3. Cioè, facciamo finta che dalla tua buffa descrizione io abbia capito di che ideologia tu stai parlando. Ebbene, essa NON teorizza quel comportamento, più di quanto il Codice di Diritto Canonico teorizzi la pedofilia. Tu puoi prendertela col Corano quanto vuoi, ma resta il fatto che l'Islam, in quanto corpus di dottrine etiche e religiose, non consente l'omicidio.
    Le società musulmane sono patriarcali. Come molte altre.
    Che i delitti d'onore avvengano anche al di fuori dell'ambiente musulmano l'hai detto tu.

    Ari-yawn.

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  4. Un plauso all’impostazione del pezzo, che pone l’attenzione in modo non scontato sulla vittima.

    A proposito di citazioni sacre, “dai frutti li riconoscerete”:

    nella mia esperienza ci sono persone che passano le giornate a commentare sui siti di informazione locali solo su questi fatti, citando Borghezio e Feltri (i più colti e internettari citano Cristian Rocca) e arruffapopolo più o meno professionali, ai quali è evidentissimo che non freghi assolutamente nulla della sorte delle Begn Shnez (anzi, fanno di tutto per tenerle lontane) – se non come arma da brandire per campagne d‘odio e triti luoghi comuni sui presunti “buonisti”; e sono tutti di una parte.

    E persone (italiane e straniere) che lavorano costruttivamente, per professione o nel tempo libero, che frequentano anche le potenziali Begum Shnez, che inventano creativamente occasioni di socializzazione, di uscita dalle mura di casa, di riconoscimento.
    Che, anche banalmente, organizzano cene, corsi di lingua, di teatro, occasioni di incontro soprattutto per splendidi giovani e donne (ma anche maschi adulti altrettanto splendidi).
    Che cercano di sottrarsi ai tranelli della rappresentanza e delle “comunità” con i loro leader. Che, in sintesi, sono concretamente al fianco di queste (che spesso non hanno bisogni di “aiuto”, ma di semplice riconoscimento). “Costruttori di ponti”, come si dice. Il resto è sovrastruttura.

    Persone che sono tutte dell’altra parte.

    E che si prendono quotidianamente palate di merda da piccoli e grandi professionisti dell’odio e della paura (che non mancano da nessuna parte, ed hanno un disperato bisogno gli uni degli altri), e da un seguito caciarone e orgogliosamente ignorante.

    Poi probabilmente ci sarà qualche angolo remoto nel lombardo-veneto in cui operatori e volontari dei centri antiviolenza, delle unità di strada e più banalmente delle associazioni e delle azioni e strategie spicciole che si attuano quotidianamente a livello di quartiere, sono tutti camicie verdi sensibilissime e senza pregiudizi.

    Intanto però possiamo ringraziare anche questi cattivisti se oggi il nostro paese si straccia le vesti all’unanimità (compresi noti forcaioli) per Sakineh, mentre –oltre a non muovere un dito per Teresa Williams- espelle verso la forca una meno nota donna africana dalla storia simile, senza fare una piega.

    http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/07/21/news/faith_rimandata_in_nigeria_l_aspetta_la_condanna_a_morte-5721937/

    http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/07/21/news/nigeriana_arrestata-5737373/

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  5. @falecius: “l'Islam, in quanto corpus di dottrine etiche e religiose, non consente l'omicidio.”

    No, scusa, è troppo bella: mi sto scompisciando.

    Al-Ma'idah (The Table Spread)
    # 5:33 (Asad) It is but a just recompense for those who make war on God and His apostle, and endeavour to spread corruption on earth, that they are being slain in great' numbers, or crucified in great numbers, or have, in result of their perverseness, their hands and feet cut off in great numbers, or are being [entirely] banished from [the face of] the earth: such is their ignominy in this world . But in the life to come [yet more] awesome suffering awaits them-

    Al-Ahzab (The Confederates)
    # 33:61 (Asad) bereft of God’s grace, they shall be seized wherever they may be found, and slain one and all.

    At-Tauba (The Repentance)
    # 9:111 (Asad) BEHOLD, God has bought of the believers their lives and their possessions, promising them paradise in return, ,[and so] they fight in God's cause, and slay, and are slain: a promise which in truth He has willed upon Himself in [the words of] the Torah, and the Gospel, and the Qur'an. And who could be more faithful to his covenant than God? Rejoice, then, in the bargain which you have made with Him: for this, this is the triumph supreme!

    Al-Baqara (The Cow)
    # 2:191 (Asad) And slay them wherever you may come upon them, and drive them away from wherever they drove you away – for oppression is even worse than killing. And fight not against them near the Inviolable House of Worship unless they fight against you there first; but if they fight against you, slay them: such shall be the recompense of those who deny the truth.

