autoreferenziali, contro l'identità

Giacomo Due Diciotto

Spero di sbagliarmi

Quando litigo – più spesso che non dovrei – in rete, di solito con atei, comunisti, neocon, pacifisti, antiabortisti, sionisti, astensionisti, referendari, omosessuali, liberali, radicali, fumatori… alla fine se guardi bene, io sto sempre facendo lo stesso discorso, e sempre con lo stesso tipo di persona.

È quel processo di selezione sociale attraverso il quale ogni scrittore trova i suoi lettori: io però sono scrittore di classe infima, un fetido blog, e quel che sono riuscito a selezionare è soltanto un gruppo di persone che hanno voglia di litigare con me (e io, evidentemente, con loro).

Il litigio è sostanzialmente un equivoco tra due persone che sono convinte di dialogare ma non si intendono. Questo vale anche qui. Sempre la stessa storia: io critico un fenomeno in base alle conseguenze a cui rischia di portare, e loro vengono qui a rinfacciarmi i loro alti principi. A quel punto io rispondo che i loro principi più o meno alti non m’interessano, se non come curiosità, perché io mi permetto di giudicare soltanto i risultati: e i risultati sono quelli che vedo intorno a me, oppure quelli che prevedo in un prossimo futuro. Naturalmente non sono un indovino, e quindi a questo punto aggiungo una frase che col tempo è diventato uno stucchevole refrain: spero di sbagliarmi. Sono infatti pessimista di formazione e di inclinazione, ma questo non mi proibisce di applicare il classico ottimismo della volontà. Non so se mi sono spiegato bene: provo con gli esempi.

(2001)
Leonardo: Chi si astiene fa vincere Berlusconi. Il berlusconismo al governo devasterà il tessuto sociale italiano.
Astensionista: Ma io sono di sinistra-sinistra! Ho dei principi! Non posso assolutamente votare Rutelli o D’Alema…
Leonardo: Non m’interessa chi sei o quello in cui credi. Spero di sbagliarmi, ma se non vai a votare aiuterai Berlusconi a devastare il tessuto sociale italiano.

(2003)
Leo: La guerra non porterà democrazia in Iraq se non in tempi lunghissimi, mentre nei tempi brevi aumenterà la tensione con l’Islam in tutto il mondo.
Neocone: Ma noi siamo democratici! Liberali! Crediamo nella democrazia! In tutto il mondo, subito! Contro l’islamofascismo!
Leo: Sì, interessante. Ma quel che combinerete nei tempi medio-brevi sarà un disastro. Spero di sbagliarmi.

(2005)
Leo: Perché volete organizzare un referendum abrogativo sulle staminali, se è praticamente sicuro che lo perderete? Spero di sbagliarmi, ma finirete per aumentare l’autorevolezza del fronte avverso.
Referendario: Sì, ma quella che è passata è una legge odiosa! Noi abbiamo dei principi! Dovranno passare sui nostri corpi…
Leo: Vabbè, e una volta che ci saranno passati?

(2007)
Leo: Cari omosessuali, c’è una parlamentare cattolica che vuole riconoscere le coppie di fatto e voi l’attaccate perché non vi dà subito il matrimonio? Con la maggioranza risicata che abbiamo e un’enorme minoranza silenziosa che vi chiama ancora culattoni? Spero di sbagliarmi, ma siete matti.
Gay: Ma io sono gay! Il riconoscimento dei miei diritti è la mia priorità!
Leo: Ma perché dovrebbe essere la mia?

(2009)
Leo: Guardate che togliendo il crocifisso nelle scuole, con questi lumi di luna, rischiamo di tatuarlo sulla pelle di una maggioranza etnica in cerca d’identità.
Laico: Ma noi siamo laici! Siamo stanchi di aspettare! Vogliamo la scuola laica adesso!
Leo: E i collegi dei gesuiti dopodomani?

Credo che sia evidente l’equivoco: da una parte c’è una persona (un po’ negativa, è vero) che dice “Guardate che così finisce male”; dall’altra uno che risponde “Sì, ma io sono…” In realtà non c’è scambio: la prima persona non è interessata a chi sia il secondo; questi dal canto suo non sembra affatto preoccupato di come poi finiranno le cose. Ha fretta, vive nel presente.

Se riuscissi a chiarire questa cosa, forse potremmo in futuro evitare numerose prevedibili discussioni (ammesso che non siano poi quelle che vi portano qui). Insomma, il qui presente non vi giudica per quello in cui credete. Davvero, potete credere in qualunque cosa. Pensate che Dio non esista? Ok, è un punto di vista, basta che accettiate il fatto che non è più oggettivo degli altri. Credete che l’embrione sia un individuo dal concepimento? Ok. Mi sembra un po’ forte, ma ok. A questo punto però io vi giudico dai risultati: se davvero aveste a cuore il Sig. Embrione, dovreste blindare la 194 in una placca di platino-iridio, perché è la legge che ha salvato la vita a più embrioni in assoluto, mandando in pensione le mammane. Se non lo fate siete ipocriti. Ipocriti rispetto ai vostri stessi principi, capite? Preferite gonfiarvi di principi, a scapito di quello che otterrete nella realtà.

Stesso discorso per la questione crocifisso. La sentenza di Strasburgo è probabilmente sacrosanta, ma se il risultato immediato è un’ondata di telepredicatori accesi di zelo per il santissimo crocefisso, io non la chiamo una vittoria. Tutto qui. Forse era preferibile un Cristo subliminale, che svanisse nello sfondo. Magari mi sbaglio, anzi lo spero.

Il fatto è che probabilmente ho frainteso quello che è internet per la maggior parte delle persone: un universo colorato dove ognuno può finalmente essere quello che sente di essere senza troppo impensierirsi per le conseguenze. Un’enorme Second Life senza quegli avatar ridicoli, ma con tante testuali dichiarazioni d’identità: Io sono Ateo! Io sono Liberale! Io sono Comunista! Tutta questa gente vive di compromessi più o meno come me, ma quando è davanti al monitor può finalmente gridare la sua Identità Tutta D’Un Pezzo ai quattro venti – o anche solo in calce a un pezzo mio.

