cultura, dialoghi, Pasolini, razzismi, scuola, ucronie

Parlare per non capirsi

Mi me son fato ‘na lengua mia

(2013. Il mondo non è finito, purtroppo, e così i leghisti sono rimasti al potere. Trieste, sede della Regione, Assessorato alla Pubblica Istruzione:)

“Ventiquattro. No! Daccapo. Per uno, sette; per due quattordici; per tre ventuno, per quattro… per quattro… Maledigne!”
Toc, Toc.
“E adesso chi è?”
“Commissario, avremmo un problema”.
“Adesso no, sono impegnato. Sto ripassando la tabellina del set…”
“Il fatto è che tra gli aspiranti insegnanti per la regione Friuli Venezia Giulia c’è un candidato che ci sta dando dei grossi problemi”.
“E alore bocciatelo, che problema c’è”.
“Ecco, il punto è proprio questo. Non possiamo bocciarlo. Ha superato tutti i test senza fare un errore”.
“Non capisco. Se è così bravo che problemi vi dà? Come si chiama?”
“Totò di Gennaro”.
“Ah, forse ho capito. Totò sta per Salvatore?”
“No”.
“Per Antonio?”
“Neanche. Totò sta per Totò e basta, ci ha fatto vedere i documenti, lui si chiama così. E pretende che lo assumiamo”.
“Eh, certo, poi quando si ritrovano in classe un maestro di nome Totò la colpa è nostra… va bene, ai casi estremi, estremi rimedi. Fategli il test sul dialetto”.
“Ma commissario…”
“Lo so, di solito non si fa, ma questo è appunto uno dei casi. Chiedetegli due frasi in triestino e mandatelo a casa. E se verranno i giornalisti, pazienza”.
“Commissario, non creda che non ci abbiamo già pensato”.
“E quindi?”
“Il punto è che il triestino non lo sa nessuno in commissione. Lei ne parla un po’?”
“Ma che razza di triestini siete?”
“O soi furlan, o ven di Udin”.
“Eh?”
“Dicevo che sono friulano, di Udine”.
“Ah! Ma che lingua parli?”
“Friulano”.
“Ma non mica una lingua quella lì”.
“Come no, certo che è una lingua”.
“Ma no, lo sanno tutti che vi capite a gesti, come i macachi… va bene, vengo io. Voglio proprio vedere come se la cava, il Totò Esposito”.
“Totò di Gennaro”.
“Esposito, di Gennaro, stessa roba. Faccia strada”.

(Entrano nell’aula. Al centro, una fila di esaminatori terrorizzati – tutti rigorosamente nativi della regione Friuli – Venezia Giulia. Davanti a loro, Totò di Gennaro si sta pulendo l’angolo di un’unghia con studiata non chalance. Ha appena finito di illustrare il teorema di Fermat, con una meravigliosa dimostrazione che per amor di sintesi qui vi risparmio).

COMMISSARIO: “Di Gennaro Totò?”
TOTO’: “Songhe io”.
“Lei mi sembra molto determinato a conquistare una cattedra nella nostra bella regione”.
“E cosa vuole mai, commissario… se debbo scegliere tra il Friuli e la disoccupazione…”.
“È meglio il Friuli”.
“Della disoccupazione? Mmmsì”.
“Però, vede, per insegnare qui da noi non basta conoscere le materie, anche alla perfezione, come lei… ci vuole un certo attaccamento che forse, da parte sua, ancora non abbiamo riscontrato… insomma, è sicuro di riuscire a interagire con gli studenti?”
“Ma sì, penso di sì”.
“Per esempio, metta che le chiedano che tempo fa… in triestino”.
“Sùfia ‘n’arieta cruda e piovarà diboto: se se sera el capoto, se fica le man drento”.
“Eh?”
“Le ho risposto in triestino: soffia un’arietta cruda e pioverà fra poco: ci si chiude il cappotto…”
“Ma sì, sì, ho capito… più o meno… ma i triestini di solito non parlano così”.
“Dice di no?”
“Dico di no”.
“Sulla base di quali elementi?”
“Elementi? Non c’è bisogno di elementi, sono di Trieste e lo so”.
“Mi dispiace che lei triestino sconfessi in questo modo i versi di Virgilio Giotti”.
“E chi sarebbe questo Virgilio…”
“Il massimo poeta in lingua triestina del Novecento”.
“Poeta in lingua triestina?”
“Eh, sì”.
“Ma scusi, un conto è la poesia scritta, un conto è… il dialetto”.
“In che senso?”
“Il dialetto non è mica una cosa che si può imparare a memoria sui libri… è una cosa viva, mobile…”
“Può anche darsi: però un esame è una prova oggettiva, in cui lei mi fa una domanda e io le do una risposta. E c’è un verbale scritto, dal quale deve risultare che lei mi ha fatto una domanda in triestino e io le ho risposto”.
“E lei si aspetta che noi la promuoviamo semplicemente perché ha mandato a memoria due versi di un poeta triestino che…”
“Me ‘speto senpre, ‘speto incora, che fassa l’alba, che fassa aurora, e che la vegna a dame un baso, a ufrime el so geranio in vaso”.
“Ancora questo Virgilio…”
“No, questo è Marin”.
“Marino chi?”
“Biagio Marin, uno dei più grandi poeti…”
“Triestini?”
“Ma no, non lo sente? Marin è di Grado, provincia di Gorizia. Non si parla solo triestino, nella vostra bella regione”.
“Ah, perché se io le chiedessi di parlarmi in friulano, lei…”
“Na greva viola viva a savarièa vuèi Vinars”.
“Stop. Non ci ho capito niente, ma non m’importa. Lei non può fare così”.
“Così come? Sapevo che durante l’orale era previsto un esame di dialetto e me lo sono preparato; che altro avrei dovuto fare?”
“Lei non può fingere di conoscere i nostri dialetti”.
“Io non fingo niente. Ho solo imparato le vostre poesie”.
“Le nostre poesie, fantastico, adesso solo perché stiamo a Trieste o a Grado queste sono le nostre poesie”.
“Non lo sono?”
“Per esempio, io non le avevo mai sentite”.
“Ma sono sui libri, sulle maggiori antologie della letteratura italiana, e insomma io per superare la prova di dialetto cosa avrei dovuto fare? Studiarmi quindici grammatiche diverse che non sono neanche in commercio?”
“No. No. No. Il dialetto non s’impara”.
“O bella, e perché?”
“Perché… è la lingua che uno si trova in casa… ci nasce dentro, non ha bisogno di nessuno che te la insegni, capisce? È una radice. Uno ce l’ha o non ce l’ha”.
“E quindi non c’è neanche bisogno di un maestro che ve l’insegni a scuola, no?”
“Giusto. Però comunque i maestri li vogliamo tutti radicati”.
“Comincio a capire. Vi serviva qualcosa che fosse il contrario della cultura. Qualcosa che non si può insegnare, non si può imparare, non si può comunicare. E avete trovato il dialetto”.
“Appunto”.
“Ma è solo una vostra idea di dialetto. Bastava guardarsi un po’ in giro per rendersi conto che anche i vostri dialetti sono lingue, con le quali sono stati scritti libri, che tutti possono leggere e apprezzare… persino un neolaureato avellinese, perché no”.
“Certo che voi meridionali siete tremendi. Facciamo una legge e trovate un inganno”.
“Credete che il triestino sia solo quello delle bestemmie dei bar, e ci hanno scritto poesie d’amore. Il più famoso poeta in friulano è nato a Bologna, è morto a Roma. E poi siete arrivati voi, che non sapete un cazzo”.
“Ehi, come si permette?”
“È un’espressione dialettale. Significa che vivete in una dimensione di non comprensione di sé e dell’altro”.
“Cioè in parole povere…”
“Non capite un cazzo, a un punto tale che vorreste fare esami sul cazzo che non capite. E pretendete pure di avere delle radici, le radici, ma dico io, del concime tossico sparso tutt’intorno ne vogliamo parlare?”
“L’esame è finito, può accomodarsi, grazie”.
“Un giorno o l’altro mi tornarò, / No’ vùi fra zénte strània morir, / Un giorno o l’altro mi tornarò / Nel me paese”.
“E adesso che fa… scenda da quella cattedra”.
“Dentro le pière che i gà inalzà / Su le rovine, mi cercarò, Dentro le pière che i gà inalzà, Le vecie case”.
“Dobbiamo chiamare le camicie verdi? Scenda giù”.
“Sarò pai zòveni un forestier, / Che varda dove che i altri passa, / Sarò pai zòveni un forestier, / No’ lori a mi”.
“Ma in che lingua sta parlando, qualcuno ci capisce? Sembra arabo”.