    An-Nisa (The Women)
    # 4:89 (Asad) They would love to see you deny the truth even as they have denied it, so that you should be like them. Do not, therefore, take them for your allies until they forsake the domain of evil [108] for the sake of God; and if they revert to [open] enmity, seize them and slay them wherever you may find them. And do not take any of them [109] for your ally or giver of succour,

    (E potrei continuare, ma poi a Leo si alza la pressione: facciamo che puoi farti il tuo sonnellino in pace, visto che l'evidenza t'annoia. Buonanotte.)

    tibi

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  6. Tibi, questa manfrina per cui le cose che scrivi sono davvero troppo eccitanti e anticonformiste e trasgrescio e quindi mi si alza la pressione, ecco, come dirlo, non hai più quindici anni. E non scrivi cose eccitanti: scrivi cose noiose e deprimenti.

    Qualsiasi analista a questo punto ti direbbe che ti sei scoperto: qual è il tuo obiettivo? Portare una visione diversa dei rapporti con la comunità islamica? Sì, ma soprattutto far “alzare la pressione” a un tizio che ti sta sulle palle. Va bene, ok, sei proprio un birbantello, ciao. In dieci anni sei l'unica persona che mi sono pentito di avere incontrato.

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  7. Non pretendo di mettere punti definitivi. Oltretutto ho una certa avversione per i testi sacri in genere. Proprio per questo apprezzo molto quando le società riescono a trovare una mediazione tra la parola “scritta” dal proprio dio millenni anni fa e il buon senso: va bene non rubare (ah, ah), va bene non mangiare i gamberetti, ma lapidare le adultere è out. Si prendono con le pinze un po' tutti i passi truculenti della Bibbia, si passa tutto alla giustizia civile e vai.

    A fare questo grande passo i cristiani ci sono riusciti da poco (non i fondamentalisti), gli ebrei anche (non in fondamentalisti), ci riusciranno perciò anche gli islamici (sicuramente non lo faranno i fondamentalisti).

    Quando avverrà? Boh, probabilmente, vedendo il nostro caso, aiuterà molto sbattere i religiosi fuori dalle stanze del potere e lasciarli in anticamera a tuonare contro la lunghezza delle gonne, affacciandosi ogni tanto a dirgli “sì, sì”, mentre dentro si pensa alle cose serie. Il problema è che questi ogni tanto si riaffacciano, e bisogna essere fermi e decisi, come con i bambini, e avari con la paghetta, se no si montano la testa. Purtroppo noi oggi viviamo di nuovo in una fase disgraziata e delicata nella quale ci vorrebbe molta determinatezza e tanto, tanto relativismo etico per evitare rigurgiti identitari, razzisti e fondamentalisti.

    Insomma, fondamentalismo è bruttobrutto (e ci metto dentro anche i leghisti), buon senso è bellobello, bon ton una meraviglia (mi riferisco al “birbantello”).

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  8. Ridi, ridi. Resta il fatto che secondo la Shari'a l'omicidio, ivi compreso il delitto d'onore, è illegale. È contemplata la guerra, e anche la pena di morte, ma non perdo tempo a spiegarti la differenza.

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  9. Fantastico. Quindi, visto che in Occidente le corti islamiche o non esistono, o non hanno (per ora) competenze penali, nessun omicidio commesso da islamici in Occidente ha motivazioni religiose.
    A parte il grandissimo sollievo che cio' costituira' per Theo van Gogh, per la cinquantina di pendolari londinesi e i 200 di Atocha, e' esattamente il ragionamento di un Faurisson: siccome non si trova l'ordine originale di Hitler, con tanto di timbro della Cancelleria del Reich, l'Olocausto e' una bufala, al piu' nelle camere a gas ci disinfestavano gli ebrei pidocchiosi; siccome tu non vedi nessun marchio di qualita' Official Sharia Court, allora e' solo un po' di patriarcato, circolare non c'e' niente da vedere.
    A proposito di patriarcato, guarda un po' qua, il Global Gender Gap Report 2010:

    http://www.weforum.org/pdf/gendergap/rankings2010.pdf

    A parte l'Italia a meta' classifica che fa gia' abbastanza schifo, nell'ultima ventina di posizioni ci trovi solo Paesi islamici (o con consistenti minoranze islamiche come Camerun ed Etiopia), tranne il Nepal.
    Vedi alle volte la sfiga, eh?

    tibi

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  10. Che il Corano sia un faro a sostegno dell'autodeterminazione femminile mi sembra un tantino opinabile. Direi che nel caso di Begm Shnez il punto fosse quello. Non lo è neanche la Bibbia? Non mi sconvolge per niente.
    La cosa che trovo sgradevole, perché a mio parere infinitamente capziosa, è che ogni discussione su questo argomento finisce con il ridurlo a pretesto per accapigliarsi sulle politiche del governo nei confronti degli immigrati. In sottofondo, la difesa a prescindere della religione in quanto bene in sé. Non è che a voi di Sakineh, per dire, freghi più di tanto, anzi nulla: vi importa solo della parte che impersonate nelle beghe interne di casa nostra e di quanti punti date all'avversario e agli amici dell'avversario. E lì siete certissimi (siete tutti maschi, tra l'altro) di avere la verità rivelata nel fazzoletto.