A me però la tua Identità, non vorrei essere scortese, ma non è che interessi più di tanto. Per me internet è solo una lente sul mondo vero; e siccome nel mondo vero tutti questi personaggi tutti d’un pezzo non li incontro, le loro professioni di fede on line alla lunga m’infastidiscono. Non m’importa se sei comunista, ma quanto hai fatto e farai nei prossimi anni per la classe lavoratrice. Non m’importa se sei cattolico, la tua fede non m’interessa, fammi vedere le tue opere. Lettera di San Giacomo, è qui davanti a me in caratteri di platino.

Va bene, insomma, chi può aver resistito a leggere fin qua? Forse Malvino.
Domenica ha censurato il mio disinteresse per le cause perse paragonandomi a Capezzone. Malvino è persona intelligente e di smisurata cultura, e se tra tanti personaggi pragmatici e vili ha scelto proprio Capezzone, era semplicemente per farmi incazzare. Ma uno strale così ben scelto è quasi un segno d’affetto. Io non sono un indovino: mi oriento con il mio banalissimo pessimismo della ragione, e qualche volta ci azzecco. Su Capezzone fui profetico: nell’aprile del 2006 gli prevedevo già un futuro clericalmoderato. Non si era ancora formato il governo dell’Unione, quello di cui avrebbe fatto parte come brillante Presidente di Commissione Attività Produttive. Però, andiamo, ci voleva molto a capire il tipo?

A quel tempo, e ancora per due anni buoni, Capezzone ebbe la stima di Malvino. Son cose che a pensarci danno un brivido. Voglio dire, com’è possibile che persone più colte di me, più informate, più esperte della vita, caschino davanti a un Capezzone?
Gli fate un torto paragonandomi a lui. Era un giovane di belle speranze, non disdegnava affatto le cause perse. Moratoria sulla pena di morte, referendum sulle staminali… Oggi nel mondo ci sono più o meno gli stessi condannati a morte di qualche anno fa, e il Vaticano detta al governo la legge sul testamento biologico. Però Capezzone è ancora sulla breccia. Malvino mi fa un complimento accostandomi a lui: io resto nell’ombra, col solito pessimismo della ragione che mi fa dire no-no-no davanti al monitor e il solito ottimismo della volontà che mi sveglia al mattino e mi scarica a lavorare in una scuola laica. E pensare che c’è gente che vive alla grande, come fanno? Non sembra così difficile: trovano una causa persa, ci mettono su il loro faccino e la rivendono al mercato. Che posso dire: beati loro. Io non sono capace.

93 pensieri su “Giacomo Due Diciotto

  1. Non sono d’accordo, Leonardo.
    Compiere scelte sulla base dei risultati che vedi intorno a te o quelli che prevedi in un futuro prossimo non è sempre un buon criterio.
    A Monaco Chamberlain e Daladier furono certo contenti di scongiurare, in cambio della cessione dei Sudeti alla Germania nazista, una guerra in Europa. Il risultato nel brevissimo termine fu buono. Sappiamo tutti come è andata a finire.
    Altro esempio. Nel 2006, nel tuo post non lo citi, invitasti ad andare a votare l’Unione. Cosa ha portato quella vittoria? Due anni di governo che non governa, la strepitosa vittoria di Berlusconi nel 2008 e una notte di cui non vediamo ancora l’alba.
    Non sono, non voglio essere ingenuo, vivo nella realtà ma non voglio sgonfiarmi di principi e di idee. Anche perché i principi e le idee reggono l’urto del tempo, ci mettono un po’ ma cambiano il mondo. Il risultato a breve termine, la battaglia di retroguardia mi paiono solo ritirate strategiche.
    A volte possono pure andare bene, a volte no.

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  2. “E che volevo avvertirvi che i ruoli sono sempre gli stessi”.

    Ecco, qui per esempio proponi una tua idea come fosse una verità oggettiva che tu ti prendi solo il compito di comunicare.
    Tu non dici la tua, tu “avverti”, termine che si usa quando si da per valido che l'avvertimento riguarda un fatto che non richiede ulteriore verifica ma solo, appunto, trasmissione a terzi per aiutarli.
    La tua opinione, che è tale come quella di tutti, la presenti a forma di matematica.
    Con sotto persino la prova del nove del Ve l'avevo detto.

    “Il rapporto “io-voi” è dovuto al fatto che questo blog è mio”

    No, perché tu l'analisi, che parte sì dal tuo solo blog ma lì non si ferma, la estendi al tema internet in generale e al modo in cui secondo te (e implicitamente a differenza di te) tutti quelli che non ragionano secondo il tuo modello stanno in realtà vivendo la rete come un facile modo per sublimare i propri insuccessi concreti.
    Il che sotto certi aspetti è anche vero, ma anche in questo caso stiamo parlando dell'acqua calda.
    Ed è questo che intendo quando dico ch tu contrapponi.
    Quando parli di te informi che stai cercando una via per migliorare la tua vita in una maniera che migliori anche quella degli altri, quando parli di chi ti contesta liquidi il problema infilandoli tutti in un barattolo che contiene l'acqua calda di chi in rete cerca la soluzione ai propri irrisolti.
    Questo è l'”io-voi” che intendevo.
    Non questione di forma, ma di sostanza.

    “il fatto di azzeccarci non convalida nessuna strategia.”

    Se l'elenco di ciò che hai azzeccato io lo leggo in un post il cui fine è indicare la distanza tra il tuo modo di avanzare e quello di chi te ne propone un altro, tu stai usando quell'elenco come scorciatoia espositiva per la tesi del post.