99 pensieri su “Parlare per non capirsi

  1. Leonardo, nonostante consideri anch'io le pretese indipendentiste dei catalani assimilabili a quelle leghiste, il loro orgoglio per la lingua è ben più comprensibile. Il catalano è stato vietato per decenni, in gradi diversi di severità, e il fatto che rivendichino la loro identità linguistica mi pare condivisibile.
    Comunque è vero che le due lingue sono quasi interscambiabili. Al telegiornale nazionale i catalani non vengono nemmeno doppiati.

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  2. Per Muttley, credici:
    http://spagna-oggi.splinder.com/post/7611865

    Per tutti quelli a cui il dialetto fa venire l'orticaria barbuta, che dire?
    Nulla, se non che viviam in due universi diversi.

    Nel nostro mondo, c'e' posto per il dialetto (foss'anche solo nella toponomastica stradale e nei gadgets legaioli), l'italiano e pure l'inglese (incredibile dictu).

    Nel vostro, ogni richiesta di differenziazione linguistica e culturale e' vista come una spina nel culo (a meno che non arrivi da fratelli migranti, ça va sans dire) ed e' sinonimo certo di orrido egoismo localista.

    Anche quando quell'egoismo significa solo non farselo mettere in tasca un giorno si' e l'altro pure da quell'altro egoismo chiagnone che sempre prende e pretende (parliamo dei 20.000 euri di saldo netto che una famiglia media lombarda paga, ogni anno che il buon Dio manda in terra, quale tassa di solidarieta' al resto del paese [http://tinyurl.com/knqyng] e di quante cose ci potrebbe fare quella famiglia con sti 20.000 euri, anziche' pagare sontuosi stipendi a torme di utilissimi impiegati pubblici siciliani [http://tinyurl.com/m3htw6]).

    E forse si', siam propi mona.

    TheAnonimo

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  3. Questo tic di rivendicare la propria condizione di mona come se fosse qualcosa di orgoglio è la cosa che vi fotte davvero.

    Avete votato Bossi? primo risultato: i rifiuti napoletani che prima non andavano più nelle discariche lombarde ci sono andati. Secondo risultato: lo Stato si è accollato i debiti del Comune di Catania. Nel giro di un mese il nuovo glorioso governo Pdl-Lega ve l'aveva già messa in culo come Prodi mai. Però vi fanno tenere i cartelli marroni e faranno l'esame di dialetto ai prof: un esame che un meridionale con un corso di dialettologia probabilmente avrà meno difficoltà a passare di un mona autoctono. Ma vi va bene così, lo rivendicate, ve lo scrivete addosso.

    TheAnonimo e Tibi, questo affettare scarpe grosse nella speranza di suggerire un cervello fino fallisce miseramente. Bisogna essere coglioni per pensare che l'esame di dialettologia sia un modo di risolvere il problema dei concorsi regionali. Se c'è un problema nei concorsi, è là che bisogna intervenire. Forse, dico forse, in questo caso la situazione sarebbe anti-localista, ovvero dovrebbe superare l'idea di appaltare i concorsi alle regioni.

    Ma per voi no: vi fottono? Chiedete il cartello marron. Il cartello marron fa ridere i polli? Ma voi ne andate fieri, siete convinti che qualcuno lo trovi “una spina nel culo”. Ma l'hai mai sentita una spina nel culo? Ti garantisco che il cartello Munciar non mi fa lo stesso effetto. Al limite il sedere si stringe un po' nel retropensiero: Ma toh, che paese di pirla. Poi figurati, ci hanno anche l'aeroporto. Però si presentano da pirla.

    Non è questione di differenziazione linguistica o culturale, capisci? No, lo so. Però guarda, qui il problema non è tra lingue e culture, ma tra lingua e non lingua, cultura e non cultura. Altro che relativismo. Al massimo sei tu che proponi un relativismo non culturale, ma di ignoranze: proponi che ognuno sia fiero della sua ignoranza. Ma io non sono fiero della mia, e la tua non mi scandalizza: mi fa ridere.

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  4. Leonardo,
    ma se la Lega e i suoi accoliti ti paion cosi mona, 'gnuranti e poveretti, cosa ti agiti l'urina a fare (ti piace il dialettismo)?