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  11. Saremo anche tutti maschi, triste ma vero, ma nessuno è stato così testa di c. da affermare che il “Corano sia un faro a sostegno dell'autodeterminazione femminile”.

    “In sottofondo, la difesa a prescindere della religione in quanto bene in sé.”

    Ma che pezzo hai letto, scusa?

    Visto che di Sakineh non ho mai scritto niente, toglimi almeno dall'elenco di quelli che ci hanno speculato su.

    Ah, e poi ultimamente c'è questa moda di criticare le persone accusandole di essere certissimi delle proprie verità… certissimo no, non mi pare; ma abbastanza sicuro sì, sennò non starei neanche a discuterne. Probabilmente anche tu sei abbastanza sicura/o delle tue idee: sennò ne avresti altre.

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  12. Il problema non è coprirsi il capo, con un velo, un fazzoletto o un berrettino. il problema sorge quando una persona si sente, non so come ben dire, “in diritto”, “abilitata”, giustificata? a ledere un'altra persona. Che le nonne di sicilia, dell'emilia e del cuneese girassero col fazzolettone in testa non sorprende e non sconvolge nessuno. Secondo me è utile distinguere tra convenzione sociale, costume, abitudine insomma, e una legge a cui si deve obbedire e che altri seguono e fanno rispettare sulla tua pelle. Non credo che, ad oggi, pure nel più disperso paesino campagnolo, una donna che, per voglia o per sbadataggine, rifiuti la circumnavigazione e passi nel mezzo della piazza riceva altro che occhiate e magari qualche sussurro sdegnoso o perplesso. Che già questo sia brutto (scusate la mia scarsa varietà di linguaggio), così come sia “brutto” che un uomo guardi tranquillamente e a suo agio le tette di una ragazza mentre questa cammina o va in bicicletta, o che le toccatine di culo sull'autobus con successiva noncuranza piacciano cosi tanto agli uomini dai 13 ai 60 anni, o che un ragazzino di 15 anni dia della puttana a una ragazza di trenta per strada per “fare il grosso” coi suoi amici, che tutto questo sia umiliante e ingiusto, non ci piove. Non trovate? E dimostra come lo scarso rispetto per la donna sia uno dei motivi più trasversali alle culture, anche a quelle che si sentono reciprocamente distantissime.
    Detto ciò, c'è una bella differenza tra uno che ti dà della puttana e uno che ti dà delle mazzate. Si parlava di violenze domestiche contro le donne, che sono una triste e diffusissima realtà, di nuovo trasversale alle culture e ai Paesi. C'è una Bella Differenza, e un Grosso Problema, se uno si sente giustificato da una norma (religiosa, civile o consuetudinaria..) a dare delle mazzate a una donna. Vedo che qui ci si chiede che soluzioni proporre.. io non saprei proprio. E' una questione grossa. Mi limito a rilevare il problema, che secondo me si è perso nelle discussioni “di metodo”. E, come dice Leonardo, non si tratta proprio di vivere all'Occidentale. Si tratta di avere rispetto, se non della donna – ce ne vuole ancora.. – almeno della vita umana. Punto e basta.

    saluti

    Laura

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  13. Alcuni riferimenti dell'ultimo anonimo/a mi sembrano ai commenti, compreso il mio precedente.

    “La cosa che trovo sgradevole, perché a mio parere infinitamente capziosa, è che ogni discussione su questo argomento finisce con il ridurlo a pretesto per accapigliarsi sulle politiche del governo nei confronti degli immigrati.”

    Esattamente quello che stigmatizzavo io: solo che non è questo il caso, ed a farlo sono solitamente i leghisti e loro amici.
    E’ un florilegio di condanne dello straniero / dell’islam ad ogni pezzo di cronaca che parli di uno scippo o furto di merce da 10 euro, ma solo se il reo non è “italiano”.
    Non mi sembra che si sia poi parlato nei commenti delle politiche dell’immigrazione, anche se erano marginalmente argomento del pezzo.
    Io citavo un esempio di violazione del diritto internazionale da parte del nostro paese: consegnare alla forca una condannata a morte, mentre ci si straccia le vesti per un'altra condannata (ma da un tiranno brutto e cattivo) per lo stesso reato.