    Altrimenti, se è vero che non parli mai di te, che non volevi suggerire nessun filo tra questi esempi e il tuo modo di procedere e che il tuo azzeccarci secondo te non sposta la validità delle tue strategie, il senso di questa frase che quegli esempi li introduce, qual è?
    “Sono infatti pessimista di formazione e di inclinazione, ma questo non mi proibisce di applicare il classico ottimismo della volontà. Non so se mi sono spiegato bene: provo con gli esempi”

    “Però io non giudico le persone per quel che sono, ma per quello che realizzano.”

    Le persone SONO quello che realizzano.
    Lo sono ATTRAVERSO, quello che realizzano.

    (segue)

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  3. “Raccontami dei fini che raggiungi”

    Lo farei, ma tu poi mi diresti che non sei qui per sentire le persone parlare di chi sono.
    E raccontarti cosa si è realizzato prescindendo da chi si è, è per me pratica realmente impossibile.
    Da concepire, prima che da realizzare.
    Ma soprattutto se ti raccontassi i fini raggiunti senza raccontarti anche il come, e nel come anche il chi sono, mi ridurrei a essere uno che mostra medaglie.
    In alcun modo utile all'unico fine che dovrebbe avere il racconto di un successo, o di un'impresa, e cioè il trasferimento di un metodo che magari può essere utile anche ad altri.

    “il fatto che ci arrivi con l'idealismo spinto o con altri mezzi non m'interessa”.

    E cosa resta?
    La scoperta che in giro c'è qualcuno che ha raggiunto un fine che a pensarci a inizio battaglia rasentava l'utopia?
    Ok, proviamo:
    Fidati, raggiunti.
    Pochi, ma grandi quanto montagne e sono pochi solo perché per quelli così grandi serve tempo, non solo convinzione.
    Meglio così?
    E' questo il dialogo che preferiresti?
    Lo trovi utile alla crescita, al dibattito, al miglioramento, allo spostamento di tue posizioni magari non utili a te stesso quanto lo sarebbe la loro eventuale ridiscussione?
    Bon, io penso che questo sia molto più masturbazione davanti a un monitor di quanto offerto fino a oggi, ma essendo una mia opinione magari non è così.

    “Io tutte le volte che convinco qualcuno a pensare le cose in un modo diverso, ho raggiunto uno scopo”

    Idem per chi ti contesta.
    Io se vengo qui e ci trovo un post che mi spiega perché votando PD faccio qualcosa per arginare Berlusconi, provo a dire la mia (perché una finestrella me ne offre la possibilità e la trovo una cortesia da ricambiare utilizzandola) per spiegare perché per raggiungere quel fine lì è fondamentale NON votare PD.
    Nessuno dei due a oggi può vantare l'arginamento di Berlusconi.
    Non io, non tu.
    Tu ci scrivi sei pagine, io faccio lo stesso.
    Tu parli della tua idea, io faccio lo stesso.
    Tu stai parlando di chi sei tu, io idem.
    Non sono comunista, non ho irrisolti che tento di dimenticare nascosto dietro un monitor.
    Leggo un post che mi dice che se voto PD argino Berlusconi e mi sento di rispondere “Non diciamo cazzate”.
    Lo farei in un bar, lo faccio qui.

    “Questo accade principalmente perché io racconto storie interessanti, senza stracciare troppo le scatole con Io sono Idealista”

    Le storie che scegli non sono interessanti in quanto storie, ma in quanto veicolo per trasmettere l'idea che dentro la storia ci incarti.
    Non ti si contesta la scelta delle storie, alcune interessanti altre meno, ti si discute, quando ti si discute, ciò che ci incarti dentro.
    Se dentro ci incarti opportunismo, la storia, pur interessante, non verrà comunque considerata, perché è incarto.
    Questo non significa che non ti si sta seguendo nei ragionamenti, ma che si sta scegliendo una via diversa per arrivare al contenuto.
    Il risultato è che spesso ti si contrappone idealismo?
    Beh, se ti si discute l'opportunismo, con cos'altro ti si deve rispondere?

    “Io insegno ai 12enni. A parlare in italiano. Secondo te abbiamo tempo per queste chiavatine da terziario avanzatissimo?”

    Non credo.
    Ma mi dispiace leggere che per economia di tempo si fa distinzione tra insegnare a parlare e insegnare la funzione della parola.
    Però immagino che questo derivi dal mio non aver mai insegnato, tantomeno a dei 12enni, e quindi alzo le mani.

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  4. sembra un forum, e da forummista mi comporto.

    quote: HUBRYS
    “e leonardo c'è andato anche in tv[…]
    quote: MARCO
    “hubrys ti sei risposto da solo vedendo che fine gli ha fatto fare la sua strategia”

    veramente io, leggendo quello che pensa Leonardo sulla scuola (e ne scrive tanto eh), vedendo la trasmissione sul sito, leggendo poi come e dove sono stati fatti i tagli, e i commenti successivi, capisco che la strategia di Leonardo è invece eccellente, ma un professore delle medie nulla può contro due politichesse che fingono di avversarsi e poi vanno a cena insieme (manco nei films, o solo nei films, succedono ste cose). Ha fatto la figura del pirla in tv, ma mi sembra che poco di più poteva fare. Oppure pensavi veramente che Leonardo andava in tv, ne diceva quattro fatte bene alle due tipe, e la Gelmini si suicidava? Questo non è idealismo, è un film di Spielberg con Tom Hanks nella parte di Leonardo.

    quote: HUBRYS
    “non servono a un cazzo questi post”
    quote: LEONARDO
    “Non che gli altri…”
    eh, Leona', non servono no, però leggiti anche l'altri di commenti. Quotare a casaccio sono buoni tutti
    🙂
    Anche io.