    Se se la fan mettere allegramente in culo peggio che da Prodi, todo va bien.

    Si seppelliran da soli nella loro stupidita', sotto i loro cartelli marroncini, no?

    Che danni vuoi che ti combinino questi quattro zotici pirlotti, che non san neanche chi e' il Marin, figurati il Marinetti.

    Perche' ti inquieti, sbeffeggi, sputazzi a raffica (ma diobono, riesci, per una volta, a rispondere ad un commento senza dare del coglione cerebroleso al tuo interlocutore)?

    Guarda che ho capito benissimo il tuo leitmotif (te lo sintetizzo qui sotto, cosi' se me lo confermi, evito di perdere altro tempo e banda):

    – bestie, siete tutti bestie
    – vabbe' magari la vediamo diversamente da te
    – no, bestie senza cultura siete
    – eddai, parliamone
    – bestie, bestie e io non discuto con le bestie
    – uff…
    – di sciabola o di fioretto, io le ammazzo le bestie!
    – ma che fai?
    – Aaaarghhh!!! A matar!

    Ciao, caro.

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  5. Leo, non pretendo di parlare per altri, ma quale parte di “c'entra gnente el dialeto” non ti e' chiara?
    'Mona' e' un epiteto che tu usi spesso, non so se per affettare o per ispessire, quindi:
    -posso benissimo tenermelo, con lo stesso orgoglio con cui dei ragazzetti con la frangetta si tenevano 'scarrafoni' (magari ne faccio un brand);
    -visto che il monismo/leghismo sta dilagando anche oltre Po, fallisce miseramente la tua equazione polentoni=mona, creandoti pure qualche problema identitario, mi sa tanto (non puoi piu' dire noi siamo meglio di voi, e quando vengo li' trovo quelli che rubano la benzina ai distributori, etc.).
    Il che, devo ammettere, mi diverte.
    Nel merito, il consiglio provinciale di Vicenza denuncia una discriminazione, ne' bella ne' buona: se al Sud si certificano come cavalli di razza pure gli asini, succede poi che i ciucci vengono esportati al Nord danneggiando sia i cavalli locali che i mussi, ai quali viene (giustamente) negato il pedigree.
    Come se in Alabama per sedersi sugli autobus occorresse una tessera, la cui gestione venisse affidata alle comunita' etniche: ma mentre i neri la danno solo agli anziani nullatenenti (come da normativa), i bianchi la danno pure ai giovani aitanti e benestanti, col risultato che questi si spaparazzano a loro agio, mentre i neri restano in piedi.
    Ma qualcuno qui l'ha chiamato 'arricchimento': delle due l'una, o e' del Klan o e' piu' mona di me.

    tibi

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  6. Perché mi diverto. Ed è inutile che ti ostini a vedermi scandalizzato: son trollismi. Non t'piaciuto il pezzo? Datti pace.

    (Sono benissimo in grado di riconoscere un interlocutore non coglione. Purtroppo non è il tuo caso, è colpa mia? La prossima volta prova a fare l'interlocutore intelligente. Ma qui hai scritto dieci commenti il cui sunto è: a casa nostra siamo liberi di parlare dialetto e di fare i mona, scandalizzatevi! Di nuovo: nessuno si scandalizza, nessuno ve lo vieta, anzi a molti conviene che andiate avanti così).

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  7. E arriva quell'altro là.
    Tibi, puoi sempre farti un blog in cui parli dei fatti tuoi. Ma qui si parlava della proposta di istituire esami di dialetto, mica del fatto che in meridione i concorsi si passano più facilmente.

    Sono due problemi diversi. Si possono confondere, ad arte, per creare un polverone, ma non c'entra.

    Sto discutendo con due persone. Una continua a vedermi scandalizzato per della provocazioni da bassa pirleria: l'altro non ha capito nemmeno di cosa stiamo parlando. E' un classico caso di accerchiamento da mona.

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  8. Leo,
    dai, su che non erano provocazioni da bassa pirleria, le tue.

    Ci credi veramente a quello che scrivi e sei sempre tutto un trasudar d'indignazione e ti rode mica poco se vieni trolleggiato un po' anche te anziche' ricevere il solito commentino adorante da dodicenne sempliciotta (e alla dodicenne piace il tuo corpo trasudante indignazione).

    Si' si', sei circondato da mona, ma non ti voglion far male, stai tranquillo, sciocchino.

    Su, ora torna su Wikipedia a raccogliere materiale per la prossima pirleria e non perder piu' tempo a rispondere ai coglioni (perche' poi tutto questo tempo non lo usi per rispondere ai commenti delle fan in calore, invece?)

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  9. Leo, non lo decidi tu qual e' il problema effettivo.
    Al massimo puoi alzare ad arte un polverone sulla questione farlocca del dialetto, esattamente come i leghisti.
    E per lo stesso motivo: fare battaglie simboliche e di facciata e' poco impegnativo (tanto metterle in pratica e' irrealizzabile) e fa audience, mentre invece affrontare il problema effettivo vuol dire andare contro pratiche e interessi consolidati.

    tibi

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  10. Anche il Siciliano e' stato a lungo represso dopo l'unita' d'Italia.
    Ma sebbene creda che i dialetti siano una ricchezza a vadano accuditi (il Siciliano ha persino dignita' di lingua, si veda wikipedia che qui non incollo perche' come spesso accade non si incolla), l'idea di fare dei test agli insegnanti e' ovviamente una cosa assurda e razzista, fatta solo per rendere la vita piu' dura agli insegnanti “trapiantati”, ed e' per questo che il post e' cosi' bello e divertente. Perche' coglie in fallo la proposta mettendone a nudo le fragilita' insite. Come razzista e' quella dei presidi di cui sopra, che qualcuno ha linkato.

    Si ricordi che in Europa nessuno puo' essere piu' discriminato sul lavoro per la provenienza da un altro paese comunitario, figuriamoci per le regioni!!! Ovviamente la delibera sui presidi e' illegale e un qualsiasi ricorso al TAR l'annullera'.

    Andrea

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  11. Credo di aver capito il punto.
    Leo è di sinistra, vero? (lo indovino dal fatto che ogni tanto parla male della Lega).
    Quindi è di quelli che giustificano il velo e la clitoridectomia, che gli stanno simpatici i terroristi che si fanno saltare in aria, e che quando una zingara gli ruba il portafoglio gliene ragala un altro per compassione. Ovvero accetta tutto purché provenga da uno con la pelle nera, un brutto razzista alla rovescia, ma tratta male i leghisti e le loro legittime rivendicazioni culturali solo perchè sono bianchi e occidentali.