    “[..] la difesa a prescindere della religione in quanto bene in sé.”
    Mi sfuggono interventi qua sopra in questo senso, mi sembra sia proprio il contrario (qua siamo in maggioranza agnostici, mi sa)

    “Non è che a voi di Sakineh, per dire, freghi più di tanto, anzi nulla: vi importa solo della parte che impersonate nelle beghe interne di casa nostra e di quanti punti date all'avversario e agli amici dell'avversario. E lì siete certissimi (siete tutti maschi, tra l'altro) di avere la verità rivelata nel fazzoletto.”

    Bello quest’ulteriore ribaltamento della realtà. Non ho mezzi per scandagliare le coscienze (ma non è questo il punto), anche se un sistema per stime grossolane c’è.
    Per Sakineh si sono trovati fianco a fianco Gino, attivista di Amnesty, Pino, insegnante in parte per professione in parte per volontariato, Tino, quello della piccola associazione che è quitidianamente al fianco delle tante Begm, da una parte; e il leghista o il La Russa di turno dall’altra.
    Uhm, uhm, quale interessamento sarà più sincero?
    Sarà un caso, ma per altre condannate a morte meno strumentalizzabili in chiave anti-immigrazione del larussa e del leghista nemmeno l’ombra.
    Di più: abbiamo la possibilità concreta di salvare Faith Aiworo, una donna nella stessa situazione, mentre tutto il paese si straccia le vesti e che facciamo? Per salvarla non dobbiamo fare assolutamente nulla. Invece la consegniamo ai sui carnefici. Violando la nostra legge ed il diritto internazionale in talmente tanti modi che è difficile contare. A muoversi (prima e dopo l’espulsione) son rimasti solo Gino, Pino e Tino.
    Intanto, dalla tv nazionale alla testata locale più sfigata, larussi e legisti danno dell’ipocrita a Gino, Pino e Tino, mentre continuano a lavorare per allontanare più Faith e Begm possibile.

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  14. @ leo: ho letto i commenti.
    @altri alla rinfusa:
    Per quanto riguarda la questione Sakineh, ci sono due discorsi da fare, che di solito si confondono.
    1) pena di morte bruttabrutta (per riprendere l'espressione letta più su)
    2) adulterio è qualcosa che non può comportare un processo o una condanna, a morte, alle frustate o alla lapidazione come in questo caso, perché si tratta di un comportamento NON sanzionabile mai e da nessuno da un punto di vista legale. (In caso c'è il divorzio.) Richiamandosi al Corano, lasciamo perdere per il momento le questioni di interpretazione (dovrebbero esserci tre testimoni dell'adulterio ecc.) alcuni tribunali che applicano la legge islamica in diverse parti del mondo continuano a emettere condanne a morte, a volte eseguite, e molto probabilmente creano infinite “Terese Lewis” di cui non siamo a conoscenza. I condannati da questi tribunali sono solo donne, donne che non possono disporre di sé stesse, né nella vita sessuale, né in molti altri ambiti. E questo è un altro problema, rispetto alla pena di morte, che riguarda tutte le donne di quei paesi in tutti i momenti della loro vita, non solo quelle che per qualche motivo inciampano nella giustizia e prescinde totalmente dalla questione pena di morte e dal fatto che tale pena sia accettabile o meno: è il problema dell'autodeterminazione della donna. Sono due questioni importanti che vanno tenute ben separate a livello logico. Poi che le stesse persone possano militare per entrambe oppure trovare mobilitazioni differenti mi sembra inevitabile.
    3)l'argomento sulle condannate a morte per cui non si fanno campagne perché stanno negli USA piace molto al regime iraniano, ma questo al limite non sarebbe essenziale, semplicemente mescola le due cose e a mio parere farlo è assolutamente capzioso – se preferite benaltrista. Tra l'altro mi ricordo di campagne a favore di diversi condannati a morte negli USA nei decenni, per fortuna senza distinzione di sesso.
    http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
    4)l'impressione è che i discorsi che fanno riferimento alla cronaca che riguarda le donne, da Shnez a Sikineh, usino le suddette femmine in maniera abbastanza strumentale, per dirsi reciprocamente: arabaccibrtutti, coranocattivo, immigratidacacciare, arabibuoni, leggitilabibbia, immigratidaproteggere. Come diceva una generazione che non è la mia, sul corpo delle donne.