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  5. No, lo spirito di Monaco no.
    Tutto ma non lo spirito di Monaco.
    Sono nove anni che usate lo stesso esempio. Ma io non c'ero a Monaco, insomma. Il fatto che a Monaco abbiano fatto un compromesso sbagliato non significa che tutti i compromessi siano sbagliati. Se ci fosse un Hitler qui, anch'io avrei difficoltà a compromettermi… ma non c'è. C'era Bin Laden e io non ho mai detto “facciamo un compromesso con Bin Laden”. Cioè, avrete anche ragione a dire che mi spazientisco, ma cacchio, nove anni che mi fate pagare la conferenza di Monaco, neanche con Chamberlain devono avere insistito tanto.

    Il governo del 2006 aveva due senatori di maggioranza, tante grazie che non governava. L'avessero votato un po' di più.

    Broono, al di là di tutto, io non sono l'opportunista che pensi. Cioè, magari, avrei probabilmente un tenore di vita migliore. Controlla “pragmatico” e controlla “opportunista” e verifica che non sono esattamente la stessa cosa.

    La tua opinione, che è tale come quella di tutti, la presenti a forma di matematica.
    No.

    Altrimenti, se è vero che non parli mai di te, che non volevi suggerire nessun filo tra questi esempi e il tuo modo di procedere e che il tuo azzeccarci secondo te non sposta la validità delle tue strategie, il senso di questa frase che quegli esempi li introduce, qual è
    E' il senso che ho scritto io, né più né meno: ogni volta che rifletto sui possibili risultati di una situazione (2001,3,5,7,9) c'è qualcuno che viene a rivendicare i suoi principi.

    E raccontarti cosa si è realizzato prescindendo da chi si è, è per me pratica realmente impossibile
    Non ti sto chiedendo di prescindere da quel che sei, neanch'io prescindo di quel che sono, ma interessami con una storia concreta invece del manifesto dell'idealismo broonista.

    Tu parli della tua idea, io faccio lo stesso.
    Magari è così, ma io ho la sensazione di mostrare cose concrete, che succedono o possono succedere, e di sentirmi rispondere con idealismi assortiti.

    Le storie che scegli non sono interessanti in quanto storie, ma in quanto veicolo per trasmettere l'idea che dentro la storia ci incarti
    No, no, fidati, è l'incarto interessante. Un blog di sole idee non se lo caga nessuno.

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  6. Vedo che molti, secondo me travisando il vero senso di questo post, se la prendono per la storia del crocefisso, qui nei commenti. Io su questo argomento sono d'accordo con Leonardo, e anzi rilancio. Quelli che vogliono a tutti i costi rimuovere il crocefisso dalle aule (attenzione: rimuovere non è uguale a non mettere) mi ricordano quelli che si sbattezzano. Se non ci credi, che fastidio ti da essere battezzato? E che fastidio ti da un crocefisso che è lì da decenni? Io nemmeno me lo ricordo se il crocefisso c'era o no, nella mia scuola, ma di sicuro mi ricordo che nessuno se ne occupava. E poi, se ritenete che la presenza di una croce di legno possa offendere qualcuno, cosa dire delle chiese? E che dovrebbe fare un ateo, o un buddista, che vive a Rio de Janeiro? Mi sembra una polemica stupida inutile, con l'aggravante, come ha giustamente previsto il maestro, di aver fatto rispolverare la divisa da crociato a moti paladini dell'identità nazionale.

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  7. Tu non c'eri a Monaco e io non ero qua nei nove anni precedenti. Tante grazie che Prodi non governava, ma tante grazie pure che Berlusconi governi ora e non conosca significativi cali di popolarità.
    Comunque, tralasciando gli esempi, lo so che un compromesso sbagliato non significa che tutti i compromessi siano sbagliati. Ma non volevo dimostrare questo, volevo solo dire che non tutti i compromessi sono giusti e danno buoni risultati.
    A volte sì, a volte no, come dicevo nel commento precedente. Solo, non ne ricaverei delle regole eterne.

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  8. Se da nove anni fai lo stesso tipo di discorso, sempre alla stessa persona, mi sa che sei rimasto un po' fermo. E cambiare un po'?
    Della serie “anch'io giudico dai risultati e non da chi sei”. 🙂

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  9. Sono d'accordo col post, solo una nota.

    “Ok, è un punto di vista, basta che accettiate il fatto che non è più oggettivo degli altri”. Questa asserzione non e' necessaria per l'argomento ed anzi lo rende piu' debole. Sembra che per scendere a compromessi uno debba essere un po' relativista. No, anche se uno crede che i suoi siano i “veri” valori, fintantoche' c'e' un conflitto fra questi valori, deve saper scendere a compromessi. Far finta che il conflitto fra valori non esista ci porta, di fatto, a fare scelte alla cieca. Questo e' il tuo punto e non ha bisogno, come ho detto, di nessuna teoria al riguardo della oggettivita' o meno dei valori professati.

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  10. “…e verifica che non sono esattamente la stessa cosa”

    Sì maestro, lo so 🙂
    Volendo attaccarci al dizionario possiamo dire che non sono sinonimi, ci sta.
    Poi prova a considerarli applicati a un modo di procedere e dimmi se quello che volevo dire non è comprensibile anche spiegato così.

    “… la presenti a forma di matematica.
    No.”

    Di più…Si evolve direttamente in codice binario.
    (la notte scrivo meno ma rompo le balle di più, ma in compenso metto un sacco di faccine :))

    “ogni volta che rifletto sui possibili risultati di una situazione (2001,3,5,7,9) c'è qualcuno che viene a rivendicare i suoi principi.”