    Ecco. adesso che ho messo il discorso chiaramente per iscritto, si capisce che è una stronzata?

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  12. *TheAnonimo: la tua poliglossia mi fa molto piacere; conoscendo l'inglese saprai bene cosa significa l'espressione “straw man” (Southwestern Lombard, mostily Western Emilian: “omm ad pajä”).

    Né a me, né probabilmente a Leonardo, il dialetto fa venire l'orticaria, anzi; mi piace, lo uso spesso in famiglia e cerco di impararne anche di nuovi. Nessuno vuole importi di rinunciare al dialetto. Invece sono i leghisti a volere a tutti costi imporlo agli altri. Ma quale dialetto poi? In una sola regione ce ne sono almeno una decina di varianti, a volte mutualmente incomprensibili. Il tuo modello culturale di riferimento è quello medievale, del servo della gleba: identificazione uomo/territorio, “cuius regio, eius dialecto”. Questo modello è morto e sepolto, per trovare lavoro bisogna emigrare in altre regioni o altri paesi, e figurati se uno ha il tempo di impararsi l'orzinovese retroverso carpiato (di cui non esistono né grammatiche codificate né testi scritti).

    Un piccolo excursus: non ho mai capito come mai la Lega esalti i Celti e il Carroccio sorvolando sui prodi Longobardi. Proprio non li sopportano gli alloctoni? 😉

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  13. Andrea, se sei sicuro che la mozione (che non e' una delibera, ma facciamo che) vicentina sia 'illegale', chiediti un paio di cose:
    -perche' l'hanno votata tutti i partiti?
    -perche' nessuno ha dichiarato 'illegale', men che meno abolito l'obbligo di bilinguismo per esercitare qualsiasi attivita' rivolta al pubblico in Alto Adige?
    Forse perche' quella specie di dialetto crucco che parlano lassu' ha 'dignita' di lingua' e il veneziano, che era gia' lingua di cultura e diplomatica (lo parlava anche la regina Elisabetta, la Prima) quando gli antenati degli Schuetzen correvano ancora dietro agli stambecchi invece no?
    E il siciliano, allora? Forse perche' in AA sono stati invasi? Embe', in Sicilia (e in Veneto) no?
    C'entrasse qualcosa il fatto che le loro rivendicazioni farlocche i crucchi in questione le hanno suffragate con qualche argomento – come dire – esplosivo?

    tibi

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  14. tibi, suppongo tu lo sappia, ma facciamo finta di no, cosi' ti dico cio' che penso. Di solito queste cose in Italia funzionano cosi': si fa una legge o una bella delibera per far vedere alla “gente” che si e' in sintonia con loro, tanto poi il primo ricorso al TAR risistema le cose e si salvano capra e cavoli (cioe' si salva la faccia con gli elettori, e non si deve dar segito a quella che e' evidentemente una mozione insostenibile).

    Sono sicuro che anche tu hai quanto basta che capire che bilinguismo e' diverso da “provenienza”. Nello stesso Trentino Alto Adige (dove tra l'altro andro' forse a lavorare presto) non sarebbe legale impedire a qualcuno di alvorare se si e' laureato a Sud di Macerata. Tra l'altro cio' che dici si applica solo ai dipendenti pubblici (http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell%27Alto_Adige) non “qualsiasi attivita' rivolta al pubblico”.

    Cosi' come se esiste un problema di concorsi “facili” in una zona geografica, il problema non puo' essere superato da una giunta comunale (o regionale) decidendo che quel risultato non e' equiparabile ad un altro conseguito altrove, perche', per quanto ne so, la giunta NON NE HA LA COMPETENZA.

    Che ne dici, e' piu' chiaro?
    Andrea

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  15. A muttley:

    l'”omm ad paja dal Leunard” consiste nell'usare la questione dialetto per buttare un po' di merda su qualunque istanza, diciamo, nordista, facendo passare tutti per mona e coglioni e ignorando bellamente le ragioni che stan dietro certe proteste (la furbata dei presidi meridionali, in questo caso).

    Io son d'accordo che il dialetto, in molte regioni centro-settentrionali, non puo' piu' far concorrenza all'italiano (diverso e' il discorso per alcune zone del profondo sud, come ricordava qualcuno).
    Tuttavia mi spiaciucchia vederlo preso a pesciate e sputazzato dal primo cretinetti di passaggio.

    Sul perche' i leghisti ignorino i Longobardi, non saprei risponderti, dovresti chiedere ad un leghista. Immagino, perche' eran furest anche quelli li' :))

    A Thomas Morton:

    Facciamo che la sintesi del mio pensiero la faccio io con le mie parole e non te la inventi tu per farci la battuta del cazzo.

    Vediamo. Molti sinistrosi barbuti son generalmente assai cauti quando si tratta di affrontare temi spinosi che coinvolgono i “migranti”.

    Non e' che difendano necessariamente il velo, la clitoridectomia, gli attentatori suicidi o i ladri, diciamo che esiste in loro una maggior volonta' di capire, approfondire, mettersi anche dal punto di vista dell'altro; il che e' cosa buona e giusta, intendiamoci.

    Peccato che questo approccio non valga quando l'altro e' l'insegnante precario di Vicenza che protesta perche' colleghi piu' furbi di altre regioni gli passan davanti in graduatoria o l'imprenditore brianzolo che s'incazza perche' la burocrazia l'opprime e una parte consistente delle tasse sue e della sua azienda finisce nelle tasche di uscieri e forestali.

    In questi casi, il buon barbetta di sinistra applica una sua personale versione del rasoio d'Occam e decide che qualunque rivendicazione, in qualunque forma, che arrivi da Bagnacavallo in su e' degna solo di peti e cachinni.

    Ti sembra ancora cosi' implausibile questo discorso?

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  16. TheAnonimo, ma vedi, sei tu che generalizzi. Non è vero che “qualunque rivendicazione blah blah blah” (maledetto blogspot che non permette il copia e incolla). Anzi, se ti vai a rileggere qualche post di Leonardo di qualche mese fa, della serie “Come diventare leghisti”, L. provava a comprendere come un padre italiano potesse avere in odio le classi miste, e quanto il sistema scolastico attuale fosse iniquo.