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  15. @ leo: ho letto i commenti.
    @altri alla rinfusa:
    Per quanto riguarda la questione Sakineh, ci sono due discorsi da fare, che di solito si confondono.
    1) pena di morte bruttabrutta (per riprendere l'espressione letta più su)
    2) adulterio è qualcosa che non può comportare un processo o una condanna, a morte, alle frustate o alla lapidazione come in questo caso, perché si tratta di un comportamento NON sanzionabile mai e da nessuno da un punto di vista legale. (In caso c'è il divorzio.) Richiamandosi al Corano, lasciamo perdere per il momento le questioni di interpretazione (dovrebbero esserci tre testimoni dell'adulterio ecc.) alcuni tribunali che applicano la legge islamica in diverse parti del mondo continuano a emettere condanne a morte, a volte eseguite, e molto probabilmente creano infinite “Terese Lewis” di cui non siamo a conoscenza. I condannati da questi tribunali sono solo donne, donne che non possono disporre di sé stesse, né nella vita sessuale, né in molti altri ambiti. E questo è un altro problema, rispetto alla pena di morte, che riguarda tutte le donne di quei paesi in tutti i momenti della loro vita, non solo quelle che per qualche motivo inciampano nella giustizia e prescinde totalmente dalla questione pena di morte e dal fatto che tale pena sia accettabile o meno: è il problema dell'autodeterminazione della donna. Sono due questioni importanti che vanno tenute ben separate a livello logico. Poi che le stesse persone possano militare per entrambe oppure trovare mobilitazioni differenti mi sembra inevitabile.
    3)l'argomento sulle condannate a morte per cui non si fanno campagne perché stanno negli USA piace molto al regime iraniano, ma questo al limite non sarebbe essenziale, semplicemente mescola le due cose e a mio parere farlo è assolutamente capzioso – se preferite benaltrista. Tra l'altro mi ricordo di campagne a favore di diversi condannati a morte negli USA nei decenni, per fortuna senza distinzione di sesso.
    http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
    4)l'impressione è che i discorsi che fanno riferimento alla cronaca che riguarda le donne, da Shnez a Sikineh, usino le suddette femmine in maniera abbastanza strumentale, per dirsi reciprocamente: arabaccibrtutti, coranocattivo, immigratidacacciare, dagli al comunista, arabibuoni, leggitilabibbia, immigratidaproteggere, dagli al leghista. Come diceva una generazione che non è la mia, sul corpo delle donne.

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  16. @ leo: ho letto i commenti.
    @altri alla rinfusa:
    Per quanto riguarda la questione Sakineh, ci sono due discorsi da fare, che di solito si confondono.
    1) pena di morte bruttabrutta (per riprendere l'espressione letta più su)
    2) adulterio è qualcosa che non può comportare un processo o una condanna, a morte, alle frustate o alla lapidazione come in questo caso, perché si tratta di un comportamento NON sanzionabile mai e da nessuno da un punto di vista legale. (In caso c'è il divorzio.) Richiamandosi al Corano, lasciamo perdere per il momento le questioni di interpretazione (dovrebbero esserci tre testimoni dell'adulterio ecc.) alcuni tribunali che applicano la legge islamica in diverse parti del mondo continuano a emettere condanne a morte, a volte eseguite, e molto probabilmente creano infinite “Terese Lewis” di cui non siamo a conoscenza. I condannati da questi tribunali sono solo donne, donne che non possono disporre di sé stesse, né nella vita sessuale, né in molti altri ambiti. E questo è un altro problema, rispetto alla pena di morte, che riguarda tutte le donne di quei paesi in tutti i momenti della loro vita, non solo quelle che per qualche motivo inciampano nella giustizia e prescinde totalmente dalla questione pena di morte e dal fatto che tale pena sia accettabile o meno nei confronti di un condannato chiunque sia: è il problema dell'autodeterminazione della donna. Sinceramente si penserebbe che fosse diventato più evidente all'altro sesso, ma a quanto pare continua a essere ostico. Sono due questioni importanti che vanno tenute ben separate a livello logico. Poi che le stesse persone possano militare per entrambe oppure trovare mobilitazioni differenti mi sembra inevitabile.
    3)l'argomento sulle condannate a morte per cui non si fanno campagne perché stanno negli USA piace molto al regime iraniano, ma questo al limite non sarebbe essenziale, semplicemente mescola le due cose e a mio parere farlo è assolutamente capzioso – se preferite benaltrista. Tra l'altro mi ricordo di campagne a favore di diversi condannati a morte negli USA nei decenni, per fortuna senza distinzione di sesso.
    http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
    4)l'impressione è che i discorsi che fanno riferimento alla cronaca che riguarda le donne, da Shnez a Sikineh, usino le suddette femmine in maniera abbastanza strumentale, per dirsi reciprocamente: arabaccibrtutti, coranocattivo, immigratidacacciare, arabibuoni, leggitilabibbia, immigratidaproteggere. Come diceva una generazione che non è la mia, sul corpo delle donne.

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  17. @Laura, prendo spunto per aggiungere qualcosa. (e che leonardo mi perdoni per la prolissità: non riesco a sintetizzare di più senza banalizzare)

    Soluzioni forse non ne abbiamo, ma non è neanche il deserto: di tentativi, strategie, risorse e competenze specifiche ne abbiamo tantissime.
    Pubbliche, del privato sociale e del volontariato.

    A partire dal percorso che ha portato alla diffusione dei centri antiviolenza, del numero verde nazionale, delle case protette. Cose a cui ora stanno tagliando i fondi: non è più poriorità. Anche se i numeri danno un aumento, sia tra le italiane che le straniere, delle donne che chiedono aiuto.