    Vero.
    Poi c'è qualcuno che ci mette argomentazioni (io la discussione che ti sei sparato una decina di giorni fa col “comunista” l'ho trovata parecchio bella e sicuramente non così frequente sui blog non di settore, per dire, anche se l'hai bollata come noiosa per tutti)
    (anche per rispondere all'ipotesi su cosa porti qui i tuoi lettori)
    Poi c'è chi ti provoca e basta.
    Poi c'è chi ti dice che sei fichissimo.
    (a proposito, hai notato che i blogger i post che spiegano la ripetitività di certi commenti con i “vuoti affettivi”, li scrivono sempre riferiti a chi li cazzia e mai a chi riempie i commenti di altrettanto inutili “Ma come l'hai detto tu nessuno mai ma dove abiti ché ti sposo ma quando passi dalla mia città che ti faccio un lavoretto di quelli che piacciono” e in quel caso la mancanza di argomenti va benissimo? Io l'ho notato è così da anni vai a sapere perché)

    Insomma, volendo si possono ridurre i commenti di qualsiasi blog a una serie di tipologie, funziona ovunque così, non solo quando parli tu con i tuoi lettori, è così il blog in quanto meccanismo di aggregazione.
    Poi è chiaro che se dai tuoi esempi elimini completamente tutti i commenti diversi dalle “sterili polemiche” e un intero anno lo riassumi con una sola posizione non spiegata, la foto che ne esce è quella che dici tu.
    Ma questo perché l'opera di riduzione vuole andare a parare lì, non perché quella sia la reale forma dell'intera parte dei tuoi lettori che ti discute.

    “ma interessami con una storia concreta”

    Ma perché, tu usi solo storie concrete?
    Ma soprattutto, perché per dire sbagliato un metodo dando una spiegazione, bisogna necessariamente anche allegare un caso a convalida?
    La tua tesi sul crocifisso mica si regge sul caso concreto del tuo essere riuscito a risolvere il problema, ma lo stesso nessuno si sogna di contestarti questo.

    “e di sentirmi rispondere con idealismi assortiti.”

    E' una sensazione, appunto.
    Da qui a farci un post così categorico ne passa.
    Ma tu lo puoi fare come lo possono fare tutti.
    Che poi però tutti debbano anche sposarlo come fosse verità assoluta, altrimenti se lo contestano lo convalidano ancora di più, è pretendere troppo, dai.

    “fidati, è l'incarto interessante. Un blog di sole idee non se lo caga nessuno.”

    Ti sottovaluti.
    E in aggiunta sottovaluti chi ti legge.
    Ma se preferisci pensare che si stia qui per la fatica boia che fai a incartare sempre le tue idee dentro post così particolari, perché negartelo.
    Io non penso che sia così, comunque.
    Altrimenti questo non sarebbe uno dei pochi blog (forse l'unico) sul quale leggi tonnellate di contestazioni ma sempre piene di stima e di rispetto, che non credo siano destinati all'incarto.

    Solita birra di chiusura ciao.

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  11. Un commento destinato ai commentatori.
    Ogni riferimento al pragmatismo, che è, come noto, una corrente filosofica molto rispettabile, è qui fuori luogo. Se vogliamo parlare di pragmatismo, bisognerebbe dedicargli ben più di un post o di qualche commento di qualche frase: tra l'altro, esistono almeno due versioni abbastanza differenti del pragmatismo (James e Dewey dicono cose molto diverse…).
    Andiamo quindi al sodo, come piace al padrone di casa. Il nostro Leonardo, ormai, dal suo modo di rispondere, sono convinto che inconsapevolmente, è vittima dell'ideologia dominante che per la maggior parte delle persone è trasparente: evidentemente, lo è anche per lui. Egli vede solo l'ideologia in me e in altri tra voi, ed egli la critica in quanto tale, cioè per il fatto stesso di essere ideologia. Potrei dimostrargli con un po' di pazienza quanto egli sia ideologico, ma mi pare un esercizio abbastanza inutile, dato che egli è molto determinato ed anche abile nell'argomentare. A volte, è proprio vero che le condizioni minime per un dialogo non ci sono: pazienza, continuerò a leggerlo, magari ad intervenire, ma di fatto, il dialogo lo indirizzerò ai suoi lettori, limitandomi ad ammirarne ed a gustarmi la sua perizia linguistica.

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  12. Ma perché sempre roba così.
    Non ho niente contro l'ideologia, anch'io ho un'ideologia.
    Il punto è che cerco di interessare gli altri con storie concrete e scenari il più possibile realistici, non con manifesti sulla mia ideologia.

    Non critico la vostra ideologia in quanto tale: lì sopra ho scritto il contrario. Mi va bene qualsiasi ideologia abbiate: però vi giudico dai risultati che ha dato questa ideologia tradotta nella realtà. Credi che la scienza abbia il diritto di sperimentare le staminali? Ottimo. Promuovi il referendum del 2005? Epico Fallimento.

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  13. Vi sono vari modi per fare politica in modo onesto. Uno è quello di considerare la politica come l'arte del possibile e ritenere che il possibile si fa conquistando il consenso. Se non hai il consenso devi capire il perché e cambiare le strategie o ridimensionare gli obiettivi.Vi è un altro modo di fare politica ed è quello di chi non si cura più di tanto della realizzabilità dei progetti o perché sa già in partenza che non vi sarà il consenso nella maggioranza della popolazione oppure perché persegue obiettivi condivisibili ma spropositati e irrealizzabili come la lotta contro la fame nel mondo, l'abolizione degli eserciti nel mondo, l'abolizione della pena di morte nel mondo, l'abolizione dell'ergastolo ecc. ecc. Per queste persone è importante soprattutto essere fedele alle proprie idee e testimoniarle. E'un modo di fare politica molto simile all'atteggiamento religioso, molto nobile. Sono convinto che questi due ultimi modi hanno contribuito a regalare l'Italia a Berlusconi.

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  14. Tu dici: “la tua Identità non è che mi interessi tanto”. Giacomo dice una cosa più evangelica: “con le mie opere ti mostrerò la mia fede”. Cioè le opere sono importanti per dare spessore alla fede/identità. Se mai il problema di Internet è che favorisce identità sottili, passeggere. Ma non perché chi ci scrive sia superficiale. Il fatto, secondo me, è che il messaggio è il mezzo.