    Quindi, non qualunque rivendicazione è degna di peti, ma QUESTA rivendicazione, dell'esame di dialetto lo è. Ammetterai anche tu che è ipocrita, che dire I TERRONI CI FANNO SCHIFO pare brutto e quindi si è cercata una soluzione più soft.

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  17. Muttley, nella risposta a Thomas non pensavo esclusivamente a Leonardo, ma, in generale, alla sinistra italiana.

    E infatti nel post sulle classi miste, molti commenti erano del tipo: “Ma come, Leo? Cosa vuol dire? Che su questo tema ha ragione la (glomp)… lega?”

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  18. Andrea, ignori.
    In AA, se tu vuoi gestire qualsiasi attivita' aperta al pubblico (bar, ristoranti, negozi, etc.), o hai il patentino di bilinguismo, o nisba.
    Questo perche' a livello _politico_ si e' deciso di dare al tedesco di quelle parti 'dignita' di lingua', che e' un concetto che di per se' significa un cazzo, o meglio: significa solo se e in quanto chi lo sotiene ha sufficiente peso _politico_. La 'dignita'' a una lingua non la da' ne' Wiki ne' il senso estetico di Leo cui suona 'sgradevole' il bergamasco (il modenese, invece, c'ha 'na musicalita' che levati), men che meno il fatto di avere o meno una letteratura, criterio, questo si', da imperialismo culturale occidentale che toglierebbe 'dignita'' alla stragrande maggioranza delle lingue parlate sul globo dalla comparsa della razza umana in poi.

    Dopodiche', lo so anch'io che la mozione vicentina e' un auspicio che, sul piano legislativo, non modifica nulla. Ma non perche' non sia possibile, costituzionalmente (o anche cambiando la Cost., come ha fatto sia la dx che la sx), approvare leggi in quel senso: prova ne sia che, ad esempio, in AA si discrimina linguisticamente _e_ in base alla comunita' etnica di appartenenza (ci sono le quote, se non lo sai): quanto di piu' simile ci sia all'apartheid in un Paese occidentale, se ci pensi un attimo.

    tibi

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  19. Ad anonimo:
    il discorso mi sembra implausibile semplicemente perché non vedo cosa c'entri. Io sono solidale con l'imprenditore brianzolo che protesta contro le tasse e la burocrazia, e anche contro certa furbaggine (non solo meridionale, è un vizio molto italico). Non posso essere solidale con chi si occupa di trasformare il legittimo malcontento in ridicole rivendicazioni identitarie che non servono a risolvere nessun problema.

    Fra l'altro, c'entra poco, ma l'esempio del velo è sbagliato, perché almeno da noi la questione non è sull'obbligo di indossarlo, ma sulla scelta privata di mettersi un fazzoletto in testa, cosa che non danneggia nessuno.

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  20. Aggiungo qualche info, che ho trovato qui:

    http://www.amiscdlaladinia.info/index.php?option=com_content&task=view&id=235

    (gia', ci sono anche i ladini)

    “Lo Statuto di Autonomia garantisce ai cittadini di lingua tedesca della Provincia di Bolzano la facoltà di usare la loro lingua nei rapporti con gli uffici giudiziari e con gli organi e gli uffici della pubblica amministrazione situati nella Provincia o aventi competenza regionale, nonché con i concessionari di servizi di interesse pubblico.
    Sono ad esempio concessionari di pubblici servizi le farmacie, imprese di autobus e di funivie, scuole private riconosciute dallo Stato. Anche i notai in Provincia di Bolzano devono essere bilingui in quanto sono tenuti a rogare gli atti in italiano o in tedesco, a richesta delle parti.
    Riguardo a concessionari di servizi di pubblico interesse che non sono mai stati gestiti da un ente pubblico è stabilito che gli stessi devono organizzare la loro attività in modo da garantire il bilinguismo. Per accedere ai relativi posti però NON è prescritto il possesso del patentino di bilinguismo.”

    Non e' chiarissima l'ultima parte: ad esempio 'garantire il bilinguismo' mi pare implichi l'obbligo per (parte del) personale, se non del titolare, di avere il patentino, che comunque e' esplicitamente obbligatorio per tutta una serie di attivita' al servizio del pubblico, anche se gestite da privati.
    Vedi anche qui:

    http://www.italgiure.giustizia.it/nir/1988/lexs_120028.html

    tibi

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  21. Gli altoatesini o sudtirolesi sono una minoranza etnica che ha poco a che fare storicamente e culturalmente con l'Italia, e che è stata compresa a forza nei nostri confini a causa di politiche di un secolo fa. Che diavolo c'entrano con i padani?
    I vicentini e i milanesi sono minoranze etniche quanto i baresi, i mancini, i dispeptici e i collezionisti di francobolli. Casomai saranno una minoranza etnica i poveracci che per campare sono costretti a lasciare casa propria per fare lavori di merda in terre governate da leggi cazzone votate da una maggioranza etnica isterica, violenta e piagnona. E qualsiasi lavoro diventa di merda quando ti trovi a svolgerlo in un ambiente ostile, dove ti guardano storto solo perchè hai un accento strano, un colore sbagliato o ti manca il prepuzio.

    Chi paga le tasse – e non tutti di quelli che piangono per come vengono dilapidate le paga davvero, ma di certo le pagano gli insegnanti – ha un modo piuttosto semplice e anche abbastanza efficace di protestare: il voto. Se poi preferisce votare un partito che si allea con chi si accomoda con le mafie e con le sue clientele, e con chi sperpera i quattrini a capocchia per le proprie e per se stesso, direi che ha poco da lamentarsi perché è proprio lui a perpetuare il sistema che disprezza così tanto. Anche pagare la camorra per smaltire illegalmente i rifiuti pericolosi in Campania, fregandosene dei terroni che muoiono di tumore o che nascono deformi, non è proprio la furbata divertente che poteva sembrare in consiglio di amministrazione, perché poi camorra e 'ndrangheta ve li ritrovate a casa anche voi, con il loro dialetto così facile da imparare, dopo la prima bomba nella fabbrichetta.
    Piantatela di giocare ai perseguitati e lasciate campare, forse camperete meglio anche voi.

