campagna elettorale (permanente), cattiva politica, Pannella

Soluzione allo 0,5%

Gli insradicabili

A me i radicali non riescono molto simpatici, ma forse è un problema mio. Però una volta, da piccolo lessi una frase di Pannella che mi ha segnato profondamente, tanto che mi sembra di conoscerla a memoria.
Dice “bisogna essere fedeli alle proprie convinzioni, che però possono cambiare continuamente” (per favore, amabili lettori radicali, controllate se Pannella ha veramente detto una cosa del genere, perché in caso contrario la brevetto io).

Bisogna essere fedeli alle proprie convinzioni, che però possono cambiare continuamente: che dire, sacrosanto. Come la cosa che ha detto l’altro ieri De Mita (Pannella, De Mita, non si esce vivi dagli anni Ottanta). Questo principio, che ho sempre applicato fedelmente, mi rende molto difficile spiegare la mia posizione nei confronti dei radicali, perché non solo io cambio idea molto spesso, ma anche Marco Pannella lo fa. Un esempio.

A inizio ottobre, qualche giorno prima che avessero luogo le primarie del PD dalle quali era stato ingiustamente escluso, Marco Pannella scrive una mail circolare indirizzata ad amici, simpatizzanti e Malvino, nella quale si legge (per la verità un po’ a fatica), l’ipotesi di una svolta a Centrodestra della compagine radicale:


premessa: da un mese prima del manifesto dei coraggiosi, rutelliano ho formalmente dichiarato in una mia conversazione domenicale con Massimo Bordin (e ripetuto da allora in quasi tutte le domeniche successive) che occorreva, urgeva ormai preparare un “dopo” questo Governo essendo chiaro che la situazione italiana, per potere formare nuove maggioranze, comunque dovesse dare priorità assoluta alle riforme econo0mico sociali, liberali e liberiste da una parte o, dall’altra priorità alla lotta civile contro potere, prepotere e aggressione vaticana, dall’altra.
Per mio conto, a chiarissime lettere, ossessivamente, ho ripetuto che nelle presenti condizioni do senza dubbio, anche se con molta difficoltà soggettiva e oggettiva alla prima di queste due ipotesi. Cioè pagare gli scotti filoclericali, per procedere alle radicali riforme strutturali liberali e liberiste.
Come prevedibilissimo, tanto quanto probabilmente anche per te sorprendente, non abbiamo riscontrato nessuna polemica, nessuno scandalo: ma solo un silenzio totale da ogni parte.
Non sto a spiegare il perché di questa scelta; ma ci siamo messi subito all’opera, a nostro solito, anche da secchioni, per cercare di tessere rapporti, collaborazioni, azioni comuni con quanti più possibile dell’area di centro- Destra.

Così in agosto, “fra uno sciopero della fame e l’altro sulla moratoria universale contro le condanne e le esecuzioni dei boia di stato”, Pannella & co. hanno redatto “un’insieme di iniziative parlamentari, di indirizzo, di controllo politiche, legislativa con l’essenziale sul welfare e su una radicale riforma pensionistica” e l’hanno inviata a una serie di esponenti del centrodestra sensibili a questi temi, senza però destare particolari reazioni. Forse perché gli esponenti erano ancora in ferie. O forse perché la roba che scrive Pannella è sempre più difficile da leggere. Chi lo sa. Però avete capito la tempistica? A fine luglio Pannella voleva a tutti i costi candidarsi a segretario del PD – segretario del PD! In agosto stava già mandando delle proposte di riforma del welfare a degli “interlocutori” di centro-destra – e nel frattempo faceva molti digiuni contro i boia di Stato. Veramente, datemi un centesimo dell’energia di quell’uomo e ve le vinco io, le elezioni.

Ora, è inutile accusare Pannella di incoerenza: lui è sempre coerente con quel che pensa. Il problema è che ne pensa cento al giorno, bontà sua. Nel Senato appena discioltosi, Pannella non è entrato soltanto per un cavillo burocratico. Se gli avessero riconosciuto quel che era suo, sarebbe stato l’Ago della Bilancia della coalizione. Uno dei tanti, certo. E nell’agosto scorso, i suoi affettuosi approcci al centro-destra sarebbero stati sufficienti a far cadere Prodi. Invece Prodi è caduto su Mastella. Cattivo Mastella, cattivo! Intrallazzone, calcolatore, traditore! Invece Pannella è immacolato. E coerentissimo con le sue idee.

Del resto quel che scrisse ad agosto è già dimenticato, ora i suoi uomini entreranno nel PD, in cambio di nove poltrone in parlamento, il 10% dei finanziamenti elettorali e probabilmente un ministero. La Bonino per la verità aveva rilanciato 15 poltrone e 5 milioni di €, ma direi che le può andare bene anche così, visto che l’alternativa era la solitudine, magari l’abbraccio mortale col vampiro Boselli, 0 scranni e 0 € in tasca. Vabbè, ma chi si cura del vil denaro.