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  15. Quando dico che il feticismo del crocifisso passera' mi riferisco alla mania di appenderli ovunque sempre piu' grossi come risposta alla sentenza. Tempo un mese ci saremo inventati altre manifestazioni di attaccamento pretestuoso alle radici, e quel che resta e' una societa' che non sa rispondere alla contemporaneita' se non mettendo la testa nella sabbia.
    E mi viene da dire che ci si dovrebbe occupare di questo, piu' che del crocifisso di oggi, o del divieto di kebab di ieri.

    Poi pero' penso che quando un pretesto diventa simbolo e ti viene sbattuto in testa come una clava, bisogna trattarlo di conseguenza.
    Quando si e' preso l'art.18, che di suo era una robetta che si applicava a poche realta', e se ne e' fatta un'arma ideologica, il sindacato si e' adeguato alla battaglia ideologica. E l'ha vinta.
    E il risultato e' stato non solo bloccare la modifica di quell'articolo, ma porre un argine allo sputtanamento dei diritti dei lavori. Poi non e' che si sia risolta la precarieta', ma se non si fosse fatta quella battaglia ideologica in quel modo, probabilmente si starebbe peggio.

    Insomma, spesso non e' in discussione il tipo di battaglie che si decide di combattere, ma la capacita' di vincerle.
    (Per dire, sulle staminali era meglio costruire un diverso equlibrio di forze prima di darsi al referendum…)

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  16. Leo non sono daccordo che la battaglia sia politica e non legale.

    Lo Stato di Diritto puo' essere leva, sopratutto quando dipende da un'Europa che la Chiesa non controlla bene come il nostro parlamento.

    La battaglia puo' anche essere legale. Credo sia anche per questo che abbiamo opinioni distanti sulla strategia politica Italiana.

    L'effetto a brevissimo termine della polarizzazione seguita a questa sentenza puo' essere pure quello di avere piu' crocefissi in classe, ma l'effetto a medio termine potrebbe essere invece una valanga di ricorsi (e se io fossi un genitore in difficolta' economica, non ci sputerei su 5000 €!!). Ricorsi che, sebbene poco sostenuti politicamente, potrebbero essere invece abbastanza inattaccabili giuridicamente.

    Credo pochissimo nella capacita' dell'opposizione politica italiana di cambiare le sorti del Paese, ma l'Europa, gia' poco tollerante verso il nostro governo, potrebbe bastonarlo.

    E' interessantissimo ascoltare le minacce di uscire dall'Europa di questo esecutivo. Sarei deliziato dal vederle mettere in atto. Come immagini non possono permetterselo. Ma io ci spero, voglio vedere come faranno ad opporvisi.

    Un ultimo appunto. Secondo me hai mancato il bersaglio perche' hai preso questa come una battaglia sociale popolare, mentre e' l'appello di un singolo genitore ad una Corte suprema. Qui non si tratta di fare una battaglia o no. Qui la battaglia e' stata fatta nel silenzio dei Media. Ora e' vinta. L'ha vinta, che tui piaccia o no, una signora solitaria che s'e' vista riconoscere i suoi diritti.

    Qui si discute se e' il caso di gioirne. Io ne gioisco per la ragione principale che non e' una vittoria politica, ma legale. E, seppur tra mille borbottii, ci dobbiamo adeguare o prepararci a allargare i cordoni di una borsa ormai vuota da tempo.

    Andrea

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  17. Capisco il pragmatismo del “piuttosto che niente è meglio piuttosto”, è meglio avere dei cristi impolverati e coperti di ragnatele dimenticati sui muri dei licei, piuttosto che i muri dei licei appresi a dei giganteschi crocefissi d'oro generosamente elargiti dall'epico e indopmito centrodestra.

    E' altrettanto vero che suscitare delle reazioni ostili è un po' lo scopo sociale delle “avanguardie”. Magari uno sogna solo che in Italia si arrivi ad affrontare seriamente dibattiti che all'estero sono già esausti. I politici conservatori in nordeuropa hanno posizioni sui temi etici che da noi vengono osteggiati dall'interno perfino dei partiti progressisti. Le Binetti a Oslo o Amsterdam sarebbero a destra dei partiti di destra.

    Forse è prudente e vantaggioso scegliere il pragmatismo e il risultato immediato rispetto alle idee e all'utopia. Ma chi l'ha detto che sia giusto essere prudenti e cercare l'immediato vantaggio?

    Fra l'altro, per essere uno che fa parte sempre della minoranza nella minoranza, mi sono anche un po' stufato di sentirmi rinfacciare che Berlusconi vince per colpa mia, invece che per colpa di chi lo vota, che abbiamo delle leggi sulle questioni etiche ( fine vita, coppie di fatto, staminali, embrioni ) da medioevo perchè facciamo delle battaglie troppo “difficili” da sostenere.

    Quando vado (spesso) per lavoro in Germania, mi sembra di essere un Tunisino che arriva a Los Angeles. Uno che viene dal Maghreb, dal terzo mondo. Avrò il diritto di averne i coglioni pieni della “gente” che “non è pronta” e “non capisce”?

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  18. Vengo da wittgenstein.it e rimango quasi deluso nello scoprire che Leonardo non ha dato del fesso a nessuno.
    E in effetti, è stato Luca Sofri a farlo. E' un po'che se la prende con le volgarità, i battibecchi sterili, le cazzatelle faziose e la povertà di argomenti che tengono occupati i commentatori di blog. L'impressione è che lui si ritenga per statuto estraneo a tutto ciò. Strano, perché ha appena dato il suo inutile contributo a questo sterile cicaleccio. Poco importa che non lo abbia fatto qui.