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  22. Rob, anche il concetto di 'minoranza etnica perseguitata' (a parte casi eclatanti e drammatici) e' relativo: i sudtirolesi lo erano nel Ventennio, quando arrivavano frotte di immigrati non voluti che, soprattutto nelle zone urbane, diventavano o rischiavano di diventare maggioranza (ricorda qualcosa? mah).
    Nel dopoguerra, sono una delle minoranze piu' coccolate al mondo, con amplissima autonomia e abbondantissime risorse (che sprecano molto meno che al Sud, va pur detto): ci si farebbe la firma, ad esser 'perseguitati' come loro.
    Storicamente, poi, c'entravano con l'Italia quanto i giuliani o i dalmati con la Jugoslavia (Stato di plastica inventato lì per lì, infatti guarda che fine ha fatto): shit happens, a volte si perdono le guerre e qualcuno ci rimette.
    Ma tornando al topic, quello e' territorio italiano, fino a prova contraria, dove l'avere un lavoro, una casa, etc. è subordinato all'appartenenza etnico-linguistica: quindi, prima di dar di 'razzisti' ai vicentini, mi sa che devi guardare un po' piu' a nord.

    Ah, se non piace vivere e (a volte) lavorare in mezzo ai polentoni stronzi, violenti (come no, bruciamo i negri senza prepuzio in piazza una sera sì e l'altra pure), etc., nessuno è 'costretto': costretti erano quelli 'dal colore sbagliato' che venivano portati a forza negli USA qualche secolo fa, al giorno d'oggi il mondo è grande e si può tranquillamente proseguire, se quel che trovi qui non ti garba.

    tibi

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  23. tibi, non fare il furbo: i tirolesi (così come gli sloveni del Friuli e i valdostani) non erano perseguitati perché arrivavano gli immigrati italiani. Erano perseguitati perché veniva loro impedito di parlare la loro lingua, i toponimi e persino i nomi di famiglia venivano sostituiti con maldestre traduzioni italiane, i centri culturali venivano assaltati dalle squadre fasciste e gli avventori sottoposti alla cura di manganello e olio di ricino.

    Non mi sembra di ricordare recenti assalti di mujaheddin alle sedi dell'Atalanta (dov'è finita la cellula Hezbollah al-Islamiya al-Breha?).

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  24. Muttley, neppure i fascisti avrebbero potuto imporre granche' ai sudtirolesi, nella pratica quotidiana, senza una robusta iniezione di abitanti di etnia italica a presidiare il territorio, politica che infatti venne scientemente perseguita.

    Le sedi dell'Atalanta non so, ma a Padova le volanti isolate che si azzardano a chiedere documenti in zona stazione vengono spesse volte assaltate e gli agenti rischiano il linciaggio, mi pare gia' abbastanza grave, a te no?

    Oh, ma se ti senti tanto solidale con i poveri piccoli sudtirolesi perseguitati, che non trovarono di meglio che arruolarsi in massa nel reggimento Bozen delle SS (do you remember via Rasella?), puoi sempre andare a lavorare la' con Andrea.
    Se poi ti sentirai apostrofare, nel loro dolce e dignitoso idioma, al suono di “Wallisch isch Dreck”,

    http://bit.ly/M3LIU

    consolati, poteva andarti peggio: potevi finire in mezzo ai feroci magnagati.

    tibi

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  25. @ tibi

    E torniamo alla solita solfa “se non vi piace come siamo statevene a casa vostra”. Be', ripeto, io sono italiano e mi sento a casa mia dalla Sicilia a Merano e mi godo il differente colore locale come una fantastica opportunità se non viene usato come una mazza chiodata.
    Sono antimilitarista e antinazionalista però, per cui la mia identità italiana è basata su uno status quo geografico che accetto in toto e che vede bene gli svizzeri italiani in Svizzera e i corsi in Francia anche se l'isola “appartiene geograficamente all'Italia”, boiata di residuo fascista che spero sia scomparsa dai libri di scuola.
    La minoranza etnica altoatesina o sudtirolese non è minoranza a casa propria, ma lo è rispetto al resto della popolazione della repubblica, che si intende genericamente italiana. La Costituzione riconosce quindi ai tedeschi dell'AA il diritto di parlare la loro lingua, mangiare canederli e di non essere italianizzati a forza.

    Potrei invertire il discorso e dire che se non vi sentite italiani potete anche sparpagliarvi in Austria, Slovenia o Svizzera, oppure che se siete contro l'immigrazione dovreste richiamare le torme di emigrati del nord che si sono allocate in America, o che se pensate che i Savoia vi abbiano fatto un torto ad annettervi dovreste ricordare che la prima borghesia burocratico-impiegatizia a campare sulle spalle dei conquistati è stata quella del Nord che ha seguito con famiglie e scatoffie le bombe e la guerriglia contro i cosiddetti briganti. Potrei fare anche un po' di retorica risorgimentale e ricordare quanti giovani del nord e del sud hanno perso la vita per la creazione di uno stato italiano oppure sull'Isonzo per difenderlo e poi in Russia per le cazzate di un romagnolo, o nella resistenza. Ma per me è solo un problema etico e legale: un cittadino di uno stato deve essere libero vivere la sua vita e di svolgere il suo lavoro in qualsiasi centimetro di territorio di quello stato e deve avere gli stessi diritti e le stesse opportunità di chiunque altro; la Costituzione dà indirizzo al potere legislativo di rimuovere ogni ostacolo a questi diritti fondamentali, mentre voi inventate orrori giuridici di spirito contrario che sanno di prevaricazione e di nazismo.
    Tutto questo non c'entra con la sicurezza, con la difficoltà di trovare lavoro, con la crisi, con la politica sull'immigrazione, con l'hijab, cose che meritano attenzione e soluzioni da una classe politica che fosse appena decente, e non trovate idiote che sembrano pensate al bar tra un grappino e una partita a scopa.

    Poi c'è un modo facilissimo per non fare scomparire i dialetti, se il problema è questo: parlare con le persone. Non chiedono di meglio, in genere, che sentirsi accettate.

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  26. Be', dopo aver visto il blog di Barbara mi chiedo se dovremmo pensare “meno male, i nostri razzisti sono più civili dei bastardi tedeschi che campano sulle nostre spalle di contribuenti” oppure che il lavoro perseguito dai leghisti per raggiungerli come modello è quasi completato.

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  27. Rob, ho capito: non sono loro razzisti, sono gli italiani che osare andare a lavorare li' e calpestare il sacro suolo germanico che sono, effettivamente, merda.
    Beh, bastava saperlo.

    tibi

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  28. tibi, dunque secondo te al momento è in atto una strategia scientificamente perseguita per terronizzare la Padania?