    Competenze specifiche, appunto: è vero che la violenza di genere è un problema assolutamente privo di confini di nazionalità, religione, classe sociale (e fa notizia solo quando ci scappa la morta, e solo in alcuni casi particolari); e che anche per questo le capacità e gli approcci necessari (oltre ai metodi per entrare in contatto) sono estrememente vari. Inoltre l’allontanamento da casa con figli e bagagli non può che essere la “soluzione” solo nei casi di maggior rischio manifesto (spesso in struttura, perché questo tipo di violenza è purtroppo tollerato o ignorato dalla rete sociale di riferimento)

    Ovviamente non si possono usare le stesse strategie in caso di violenza con la donna affermata e “di buona famiglia” o con quella del paesino sperduto e culturalmente più succube del marito. La provenienza dalle zone più remote del pakistan aggiunge alla casistica altri elementi e complessità. Non basta dire che non è giusto (cosa su cui son d'accordo anche molti pakistani). Bisogna intervenire, bene, e non c'è una ricetta unica, se non le competenze e l'esperienza di chi ha scelto questo come mestiere – o se ne occupa nel tempo libero.
    Ed è una cosa emotivamente molto logorante..

    Secondo me, il resto è fuffa. C'è chi fa, e chi bercia strumentalmente.
    E chi bercia spesso coincide con chi per prima cosa cerca di togliere gli strumenti a chi fa.

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  18. Anonima delle 15:20, una richiesta: almeno leggili bene i commenti..
    solo due puntualizzazioni: su sakineh (e poi basta, che era solo un riferimento a margine in relazione al caso di Faith) la condanna a morte, almeno secondo il tribunale iraniano, è per l'omicidio del marito – non per l'adulterio, per cui l'avevano già frustata. Esattamente come nel caso di Faith Ayworo -due condannate a morte per omicidio, in circostanze e contentsi discutibili-: è proprio la stessa mobilitazione.
    Mentre ci si straccia le vesti per una, si consegna l'altra al boia.
    Non è giusto, perché non si possono misurare le soffernze, ma non posso contorollare le sensazioni: a me dispiace persino di più per Faith, perché “più vicina”, ed il mio paese ha una responsabilità diretta, di cui mi vergogno.

    Posso almeno dare dell'ipocrita ai forcaioli che piangono lacrime di coccodrillo per una e han mandato alla forca l'altra? Perché dover essere io -e amici- a giustificarmi e non chi ha il potere di intervenire – e vediamo come lo ha fatto – inizia ad essere alquanto surreale.

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  19. Va bene, ma neanche nei commenti non mi pare che nessuno stia parlando del Corano come del faro dei Diritti Umani. C'è un vecchio troll che insiste sul concetto Coranobrutto e altri che trovano le cose più complesse.

    Io parto da un presupposto: la Shnez era musulmana praticante, e lo è anche sua figlia. Si sono ribellate ai maschi di famiglia. Per farlo non hanno rinnegato il Corano, non hanno smesso di sentirsi musulmane, e probabilmente non avevano nemmeno quel famoso fidanzatino. Magari volevano vivere più all'occidentale, ma magari anche no.

    A questo punto possiamo ripeterci tra noi che comunque il Corano è maschilista, ma non serve a nulla, e non ci avvicina di un cm a persone come la Shnez. Credo sia più utile e praticabile rispettare la loro fede e assisterle quando si ribellano.

    Chi non crede in un dio può essere portato a volte a sottovalutare la fatica che costa liberarsene. Ribellarsi alla famiglia e al patriarcato è già una cosa eroica, secondo me: se mentre lo fanno si sentono almeno il loro dio dalla loro parte, io non ci trovo niente di male. Mi sforzo di giudicare le persone dalla conseguenze delle loro azioni e trovo che Shnez abbia dato un esempio importante, qualsiasi sia il suo credo religioso.

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  20. @grullo: qui (l'avevo già postato ma forse giova ripeterlo)
    http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
    c'è scritto che la condanna per “viricidio” è di dieci anni poi ridotti a cinque, mentre per l'adulterio è stata prima alla frusta e poi anche alla lapidazione, quest'ultima cosa da parte di un tribunale religioso. Siccome l'articolo non è di oggi e resta in linea solo una settimana, fra un po' il link non sarà più attivo. Ma se pure fosse condannata alla “sola” frusta mi sembra comunque un principio giuridico inaccettabile, cosa di cui, il tuo commento sembra confermarlo, ben pochi si rendono conto, perché dà a un giudice, tra l'altro religioso, giurisdizione su ciò che una donna vuol fare del proprio corpo, come fosse una schiava. Anche per me Sakineh era una nota a parte, un caso estremo di persona di sesso femminile condannata a morte per avere – forse – disposto di sé stessa. Come un'altra voleva fare rifiutando il matrimonio combinato. Molte altre in casi diversi vorrebbero poter decidere della propria vita come possono fare i maschi. Insisto: il riconoscimento di questa autodeterminazione come un valore da difendere e tutelare, oggi passa troppo in secondo ordine davanti alla possibilità di buttarsi nel battibecco “bruttocomunista/bruttoleghista”.
    @leo