Ecco, a dire il vero io un po’ me ne curo.
Il 10% dei finanziamenti ai radicali è clamoroso, considerato che il partito è stimato intorno all’1% da solo, e allo 0,5% se apparentato. Del resto, se ho ben capito, i seggi promessi sono un forfait: che il Pd stravinca o straperda, i radicali tra MonteCitorio e PalaMadama saranno sempre e comunque 9. Per assurdo, se gli italiani volgessero bruscamente le spalle al PD ed eleggessero soltanto 9 parlamentari PD, secondo gli accordi dovrebbero essere tutti radicali. Ok, questa è un’esagerazione, però pensateci bene. Le elezioni sono tra due mesi, nessuno può ancora dire se sarà eletto o no – tranne questi 9 signori che hanno già vinto una prenotazione.
Stiamo parlando di un partito che alle elezioni di due anni fa prese il 2,6 apparentato coi socialisti, da cui nel frattempo si sono liberati, perdendo nel frattempo anche il segretario Capezzone e (per anzianità sopraggiunta) il leader carismatico. Sul serio, se valgono l’1% valgono tanto (oltre il sollievo di non sentire più i fighetti lamentarsi che “basta, stavolta voto radicale”, il che ammetto, non ha prezzo).

A questo 1% però bisogna sottrarre la percentuale non infima di elettori che magari prima avrebbe votato il PD e adesso non più, dal momento che non si può indicare la preferenza. Tranquilli, tra questi non ci sono io, che ormai voterei anche Gengis Khan se si apparentasse – e poi così do una soddisfazione a Yoshi. Però qualche cattolico con la fobia dei radicali, con gli scrupoli per l’aborto o per il futuro PACS di sicuro c’è. Può starvi sulle palle, ma c’è: o meglio, c’era, nella base del PD. Una formazione politica che farà il possibile per andar d’accordo coi vescovi e coi sindacati: ecco, in Italia c’era un solo piccolo partito in grado di far arrabbiare sia i vescovi sia i sindacati: ricordate quale?

Insomma, alla fine dei conti la Bonino & co. porteranno al PD più o meno gli stessi voti che il PD perderà aprendo i cancelli per loro; in compenso succhieranno il 10% delle risorse, 9 poltrone, almeno un ministero, un bel po’ di visibilità e… saranno almeno alleati affidabili?

Stiamo parlando di quelli a cui in agosto Pannella parlò di possibili convergenze con il Centro-destra, e non batterono ciglio.
Stiamo parlando di un partito il cui penultimo segretario, Daniele Capezzone, adesso si candida per il Popolo della Libertà.
Insomma stiamo parlando di persone brillanti, non si discute, e preparate, perché no, sicuramente in grado di tutelare i loro interessi, ma forse non così affidabili. Non solo, ma con loro nello stesso partito della Binetti (e nella stessa coalizione di Di Pietro) si prospettano conflittualità e tensioni che poi magari non ci saranno (e me lo auguro), ma che sono la fotocopia di quelle che affossarono la coalizione di Prodi. Si tratta di casi di trasformismo bello e buono (De Gregorio, Capezzone, la sopracitata iniziativa di Pannella) un po’ più grave del diffuso mal di pancia della “sinistra radicale”.

L’Unione di Prodi viene accusata dai suoi detrattori di avere imbarcato gli elementi più eterogenei pur di sconfiggere numericamente Berlusconi; ed è vero. Ma l’alternativa di Veltroni in cosa consiste? Nell’imbarcare soltanto gli elementi elettoralmente più deboli, riottosi e meno affidabili? Avevamo pensato che Veltroni preferisse perdere da solo che vincere con troppi. Non è vero: anche se perderà, si troverà in casa un sacco di gente che pretende visibilità e percentuale. Dove sta esattamente la convenienza?

Vien da pensare male, ovvero: forse il problema non era tanto correre da soli, quanto correre al centro. Qualsiasi accozzaglia bene o male assortita va bene, purché si allontani dalle istanze della sinistra. Come sempre sarò felicissimo di sbagliarmi.

58 pensieri su “Soluzione allo 0,5%

  1. Non lo so, forse abito nel quartiere sbagliato della città sbagliata, ma tutta questa Bonino-mania non la vedo. La campagna “Bonino for president” la ricordo come una delle più grandi puttanate della politica spettacolo: come si fa a prendere sul serio i radicali dopo una campagna per le europee imbastita su un’inesistente elezione presidenziale? E’ stato un episodio di marketing politico che ha funzionato, 10 anni fa, contando anche sull’effetto “donna al comando”, che in questo caso non c’è perché al comando ci stanno i maschietti. Nei sondaggi che ho lincato la Bonino vale 400.000 voti, non di più. A cui, ripeto, ne vanno sottratti altri (e per favore, non cominciamo il discorso “è la Binetti che crea problemi, non la Bonino”: che sia la Binetti o la Bonino a me francamente interessa poco, il problema è che ci siano polemiche e divisioni dove dovrebbe esserci la famosa compattezza).