    Le SS suditirolesi fanno il paio con gli italianissimi repubblichini della X MAS, continuo a non capire i tuoi paragoni farlocchi. Sei passato dallo “straw man argument” alla “reductio ad Hitlerum” in pochi post, complimenti vivissimi!

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  29. Andate in giro con le corna sulla testa perchè ve lo dice un oligofrenico infartuato. Ma la cosa peggiore è quando vi fate ciulare gli sghei dagli amici dell'oligofrenico, non sentite la monitudine che vi spira sul coppino come un venticello? Imparate a leggere l'italiano (magari anche i caratteri in piccolo) prima del dialetto, MONAAA!!!…
    NelloF

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  30. Muttley, abbi pazienza, ma chi ha cominciato a rivangare le colpe storiche, e ma il 15-18, e ma i fascisti, e l'olio di ricino, etc. non son stato io.
    Ne' son stato io, di fatto, a relativizzare o addirittura legittimare la strategia _attuale_ di mantenimento della preponderanza etnica germanofona, oggi che semmai la minoranza discriminata (le 'persecuzioni' sono una cosa seria) in AA e' quella italiana, con misure che, se appena ventilate altrove, vi fanno gridare tutti al razzismo, se invece vengono _attuate_, da decenni, in Sudtirolo, allora va tutto bene, e ma bisogna capire il trauma dell'annessione, li' prima erano tutti dei loro, blabla.
    Bene. Anche in Veneto prima non c'erano innesti massicci di Terzomondo (non credo siano pianificati strategicamente, ci vedo piu' cialtroneria e opportunismo miope, ad esempio da parte del business della carita' pelosa cattolica). Ed esattamente come se in AA trapianti camionate d'italiani quella nel medio periodo diventa Italia, checche' dicano o facciano gli Schuetzen (che infatti si oppongono, ieri con le bombe oggi con le norme discriminatorie), cosi' se in Italia lasci entrare vagonate di terzomondini, oltre una certa massa critica questo diventa Terzomondo: mica per cattiveria, sono dinamiche socio-economico-demografiche oggettive.
    Ora, non so qualche farlocco in fregola da cupio dissolvi della serie e' colpa nostra, e l'Ambaradan, e dobbiamo pagare fino alla settima generazione, etc., ma io, sommessamente, faccio notare che non aspiro particolarmente a diventare Terzomondo, non ho studiato, lavorato, pagato le tasse per poi vivere nel Terzomondo.
    E se c'e' stato un referendum in tal senso, credetemi, nessuno ha chiesto il mio voto. Ne' quello dei cittadini italiani.
    E' una semplice questione di sovranita' e autodeterminazione dei popoli, che non vale solo per i Jarawa, che se i turisti passeggiano vicino ai loro sentieri di caccia, capaci che gli attaccano le malattie.

    tibi

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  31. Ciao Leonardo. Sono pugliese e ho avuto la fortuna/sfortuna di laurearmi e lavorare a Trieste, dove ho vissuto ben 10 anni. Non potevi scegliere una regione migliore per evidenziare gli assurdi particolarismi dell'Italia. I triestini sono per la maggior parte un pò superficiali quando si parla di cultura, spesso non conoscono neanche gli artisti del posto. Eppure continuano a credere, supportati dai dati OCSE (ai quali bisognerebbe credere preservando un pò di spirito critico), di avere le scuole e gli allievi migliori d'Italia. Io ho insegnato da nord a sud e non vedo tanta differenza tra un alunno triestino e uno dell'agro pontino. Ma la mia è solo un'esperienza tra tante. Aggiungo che Italo Svevo è uno dei miei scrittori prediletti, ma solo una sparuta percentuale di triestini che ho incontrato ha letto almeno un suo romanzo. Ma la mia è, ancora, solo un'esperienza tra tante. Concludo salutando tutti i triestini di buona cultura, aperti alla diversità e senza pregiudizi verso chi viene da fuori; che magari conoscono il tedesco senza per questo ridicolmente tifare per la principessa Sissi e il ritorno sotto l'Austria: per fortuna ve ne sono ancora. Ciao Trieste!

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  32. @ tibi

    Ahò, io vorrei essere chiaro: gli Schuetzen sono dei razzisti di merda. I leghisti alla Borghezio sono dei razzisti di merda anche loro. E censuro i napoletani, gli israeliani e i marocchini quando si comportano e ragionano da razzisti di merda. Si possono usare canzoni, bastoni o leggi di merda e questo aiuta a classificare i razzisti in diverse sfumature, ma tali restano, anche se sono convinti di essere meno peggio perché, per ora, bastonano di piatto anzichè di taglio.

    Io rivendico il diritto di andare dove diavolo mi pare, vestirmi come mi pare e avere gli stessi diritti di chiunque altro e penso che lo stesso diritto ce l'abbiano anche gli altri. Mi pare che i leghisti amino i diritti propri e schifino invece quelli degli altri.
    Le tasse poi le pagano anche gli immigrati regolari. Perché non te la prendi con gli evasori?

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  33. Macchè Nord e farlocche rivendicazioni storiche! I legaioli hanno due sole regole e sono il CHIAGNI E FOTTI e il FACITE AMMUINA.
    Sono i primi boia per quei PIRLA (o consapevoli canaglie) dei loro elettori, con le loro ladrerie (vedi sopra) e le loro disfatte (vedi Malpensa), nelle braghe hanno solo cotone.
    Pur di fare ammuina diventano pure no global.
    Peccato che le loro buffonate inneschino violenza vera. Per i vostri studi di dialetto un indirizzo sicuro non vi mancherà: Piazzale Loreto.
    Nello

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  34. Rob, mi fa piacere se giudichi comportamenti simili in modo simile.
    Ma qui finora e' stato tutto un accorato appello alla comprensione dell'insormontabile trauma che l'annessione ha causato ai sudtirolesi, che dopo novant'anni e millanta miliardi di sovvenzioni e agevolazioni non si sono ancora ripresi, e ma bisogna considerare il fondamentale contributo alla cultura universale portato dai canederli coi funghi fertilizzati dalla pipi' di camoscio e dallo Jodel cantato con accento crucco-terrone, etc.
    Comunque, se per 'razzismo' intendi la difesa (anche egoistica) dei propri interessi particolari (di clan, di nazione, etc.), siamo _tutti_ razzisti, non ti credere: anche gli Uomini Rossi dell'Amazzonia, se secondo loro voli troppo basso col Piper e gli invadi lo spazio aereo, ti tirano le frecce.

    tibi

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  35. «siamo _tutti_ razzisti, non ti credere»

    «_tutti_ __tendenzialmente__ razzisti», casomai.