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  21. @leo
    giustissimo quel che dici sull'esempio dato da Shnez, tanto più se pensiamo che pochi anni fa la madre di un'altra ragazza pakistana assassinata dai maschi di famiglia perché viveva con un italiano è stata complice dell'esecuzione e della fuga. Sicuramente ha avuto un enorme coraggio e ha pagato carissimo aver osato difendere la possibilità di sua figlia di scegliere la vita che preferiva.
    Se tu non vedi il Corano come faro dei diritti umani non può che farmi piacere; diciamo che trovo la disputa fatta da alcuni Coranobrutto/perchélaBibbiainvece? piuttosto vacua e risaputa e mi sembra che ormai dovrebbero aver tutti perso le illusioni di trovarci i diritti umani. Un altro discorso sarebbe – e mi pare che il commentatore bersagliato tentasse di introdurlo – quale sia la società oggi in cui i comportamenti nei confronti delle donne e non solo siano meno legati a questi testi religiosi o a interpretazioni che vi si richiamano, che nella forma in cui li conosciamo, non possono appunto essere considerati più faro di diritti umani o modelli morali tout court, ma prodotto di circostanze storiche e società ben lontane nel tempo e nello spazio. Poi certo che una donna possa essere condannata per adulterio a morte solo se l'hanno colta in flagrante n persone, o tutte le complicate prove con l'erba amara previste contro le adultere nella Bibbia, potessero anche essere escamotage all'epoca per rendere difficili le punizioni può darsi, ma oggi è il principio stesso della “colpa” giuridica di questo tipo di azione a essere inumano.
    In ogni caso mi sembra che il tuo filtro di ingresso sia un'ottima idea, se vogliamo parlare del fare io lo voto.

    @grullo: quando tu sposti il discorso sui “forcaioli” stai facendo esattamente quel che dico: te la prendi con un avversario politico (cosa legittima) usando la questione dell'autodeterminazione femminile come argomento strumentale, niente di diverso da quel che rimproveri di fare a loro col Corano.

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  22. Anonimo, forse fraintendo ma mi sembra che tu stia traendo un po' di conclusioni affrettate da cose che altri non hanno scritto. Posso sbagliarmi e cerco di chiarire.

    A me sembra esattamente la stessa mobilitazione – al di la dei dettagli giuridici, ci sono fonti discordanti, ma è evidente che l'essere donna è elemento fondamentale al di la dei formalismi, cosa che vale anche nel caso di Faith (condannata a morte per l'omicidio dell'uomo che avrebbe cercato di stuprarla)

    Forse non è chiarissimo un piccolo dettaglio: i forcaioli che si sono sciaquati la bocca con Sakineh sono quelli che hanno fatto si che adesso Faith sia in attesa della forca.

    Trovo incredibile il silenzio (se non il consenso) sul caso di Faith. Ancor più mentre il paese all'unanimità -mostrando una sensibilità bipartisan assolutamente superficiale e spesso ipocrita- si mobilita contro una condanna a morte e gli abusi di genere per una donna lontana.
    A te no? Non per polemica, voglio capire: ti basta il fatto che Faith non fosse originariamente condannata per adulterio per distinguere e trovare qualche elemento di normalità in tutto ciò?

    Stante questa situazione, che dovrei fare, finta di nulla? Evitare di parlarne per non disturbare, perché altrimenti sembra che si “sposti la questione” sugli avversari?

    Non sto parlando di battibecchi teorici ma di nostre esperienze quotidiane. Di vite con cui si gioca, e c'è qualcuno con responsabilità precise.

    Ho accennato a molte cose (fatti, non chiacchiere) che lo stato e la società hanno messo in campo in questo paese contro la violenza di genere e la “cultura” che la alimenta.
    Mi sento parte di questo mondo e di questa lotta “culturale” (e alcune delle mie migliori amiche e delle persone che più stimo vi sono molto più impegante -professionalemnte o da volontarie) per cui mi fa un po' specie sentirmi accusare di sottovalutare la gravità di una condanna religiosa ad una donna per il fatto di essere donna: ok, lo esplicito, è una cosa che mi disgusta – pensavo fosse scontato.