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  19. Assisto rassegnato all’ennesima pantomima per far passare da riforma della giustizia l’ennesimo patetico tentativo di salvare il culo al presidente del consiglio

    Visto che anche questo parto della genialità di Mavalà verrà segato senza pietà in Corte Costituzionale, mi permetto di dare un suggerimento in due fasi al pornopremier e alla sua cosca:

    phase 1 – seguendo i preziosi suggerimenti delle Lega, abolire con legge costituzionale la Corte Costituzionale, ed abrogare l’articolo che sancisce il principio di uguaglianza

    phase 2 – stabilire con legge che il pedonano non è processabile

    Almeno ci evitiamo le penose arrampicate degli stipendiati della cosca per giustificare l’ingiustificabile, ed il convinto belare dei papiminkia votanti

    Per l’immediato, mi permetto invece di consigliare al poco abbronzato padrone di Angelino Jolie di essere meno esclusivo con gli inviti a cena dei giudici costituzionali: 2 sono troppo pochi, vale la pena di invitarne qualcuno in più anche a costo di rinunciare a qualche trombata a pagamento

    Cosa volete che sia, in cambio della tranquillità…

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  20. anch'io mi son preso dei vaffanculo da te e quindi ho diritto a scrivere un commento.
    del post che dire?
    a parte la sensazione sgradevole nel leggere l'elenco di trofei (ma magari sarà invidia, chennesò) è evidente che ognuno di noi che ha litigato con te si prende solo quel che gli tocca.
    il trovarsi accomunato in certe liste fa un po' impressione.
    però hai ragione un bel po' in questo post. voglio dire: alle volte c'è un rapporto di causa effetto (se fai quello succederà quell'altro) e alle volte no (se fai quello succederà lo stesso quell'altro).
    se piove mi bagno, se apro l'ombrello mi bagno meno, ma non è che smette di piovere.
    se poi mi porto l'ombrello e non piove non è che muore qualcuno, se invece non mi porto l'ombrello allora mi bagno. se dico che non pioverà e invece pioverà…
    se ho un bruttissimo e sganganato ombrello influirà (nel caso piova) sulla quantità d'acqua che mi raggiungerà, non unfluirà affatto sulla quantità di acqua che pioverà.
    insomma talvolta si confondono un po' i piani.
    e se prendo l'ombrello spero proprio che non serva.
    ma se qualcuno dice che l'ombrello non serve a niente, meglio l'impermeabile io continuo a pensare che si può discutere quanto si vuole ma continuerà a essere ininfluente rispetto alla pioggia.
    allora bisogna essere chiari (e tu spesso lo sei) su qual è l'argomento in discussione: se tu dici pioggia e io parlo di ombrelli a volte il discorso può andare lo stesso, più spesso no

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  21. “Non m'importa se sei comunista, ma quanto hai fatto e farai nei prossimi anni per la classe lavoratrice. Non m'importa se sei cattolico, la tua fede non m'interessa, fammi vedere le tue opere.”
    Parole sacrosante. Ma in questo caso chi è senza peccato scagli la prima pietra…

    Cipì

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  22. Non era rivolto a te nello specifico, anzi, intendevo sottolineare quanto fosse vera quell'affermazione. Credo però che sia valida per tutti noi, nessuno escluso.

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  23. C'è solo un piccolo problema, che al menopeggismo non c'è mai fine…uno si ritroverà a votare per l'ala moderata e laica del PDL per evitare che vada in mano ai clericofascisti…tutto questo ciarlare contro i principi astratti non mi sembra che produca dei risultati apprezzabili, specie se il cosiddetto pragmatismo spiana la strada a politiche uguali e identiche a quelle cui ci si vorrebbe opporre (ma è veramente così???)

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  24. Ma tutte queste belle cosine le aveva già risolte MAX WEBER, inventandosi la distinzione fra “Etica della responsabilità” e “Etica dell'assoluto”, chi è per la prima (cfr.Cavour)si preoccupa delle CONSEGUENZE delle proprie azioni, chi è per la seconda (cfr.San Francesco) pensa solo a rimanere fedele alle proprie convinzioni.
    Weber dice pure che nessuna è superiore all'altra, sono solo diverse e inconciliabili. PERO' DICE ANCHE che chi vuol fare politica deve seguire l'etica della responsabilità, sennò fa solo ridere (questo l'aggiungo io).
    Brav Leonardo, e ottimi gli esempi.

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  25. Ah, la prossima volta che tirano in ballo Monaco, l'appeasement…ricordare che appena tornato a Londra col foglietto in mano il pacifico Chamberlain telefonò alle fabbriche di aerei: costruire hurricane e spitfire a tutta birra!
    Francia e Inghilterra a Monaco scelsero la pace perchè erano disarmate, non perchè erano coglione…fu anzi lì che capirono che bisognava riarmarsi e di volata…poi non bastò.
    Per la Francia, ma per la GB sì, gli spitfire la salvarono.

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  26. Probabilmente farò parte di quella genia di gente che tu dscrivi, astratta ed ideologica, per carità. Ma a me 'sto post fa venire un po' i brividi. Perchè mi considero una ragazza abbastanza pratica, e nemmeno a me piacciono le battaglie per partito preso. Non amo chi pretende tutto, e subito, e porta avanti richieste irrealizzabili perché bisogna essere sempre i più bravi, e i più tosti, e non accettare compromessi mai.
    Però, anche la tua posizione così pragmatica, alle volte mostra le corde. Ci sono cose su cui sono disposta a trattare, ed altre no. Se non si accetta mai nessuna battaglia se non quelle che si hanno i numeri per vincere subito, se nemmeno si pone mai il problema alla ribalta perché tanto il mondo non cambia, alla fine si finisce per lasciar passare tutto, Leonardo. IL crocifisso è una battaglia ideologica, Ok. L'ora di religione inutile attaccarla perché i numeri non ce li abbiamo. Incazzarsi per il velinume no, perché tanto la maggioranza degli italiani e delle italiane lo vuole. Berlusconi neppure, perché idem. La guerra, i diritti civili, e via non interessano a nessuno e pragmaticamente tanto vale lasciarli stare. Ok, d'accordo. Non facciamo più niente, non incazziamoci neppure, e, per carità, manco diciamolo su internet, perché sennò diamo ancora più forza agli altri, che già ci mazzolano. Come strategia mi pare che non sia granché vincente neppure la tua, neh.