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  2. Pannella è inaffidabile almeno quanto la Binetti che non esitò a votare la sfiducia a Prodi pur di non andare contro la posizione della chiesa sull’opportunità di discriminare i gay. E succederebbe di nuovo nel caso fortemente auspicabile stavolta si volesse fare qualcosa a riconoscere diritti minimi a persone discriminate ingiustamente. Se Veltroni riesce davvero a fare sintesi tra le obiezioni di coscienza (libertaria e codina) avrà fatto opera meritoria

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  3. due sole notazioni:– Leonardo, dove sono i voti della Binetti? I cattolici democratici sono già abbondantemente rappresentati nel Pd, dalla Bindi a Fioroni. La Binetti rappresenta solo sé stessa, dal momento che i cattolici integralisti (4 gatti) votano Udc o Ferrara– Veramente, quella che ha votato CONTRO il governo Prodi, anche di fronte a un voto di fiducia è stata proprio Paola Binetti. ma i maniaci della real politik, come te, tendono a dimenticare i fatti se non collimano con le loro convinzioni. ti trovo molto dalemiano. sia detto senza offesa 🙂

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  4. Non è che mi sono dimenticato quanto stronza sia la Binetti.Proprio il coefficiente di stronzaggine della Binetti mi suggeriva – per una pura questione di buon senso a-ideologico – di non imbarcare un altro elemento che notoriamente la Binetti e i binettoidi guardano come il fumo negli occhi.Il Pd non è il partito dei miei desideri; non è che posso pensare che si smonti e rimonti a mio piacere; è nato con la Binetti incorporata e ne prendo atto, tanto più che preferirei vincesse le elezioni con la Binetti che le perdesse senza (come desidererebbe invece gran parte dei clericali italiani).Faccio presente che:– le istanze laiche, nel Pd, sono già rappresentate o dovrebbero essere già rappresentate da altri personaggi (più o meno tutti gli ex Ds), senza bisogno di imbarcare Bonino & co. Se questo non succede, o non è successo, c’è un difetto di immagine che la presenza di Bonino & co. evidenzia. Cioè, fatemi capire, finché non paga profumatamente per la presenza della Bonino, il Pd non è un partito laico? Non difenderà l’aborto? Non proporrà una normativa per il riconoscimento legale delle coppie omo? Non riaprirà il discorso sulla fecondazione? Mi sembra assurdo. – Proprio perché i cattolici integralisti in Italia possono votare altri partiti (tutti fuori dallo schieramento di Veltroni), è importante da un punto di vista elettorale che la Binetti, per quanto stronza, mantenga una presenza del Pd. Perché vale voti, e ne vale più della Bonino.

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  5. Hai detto nulla. Il difetto d’immagine c’è, da quel punto di vista. Che poi basti ingaggiare nove-radicali-nove per correggerlo, è già più discutibile. Uòlter ha strapagato il plotoncino radicale sia per poter mettere capolista una faccia presentabile come la Bonino (per contrappasso maanchista, metterà anche un Riccardi o roba simile), sia per tranquillizzare quegli elettori anticlericali che potrebbero voler votare la Sinistra Arcobaleno (sì, quei 3-4 elettori laggiù in fondo). La Binetti prima o poi capirà: un credente deve pur sapere che il vitello grasso si uccide per chi torna a casa dopo aver flirtato via mail con il nemico, mica per i fondatori…

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  6. <>Cioè, fatemi capire, finché non paga profumatamente per la presenza della Bonino, il Pd non è un partito laico? Non difenderà l’aborto? Non proporrà una normativa per il riconoscimento legale delle coppie omo? Non riaprirà il discorso sulla fecondazione? Mi sembra assurdo.<>ah, ecco il punto, che io davo per scontato e invece.a me sembra assurdo che tu non ti renda conto che invece il Pd non farà proprio nessuna (ma nessuna eh: riconoscimento delle coppie omo? ahahah) delle cose che dici, perchè è ostaggio mani e piedi dei cattolici.comunque con le ultime piazzate dei teodem il Pd ha definitivamente perso il mio piccolo voto. per quel che vale.

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  7. Non so se l’avrebbero fatto sia con i radicali o senza, ma sicuramente togliere un’anima laica non aiuta.Trovo illuminante l’analisi di Odifreddi in quest’articolo uscito su repubblica:http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/politica/verso-elezioni-6/nota-26-febbraio/nota-26-febbraio.htmle ancor più interessante questa frase del giornalista: “E’ un fatto che la parola laicità non compare mai nel programma del Pd.”Poi guarda, su una cosa sono d’accordo. Mettere assieme laici e cattolici è ridicolo, di per sè. Purtroppo però, finchè non si capirà che questi schieramenti andrebbero definitivamente divisi, ogni passetto interno contro l’egemonia DC non riesco a giudicarlo male. Sarà un limite del mio fanatismo, sicuramente.

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