    Dopo avere in passato firmato e fatto firmare appelli per casi come quello di sakineh, ho concluso che sia più utile, efficacie ed urgente agire qui ed ora. Ed è quello che facciamo.
    Nel frattempo ci tagliano i centri antiviolenza, deridono e boicottano le iniziative della società civile per fare uscire di casa le varie Begm, spalano guano a quintali sugli stranieri – anche i più integrati, ci espellono Faith (perché aveva denunciato il suo aggressore) e ci fanno pure la morale da tv e giornali.
    Che dobbiamo fare, tacere perché altrimenti sembra che ce la prendiamo solo con l'avversario politico? Non è una domanda retorica, mi piacerebbe proprio sapere se ci sono alternative – oltre all'agire e subire supinamente.

    Fermo restando che spesso è semplicissimo vedere la strumentalità: basta osservare i fatti, che era il punto originale.

    Hai perfettamente ragione sul fatto che oggi il battibecco -non solo su questi casi ed argomenti – tende ad oscurare le questioni serie. Forse c'è anche un'abitudine -un po' teleguidata- ormai radicata ad interpretare qualsiasi cosa come strumentale al battibecco di turno. (in fondo siamo l'unico paese in cui i tg aprono non con i fatti ma con i commenti dei politici su presunti fatti)
    Che fare? Trovo un po' difficile parlare dei fatti ingorandone alcuni protagonisti. Forse non è solo questione di comunicazione

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  23. Mi intrometto con una riflessione che magari sarà banale. Se stiamo a puntualizzare che le mobilitazioni attorno ai vari “casi” non sono ogni volta parimenti compatte, si vede che un problema c'è. L'opportunità (legittimità) della pena di morte è diversamente sentita: dipende da chi ne viene colpito, da chi è ad applicarla e dipende anche dal perché.

    Quindi (bella scoperta che faccio) la pena di morte non viene rifiutata in sé, ma spesso si discute di altro, magari per condannare il comportamento di un governo, di un regime, di un costume o di una religione. Del resto, anche se il nostro codice non contempla più l'adulterio e non prevede la pena di morte nemmeno per l'omicidio, nei nuclei sociali più ristretti – la famiglia, il clan, la banda – la pena di morte continua ad essere applicata, anche se viene chiamata “gesto di follia”. Le donne sono le vittime più frequenti, perché ancora è diffuso un senso di proprietà su di loro. In parte anche la religione cattolica le espropria del loro corpo, votato più alla procreazione per conto di Dio che alla propria vita. La grande conquista dell'occidente è di avere stabilito le libertà individuali e collettive, senza distinzione di sesso, ed il diritto a non essere ucciso dalle autorità per nessuna ragione. Certo se fosse davvero così non avremmo nemmeno i casi come quello di Cucchi, i casi di omicidio-suicidio, i neonazi e quant'altro, e non invocheremmo un'eccezionale pena di morte verso ogni “mostro” che i media offrono al nostro orrore e al nostro scandalo.

    Dove voglio andare a parare? Semplicemente al fatto che siamo ancora degli scimmioni appena in parte ripuliti grazie a poche menti elette trascinatrici di animi. Vestirci in giacca e cravatta o in caffettano non ci differenzia molto: il desiderio di dominare e di punire si esprime in modi nemmeno tanto diversi. Come comunità possiamo piangere su una balena spiaggiata e nello stesso tempo considerare una strage di bambini afgani come un sopportabile peso (o scandalizzarcene se a compierla sono i talebani), piangere per un povero premio nobel cinese e non per le ragazze cinesi fucilate ogni anno perché si prostituiscono per sopravvivere, per arrivare al paradosso di chi invoca la chiusura delle frontiere (cioè la morte, per molti) come dimostrazione di civiltà.

    Non voglio assolvere nessuno, sia chiaro, giustificandone “la cultura”, ma solo ribadire che abissi di incomprensione ci dividono non solo da altre culture ma anche dalle singole scelte, opinioni, paranoie e disperazioni di ogni altro individuo, e che a regolarle ci sono le nostre leggi, più che i nostri costumi, e che queste sono frutto di provvisorie vittorie della ragione sull'istinto, il quale resta a dominare la vita reale e va continuamente tenuto a bada, generazione dopo generazione, paesello dopo paesello.

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  24. E tu? Da dove vieni? Razza di sotto specie sub culturale! Hai avuto solo culo a nascere in occidente. Non l'hai scelto tu. Non avresti potuto neanche vendolo, visto che non hai cervello. E poi, quali problemi? I tuoi forse? Hai problemi tu ad onorare una madre che da la vita per la propria figlia? Si, hai problemi e non solo questo. Vergognati miserabile.

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  25. E tu? Da dove vieni? Razza di sotto specie sub culturale! Hai avuto solo culo a nascere in occidente. Non l'hai scelto tu. Non avresti potuto neanche vendolo, visto che non hai cervello. E poi, quali problemi? I tuoi forse? Hai problemi tu ad onorare una madre che da la vita per la propria figlia? Si, hai problemi e non solo questo. Vergognati miserabile.

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