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  27. Auf.
    Ma dove ho scritto che non bisogna accettare nessuna battaglia?
    Dove ho scritto che ci dobbiamo tenere Berlusconi, o il velinume, o la guerra?
    Ma hai presente che mobilitazione c'è stata, in Italia, contro la guerra? La puoi confondere anche solo con un momento con l'opposizione al crocefisso nelle scuole? Come scambiare il divorzio con il matrimonio ai gay: ma sul serio pensate che quelli che nel '74 erano d'accordo sul primo oggi siano tutti favorevoli al secondo?
    Gli ideali vanno bene. Le battaglie vanno bene. Un po' di conoscenza del terreno in cui si combattono, delle persone che vivono in questo Paese vicino a noi, non guasterebbe. Anche se vogliamo cambiarli, però il minimo è sapere chi sono: le cose a cui tengono (il crocefisso 1000 volte più che la messa alla domenica), le cose di cui hanno paura.

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  28. Però, Leonardo (tornando sull'argomento a qualche giorno di distanza), un conto è dire che non vale la pena di mettersi a fare le barricate sui crocifissi, e su questo sono d'accordissimo. Un'altra cosa sarebbe il negare il principio che la verità va detta, sempre, oltre ogni motivo di opportunità contingente.
    Una sentenza ha stabilito che l'obbligo di crocifisso nelle scuole è illegittimo, punto. Che facciamo, la nascondiamo sotto il tappeto?

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  29. Da un punto di vista meramente legale io farò quello che il mio collegio, il mio dirigente, il mio Ministro, il mio parlamento mi chiederà di fare.
    Sono curioso su cosa effettivamente succederà: in certi comuni stanno distribuendo crocefissi e addirittura minacciano multe a chi li stacca. Multe probabilmente impugnabili, però resta una seccatura.
    Il mio timore è la pressione psicologica su quelli che eventualmente potrebbero, come la signora Lautsi, fare ricorso.

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  30. Vedi, Leonardo, è che a me preoccupa in pochino non tanto il tuo modo di circoscrivere la battaglia (Crocifisso no, ora di religione nemmeno, par di capire, o certo non molto) ma l'atteggiamento generale che ci sta sotto. Tu dici: bisogna valutare le conseguenze dell'impelagarsi in battaglie che non si hanno i numeri per vincere. E vabbe', posso anche capire. Ma il problema è: se mai nessuno ha però il coraggio di far emergere il problema, quando mai ci si rende conto che il problema esiste?
    Prendo un esempio pratico: la signora Lautsi ha fatto ricorso perché per lei, e sottolineo per lei e per i suoi figli, quel crocifisso in classe era un problema, come è è per altri atei/agnostici. Ha fatto ciò che poteva fare come cittadina di uno stato democratico: si è rivolta alle istituzioni. Le quali, detto per inciso, le hanno dato ragione in linea di diritto, sentenziando che la sua non era una fisima, ma una questione su cui i principi fondanti della democrazia le davano ragione. Personalmente penso che l'azione della signora sia stata utile, non solo per rimarcare con una sentenza che i simboli religiosi dovrebbero stare fuori dalle aule scolastiche, ma anche per far emergere il fatto che per una fetta della popolazione (magari piccola, per carità) un simbolo religioso in una aula pubblica è sentito come una forma di violenza, ed è una prevaricazione. Se nessuno lo dice mai, se nessuno lo fa presente – e in modi assolutamente democratici, cioè rivolgendosi a chi è competente per stabilire se quel simbolo ci debba o non ci debba stare – stando sempre zitti si dà l'impressione che davvero, come sostengono i fan del crocifisso, quel simbolo non solo non dia ma non possa dare fastidio a nessuno. E questo, consentimelo, è una violenza ancor preggiore.

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  31. La signora Lautsi ha fatto una cosa che aveva il diritto di fare, non è che mi permetta di giudicarla.

    Però ho la possibilità di valutare se una sentenza ci fa fare un passo avanti o indietro, e la mia sensazione (suffragata ormai da alcuni fatti è che sia stato un passo indietro.

    E' discutibile poi che senza di lei non ci ricorderemmo che il problema esiste: di crocefissi si parla da anni, le ingerenze della Chiesa nella vita degli italiani erano materia di discussione molto prima di questa sentenza.

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  32. Infatti bisogna non staccarli, ma ricorrere al TAR. Altroche'.

    Poi credo che tra 5000€ e un po' di pressione psicologica, con la crisi che c'e', molti genitori preferiranno il ricorso. Che poi ogni movimento in avanti provochi il raggrupparsi delle forze piu' retrive, c'e' poco da discutere. Se fosse questo un buon motivo per non prendersi i propri diritti, staremmo freschi.

    Ora l'esempio e' abusato, ma se la Rosa Parks ne avesse fatto questione di convenienza e non di puntiglio, non sarebbem ai stata famosa. Credo che anche al tempo i “razzisti perbene” si siano radunati sotto quell'altra crociata, molto piu' agguerriti vista lal minaccia ai posti dell'autobus. Battaglia futile anche quella? Puo' darsi, ma certe volte le cose piu inattese si rivelano grimaldelli formidabili

    Andrea

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  33. fra le tante discussioni, che ti aspettavi e pregustavi, te ne farò una che di sicuro non ti aspettavi 🙂

    “un'enorme SL senza quegli avatar ridicoli”

    ma gli avatar di Sl, non sono ridicoli, sono bellissimi, se dietro ci sono persone belle!

    Ma questo bisogna aver la paziena di capirlo

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