    Il passare dal tendenzialmente all'attualmente, poi, è responsabilità di ciascuno (pur con tutti i distinguo dei casi specifici).

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  36. Non è un caso che un Alexander Langer sia nato e cresciuto in quelle terre.

    E’ vero che la Lega vince (ed avrà ancora margine per giocare sulle paure e sulla carta localista nella guerra tra poveri) anche per l’insufficienza di una “sinistra” che è stata spesso superficiale su molte complesse dinamiche e su ragioni legittime di disagio – in sostanza perché ha emarginato i Langer e promosso i Rutelli. (poi mi sfugge il passaggio logico per cui gli errori della sinistra –istituzionale, ché nella “base” le buone prassi, esperienze e competenze non mancano- giustificherebbero ed eleverebbero un’ideologia razzista a “politica pragmatica”, ma non divaghiamo)

    Il “tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica” langeriano è un contributo fondamentale. Consiglio vivamente a tutti di leggerlo, è pure abbastanza breve.

    http://www.alexanderlanger.org/cms/index.php?r=1&k=32&id=104

    Il suo rinunciare, pur favorito, alla candidatura a sindaco di Bolzano per essersi rifiutato di sottoscrivere il censimento etnico, è un bell’esempio di politica. Che ha in mente beni comuni superiori agli interessi localistici e di parte, e li persegue con coerenza. Sapendo che poi si vive tutti molto meglio rispetto all’approccio “mors tua, vita mea”.

    L’altra modalità, quella molto più facile (ma anche dannosa) che rimarca ossessivamente identità e appartenenza in senso esclusivo è quella che ha portato, ad esempio, a ripristinare l’antico nome di Piazza della Pace (in piazza della Vittoria).

    Stavo per affermare che il decalogo langeriano è ignorato e poco noto, ma probabilmente non è vero.
    Oggi in tanti (non solo la lega) pare che lo prendano punto per punto, per fare esattamente il contrario.

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  37. Chiarisco ancora: i sudtirolesi per me avevano ragione ad incazzarsi per le politiche spaccagrugno della monarchia e del fascismo che li volevano italianizzare a forza. Ma non ci sono oggi ragioni sufficienti per fare gli ustascia, se non una tendenza al razzismo ormai stabilizzata nell'odio etnico ed in una vicinanza anche affettiva al nazismo. Senza nemmeno questo tipo di passato le pretese vittimiste dei leghisti italiani mi sembrano fuori luogo e ridicole nei presupposti, deliranti nelle intenzioni e pericolose nei metodi.
    La tendenza dell'uomo sarà anche connaturata al razzismo, ma non per questo va assecondata: abbiamo superato, chi più, chi meno, anche le tendenze a scoreggiare quando capita e a violentare ogni femmina che ci stuzzica lo gnugnu. Fa parte della civiltà.
    E per favore smettiamola con questi paragoni a sproposito con gli uomini rossi, coi nativi d'America o con i palestinesi, con l'Irlanda del Nord, col Rwanda: è roba seria, quella.

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  38. Qui mi sembra, al di fuori di tutta sta polemica sugli Altoatesini, che si comparino due cose diversissime:

    Da un lato c'e' una pretesa di preservare la lingua germanica nel parlato, quindi la necessita' del suo apprendimento per chi a a che fare con il pubblico laddove il bilinguismo e' legge. Se un calabrese vuole fare l'impiegato alle poste a Bolzano, puo' fare un corso di tedesco e farsi mandare la 'nduja da casa. La cosa puo' essere protezionista quanto si vuole ma puo' essere legge in quanto ha una forma plausibile.

    Dall'altro c'e' una pretesa di far rispettare dialetti o lingue locali, spesso non codificati in nessuna grammatica o letteratura (a dire il vero alcune lingue locali hanno una loro letteratura, ma pochissime hanno una loro grammatica). Quello che qui si mette alla berlina, per chi proprio non ci arriva, e' proprio il fatto di stabilire degli standard “non culturali”, cioe' non codificati e non esistenti, se non in una tradizione orale, spesso piu' da strada che letteraria. Al contrario della conoscenza del tedesco, alla portata di tutti, questo ha quindi solo una valenza razzista, nel tentativo di allontanare i non nativi. Ovviamente non si considera che i dialetti variano molto piu' di frequente delle regioni (esempio Pavia-Bergamo fatto qui sopra) e che spesso anche i locali non capiscono i dialetti. Oltretutto le lingue locali “codificate” letterariamente sono anche spesso diversissime dalla vulgata.

    Insomma, resta poco da difendere in questa proposta nata male e che verra' spacciata come sempre come una “provocazione”.

    😉

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  39. Ma perché Trieste! Solo noi triestini possiamo eleggere un friulano come sindaco che sceglie come vice un napoletano… e venire dipinti come idioti, nonostante la lega sia praticamente irrilevante nella nostra provincia.
    PS Sia il sindaco che la sua giunta (presenti diversi meridionali) parlano molto bene il triestino… il problema è l'italiano!

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  40. Che il leghisti siano (quasi tutti) persone con quozienti intellettivi discutibili credo sia un dato di fatto. Ma il Nord non è fatto di soli leghisti per fortuna.
    Però questo continuo sbeffeggiare da parte del sud gli abitanti del nord, è a mio parere anch'esso un dato di fatto…
    Senza minimamente considerare dove viene prodotta la maggior parte della ricchezza in Italia.
    Forse moltissimi meridionali (per lo meno quasi tutti quelli che conosco io) si credono più furbi e scaltri dei “polentoni”. Probabilmente, anzi quasi sicuramente lo sono, ma non credo sia un vanto.
    Le aziende nascono e crescono al nord, appena la fiat prova a costruire aziende dopo gli appennini, viene schiacciata dall'assenteismo, gli appalti spesso raggiungono cifre assurde, e guardacaso tutti i meridionali che vogliono crescere professionalmente, vengono al nord (vedi Totò di Gennaro…).
    Perchè nessuno investe al sud? perchè le aziende non investono? Credo che nessuno avrà il coraggio di rispondere a questa mia domanda, anche se molti mi si scaglieranno contro indignati ed offesi, lo so, è scontato.
    E giusto per restare in tema dialetti, per inciso il dialetto veneto, assieme al sardo, sono gli unici che sono stati riconosciuti dalla comunità europea lingue ufficiali…..

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